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Il graffito come fonte storica

III. LE TESTIMONIANZE MATERIALI: I GRAFFIT

III.1 Il graffito come fonte storica

La definizione più completa e articolata di graffito è data da Leclercq553 che definisce i graffiti delle iscrizioni tracciate occasionalmente per mezzo di uno strumento di fortuna

da non professionisti. Leclercq osserva come il graffito sia una pratica da sempre

presente nelle attività umane, legata alla necessità insita nell’uomo, osservabile fin dall’infanzia, di lasciare una traccia e marcare lo spazio attorno a sé, incidendo qualsiasi superficie si presti. Le ragioni che lo studioso individua alla base del fenomeno dei graffiti sono le più varie: la noia nelle prigioni, il ricordo al termine di un’escursione, la devozione durante un pellegrinaggio. La definizione da lui proposta, molto articolata, risulta completa per illustrare al meglio tutte le sfaccettature che questo fenomeno può assumere in base al periodo storico a cui appartiene, al contesto e ad altri fattori secondari non sempre di minor importanza. L’unica obiezione che, a mio avviso, si può muovere a proposito sta nella connotazione di non professionisti attribuita agli autori dei graffiti. Leclercq non si sofferma su questo aspetto, lasciando intendere che la definizione non professionista indichi una persona che non svolge di mestiere il lapicida, che non possiede, dunque, una formazione professionale tale da eseguire iscrizioni che rientrino nel campo epigrafico. Seppur, per tecnica e materiali il graffito sia considerato una testimonianza epigrafica, la sua natura, intima e non ufficiale, gli fa assumere forme più vicine alla scrittura su altro supporto, quale libraria e documentaria. Questa sorta di libertà da forme e modelli è riconosciuta da Leclercq come l’elemento caratterizzante il graffito, che ne ha, però, impedito lo studio approfondito e il l’inserimento ufficiale all’interno di una sola disciplina554. Queste testimonianze sono di difficile studio proprio per la multiforme varietà che presentano. I graffiti comprendono, infatti, diversi tipi di scrittura, dall’alfabetica alla figurativa all’astratta.

Il graffito è prima di tutto scrittura, cioè, secondo la definizione di Cardona, “l’uso di un sistema di segni grafici”555. Questo sistema di segni grafici può essere costituito dalle lettere di un alfabeto ma anche da linee e forme che compongono sistemi figurativi o astratti. La forma è scelta in base al contenuto che si vuole esprimere, cercando il sistema che al meglio può garantire la comunicazione coniugando l’idea e la conoscenza grafica dello scrivente. Anche per il graffito, come per ogni altra forma scritta, la funzione principale è quella di fissare un’idea o un contenuto che potenzialmente si conservino nel tempo per essere fruiti da un pubblico più o meno ampio.

553 DACL, 15, coll. 1453-1542 554 DACL, 15, coll 1453 555 Cardona 1981, p. 24

Dall’analisi accurata di queste scritture si possono ricavare informazioni che solitamente non emergono dalle fonti tradizionali. Il graffito si presenta come una testimonianza a metà tra la fonte scritta e la fonte materiale. Trasmette, infatti, un contenuto, in quanto scrittura, ma allo stesso modo è inscindibile dal proprio supporto e dal contesto in cui si trova. Contenuto, supporto e contesto costituiscono il graffito, in quanto se si volesse considerare solamente il contenuto dell’iscrizione non si avrebbero dati sufficienti da consentirne un’analisi completa. Definito ciò, resta da verificare se il graffito in sé possa costituire una fonte. Secondo la definizione di Delogu una fonte è tale in quanto prossima alle testimonianze di cui porta circostanza556. Questa definizione così ampia è in grado di comprendere sia le fonti scritte che le fonti materiali, individuando come caratteristica costitutiva della fonte la sua prossimità e pertinenza all’evento o al fenomeno che si è stabilito di indagare. La fonte, poi, dovrà essere vagliata criticamente attraverso le procedure proprie ad ogni disciplina che potranno così ...riconoscere la

natura delle informazioni che essa può fornire e il grado di compiutezza e di attendibilità di esse557. In base a ciò, dunque, il graffito può essere considerato fonte in quanto realizzato dai protagonisti del fenomeno preso in considerazione: i fedeli o pellegrini che si recano all’interno di un luogo di culto e lasciano un messaggio che testimoni il loro sentire, religioso o di altro genere, all’interno dell’edificio stesso. Quella che Delogu definisce capacità di informare insita nella fonte558 si ricava, dunque, dall’analisi. Se si considerano le definizioni che l’autore dà di fonti scritte e fonti materiali è possibile, altresì, accostare il graffito ad una di queste due tipologie riscontrando, nella definizione, le stesse difficoltà già espresse da Leclercq a riguardo. Delogu definisce fonti scritte tutte quelle fonti in cui l’informazione consiste in una

comunicazione verbale trasmessa mediante la scrittura559 e fonti materiali le fonti che trasmettono informazioni prevalentemente attraverso la forma, la posizione e la funzione di un manufatto, senza escludere che questo possa contenere anche comunicazioni verbali560. Quest’ultima definizione è certamente la più adatta alle fonti epigrafiche, a cui spesso, ma non sempre, i graffiti sono associati561. Secondo la definizione di Delogu le fonti scritte contengono comunicazione verbale trasmessa

mediante la scrittura ritagliando, così, all’interno di tutte le testimonianze scrittorie

solamente quelle strettamente legate alla comunicazione verbale-linguistica. Così non è per i graffiti che, come si vedrà a breve, contengono anche elementi di comunicazione non verbale che sono, tuttavia, da considerarsi comunque scrittura. sembra più calzante, allora, la definizione di fonte materiale capace di unire forma, posizione e funzione coniugandole con la possibile, ma non necessaria, presenza di comunicazione verbale. Il

556 Delogu 1994, p. 100

557 “..una volta stabilita l’esigenza di prossimità della fonte alle circostanze di cui porta testimonianza,

occorre infatti determinare la capacità di informare insita nella fonte: cioè riconoscere la natura delle informazioni che essa può fornire e il grado di compiutezza e di attendibilità di esse.” Delogu 1994, p. 100

558 Delogu 1994, p. 100 559 Delogu 1994 p. 104 560

Delogu 1994, p. 107

561 Rappresentando una scrittura intima e non ufficiale i graffiti sono spesso utilizzati per analisi e

considerazioni paleografiche che mettono in risalto la componente linguistico-formale di queste testimonianze, considerate, in questi casi, come fonti scritte.

graffito, dunque, si può definire una fonte materiale contenente scrittura che esprime una comunicazione non solamente linguistico-verbale. Come si vedrà più dettagliatamente in seguito, il materiale raccolto appartiene, infatti, a tre sistemi grafici: alfabetico, figurativo e astratto. Queste tre grandi categorie corrispondono a forme grafiche diverse. La scelta di utilizzare o meno quello che per noi oggi è il codice più rapido di comunicazione, cioè l’alfabeto, non è sempre dettata dalla capacità o dalla conoscenza grafica dello scrivente, ma dal messaggio che si vuole comunicare. Il graffito, proprio perché eseguito su superficie rigida e senza progettazione, si concentra sulla sinteticità e sull’efficacia della comunicazione. Spesso queste due caratteristiche sono meglio riassunte da una forma grafica non alfabetica. Per meglio capire questo meccanismo è utile far riferimento a quanto osservato da Cardona riguardo ai manoscritti di Leonardo da Vinci:

... i codici di Leonardo sono un esempio-noto a tutti e forse fin troppo emergente- di cooperazione tra codici diversi. Ma sono esemplari proprio per l’assoluta integrazione dei due registri: si può seguire il percorso mentale dell’autore che passa da un mezzo espressivo all’altro non appena l’uno divenga insufficiente.562

Il disegno, infatti, permette una miglior sintesi rispetto alla descrizione fornita da un testo alfabetico in cui il pensiero è mediato dal passaggio attraverso il mezzo linguistico.

La scelta della forma, dunque, risulta funzionale alla trasmissione del contenuto, che a sua volta costituisce l’elemento motore per la creazione del graffito. Nel contenuto si possono rintracciare anche le informazioni a proposito l’argomento che si vuole indagare, seconda condizione da rispettare perché la fonte sia tale nella definizione di Delogu. Le informazioni che si possono ricavare dal contenuto del graffito sono messaggi spontanei, e nella maggior parte dei casi non mediati563, che possono dare informazioni riguardo a diversi aspetti della vita quotidiana che solitamente non emergono dalle fonti ufficiali. Il contenuto dei graffiti, proprio come la forma, può essere il più vario non essendo il graffito una testimonianza codificata o limitata di scrittura.

Il contenuto è completato dalle informazioni relative al contesto entro il quale il graffito è stato realizzato, contesto non solo fisico ma anche storico e sociale. Questo si può ricavare dall’analisi degli elementi materiali citati sopra, che ci forniscono la cronologia, la collocazione fisica e, dunque, l’inquadramento storico-sociale. Questo aspetto è fondamentale per la corretta lettura e interpretazione del graffito, così come avviene ogni qualvolta si consideri una fonte.

562 Cardona 1986, p. 48

563

A questo proposito risulta difficile stabilire l’autografia dei graffiti a meno di non essere in situazioni particolari, penso ad esempio a monte S. Angelo dove Carletti ha confermato l’ipotesi, già avanzata da Petrucci (Petrucci 1963, p. 169), che nel santuario fossero presenti scritture per procura. Carletti 1980 p. 26; Carletti 1997, pp. 84-86