Quella che nel Medioevo diverrà nota come via Francigena unisce, nel suo tracciato, diverse vie romane, consolari e minori. La via ha tre ingressi in Italia: il Gran San Bernardo (AlpisGraia), il Piccolo San Bernardo (AlpisPoenia) e il Monginevro. Queste vie scendevano in pianura raggiungendo, le prime due Vercelli, da dove e era possibile proseguire verso Milano e il Lago di Como o verso Torino, mentre la terza raggiungeva Torino, per poi proseguire in direzione di Piacenza. Da qui vi era la possibilità di immettersi nella via Aemilia e scegliere poi, scendendo verso Parma, di attraversare l’Appennino lungo due direttrici. si raggiungeva così, passando per Pontremoli, la via
Aemilia Scauri in prossimità di Luni per poi proseguire verso Pisa, o ci si immetteva
nella Cassia a Lucca.
Spesso queste vie subivano variazioni di itinerario, soprattutto dovute alla mancanza di manutenzione o all’assenza di strutture ricettive o di attraversamento fluviale.
Uno degli ingressi era, dunque, il passo del Gran San Bernardo100. Il valico costituisce la prima sosta in territorio italiano lungo il percorso della strada consolare romana delle Gallie che congiunge Roma a Ginevra. Il sito ospitava una mansio romana101 e, in seguito, è menzionato anche dalla Tabula Peutingeriana102. Sulla sommità del colle già prima del Mille è attestata l’esistenza di un ospizio gestito da monaci benedettini, ma solo tra il 1035 e il 1049 Bernardo di Mentone, arcidiacono della chiesa di Aosta, fa costruire l’ospizio creando un punto di riferimento forte nell’attraversamento del valico alpino103. La fondazione, in seguito, godrà della costante protezione dei Savoia. La struttura architettonica subì numerose modifiche nel corso dei secoli fino a raggiungere, con la ricostruzione dell’inizio del XIX secolo, l’aspetto attuale. La chiesa fu ricostruita nel 1686.
Scendendo verso la valle si incontra l’abitato di Etroubles già presente in epoca romana col nome di Restapolis. Il primo documento medievale che ci parla del borgo e della chiesa è una bolla di papa Alessandro III del 1177, nella quale compare la chiesa di Etroubles come dipendente dalla prepositura del Gran San Bernardo104. L’edificio attuale è frutto della ricostruzione ottocentesca, avvenuta sulle rovine della precedente struttura. Oltre alla chiesa, dall’inizio del XIV secolo, le fonti tramandano la presenza di un ospizio per pellegrini nell’abitato. La struttura ancora oggi presente, ha subito notevoli cambiamenti, sia architettonici che di destinazione d’uso, che ne hanno profondamente modificato l’aspetto originario.
Dopo Etroubles vi è Gignond l’abitato, risalente all’epoca romana col nome di
Girasolis, nel corso del Medioevo fu fortificato. La bolla di papa Alessandro II del 1177
nomina, tra le altre parrocchie della valle, anche la chiesa di Sant’Ilario105,. L’edificio attuale, però, non reca traccia di questa fase in quanto è frutto di una ricostruzione
100 Guida alle antiche strade romane 1994, pp. 295-301; La via Francigena 1994-1995, pp.18-19; Stoppani
1998, pp. 22-25; Dolci 2003, pp.21-22; Quaglia 1966, pp. 427-441
101 Corsi 2000, pp. 165-166 102
Tabula Peutingeriana, p. 51
103 La via Francigena 1994-1995, 1, Corsi 2000, p. 166 104 La via Francigena, 1994-1995, p. 19
quattrocentesca. A lato della chiesa si vede il campanile di fine XV secolo. Nell’abitato, oggigiorno, rimangono visibili lacerti delle costruzioni medievali nelle strutture del forte di Archiery e della torre medievale di XII secolo, posta su di un rilievo a controllo della valle.
Il secondo ingresso in Italia avveniva attraverso il Passo del Piccolo San Bernardo106. Alla sommità del monte rimangono visibili resti di strutture romane che testimoniano la presenza dei resti della mansio posta lungo la strada consolare. A queste strutture si affianca, a partire dall’XI secolo, per volontà di Bernardo di Mentone, già fondatore dell’ospizio del Gran San Bernardo, un ospizio per pellegrini. Anche questo ospedale subì rimaneggiamenti e ricostruzioni nel corso dei secoli fino a raggiungere la forma attuale. L’istituto, oggi, funziona come luogo di accoglienza ed è di proprietà dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro che lo gestiscono.
Procedendo verso valle si incontra l’abitato di Pont Serrand107, un piccolo nucleo situato in corrispondenza di un ponte sulla Dora Baltea. In prossimità dell’attraversamento fluviale si trova una chiesa di XV secolo dedicata a San Bernardo con un affresco raffigurante San Cristoforo in facciata. È significativa la presenza della figura di questo santo, protettore dei pellegrini, posto soprattutto in corrispondenza degli attraversamenti fluviali.
L’abitato di La Thuile108, che si incontra lungo la discesa, fu fondato in epoca romana con il nome di Ariolica. Sorse vicino a miniere di piombo e zinco, già utilizzate a partire da questo periodo. Attualmente il centro è stato completamente trasformato e destinato al turismo.
L’abitato di Pre Saint Didier109, conosciuto nel medioevo come Prata ad
SanctumDesiderium, è posto alla confluenza tra due rami della Dora. Tra Pre Saint
Didier e Arvier era situata una mansio romana, non ben identificata110. Le fonti scritte danno notizia della chiesa di San Lorenzo a partire dal IX secolo. L’edificio attuale conserva tracce della fase romanica di XI secolo ma è stato rimaneggiato tra XV e XVIII secolo.
L’abitato di Morgex111, probabilmente di origine romana, si sviluppa tra Tardo Antico e Alto Medioevo e giunge ad essere, nel corso del Medioevo, uno dei centri economici principali della valle, sede di importanti fiere periodiche. La chiesa romanica, dedicata all’Assunta, è di origine romanica, ma le indagini archeologiche hanno individuato una ben più antica origine. Tra il 1999 e il 2002 la chiesa è stata interessata da campagne di scavo che hanno individuato i resti di una chiesa paleocristiana112. Questo edificio verrà
106 Guida alle antiche strade romane 1994, pp. 295-301; La via Francigena, 1994-1995, p. 21; Corsi 2000,
p.166; Quaglia 1966, pp. 427-441
107 In assenza di bibliografia specifica si riportano le informazioni raccolte durante il sopralluogo 108 La via Francigena, 1994-1995, p. 20
109 La via Francigena, 1994-1995, p. 20 110
Corsi 2000, p. 109
111 La via Francigena, 1994-1995, p. 20
112 Perinetti 2005, pp. 157-158. Tra V e VI secolo a Morgex sorgeva un edificio di culto ad aula unica e
cancellato dalla costruzione della chiesa romanica, che insiste sulla medesima area, e che si svilupperà, presumibilmente, tra fine XII e XIII secolo. All’interno dell’abitato, dal 1304, è noto anche un ospizio per pellegrini dipendente dal Piccolo San Bernardo, del quale oggi non restano tracce. Non è chiaro, a questo proposito, se la notizia riportata da Cancian113 riguardo alla presenza di un ospizio con affreschi raffiguranti scene della vita di San Giacomo sia da riferire a questo ospizio scomparso o ad un altro non rintracciato durante la ricognizione effettuata per la presente ricerca.
Scendendo a valle si incontra l’abitato di Avise114, sviluppatosi nel Medioevo. Il sito era di proprietà degli Avise, attestati nelle fonti a partire dall’XI secolo. Alla famiglia è legato il castello del XV secolo ancora oggi visibile. La chiesa parrocchiale, intitolata a San Brizio, risale al 1863 ed è stata elevata sui resti di un precedente edificio romanico del quale rimangono tracce nel campanile.
Liverogne, piccolo abitato nei pressi di Avise, conserva strutture risalenti almeno al XIV secolo, come la torre e il campanile della chiesa, di fondazione precedente ma rimaneggiato nello stesso secolo. Anche alcune costruzioni conservano strutture antiche. È il caso dei resti del ponte romano inglobati in costruzioni moderne e di un edificio tardo medievale, rimaneggiato, decorato con affreschi tardo gotici che raffigurano visi e virtù. Si tratta dell’ospizio per pellegrini fondato nel 1368115.
Arvier116, piccolo abitato di origine romana oltre Liverogne, conserva alcune strutture medievali risalenti al XIII secolo. Si tratta di una torre, del campanile romanico della chiesa e del castello di La Mothe, del quale resta il torrione, situato sulla collina che sovrasta l’abitato. La chiesa, sicuramente di fondazione medievale, come indicano il campanile e la forma architettonica, è stata pesantemente restaurata e riadattata durante il XVIII secolo.
Oltre, l’abitato di Villeneuve117, forse già frequentato in epoca romana, conserva i resti di edifici altomedievali. Le campagne di scavo dell’inizio anni ’80 hanno individuato nei pressi dell’attuale chiesa, resti di un edificio privato, databile tra IV e VII secolo. Al di sotto della chiesa attuale si è individuato un complesso paleocristiano formato da due chiese e un battistero118. Il complesso, attribuibile al V-VI secolo, ha subito le prime
scoperto alcuni vani di servizio, in parte forse anche destinati al culto, mentre nell’area meridionale sono state portate alla luce delle sepolture con corredo che ha permesso di collocare la loro origine tra VI e VII secolo. L’area centrale dell’edificio ha, inoltre, restituito la struttura di un fonte battesimale ottagonale in travertino, internamente intonacato, modificato almeno due volte durante il suo periodo d’uso. Questo elemento pone l’abitato e la chiesa in una posizione centrale per l’opera di cristianizzazione delle aree circostanti, evidenziando come, il centro, fosse un importante punto di riferimento religioso e sociale già nell’Alto Medioevo.
113 La Via Francigena 1994-1995, p.20 114
La Via Francigena 1994-1995, p. 20
115 La via Francigena 1994-1995, p. 20
116 In assenza di bibliografia specifica ci si è basati sulle osservazioni eseguite durante la ricognizione 117 La Via Francigena 1994-1995 p. 20; Perinetti 2005, pp. 156-157
118
Le due chiese sono ad aula unica, una insiste su di un precedente edificio ligneo, ha un’abside circolare e alcuni vani di servizio, la seconda è caratterizzata dalla presenza di un altare in muratura. Il battistero, che si trova tra le due, era ricavato dallo spazio chiuso che collegava i due edifici. Nel battistero si sono trovati i resti della vasca ottagonale in marmo.
modifiche in età altomedievale, quando al posto delle due chiese con battistero venne edificata un’aula unica più grande terminante con tre absidi. Ancora, nell’XI secolo, questa struttura fu divisa in tre navate, nella settentrionale delle quali si trovava il fonte battesimale in pietra, e fu realizzata una cripta. La chiesa romanica restò in uso fino alla costruzione della nuova parrocchiale, avvenuta all’inizio del XVIII secolo. Durante gli scavi è stata individuata una necropoli di tre fasi: pre-romana, medievale e moderna, delle quali la seconda ha restituito il maggior numero di inumati. Villeneuve è sovrastato dai resti del castello dei signori di Bard, risalente al X secolo.
L’abitato di Sarre119 è dominato dall’omonimo castello, che controlla l’ingresso nell’alta valle. L’aspetto attuale della costruzione è quello datogli da Jean François Ferrod nel 1708, che ricostruì l’intero complesso mantenendo solamente la torre medievale. Le fonti parlano del castello a partire dal 1242 nell’ambito delle alleanze tra i Savoia e gli Challant per contrastare il crescente potere dei signori di Bard. Non è da escludere, però, che una prima struttura fortificata si possa far risalire tra XI e XII secolo.
Dopo Sarre si incontra il piccolo abitato di St. Pierre120, caratterizzato dalla presenza del castello, sviluppatosi lungo il principale asse viario tra XI e XIII secolo. La parrocchiale, intitolata a St. Pierre, è frutto della ricostruzione di fine Ottocento di un precedente edificio medievale, come testimonia il campanile. Scavi archeologici della fine degli anni ’70 hanno portato alla luce, al di sotto dell’attuale edificio, i resti di strutture medievali e un’abside, probabilmente romanica.
Nel piccolo abitato di Aymaville restano vestigia medievali solamente nella cripta della chiesa parrocchiale, intitolata a St. Lèger. L’attuale edificio è stato costruito nel XVIII secolo sopra la precedente chiesa. La cripta è però rimasta integra, e mostra caratteristiche architettoniche quali un’absidiola con nicchiette i cui confronti italo settentrionali sono ascrivibili al X secolo. A questo periodo, dunque, potrebbe risalire il primitivo impianto, con ampliamenti e modifiche, documentate da saggi archeologici, soprattutto nell’XI secolo121.
I due percorsi si ricongiungevano ad Aosta122 sorta nel 25 a.C., quando Terenzio Varrone fondò Augusta Praetoria, un castrum alla confluenza dei corsi d’acqua Buthier e Dora Baltea, e delle vie di comunicazione che scendevano dalle Alpi Graie, attraverso il piccolo San Bernardo e dalle Pennine, attraverso il Gran San Bernardo, e che si univano all’ingresso in città a porta Santo Stefano. L’arteria proseguiva in città costituendo l’asse portante dell’abitato. Nel V secolo Aosta diviene sede diocesana, si fonda la cattedrale di Santa Maria123, sorta tra fine IV e V secolo, di notevoli dimensioni
119 La via Francigena 1994-1995 p. 19 120 La Via Francigena 1994-1995, p. 19 121
Perinetti 2005, p. 158
122 La Via Francigena 1994-1995, p. 19; Stopani 1998, p. 25-29; Perinetti 2005, pp. 149-156. Per la
descrizione della mansio presente a Augusta Praetoria Corsi 2000, p. 165
123 Indagini archeologiche hanno collocato l’origine della chiesa alla fine del IV secolo su uno spazio
precedentemente occupato da un edificio di I secolo d.C. e da una grande residenza distribuita attorno ad un cortile interno, risalente al II-IV secolo d.C. Quest’ultimo subì, alla fine del IV secolo, alcune modifiche che suddivisero gli spazi interni ricavando un ambiente per il culto cristiano. Perinetti 2005, pp. 151-152
con battistero. Durante l’Alto Medioevo il complesso non subisce pesanti modifiche. È con l’XI secolo, invece, che la struttura viene modificata e assume le forme ancora oggi visibili nella parte absidale e nella cripta. A lato dell’abside vengono costruite due torri di gusto francese e sempre allo stesso periodo sono attribuiti gli affreschi scoperti nel sottotetto della chiesa attuale. A partire dal XIV secolo ulteriori modifiche, le più invasive sono del periodo Barocco, danno alla cattedrale l’aspetto attuale.
Assieme alla cattedrale Aosta annovera la collegiata dei santi Pietro e Orso, anch’essa di antiche origini124. Nel IX secolo la chiesa subisce le prime modifiche, l’ambiente è ampliato e vengono costruite tre absidi. La chiesa romanica attuale, di XI secolo, è attribuita al vescovo Anselmo. Si tratta di una basilica a tre navate terminanti in absidi che ingloba la chiesa di IX e anche il campanile, ancora in parte visibile in facciata. A questo periodo risalgono, inoltre, gli affreschi ottoniani che decorano la parte alta della navata. La chiesa di questo periodo aveva anche una cripta, non ancora completamente indagata, suddivisa in due ambienti, quello occidentale conteneva sepolture e reliquie che i fedeli potevano vedere attraverso delle fenestrellae. La cripta è stata trasformata tra XI e XII secolo. Nel XII secolo viene aggiunta l’attuale torre campanaria. L’aspetto attuale, tardo gotico, è dato dagli interventi di fine XV secolo operati dal priore Giorgio di Challant. Accanto alla chiesa si trova il chiostro del monastero, costruito nel 1133, scandito da colonne con capitelli raffiguranti le scene delle Scritture e della vita di Sant’Orso.
Nella parte nord della città, appena fuori della Porta Principale che conduceva al passo del Gran San Bernardo si trova la chiesa di St. Etienne125. L’edificio sorge lungo la strada romana che entrava ad Augusta Praetoria e ne costituiva il principale asse viario. Interventi consistenti sono stati eseguiti tra periodo carolingio e romanico. Attualmente l’edificio si presenta nelle forme della ricostruzione Quattrocentesca testimoniata dall’iscrizione in facciata. Gli ultimi interventi di modifica alla struttura sono del XVIII secolo. Nel corso del medioevo la chiesa costituisce il nucleo del quartiere conosciuto come Faubourg de St. Etienne.
Il piccolo villaggio di Quart126 si incontra seguendo l’antica strada in uscita da Aosta per porta S. Anselmo. L’abitato conserva tracce del passato medievale nelle strutture del castello che si sono sovrapposte e articolate nel corso dei secoli a partire dalla struttura originaria risalente al 1185127. La famiglia dei Quart, proprietari del castello fino alla morte di Enrico di Quart, nel 1337, diede i natali a diversi vescovi aostani.
124 Le indagini archeologiche degli ultimi 30 anni hanno individuato che il sito sorge su un cimitero
extraurbano che nel V secolo è interessato dalla costruzione della chiesa di San Lorenzo, complesso paleocristiano cruciforme, e da un’aula absidata circondata da un portico per sepolture privilegiate. Perinetti 2005, pp. 153-154
125
Indagini archeologiche, anche per questo sito, hanno evidenziato una frequentazione che parte dal I secolo d.C. e che, dopo l’impianto di una struttura residenziale di II-IV secolo, testimonia la costruzione di un primo edificio di culto nel V secolo, probabilmente con funzioni cimiteriali e paragonabile alle strutture di Sant’Orso. Perinetti 2005, pp. 155-156
126
La Via Francigena 1994-1995, p. 21
127 Dai sondaggi archeologici, tra i resti di strutture distrutte nel corso dei rimaneggiamenti subiti dalla
Oltre Quart si incontra St. Marcel128. Il villaggio e i dintorni sono stati importanti, nei secoli, per la presenza di cave di pietra, sfruttate per diversi usi, dalla costruzione alle macine da mulino, e per le miniere di rame e manganese.
Fenis129, già frequentato in epoca romana, nel Medioevo è sede di uno dei castelli valdostani. La prima menzione del sito fortificato si ha nel 1242, quando compare come feudo di Goffredo di Challant. Nel XIV secolo Aimone di Challant riorganizza la fortificazione affiancando nuove strutture alle già esistenti e dando al castello l’aspetto che ancora oggi mantiene dopo i rimaneggiamenti dei secoli successivi.
Lungo la strada si incontra poi Châtillon130. Passaggio obbligato lungo la via romana, divenne sede del castello degli Challant che costruirono la fortificazione nel XIV secolo.
L’abitato di Verres131 è menzionato nella Tabula Peutingeriana e ricompare con il nome di Verrecium all’inizio del XII secolo. Probabilmente un piccolo nucleo insediativo doveva essere presente già a partire dall’epoca romana, ma è con la prevostura di St. Gilles che il sito si sviluppa. A partire dal X secolo, data di fondazione della prevostura, che conosce un florido periodo iniziale ma decade in epoca moderna. Il complesso attualmente visibile è frutto della ricostruzione avvenuta nel 1775 sul sito della primitiva chiesa romanica. A metà del XIV secolo il controllo passa a Ibleto di Challant, signore di Châtillon, che nel 1372 inizia la costruzione del castello, ancora oggi ben conservato, da dove è possibile controllare sia l’imbocco della valle di Challand-Ayas sia la principale arteria di comunicazione.
Proseguendo verso valle vi è il villaggio di Arnad le vieux132. Il piccolo abitato di Arnad conserva la chiesa di San Martino, probabilmente di XIV secolo. L’interno è spoglio mentre l’esterno è decorato in facciata da un imponente portale strombato in tufo, con arco carenato attribuibile al XV secolo, e da affreschi sul muro sud, appartenenti almeno alla fine del XIV secolo. Sembra trattarsi di due fasi, la più tarda di XV secolo, ben visibile ai lati della porta di accesso alla navata. Tra le scene visibili spicca la figura di San Cristoforo, col bambino sulla spalla e la raffigurazione simbolica dell’Eucarestia, con il sangue che dal costato di Cristo è raccolto nel calice tenuto dal celebrante. Sul lato destro della porta lo strato precedente di intonaco conserva tracce molto labili di colore. Su di questo si possono individuare almeno tre graffiti. Due raffigurano reticoli- scale molto stilizzate e uno è formato da una forma ogivale tagliata nel senso della lunghezza da un’asta. Per il cattivo stato di conservazione degli affreschi non è possibile stabilire se i graffiti fossero in relazione o meno con la raffigurazione dell’affresco.
tra la fine dell’ XI e l’inizio del XII secolo. Sono stati rinvenuti, inoltre, numerosi frammenti delle decorazioni parietali a fresco, che, analizzate, hanno indicato la presenza di tre cicli di affreschi distribuiti tra fine XII e XIV secolo.
128 La Via Francigena 1994-1995, p.21; Stopani 1998, p. 30; 129
La Via Francigena 1994-1995, p.21; Stopani 1998, p. 30
130 La Via Francigena 1994-1995, p. 21,
131 La Via Francigena 1994-1995, p.21; Stopani 1998, p. 31-32 132 Perinetti 2005, p. 158, nota 48
La vallata termina nella chiusa di Bard133, sede del più imponente castello che si ritrova lungo questo tratto della Francigena. La sua trasformazioni che posizione strategica di chiusa della valle di Aosta lo ha reso nei secoli luogo ambito di difesa e controllo dei confini. Sin dal periodo teodoriciano (VI sec.) il sito era fortificato e costituiva un importante punto di controllo militare a difesa delle “ClausuraeAugustanae”, strettoie alpine che corrispondevano ai confini dell’impero. La prima menzione medievale del castello è la più antica della valle d’Aosta e risale al 1034, definendo il sito “inespugnabile oppidum”. Nel 1242 subentrano alla signoria di Bard i Savoia, che