III. LE TESTIMONIANZE MATERIALI: I GRAFFIT
III.2 Il graffito come fonte per le pratiche religiose medieval
Fatte queste premesse, il graffito è dunque in grado di trasmettere informazioni utili alla ricerca o al problema sul quale ci si interroga. Nello specifico della presente ricerca la riflessione si è concentrata sulla lettura delle pratiche religiose medievali attraverso i graffiti conservati all’interno degli edifici di culto. Precedenti ricerche e contributi su singoli siti564 evidenziano come il fenomeno dei graffiti legati all’edificio di culto sia diffuso sin dall’antichità. Le prime forme di scrittura attestate nel periodo preistorico, contenenti disegni, sono, infatti, legate a riti e contesti religiosi565. I graffiti da allora hanno continuato a coesistere nei luoghi di culto classici e, in seguito in quelli cristiani566, proprio come elemento di comunicazione diretta tra il fedele e la divinità. All’interno dell’ambito cristiano il graffito ha costituito una forma di partecipazione personale al culto, un modo per avvicinarsi alla divinità in modo personale e non mediato.
La presente ricerca propone di analizzare proprio questo aspetto. Il graffito, in questa sede, è stato preso in considerazione non come testimonianza in sé ma come fonte capace di fornire informazioni utili alla conoscenza della religiosità e, nello specifico, delle pratiche religiose medievali, quali processioni, culto dei santi e delle reliquie, pellegrinaggi e tutte quelle forme di devozione che coinvolgevano ampie porzioni di popolazione. La presenza dei graffiti è sembrata un’occasione per “testare” quanto narrano le fonti ufficiali riguardo alla devozione, alla fortuna più o meno duratura di un luogo di culto rispetto ad un altro e alle pratiche che accompagnavano l’espressione religiosa, confrontando le narrazioni con la voce dei protagonisti: gli autori dei graffiti. Dall’altro lato, inoltre, questa analisi ha offerto la possibilità di individuare il comportamento del fedele-pellegrino nei confronti del sacro, evidenziandone modalità non sempre prevedibili e non costanti nei diversi tempi e luoghi.
Finora i materiali editi analizzano solamente singoli casi di edifici di culto con la presenza di graffiti. Per la presente ricerca si è deciso di creare una raccolta di queste testimonianze, per poter considerare il fenomeno partendo dal piano locale per giungere ad un piano più generale, che fornisca possibilità di confronto tra i singoli siti e che contribuisca, possibilmente, a tracciare le tendenze generali dello sviluppo e dell’evoluzione del fenomeno. Metodologicamente questo procedimento è nato dalla riflessione degli storici che si sono occupati di microstoria negli anni passati, primo tra i
564 Per una bibliografia aggiornata al 2001 sui graffiti in genere si veda Kraack 2001, la parte riguardante
l’Italia (pp. 142-160)dove la quasi totalità del materiale bibliografico raccolto tratta di graffiti in ambienti di culto, dalle catacombe ai luoghi di culto e santuari
565Martin 2009 (1988), pp. 4 e segg. 566 DDCL, XVI, pp.1453-1499
quali Giovanni Levi. Una sua riflessione è parsa particolarmente adatta a descrivere quanto si è cercato di proporre nella presente ricerca:
fenomeni dati per sufficientemente descritti e compresi, mutando scala di osservazione assumono significati del tutto nuovi, in grado di essere generalizzati almeno nel loro carattere formale di interrogazione della realtà, anche se costituiti su dimensioni relativamente piccole, adottate sperimentalmente e non in quanto esempi567
Pur non essendo di fronte ad un fenomeno sufficientemente descritto e compreso, il mutamento di scala proposto da Levi sta alla base dell’analisi del fenomeno. Per riuscire a generalizzare il fenomeno, infatti, non vi è altra soluzione, a mio avviso, che considerare i singoli graffiti e i singoli contesti non come esempi di realtà particolari ma come parti componenti un fenomeno più esteso e diffuso.
Il graffito di per sé, infatti, è la testimonianza del singolo, del suo sentire individuale e personale, è una parte della sua storia che si colloca, però, all’interno di un contesto in cui la collettività agisce: l’edificio di culto. Con le parole di Levi il graffito può essere un indicatore di quel libero arbitrio di ogni uomo di fronte alla società degli uomini568 che è alla base della ricerca microstorica.
In ogni sito, in ogni edificio di culto il fedele reagisce rapportandosi a quella specifica realtà come singolo, ma allo stesso modo come parte di una comunità, quella locale o quella, più generale, della cristianità. Nell’analisi che segue sono presenti, come dimostreremo, sia testimonianze di devoti e fedeli locali, che di pellegrini che hanno intrapreso percorsi più lunghi. In questo le loro singole storie-microstorie-si uniscono e si compongono formando l’insieme di testimonianze graffite che stanno alla base di questa ricerca. L’insieme di questi piccoli tasselli permette di formare una parte del mosaico riguardante la religiosità medievale.
La ricerca, dunque, volutamente non focalizza l’attenzione sulla fonte in sé, sul graffito, dunque, ma parte da considerazioni tipologico formali per analizzare altri aspetti del fenomeno. Primo tra tutti si intende indagare la forma graffita come rielaborazione della cultura visiva del singolo in funzione della comunicazione. L’analisi delle tipologie ha consentito di individuare dei modelli ai quali le scritture, alfabetica, figurativa e geometrica, potevano essere accostate per tentare di definire il significato e la cronologia delle testimonianze raccolte. Questa operazione ha consentito, in parte, anche di ricostruire la cultura visiva degli autori dei graffiti. La ripresa di motivi da stoffe, rilievi, sculture, miniature, la loro elaborazione e il loro utilizzo in ambito differente, per esprimere un contenuto affine o nuovo rispetto all’ambito di origine dell’immagine hanno permesso, in piccola parte, di verificare quanto già trattato da autori quali Mary Carruthers569 e Patrick Geary570 riguardo ai processi di visione,
567 Levi 2007, pp. 111 e segg. 568 Levi 2007, pp. 111 e segg 569Carruthers 2002 570 Geary 2004
memorizzazione e rielaborazione dei contenuti attraverso le immagini nel periodo medievale.
Queste considerazioni si sono legate, inoltre, alle osservazioni riguardo l’utilizzo della scrittura alfabetica. Si vedrà come, per la sua natura, il graffito richieda una capacità di sintesi non solo contenutistica ma, soprattutto, formale, in quanto l’azione dell’incidere supporti duri, come quelli sui quali si trovano solitamente i graffiti, tende a limitare il numero dei tratti utilizzati e a semplificarli. In questo il disegno risulta più efficace della scrittura, anche per autori con un elevato grado di alfabetizzazione. Si osserverà come lo stesso messaggio, la più diffusa testimonianza del passaggio ad esempio, venga espressa utilizzando codici differenti che vanno dall’alfabetico, con l’apposizione del nome, al figurativo, con la riproduzione dell’immagine dell’autore, al geometrico, con l’incisione del solo signum crucis. Codici differenti ma equivalenti per esprimere un medesimo contenuto.
Dal particolare la ricerca si è spostata al generale, come detto sopra, per tentare di leggere il fenomeno dei graffiti all’interno del panorama socio culturale dell’epoca. Questo è avvenuto nuovamente partendo dal particolare, considerando il rapporto dell’uomo medievale con lo spazio sacro. L’analisi dettagliata della distribuzione dei graffiti all’interno di ogni edificio ha permesso di osservare la disposizione delle scritture, dunque il rapportarsi del fedele-visitatore con l’edificio di culto e la sua sacra spazialità. Considerazioni più complete sono emerse aggiungendo alla disposizione spaziale i dati riguardanti le tipologie. Questo ha permesso di considerare non solamente la disposizione delle scritture ma anche dei contenuti. È stato possibile, cioè, tracciare una sorta di mappa tipologica, non sempre rigidamente rispettata, che mostra la frequente concentrazione di alcuni graffiti nelle medesime aree. I dati emersi confermano generalmente quanto già noto riguardo alla percezione dello spazio sacro dell’edificio, secondo diversi gradi, la novità consiste nella possibilità di osservare ciò in base alle scelte personali degli autori, che hanno preferito un’area rispetto ad un’altra spinti da motivi contingenti ma anche funzionali al messaggio che intendevano trasmettere.
Dalla scala particolare si è poi passati a quella più generale, considerando prima delle macro aree e poi i percorsi interi571. All’interno di questo panorama è stato possibile osservare come fattori economico commerciali abbiano influito sulla frequentazione delle vie, determinando, spesso, la fortuna di alcuni tracciati a discapito di altri, riflettendo questa situazione anche sulla presenza e sulla quantità di graffiti rinvenuti. Una differente frequentazione, dunque, più o meno vivace, che ha determinato una maggiore o minore concentrazione di materiale graffito. Ma non solo. La presenza/assenza di alcune tipologie e la loro distribuzione ha consentito di individuare in molti casi pratiche diverse di devozione, aspetto che costituiva l’elemento fondante della presente ricerca. Si è stati in grado, in un discreto numero di casi, di stabilire la coesistenza in alcuni siti di devoti locali e di fedeli/pellegrini che giungevano da terre più lontane. Si è riusciti, cioè, attraverso l’analisi delle testimonianze graffite, ad isolare
alcune tipologie che possono essere identificate come caratterizzanti o proprie del pellegrinaggio o dello spostamento a lungo raggio di fedeli, per il loro valore contenutistico o per la loro distribuzione. La mappatura della scrittura ad ampio raggio ha consentito di individuare una differenziazione, cioè, tra elementi peculiari, caratterizzanti realtà locali, ed altri elementi comuni e diffusi non solo all’interno di un percorso, ma trasversali a più percorsi, dunque indizio di una cultura visiva e comunicativa comune ad ampio raggio. Questo dato conferma, con fonti materiali, quali possono considerarsi i graffiti, i dati emersi da analisi eseguite in altri settori, quali la viabilità572, lo studio dei santuari e delle pratiche religiose medievali573, fornendo testimonianze alternative e tangibili fornite dalla mano dei protagonisti.
572 Sergi 1991, Sergi 1994, Sergi 1996, Sergi 2000 573Vauchez1975, Vauchez 2000