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II. La Biblioteca Capitolare di Verona

II.4. Azioni intraprese dalla Biblioteca Capitolare

II.4.1. La collaborazione con l’Università di Verona e le mostre

Sebbene i rapporti tra l’ateneo veronese e la Capitolare non costituiscano di per sé una novità recente, solo negli ultimi anni è stata avviata una vera e propria collaborazione con l’Università di Verona, che è stata formalizzata attraverso la firma di una Convenzione nel 2018 per l’analisi, lo studio, la digitalizzazione e la catalogazione dei codici, dei manoscritti e delle pergamene della Biblioteca e dell’Archivio Capitolare.

Il percorso che ha portato alla firma di questa Convezione si è sviluppato da un progetto preesistente ed attivo sin dal 2018 presso l’Ateneo di Verona di cui il professor

Pellegrini Paolo, coordinatore del dipartimento di Filologia e Linguistica, è stato il responsabile. L’Ateneo aveva infatti già finanziato dei programmi per lo studio e la digitalizzazione dei manoscritti della Capitolare, concretizzatisi in un lavoro di ricerca denominato “Dascabida – Dallo Scriptorium Carolingio alla Biblioteca di Dante”. Questo progetto, come già si percepisce dal nome assegnatogli, è nato nel nome di Dante

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Alighieri, in quanto è noto che il poeta abbia soggiornato per vario tempo a Verona come ospite di Bartolomeo della Scala prima, e di suo fratello Cangrande della Scala poi. Per questo motivo alcuni studiosi ritengono valida l’ipotesi secondo cui abbia potuto studiare e consultare i manoscritti della Biblioteca Capitolare; teoria avvalorata dal fatto che nel suo “De Vulgari Eloquentia” siano stati trovati dei riferimenti a codici che in quel periodo erano appunto presenti solamente in Capitolare.

Per il progetto “Dascabida” sono stati stanziati circa 75 mila euro, un budget iniziale che ha permesso l’acquisto di una strumentazione di base, quali uno stativo e una macchina fotografica Nikon 800, che hanno reso possibile la digitalizzazione di un paio di codici e la produzione di una decina di schede descrittive relative ai manoscritti. Alla luce di questi risultati l’allora Rettore Nicola Sartor decise di indire una conferenza stampa di presentazione, presenziata anche dalla Rai e da cui ne era stato ricavato un servizio andato in onda al TG1.

Visti gli ottimi esiti si decise di sostenere la prosecuzione della ricerca, sebbene fosse diventato ben chiaro che vi fosse bisogno di investimenti decisamente più grossi. A tal fine il professor Pellegrini e la professoressa Daffara (responsabile del Dipartimento di Informatica) decisero di presentare al Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo una proposta per un secondo progetto molto più consistente del precedente al fine di permettere lo studio, l’analisi, la digitalizzazione e la schedatura del materiale librario conservato nella Capitolare. La proposta prevedeva lo stanziamento di 700 mila euro per l’acquisto di specifici macchinari, quali scanner e spettrometri, nonché una strumentazione adeguata alla movimentazione di manufatti di tale valore, progetto che il Consiglio di Amministrazione ha senza indugi deciso di finanziare.

Affinché questo progetto di ricerca fosse possibile è stato perciò necessario trovare un accordo con la Biblioteca Capitolare, ragion per cui è stata redatta e siglata una Convenzione che formalizza e sancisce la collaborazione tra l’Università di Verona e la biblioteca stessa.

Questa Convenzione si è resa necessaria al fine di definire chiaramente le responsabilità e tutelare il personale impiegato: infatti gli esperti ed i professori universitari sarebbero impossibilitati ad operare in mancanza delle stesse norme previste dall’Ateneo, ed inoltre lo studio dei codici, dei manoscritti e delle pergamene richiederà una maggiore disponibilità di consultazione rispetto a quella normalmente concessa ai normali studiosi. Infine, si è dovuto procedere a delineare tutta una serie di comportamenti e protocolli che

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La convenzione, che per il momento ha durata quinquennale, regola quindi l’uso degli spazi, gli orari di studio, le tutele, la corretta movimentazione dei codici e, più in generale, tutti protocolli da seguire.

Il testo della Convenzione, dapprima abbozzato nell’estate del 2018 dal professor Pellegrini, è stato poi rivisto e rielaborato in collaborazione con Monsignor Fasani, la direttrice del Sistema Bibliotecario di Ateneo (professoressa Brunelli) e l’ufficio legale dell’Università.

Come precedentemente riportato i fondi stanziati per questo progetto sono stati utilizzati soprattutto per l’acquisto di strumentazione all’avanguardia, tra cui degli spettrometri, che sono macchine che permettono di lavorare sulle composizioni degli inchiostri e di far riemergere quelle scritture che ad oggi non si leggono più. Questi macchinari risultano essere di particolare importanza in quanto la Capitolare possiede manoscritti che in passato sono stati studiati, soprattutto nell’Ottocento, da studiosi che per leggerli hanno utilizzato dei reagenti chimici, che col tempo hanno finito per annerirne la scrittura. La speranza è quindi anche quella di recuperare alcuni frammenti di questi testi importanti, dando in questo modo un contributo di rilievo agli studi umanistici. Fra questi manoscritti ve ne sono infatti alcuni molto antichi di diritto civile e canonico ed innumerevoli classici, che non essendo più leggibili non sono mai stati studiati prima d’ora da studiosi moderni. Il promotore di questo importante progetto è il Laboratorio di Studi Medioevali e Danteschi dell’Università di Verona (LaMeDan), a cui è stata affidata la strumentazione acquistata e che si occuperà anche del loro funzionamento. Il Laboratorio ha come responsabile il professor Pellegrini e ha altresì un Comitato Scientifico formato da docenti dell’Ateneo.

A livello pratico la strumentazione, di proprietà dell’Ateneo, verrà fisicamente spostata nella Sala Consultazione della Biblioteca Capitolare che per l’occasione è stata appositamente ristrutturata e spostata all’ultimo piano dell’edificio. Questa sala ad oggi prevede infatti uno spazio pubblico di consultazione dei codici (che era già presente al piano sottostante e che ora è stato spostato al terzo piano) e uno spazio chiuso dove avrà sede il Laboratorio LaMeDan con i relativi strumenti. È stata inoltre attrezzata sia con un sistema di telecamere, tale che il manoscritto, il codice o la pergamena studiati siano sempre costantemente sorvegliati, sia con un sistema di pesatura, che consentirà di verificare immediatamente la mancanza di eventuali pagine o parti dell’oggetto al fine della consultazione. Tutti i passaggi saranno quindi meticolosamente controllati al fine di

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A tal proposito l’Università ha inoltre messo a disposizione, seppur non in pianta stabile, un bibliotecario altamente qualificato (il Dottor Brugnoli che ha un dottorato di ricerca in Storia Medioevale e Paleografia) che avrà il compito proprio di movimentare le opere che verranno studiate in Capitolare, affiancando il personale della biblioteca stessa.

Lo studio e l’analisi delle opere prevede sia un’attività di diagnostica e recupero, che un’attività di digitalizzazione dei codici, dei manoscritti e delle pergamene - della Biblioteca e del suo Archivio- in modo sistematico, al fine di poterli mettere in rete per una libera consultazione. Il progetto prevederebbe in realtà non solo di digitalizzarli, ma anche di schedarli in modo completo, al fine di riuscire a realizzare un catalogo elettronico che riesca a rispondere alla necessità di descrizione dei manoscritti. Mentre la digitalizzazione è un processo più veloce, la schedatura tuttavia richiede molto più tempo, in quanto le schede sono molto complesse e per convertire le voci di una scheda in un campo di descrizione elettronica è necessario un ulteriore progetto. E’ stata quindi assegnata una borsa di ricerca ad un informatico, che lavorando in stretta collaborazione con un paleografo, cerca di realizzare questo catalogo elettronico (che sperano un giorno di poter poi brevettare), secondo le esigenze esplicitate dal ricercatore.

Il risultato finale produrrà una scheda elettronica liberamente consultabile ed un catalogo elettronico a cui saranno direttamente collegate le immagini del codice, il quale potrà essere sfogliato digitalmente come un qualsiasi e-book.

Lungo tutto il processo di diagnostica, digitalizzazione e creazione del catalogo elettronico vi sarà quindi una forte sinergia tra esperti di analisi di Beni Culturali ed esperti del Dipartimento di Informatica. La persona individuata come responsabile per la diagnostica delle opere d’arte e dei manoscritti è la professoressa Daffara, mentre colui che farà funzionare in effettivo i macchinari (spettrometro e scanner) sarà il Dottor Marchioro, il quale in collaborazione appunto con Da Farra si occuperà dell’analisi, dell’indagine e della diagnostica.

Come è possibile constatare si tratta di un progetto grande e ambizioso, che sebbene debba ancora in effettivo cominciare – si stima i primi lavori verranno iniziati in primavera di quest’anno- ha già riscontrato molto successo all’interno della comunità scientifica ed umanistica, tanto da avere una risonanza anche oltreoceano, negli Stati Uniti.

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questa collaborazione segna un passo decisivo verso una maggiore apertura della Capitolare nei confronti della città e di future partnership. Alcuni dei maggiori benefici possono così essere elencati:

• Risultati di carattere scientifico, in quanto schedare i codici con modalità di de- scrizione moderne permetterà di conoscere più precisamente cosa contengono nonché di ampliare le conoscenze scientifiche relative al tipo di materiale utiliz- zato per realizzarlo, permettendo anche ad esempio una relativa classificazione dei codici in base al tipo di rilegatura, che permetterà di tracciarne così la prove- nienza.

• Aumento di interesse della società, non solo veronese, ma a livello nazionale e internazionale per la Biblioteca Capitolare e per il suo inestimabile patrimonio da un lato, e per l’Università di Verona dall’altro.

• Aumento della valorizzazione del patrimonio della Biblioteca, con azioni di pro- mozione e di marketing su giornali e televisioni, al fine di aumentare il numero dei visitatori (anche perché c’è il desiderio di trasformare la Capitolare in una biblioteca museo).

• Allargamento della comunità scientifica, in quanto si sta creando una rete di inte- resse con altre università intorno a questo progetto e un domani si spera sarà pos- sibile collegare a Verona centri di ricerca internazionali che portino beneficio all’Università, anche grazie allo scambio di studiosi e ricercatori.

• Non esiste, ad oggi, un inventario completo ed ordinato dell’intero scibile pre- sente. L’opera di digitalizzazione permetterebbe di redigerne uno per la prima volta.

Infine uno dei risultati più importanti e più desiderati che si spera di ottenere è quello di riuscire a trovare tra le pagine di questi codici e di queste pergamene, qualche postilla o qualche documento che attesti l’effettiva consultazione e utilizzo delle opere stesse, che oggi vengono esaminate, da parte del grande scrittore Dante Alighieri.

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che costituiscono il mezzo più rilevante attraverso il quale la Biblioteca ha l’occasione di entrare in contatto con il pubblico. Attraverso l’esposizione del proprio materiale infatti, è possibile far conoscere il patrimonio qui contenuto e promuovere un’immagine della Capitolare come luogo d’incontro, aperto a chiunque voglia fare un’esperienza culturale autentica.

Mostre ed eventi non sono di per sé una novità, già da inizio ‘900 venivano organizzate giornate dedicate ai pezzi più pregevoli delle varie collezioni o conferenze su alcuni temi legati alla storia di questa millenaria istituzione, ma solamente da qualche anno si è iniziato ad applicare un approccio più metodico alla loro realizzazione, tentando di coinvolgere non soltanto gli esperti del settore, ma anche visitatori e turisti fino ad oggi perlopiù ignari dell’esistenza stessa della Biblioteca.

Spesso la volontà di realizzare una mostra parte dalla collaborazione con l’Università di Verona, in particolare col Dipartimento di Culture e Civiltà, con il quale ci si interroga su cosa sarebbe interessante e culturalmente rilevante far conoscere al pubblico. In genere ci si basa su due domande: quali sono i codici più importanti in nostro possesso? Quali sono le curiosità storiche e culturali che si vogliono far conoscere? Rispondendo a questi quesiti si individuano i codici da esporre. Completata questa fase preliminare si coinvolgono i soggetti che parteciperanno alla mostra, quali i vari finanziatori, chi si occuperanno delle pubblicazioni e dei commenti ai codici ed alla mostra, il personale che guiderà i visitatori etc.; è quindi un’occasione di approfondimento culturale ed allo stesso tempo si realizza un’esposizione.

La prima mostra realizzata partendo da questi presupposti è stata intitolata “Nell’anno del Signore 517, Verona al tempo di Ursicino” organizzata nel corso del 2018 in occasione dei 1500 anni da quella celebre firma.

L’idea di partenza è stato il progetto “Scrivere e leggere a Verona nel Medioevo”, che prevedeva una serie di eventi culturali per celebrare l’anniversario del Codice di Ursicino, unico codice del mondo latino datato con certezza: 1° agosto 517. Lo scopo di questa iniziativa è stato quello di dare un primo significativo impulso all’apertura della Biblioteca Capitolare ad un pubblico più ampio degli affezionati frequentatori e studiosi. In tal modo la Capitolare, pur continuando ad essere un luogo di conservazione e studio riservato agli studiosi di ogni parte del mondo, ha iniziato anche a porsi come luogo primario per il turismo culturale nazionale ed internazionale. La prima fase del progetto ha previsto alcune lezioni di alta divulgazione con lo scopo di offrire al pubblico una conoscenza preliminare delle vicende e dei personaggi storici protagonisti del VI secolo.

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Gli incontri hanno riscosso un grande successo non solo tra gli accademici, ma anche da parte di giovani studenti interessati ad aumentare il proprio bagaglio di conoscenze in ambito storico-letterario.