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COM(2010) 672/5 “La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione,

CAPITOLO I. Gli strumenti giuridici

B) Strumenti dell’Unione Europea

18. COM(2010) 672/5 “La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione,

La comunicazione in esame è il risultato di un lungo dibattito in merito a come si sarebbe dovuta sviluppare la politica agricola europea (PAC)261 per il periodo 2014-2020: in

258 Libro verde sulla qualità…, p. 13.

259 Ibid. Le considerazioni relative alla sostenibilità alle quali si fa riferimento riguardano: il contributo del

prodotto all’economia della zona, la sostenibilità ambientale dei metodi di produzione, la redditività del prodotto e suo potenziale di esportazione per i prodotti alimentari trasformati, la condizione che tutte le materie prime provengano anch’esse da una zona circostante l’area in cui avviene la trasformazione del prodotto.

260 La Comunicazione in esame è consultabile al sito web:

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52010DC0672:IT:NOT.

261 La Politica agricola comune (PAC) era stata prevista sin dal trattato istitutivo della Comunità Economica

Europea (ossia del Trattato di Roma del 25 marzo 1957) e nacque dal desiderio di superare la difficile situazione in cui si trovavano i sei paesi “fondatori” della CEE (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Italia), dovuta all’arretratezza e alla povertà del post-guerra. In particolare, le finalità che la CEE si proponeva di perseguire sono quelle elencate all’art.2 del trattato, ossia: “La Comunità ha il compito di promuovere, mediante l’instaurazione di un mercato comune e il graduale ravvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche nell’insieme della Comunità, un’espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni fra gli Stati che ad essa partecipano”. Tali finalità sono da perseguire (tenendo conto, come rileva l’art. 39 par. 2.a, del “carattere particolare dell’attività agricola che deriva dalla struttura sociale dell’agricoltura e delle disparità strutturali e naturali fra le diverse regioni agricole”) mediante gli strumenti e le pratiche suggeriti all’art. 3: tra questi, al par. d., emerge la previsione di una politica comune nel settore dell’agricoltura, ossia la futura PAC. Il Titolo II del Trattato tratta specificatamente dell’agricoltura europea, della relativa politica comunitaria e del mercato comune: gli obiettivi della seconda sono, infatti, elencati all’art. 39: “a. incrementare la produttività dell’agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un impegno migliore dei fattori di produzione, in particolare della mano d’opera; b. assicurare così un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura; c. stabilizzare i mercati; d. garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; e. assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori”. All’art. 40 viene ribadito che per raggiungere i suddetti obiettivi sarà creata un’organizzazione comune dei mercati agricoli, sostenuta, con finalità di orientamento e garanzia da uno o più fondi, identificati inizialmente nel Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia o FEAOG, scissosi, a partire dal 2007 in due fondi distinti: il Fondo Europeo Agricolo di garanzia o FEAGA, con finanziamenti annuali e non cofinanziati, e il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale o FEASR, con finanziamenti pluriennali e cofinanziati a livello nazionale. L’indirizzo della PAC fu in buona parte deciso alla Conferenza di Stresa del 1958 e, tra questa data e il 1962, anno in cui la politica comune iniziò ad esercitare i suoi effetti, si cercò di risolvere principalmente due problematiche: da un lato l’individuazione di un compromesso tra i paesi fondatori della CEE sulla politica dei mercati agricoli da adottare, dall’altro, cercare di tamponare i danni, mediante la stipulazione di un accordo, che i paesi non aderenti alla Comunità Economica Europea avrebbero avuto dalla PAC, a causa dei forti limiti all’importazione, dovuti a loro volta dal prezzo notevolmente più basso dei prodotti

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particolare, il documento presenta la risposta e le relative proposte elaborate dalla Commissione e indirizzate al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni.

Il testo mette in luce l’essenzialità dell’agricoltura nel contesto europeo e, pertanto, la necessità per l’Unione di elaborare strategie di ampio respiro e di lungo termine per quanto riguarda il settore agricolo, operando in un “contesto di politiche economiche sane e di

finanze pubbliche sostenibili che contribuiscano al conseguimento degli obiettivi dell'Unione”262. Viene espressa la volontà di continuare sulla linea seguita fino ai giorni nostri, imperniata sui due pilastri dei pagamenti diretti e delle misure di mercato (comprendenti queste ultime aiuti finanziari e norme regolatrici) e dello sviluppo rurale263; fondamentale è inoltre perseguire obiettivi strategici quali la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, il mantenimento della vitalità delle comunità rurali,

fondamentali per garantire occupazione e benefici economici, tutelare l’ambiente e preservare i paesaggi locali rurali e la biodiversità264, il sostegno delle “comunità agricole che forniscono

extracomunitari, che essa avrebbe generato. La PAC, nel corso della sua storia ha conosciuto numerose modifiche e aggiustamenti (nonostante i due pilastri alla base della stessa siano rimasti in linea di massima inalterati sino ad oggi). Nel 1984, a causa della sovrapproduzione e delle relative eccedenze, sono stati introdotti provvedimenti atti a rendere conforme il livello di produzione al fabbisogno espresso da mercato; nel 1992, con la riforma MacSharry e in concomitanza con Summit sulla Terra di Rio, si è concentrata l’attenzione sulle misure a sostegno del reddito, mediante pagamenti diretti di tipo “disaccoppiato”, sul ri-allineamento dei prezzi dei prodotti agricoli europei con quelli mondiali e sullo sviluppo sostenibile; nel 1999 si è optato per continuare sulla linea indicata nel 1992, approfondendola e integrandola con quanto proposto dall’Agenda 2000; nel 2003, con la riforma Fischler, si è cercato di semplificare le misure di sostegno al mercato e degli aiuti diretti (mediante una misura di sostegno unico al reddito) e di rafforzare il pilastro dello sviluppo rurale. Si vedano: A. CIOFFI, Appunti dalle lezioni di Fondamenti di politica agraria, Dispense 3- 4 (e la bibliografia ivi indicata), disponibili al sito web: http://wpage.unina.it/cioffi/FondPoliticaAgraria.html;

D. GAETA, Dispense del corso di Politica vitivinicola (Pac e Omc vino, Wto e Gatt), disponibili al sito: http://www.scienze.univr.it/fol/main?ent=oi&aa=2011%2F2012&codiceCs=S22&codins=13898&discr=&discr Cd=&lang=it.

In merito alla PAC:

http://www.agriregionieuropa.univpm.it/glossario.php?id_termine=234&display=1; http://ec.europa.eu/agriculture/cap-overview/2012_it.pdf;

http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/287; per un’analisi dettagliata degli obiettivi della PAC per il periodo 2014-2020 si vedano invece: http://ec.europa.eu/agriculture/policy- perspectives/policy-briefs/05_en.pdf ;

F. DE FILIPPIS, La nuova PAC 2014-2020. Un’analisi delle proposte della Commissione, Edizioni Tellus, Roma, 2012, disponibile on line sul sito web:

http://www.gruppo2013.it/working-paper/Documents/La%20nuova%20Pac%202014-2020.pdf.

262 Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale

Europeo e al Comitato delle Regioni, La Pac verso il 2020: rispondere alle future sfide dell’alimentazione, delle risorse naturali e del territorio, p. 2.

263 Sull’orientamento futuro della PAC per quanto riguarda i pagamenti diretti e le misure di mercato, si veda ivi,

pp. 8-11.

264 In merito, entra nello specifico la parte 5 della Comunicazione. Infatti, per quanto riguarda l’obiettivo 3, le

esigenze da soddisfare sono: “1. sostenere l'occupazione rurale e preservare il tessuto sociale delle zone rurali; 2. migliorare l'economia rurale e promuovere la diversificazione per consentire agli attori locali di esprimere

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derrate alimentari di pregio e qualità prodotte in modo sostenibile e nel rispetto degli obiettivi che l’Unione si è data in materia di ambiente, acque, salute, benessere degli animali e delle piante e salute pubblica”265.

Importante risulta inoltre, come affermato nel punto 4, “valorizzare la diversità delle strutture

e dei sistemi di produzione agricola dell'UE, che è andata rafforzandosi con l'allargamento dell'Unione, preservandone nel contempo il ruolo sociale, territoriale e strutturante”, così

come “rafforzare la coesione territoriale e sociale nelle zone rurali dell'Unione europea, in

particolare promuovendo l'occupazione e la diversificazione”266.

Quanto sopra indicato contribuirebbe a dar vita ad “una crescita più sostenibile, intelligente

ed inclusiva dell'Europa rurale”267, sia sul piano ambientale e territoriale che economico, capace di affrontare, in termini di produttività e competitività, le sfide poste dalla crisi economica, dalla globalizzazione e dalla liberalizzazione degli scambi, in costante aumento.