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Raccomandazione sulla salvaguardia della cultura tradizionale e del folklore

CAPITOLO I. Gli strumenti giuridici

I. Strumenti internazionali a carattere universale

8. Raccomandazione sulla salvaguardia della cultura tradizionale e del folklore

adottata il 15 novembre 1989, durante la 25ª Conferenza Generale Unesco, tenutasi a Parigi dal 17 ottobre al 17 novembre 1989.

L’elaborazione dello strumento in esame si colloca all’interno di un progetto dell’Unesco volto a dare adeguato riconoscimento e protezione al patrimonio culturale intangibile: fu, infatti, uno degli step precedenti l’elaborazione della relativa Convenzione del 2003100.

Seppur privo di efficacia vincolante, con questo strumento viene riconosciuta l’appartenenza della cultura tradizionale e popolare al patrimonio universale dell’umanità. Questa, infatti, visto il profondo radicamento nella storia e nell’identità dei popoli e considerata la sua importanza dal punto di vista sociale, economico e culturale si configura come uno dei mezzi d’elezione per favorire il contatto e l’avvicinamento tra i diversi gruppi sociali e popolazioni, così come l’affermazione della propria identità e alterità.

Proprio per il fatto di essere diretta espressione della storia e dei valori di una determinata comunità o popolazione, la cultura popolare e tradizionale deve fronteggiare molteplici problematiche che, se sottovalutate o non gestite correttamente (specialmente attraverso le politiche che hanno come finalità la tutela e la protezione di determinate pratiche), potrebbe portare al suo indebolimento (e quindi alla perdita di determinati elementi del patrimonio culturale) o addirittura alla sua scomparsa definitiva.

Nel testo viene data in primo luogo la definizione di cultura popolare e tradizionale: “la

cultura tradizionale e popolare è l'insieme delle creazioni di una comunità culturale, fondate

99 Per una critica verso l’utilizzo del termine folklore, giudicato inadeguato e “degradante”, in particolar modo

per il patrimonio culturale tradizionale degli indigeni, nonché per una dettagliata ricostruzione degli step che hanno portato all’elaborazione della Raccomandazione si veda J. BLAKE, Developing a New Standard-setting Instrument for the Safeguarding of Intangible Cultural Heritage. Elements for consideration, Unesco, 2001, pp. 7-11 e pp. 32-44.

100 I tentativi che furono fatti, a partire dagli anni Settanta, per arrivare ad una forma ottimale di tutela del

patrimonio intangibile furono, per la maggior parte fallimentari. In particolare, per quanto riguarda lo strumento in esame, L. ZAGATO rileva come sia assente qualsiasi riferimento al patrimonio culturale dei popoli indigeni, sebbene la definizione di cultura popolare e tradizionale fornita possa benissimo ricomprendere al suo interno pratiche ed elementi appartenenti alle popolazioni indigene. Si veda L. ZAGATO, “Appunti su traditional knowledge dei popoli indigeni e diritti di proprietà intellettuale”, in M.L. CIMINELLI, La negoziazione delle appartenenze. Arte, identità e proprietà culturale nel terzo e nel quarto mondo, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 75-95.

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sulla tradizione, espresse da un gruppo o da individui e riconosciute come rispondenti alle aspettative della comunità in quanto espressione della sua identità culturale e sociale, delle norme e dei valori che si trasmettono oralmente, per imitazione o in altri modi”,

comprendente, “la lingua, la letteratura, la musica, la danza, i giochi, la mitologia, i riti, i

costumi, l'artigianato, l'architettura ed altre arti”101.

Al fine di proteggere e salvaguardare la cultura tradizionale, “da e per il gruppo (familiare,

professionale, nazionale, regionale, religioso, etnico etc.) di cui esprime l'identità”, un

compito fondamentale a cui sono chiamati gli Stati parte è quello dell’identificazione degli elementi e delle pratiche che costituiscono e fanno parte della stessa.

Tale attività deve essere intrapresa al fine di predisporre un inventario nazionale delle

istituzioni che si occupano della cultura tradizionale e popolare, di mettere a punto sistemi di

identificazione e di registrazione in materia (oltre che implementare quelli già esistenti) e di adoperarsi per “stimolare la creazione di una tipologia normalizzata della cultura

tradizionale e popolare che si dovrebbe tradurre nella creazione:

I) di uno schema generale di classificazione della cultura tradizionale e popolare destinato a fornire orientamenti-guida validi a livello mondiale;

II) di una classificazione dettagliata della cultura tradizionale e popolare;

III) di classificazioni regionali della cultura tradizionale e popolare, soprattutto per mezzo di progetti pilota sul territorio” 102.

In merito alla conservazione della cultura popolare e tradizionale, la Raccomandazione ricorda che: “la conservazione riguarda la documentazione relativa alle tradizioni che

provengono dalla cultura tradizionale e popolare ed ha per obiettivo, in caso di non-utilizzo o di evoluzione di queste tradizioni, di permettere ai ricercatori e ai portatori della tradizione di disporre dei dati che consentano loro di comprendere il processo di cambiamento della tradizione. Se la cultura tradizionale e popolare vivente, a causa del suo carattere evolutivo, non può sempre permettere una protezione diretta, quella che è già stata registrata dovrebbe essere protetta efficacemente”103.

Per perseguire quanto dichiarato sopra, viene manifestata la necessità di predisporre archivi

ad hoc, ove catalogare e rendere pubblicamente fruibili i reperti della cultura tradizionale e popolare, così come istituire musei, strutture e centri di documentazione ove esporre i

101 Punto B della Raccomandazione. 102 Punto B della Raccomandazione. 103 Punto C della Raccomandazione.

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suddetti reperti, in modo da dare “risalto alle testimonianze viventi o passate di queste culture

(luoghi, modi di vita, conoscenze materiali e immateriali)”104.

Con riferimento alla tutela, il testo dello strumento si focalizza sulle modalità per intervenire attivamente sui rischi a cui le tradizioni legate alla cultura popolare sono sottoposte a causa della globalizzazione e della cultura standardizzata trasmessa e imposta dai media, in particolar modo per quanto concerne gli aspetti che derivano dalle tradizioni orali105. I mezzi individuati al fine di perseguire quest’obiettivo sono, tra gli altri, l’educazione e lo studio (anche inserendo la cultura tradizionale all’interno dei programmi educativi e didattici)106, la garanzia di accesso alla propria cultura107, nonché la possibilità di contribuire direttamente a documentazione e ricerca scientifica a riguardo (oltre che alla pratica delle tradizioni stesse) da parte delle “comunità culturali”, fornendo ad esse, agli individui e alle istituzioni coinvolte

appoggio morale ed economico108.

Altro obiettivo che si propone la Raccomandazione è la sensibilizzazione della popolazione sull’importanza della cultura tradizionale come fattore identitario, da perseguirsi attraverso la diffusione degli elementi e delle pratiche appartenenti alla cultura popolare, cercando, nella maniera più assoluta, di non comprometterne l’integrità.

La diffusione di tale patrimonio va portata avanti mediante manifestazioni ed eventi culturali, studi scientifici, ricerche ed istruzione, facendo sì che i media e la stampa garantiscano spazio adeguato alle tematiche riguardanti la cultura tradizionale, garantendo posti di lavoro, creando

104 Punto C della Raccomandazione. Su questo punto in particolare sono state sollevate diverse critiche. Un

simile approccio, infatti, avrebbe comportato una musealizzazione delle pratiche e degli elementi facenti parte della cultura popolare tradizionale, privandoli di del carattere vivente e sociale che è loro proprio. Si veda L. ZAGATO, La Convenzione sulla protezione..., pp. 27-70; M.L. CIMINELLI, “Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e possibili effetti collaterali: etnogenesi ed etnomimesi”, in L. ZAGATO (a cura di), Le identità culturali…, pp. 99-122; B. KIRSHENBLATT-GIMBLETT, op.cit., pp. 52-65; N. AIKAWA, “An Historical Overview of the preparation of the UNESCO International Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage”, in Intangible Heritage, Museum International, vol. 56, n° 1-2, 2004, pp. 137-149. N. AIKAWA, An Historical Overview…, p. 140, rileva, a tal proposito, che a seguito del Convegno “A Global Assessment of the l989 Recommendation on the Safeguarding of Traditional Culture and Folklore: Local Empowerment and International Co-operation”, organizzato congiuntamente dall’Unesco e dallo Smithsonian Institute a Washington D.C. dal 27 al 30 giugno 1999, si giunse a queste conclusioni: “[…] during the Conference a group of Smithsonian experts presented a thorough analysis of the text of the Recommendation. The principal points raised were that the Recommendation places too much emphasis on documentation and archiving and on the products rather than the producers of traditional culture. Recognition and respect for the active participation of grassroots practitioners in the production, transmission and preservation of their cultural expressions are essential to ensure the safeguarding of intangible cultural heritage. Protection measures should be focused towards the communities whose self-motivation needs to be enhanced”.

105 Terzo considerando dello strumento giuridico in esame. 106 Punto D lettera a).

107 Punto D lett. b).

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e rafforzando i centri di documentazione istituiti ad hoc109.

Per quanto riguarda la protezione della cultura tradizionale e popolare, invece, la dichiarazione enuncia che: “dal momento che la cultura tradizionale e popolare produce

manifestazioni di creatività intellettuale individuale o collettiva, merita di beneficiare di una protezione simile a quella accordata alla produzione intellettuale. Tale protezione della cultura tradizionale e popolare si rivela indispensabile in quanto mezzo che permette di sviluppare, perpetuare e diffondere maggiormente questo patrimonio, al contempo nel paese e all'estero, senza intaccare i relativi interessi legittimi […]”110.

In particolare, in merito agli aspetti di proprietà intellettuale, è necessario “richiamare

l'attenzione delle autorità competenti sulle importanti iniziative dell'Unesco e dell'OMPI relativamente alla proprietà intellettuale, riconoscendo al contempo che queste iniziative riguardano solo un aspetto della protezione della cultura tradizionale e popolare e che è richiesta urgentemente l'adozione di misure distinte nei diversi campi per salvaguardare la cultura tradizionale e popolare”111.

La Dichiarazione si chiude con la sezione dedicata alla cooperazione internazionale in materia.

Gli Stati sono invitati ad adoperarsi per favorire gli scambi di idee e il dialogo interculturale, cooperare con le varie istituzioni e organizzazioni dedicate alla cultura tradizionale e popolare, in particolare per conseguire gli obiettivi proposti dalla Dichiarazione, cooperare per “assicurare sul piano internazionale a tutti quelli che ne hanno diritto (comunità o

persone fisiche e morali) il godimento di diritti pecuniari, morali o simili derivanti dalla ricerca, dalla creazione, dalla composizione, dall'interpretazione, dalla registrazione e/o dalla diffusione della cultura tradizionale e popolare”112.

Vengono inoltre invitati gli Stati parte ad astenersi da qualsiasi atto volto a pregiudicare l’esistenza, l’integrità, la diffusione e l’uso degli elementi facenti parte della cultura tradizionale e popolare (compreso il caso in cui questi si trovino fuori dal loro Paese di provenienza), facendo esplicito riferimento a “classici” fattori di distruzione quali: conflitti armati, occupazione di territori, calamità pubbliche113.

109 Punto E della Raccomandazione. 110 Punto F della Raccomandazione. 111 Ibid.

112 Punto G lett. c) della Raccomandazione. 113 Punto G della Raccomandazione lettere e) e f).

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