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Competitività e processi di sviluppo territoriale

E LA FILIERA IN CHIAVE GAL

2. Competitività e processi di sviluppo territoriale

2.1 Competitività territoriale e capitale territoriale: produzioni agro-

alimentari tipiche di qualità come atout per lo sviluppo socioeco-

nomico delle aree rurali

Il termine rurale è stato, nell’accezione comune, sinonimo di un mondo legato fortemente all’agricoltura e al- l’artigianato di un territorio. Negli anni più recenti, nel dibattito economico e scientifico e nell’attenzione delle politiche di sviluppo si è fatta avanti la convinzione che questo concetto non sia sempre applicabile in questi ter- mini, considerata la multiformità di gran parte delle aree rurali del nostro paese, molte delle quali abbiamo imparato a conoscere attraverso le esperienze del Programma Leader. Il concetto di ruralità richiama una realtà più ampia e complessa che va ben oltre la funzione produttivistica attribuita all’agricoltura. Inoltre si tratta di una ruralità molto varia e fortemente condizionata dalle peculiarità dei differenti territori e sistemi territoriali. Le aree rurali, infatti, hanno sperimentato un nuovo processo di sviluppo che, pur partendo da un comune de- nominatore – il mondo agricolo tradizionale – ha raggiunto risultati differenziati collegando alla base comune e con varie formule know how e tecnologie avanzate, tutela e valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio, del- le produzioni e della cultura locale. Ciò anche in ragione del fatto che molti territori rurali hanno saputo proporsi con modelli di vita alternativi legando in maniera armoniosa antiche culture e tradizioni con moderne tecnolo-

tatto con l’ambiente e la riscoperta di tradizioni culturali locali, sullo sviluppo del tessuto (e delle relazioni tra) delle piccole e medie imprese, sui prodotti agro-alimentari di qualità, sulle filiere e sui distretti agro-alimentari e rurali. Pur nella problematicità che caratterizza l’evoluzione delle aree rurali in Italia, in diversi casi queste zo- ne sono riuscite a creare innovazione, ad arginare fenomeni di abbandono da parte delle giovani generazioni, hanno saputo trovare alternative all’esclusione dalle grandi vie di comunicazione, alla marginalità geografica ed economica. Le evoluzioni più interessanti riguardano gli ultimi anni: le aree rurali divengono sempre più protagoniste di politiche pubbliche attente alle esigenze locali e alle vocazioni espresse dal territorio; si assiste a un maggior protagonismo del livello locale determinato dal progressivo decentramento amministrativo pro- mosso a partire dagli anni ’90; in ambito scientifico vi è un’evoluzione del concetto di rurale che ha portato al- l’adozione di politiche integrate tra agricoltura, PMI, servizi, ambiente, cultura. Leader ha rappresentato una tra le prime iniziative di politica pubblica (Iniziativa Comunitaria) che ha preso a riferimento l’unità “rurale” pro- ponendo una visione integrata e multifunzionale del territorio e delle sue esigenze di sviluppo.

Il fattor comune delle aree rurali resta la produzione legata al settore primario e in particolare la gran par- te dei territori rurali “Leader” ha puntato le strategie di sviluppo sulla valorizzazione della qualità agro-ali- mentare e su produzioni di qualità costruite sulla base delle culture territoriali.

In questo ambito hanno trovato il loro posizionamento le filiere agro-alimentari che possono costituire una variabile strategica dello sviluppo del territorio rurale in quanto, nel radicamento locale, possono rappre- sentare il collante che garantisce la convergenza di strategie e obiettivi dei produttori e mettere a sistema l’e- conomia locale del settore (di prodotti, di capitali, di relazioni). La filiera agisce infatti da aggregatore e per- mette di ottenere un incremento del valore aggiunto superiore alla somma dei progetti individuali; l’aggre- gazione in filiera garantisce ricadute più incisive sui produttori agricoli (primo anello della catena della filiera) e più diffuse sul territorio e nello stesso tempo favorisce un’organizzazione più efficiente dell’offerta con vantaggio netto sulla competitività dei prodotti. La complessità gestionale è tra gli aspetti più problematici che limitano lo sviluppo delle filiere a cui si aggiunge la caratteristica culturale degli operatori del primario po- co propensa all’aggregazione (con qualche eccezione relativa al comparto vitivinicolo). È sulla soluzione di questi problemi che devono concentrarsi gli interventi a sostegno delle filiere.

L’interesse della Politica di Sviluppo Rurale sullo sviluppo delle filiere agro-alimentari è evidente nel Piano Strategico Nazionale28(PSN) che lo descrive come aspetto prioritario – orientando in tal senso anche i piani

di programmazione regionale – e ne accresce la rilevanza, interpretando la filiera non solo come strumen- to di intervento ma proponendo anche l’adozione di un “approccio di filiera” basato sul coordinamento tra misure, soggetti, territori, imprese, risorse finanziarie.

L’obiettivo del complesso di azioni cofinanziate dal FEASR (Fondo Europeo Agricoltura e Sviluppo Rurale) sul- le filiere agro-alimentari riguarda prevalentemente quelle già esistenti che hanno esigenze di rafforzamen- to e integrazione tra le varie fasi del processo ma anche tra i diversi livelli e i diversi soggetti che la com-

28 Documento di indirizzo predisposto dal Mipaaf preliminare alla definizione dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) regionali per la programmazione 2007- 13 e che ne orienta le scelte strategiche.

pongono. Oltre alle tradizionali filiere agro-alimentari particolare attenzione viene attribuita alle filiere le- gate a tecnologie sostenibili e allo sviluppo delle filiere di bioenergie che rappresentano una valida risposta compatibile con le crescenti necessità di diversificazione delle fonti energetiche.

Prevedere e sostenere interventi finalizzati allo sviluppo delle filiere agro-alimentari non è un discorso limi- tato al sostegno del settore primario ma include ricadute importanti su tutto il contesto rurale: significa por- si obiettivi di rivitalizzazione delle aree e delle economie rurali creando condizioni di qualità della vita e ser- vizi adeguati per le imprese e le famiglie. Di contro, gli obiettivi di efficienza delle filiere agro-alimentari di qualità non possono prescindere dal coinvolgimento di risorse finanziarie e umane e dalla valorizzazione dell’identità tra territorio e cultura rurale di cui è frutto.

3.

LE STRATEGIE DEI GAL PER LA COMPETITIVITÀ DEL SETTORE