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Leader e competitività del settore agro-alimentare: creazione di reti, strategie d’area, gestione dei partenariat

E LA FILIERA IN CHIAVE GAL

3. LE STRATEGIE DEI GAL PER LA COMPETITIVITÀ DEL SETTORE AGRO-ALIMENTARE

3.1 Leader e competitività del settore agro-alimentare: creazione di reti, strategie d’area, gestione dei partenariat

Il programma Leader rappresenta un modello di intervento indirizzato ad aree marginali che si basa su al- cune specificità: approccio bottom up, approccio integrato e multisettoriale, partenariato pubblico-privato, cooperazione tra territori a livello nazionale e transnazionale, creazione di reti. Tra le particolari implicazio- ni del modello, Leader si può considerare come un intervento che più di ogni altro mette in atto forme di coinvolgimento e partecipazione, soprattutto a livello locale, favorendo livelli di integrazione differenziati e attribuisce una grande importanza alle ricadute delle azioni e degli investimenti, alle relazioni, alle interre- lazioni e ai collegamenti tra soggetti del territorio. L’attitudine di Leader ad agire sul sistema di beni rela- zionali sul territorio ha permesso al modello di acquisire un ruolo nei processi di sviluppo agendo sul capita- le sociale, sviluppando forme di partecipazione diffusa nei processi economici e sociali e processi di dialogo e condivisione tra mondo economico locale e istituzioni.

Leader interpretato come modello di governance ha inciso soprattutto sulle forme di organizzazione del ter- ritorio introducendo prassi di concertazione, modificando rapporti e relazioni e producendo benefici nella di- rezione di aggregare forze e interessi. I benefici prodotti sono stati di diversa natura e non riguardano esclu- sivamente la sfera economica o gli impatti occupazionali: crescita di consapevolezza e responsabilità locale, partecipazione (e condivisione) del tessuto imprenditoriale locale a più ampie strategie d’area, aggregazio- ne di attori economici e produttivi, forme di partecipazione diffuse sono elementi preliminari all’innesco del processo di sviluppo.

Leader , attraverso l’azione dei GAL, ha lavorato su questi elementi a livello di territorio. Spostando l’atten- zione in particolare sullo sviluppo delle filiere agro-alimentari e di qualità risulta evidente, analizzando le principali azioni finanziate, che Leader abbia agito su diversi fronti: aggregazione di soggetti, organizzazio- ne di produttori e operatori del territorio in chiave di filiera, condivisione di modalità di organizzazione e pro- duzione, individuazione e riconoscimento di beni-identità per il territorio (anche strutturando panieri) e rior- ganizzazione dei processi di produzione, valorizzazione e promozione dei prodotti locali, ricerca di canali in-

le filiere presuppone una crescita anche dei singoli operatori che acquisiscono la prassi del confronto con gli altri soggetti imprenditoriali del territorio, a monte o a valle, sviluppano la capacità di fare rete anche con altri soggetti locali accrescendo la competitività dell’azienda, del settore e del territorio. Parallelamente lo sti- molo alla nascita di soggetti collettivi locali capaci di portare avanti progetti di filiera determina la valoriz- zazione di prodotti e territorio.

In ambito Leader tra le diverse azioni messe in atto per valorizzare la qualità del settore agro-alimentare le più ricorrenti riguardano il sostegno alla creazione di varie forme di associazionismo tra produttori – che possono assumere una forma legata al territorio o al prodotto, come le strade dell’olio o le strade del vino – e, come già più volte sottolineato, le filiere, in particolare quelle corte che collegano, con pochi passaggi, produttori e consumatori.

La competitività dei territori rurali, infatti, risulta sempre più legata alla capacità del sistema delle imprese di organizzarsi secondo un’articolazione di filiera, con integrazioni sia verticali, tra i diversi anelli (produzione, trasformazione, distribuzione), sia orizzontali, all’interno di uno stesso anello.

Le filiere, dunque, rivestono un’importanza chiave nei processi di sviluppo delle aree rurali essendo consi- derate come uno spazio in cui tecniche, relazioni e strategie si incontrano e agiscono per lo sviluppo. A livel- lo delle politiche di intervento, inoltre, come già detto, il PSN ne riconosce e sottolinea il ruolo strategico e pro- pone una traslazione della filiera da strumento ad approccio che riguarda misure tra loro coordinate, soggetti rappresentativi dei diversi segmenti di una filiera produttiva agro-alimentare, risorse finanziarie integrate fi- nalizzate all’obiettivo di valorizzare e potenziare il comparto produttivo o il prodotto. Il progetto di filiera, definito per creare sinergie e massimizzare efficacia ed efficienza delle azioni finanziate creando un valore aggiunto altrimenti non realizzabile, incontra però diverse difficoltà nella sua implementazione. Le difficoltà sono concentrate su aspetti burocratici – procedure di adesione alle filiere – e culturali (scarsa propensione all’aggregazione da parte del mondo agricolo e diffidenza a entrare in circuiti in cui la responsabilità degli esiti è fortemente distribuita); inoltre si registra una diffusa inesperienza da parte delle strutture incaricate di seguire le procedure di finanziamento e sostegno degli interventi afferenti la filiera (in particolare le am- ministrazioni regionali).

Per contro il punto di forza dell’esperienza italiana è la diffusa presenza sul territorio di filiere di prodotti di qualità (tanto che l’esempio Italia viene richiamato anche a livello internazionale) nonostante il sistema ri- senta di fattori di debolezza in parte riconducibili a problemi strutturali (limitata dimensione media aziendale per aziende agricole e di trasformazione, elevati margini di intermediazione, difficoltà di coordinamento a livello orizzontale e verticale, inefficienti reti di distribuzione, perdita di qualità senza adeguata formazione e consulenza), in parte alla bassa propensione degli imprenditori agricoli ad associarsi in forme cooperative o a trovare forme di gestione comuni delle fasi di produzione, trasformazione o commercializzazione dei prodotti.

Una problematica delle filiere, evidente soprattutto negli ultimi anni, è lo spostamento dei benefici (catena del valore) della filiera da monte a valle, vale a dire dalla fase produttiva a quella della distribuzio- ne/commercializzazione. L’intervento delle politiche di sostegno e sviluppo delle filiere agro-alimentari de-

ve essere rivolto alla risoluzione di questa disparità in modo che i benefici possano riequilibrarsi lungo tutto l’arco del processo, predisponendo interventi mirati sull’organizzazione della filiera e sulla produzione. Un ulteriore problema che ostacola lo sviluppo delle filiere è la difficoltà di comunicare al consumatore della qualità dei prodotti: le attività di comunicazione sono molto costose per le singole aziende e sono efficaci se rie- scono a raggiungere una parte consistente (e significativa) di potenziali consumatori, rendendo necessaria l’aggregazione dell’offerta e il riconoscimento di maggiore remunerazione ai produttori di qualità. Gli incentivi e i sostegni predisposti dai piani di intervento pubblici si indirizzano verso la risoluzione delle pro- blematiche elencate con l’obiettivo di agire sulle strutture, sull’innovazione, su strumenti orientati a pro- muovere l’aggregazione di soggetti e sulla semplificazione delle procedure.

Le Filiere Corte

Un discorso più approfondito meritano le filiere corte. Nell’ultimo decennio all’incessante globalizzazione dei mercati si sta sempre più contrapponendo un complesso di micro-sistemi economici su base territoriale che tendono a combinare risorse produttive locali a esigenze dei consumatori. Si originano così le filiere corte dove la domanda locale e la produzione locale si accordano in un sistema piuttosto semplice. I benefici otte- nuti dalla filiera corta garantiscono vantaggi diffusi nel territorio sia in termini di promozione delle risorse interne (tecniche e intellettuali) sia in quanto limitano la presenza di attori esterni: ciò implica la creazione di maggior valore (anche in termini di maggiore convenienza all’acquisto). Le posizioni politiche, soprattut- to negli ultimi mesi, sono orientate allo sviluppo delle filiere corte e al consumo di prodotti locali. Anche as- sociazioni di consumatori e associazioni agricole sono concordi nel promuovere la filiera corta per dare più potere agli agricoltori, in particolare ai piccoli produttori, e per ridurre i prezzi al consumo, negli ultimi an- ni interessati da una crescita considerevole a fronte di una relativa stabilità dei prezzi alla produzione. Una delle ragioni della crescita e del consolidamento della filiera corta è la segmentazione e numerosità delle fa- si (e dei soggetti) che caratterizzano l’attuale processo di filiera del prodotto agro-alimentare e che sono presenti tra produzione e consumo (intermediari). Questa situazione si è negli ultimi tempi aggravata con pro- blemi di tipo speculativo legati a fattori contingenti (aumento costi energetici, ambientali e modifiche clima- tiche). Al pari di altri paesi europei anche in Italia, dalla fine degli anni ’90, si è avuta la crescita e il conso- lidamento delle regole della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Ma negli ultimi cinque anni, crisi ener- getiche e crescita della responsabilità (sensibilità ambientale ed etica) sulle scelte di acquisto stanno mutan- do anche i modelli consolidati della GDO riportando in primo piano l’importanza del fattore localizzativi, va- le a dire vicinanza tra produzione e commercializzazione (si afferma il nuovo slogan del “prodotto a Km ze- ro”). La fase di trasformazione si riavvicina così all’agricoltura (luogo di produzione) in una logica di filiera corta dettata da esigenze prima economiche che ambientali. A ciò si aggiunga anche una trasformazione culturale, comune ai mercati occidentali, che vede il ritorno di valori come la conoscenza diretta e il rappor- to di fiducia tra produttori e consumatori che presuppone consapevolezza alla base di scelte di acquisto e dunque presenza per le filiere corte. Molti sono i modelli di filiera corta presenti attualmente sul mercato. In

gendola direttamente ai consumatori finali. Il canale di vendita può essere organizzato in vari modi, attra- verso gli spacci aziendali, con la vendita diretta in punti di raccolta, attraverso l’organizzazione di GAS (Grup- pi di Acquisto Solidale), attraverso l’allestimento di mercatini locali con una gestione diretta da parte dei pro- duttori anche della fase di commercializzazione36. Il tratto comune alle esperienze descritte è che si tratta di

un fenomeno in continua crescita. Riduzione dei prezzi di acquisto (e incremento del guadagno dei produt- tori), riduzione delle spese legate al trasporto, recupero del rapporto solidale tra campagna e centro urba- no sono infatti le più evidenti convenienze di questi mercati che, specie nelle città di medie e grandi dimen- sioni, recuperano spazi rispetto alle tradizionali reti di vendita.

L’azione del GAL Appennino Bolognese

Nell’ambito degli interventi a sostegno della competitività dei sistema agro-alimentare locale di qualità il GAL ha realizzato un progetto dal titolo “Progetto farmer’s market” finalizzato alla vendita diretta di prodotti agri- coli (filiera corta). L’obiettivo è quello di contribuire alla salvaguardia della biodiversità attraverso la valoriz- zazione dei prodotti alimentari tipici connessi con le tradizioni locali favorendo scelte aziendali in grado di ri- spondere alla richiesta di servizi territoriali e ambientali che proviene dalla collettività. L’intervento inoltre ri- sponde alle esigenze di diversificazione delle aziende agricole. Il progetto ha promosso forme di vendita diret- ta dei prodotti agricoli come esempio di filiera corta e di rapporto diretto tra imprese agricole e consumatori. Il progetto ha previsto anche iniziative integrate e complementari rivolte all’identificazione di modalità inno- vative di promozione e commercializzazione delle produzioni tipiche e di qualità e del loro territorio di origine incentrate sulla valorizzazione di mercati contadini. è stato predisposto un vademecum sull’applicazione della Disciplina in materia di vendita diretta dei prodotti agricoli rivolto ai Comuni dell’area Leader e alle imprese che contiene informazioni legislative e pratiche per la vendita dei prodotti agricoli in azienda o in centri comuni. Tra le attività di promozione e comunicazione sono stati organizzati eventi, distribuiti buoni acquisto spendibili di- rettamente presso le aziende agricole produttrici, è stata realizzata una campagna di diffusione su stampa lo- cale e nazionale.

36 In diverse Regioni sono attive leggi e regolamenti che autorizzano la vendita diretta dei prodotti agro-alimentari in azienda o in mercati gestiti da imprenditori agricoli.

3.2 Strumenti utilizzati nei contesti Leader+ per la competitività del