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circulatores839, aretalogi840), fanciulli-prodigio, che si esibivano in luoghi pubblici durante agoni e feste istituite da molte città.

Noto è il passo delle Siracusane di Teocrito in cui è descritta l’esecuzione pubblica di un inno cultuale in onore di Adone da parte di un’apprezzata cantante841. Si può aggiungere inoltre l’informazione desumibile da un papiro che, insieme a una raccolta di brani vocali e strumentali vergati sul verso di un documento militare latino del II-III d.C., riporta un frammentario lamento per Aiace suicida842. Non è escluso che si tratti di una monodia de-sunta da un’antica tragedia e arrangiata a bella posta per un concerto di una cantante in età imperiale; tuttavia è probabile che i versi appartengano a un ditirambo del IV a.C., quando composizioni di quel genere avevano assunto le caratteristiche di un balletto trasformandosi in brevi drammi musicali. In questo caso la monodia sarebbe stata estrapolata dall’Aiace

furioso che Timoteo di Mileto aveva composto per l’auleta Timoteo di Tebe843. È singolare

il fatto che il testo sia corredato di una partizione musicale autografa, come suggeriscono alcuni ripensamenti d’autore costituiti da qualche nota cancellata e da correzioni aggiunte, e che l’aria sia impostata sul registro di soprano, cioè di una voce femminile844.

Ancient Greek Cities, in C. Ruiz-Montero (cur.), Congreso Internacional sobre Oralidad y Literatura Griega en el Imperio Romano, cit.

839 Vd. Petr. Satyricon 68, 6-7; Hier. Epist. LIII 7; Augustin. Contra Iul. op. imperf. V 15; schol. Pers. I 134; cfr. A.D. Booth, Allusion to the Circulator by Persius and Horace?, «G&R» 27, 1980, pp. 166-169.

840 Vd. I.D. 1263 (Delo, 166 a.C.); I.D. 2072 (Delo, 115-114 a.C.); «AE» 2000 nr. 215 (Roma, III d.C.):

D(is) M(anibus) | M(arco) Iulio Eutychide | aretalogo Graeco | quietissimo | piissimo reverentissimo | vixit an(nos) XVIII; Iuv. XV 16; Suet. Aug. 74: Et aut acroamata et histriones aut etiam triviales ex circo ludios interponebat ac frequentius aretalogos. Cfr. A. Jördens, Aretalogies, in E. Stavrianopoulou (cur.), Shifting Social Imaginaries in the Hellenistic Period: Narrations, Practices, and Images, Leiden 2013, pp. 143-176.

841 Theocr. XV 96 ss.

842 P.Berol. inv. 6870 + P.Berol. inv. 14097v = Adesp. fr. 683a TrGF. Sul recto ci sono resti del Pridianum

cohortis I Augustae Praetoriae Lusitanorum Equitatae con la data del 31 agosto 156 d.C.

843 Luc. Harmon. 1. A. Bélis, Un Ajax et deux Timothée (P. Berol. n. 6870), «REG» 111, 1998, pp. 74-100; Ead., Le “Péan de Berlin” une relecture, «REG» 116, 2003, pp. 137-158. Il noto auleta tebano nel 354-353 a.C. aveva eseguito alle Targelie ateniesi il Ciclope del ditirambografo Oiniade (Duris 76 FGrHist fr. 36). Sul musico cfr. I. Gallo, Aristippo e l'auleta Timoteo, «QUCC» n.s. 1, 1979, 143-147; G.F. Brussich, Un auleta di IV a.C.:

Timoteo di Tebe, in B. Gentili - F. Perusino (curr.), Mousikè. Metrica ritmica e musica greca in memoria di Giovan-ni Comotti, Roma-Pisa 1995, pp. 145-155; A. Bélis, Timothée l’aulète thébain, «RBPh» 80, 2002, pp. 107-123. 844 Vd. M.L. West, Ancient Greek Music, Oxford 1992, pp. 320-321. F.D. III 1, 534 (metà I d.C.) è l’e-pigrafe onoraria dell’atleta fanciulla Edea, che aveva concorso e vinto durante i giochi Augustali in Atene nella categoria dei ragazzi citaredi: Ἡδέα ... ἐνεῖκα δὲ καὶ | παῖδας κιθαρῳδοὺς Ἀθήνησι Σεβάστεια | ἐπὶ ἀγωνοθέτου Νουίου τοῦ Φιλεί|νο[υ]· πρώ[τη ἀπ᾿ αἰῶ]νος ἐγένετο πολεῖ|[τις π]ρώ(τη) παρθένος. Vd, sull’argomento H.M. Lee, S.I.G.3

802: did Women compete against Men in Greek Athletic Festivals, «Nikephoros» 1, 1988, pp. 103-117. Come κόρη

τραγῳδός è identificata dall’anonimo scoliaste una certa Atenio, menzionata in un epigramma di Dioscoride, quale esecutrice di un’aria intitolata il Cavallo di Troia (A.P. V 138). Un’altra straordinaria testimonianza sulle cantanti proviene da un’iscrizione della metà del III d.C. dipinta sull’intonaco di parete di una casa privata a Doura Europos: Ἀσβόλις ὁ τραγ(ῳδός). Ῥωμανὸς ᾧ Θεωδώρα ὑποτραγ(ῳδεῖ) (I.Doura Europos 940, 5). Nella me-desima località è attestata per il II d.C. la presenza del τραγῳδός Elpideforo di Bisanzio insieme con l’ ὑποκριτής

Le epigrafi ci aiutano a conoscere anche i nomi di alcune poetesse, come Alcinoe dell’E-tolia, autrice di un inno agli dèi845 e la famosa Aristodama di Smirne, ricoperta di onori per aver interpretato in diverse occasioni proprie composizioni epiche di carattere encomiastico nella città di Lamia in Tessaglia e per avere composto un poema sulle tradizioni e sugli an-tenati per gli abitanti di Chaleion presso Delfi in Focide846.

Né rimangono ignoti i nomi di fanciulli poeti, tra i quali eccellono quelli di tre artisti precoci: il primo è Aristone, figlio di Acrisio focese, che fu onorato a Delo per avere com-posto ed eseguito inni encomiastici in onore di Apollo e di altre divinità durante nume-rose ἀκροάσεις ἐν τῷ ἐκκλησιαστηρίῳ καὶ ἐν τῷ θεάτρῳ847; il secondo è l’abile improvvisatore Quinto Sulpicio Massimo, che pochi mesi prima di morire appena undicenne, partecipò all’agone capitolino del 94 d.C. con un lungo epigramma esametrico in greco su Fetonte848; il terzo è Lucio Valerio Pudente, che tredicenne partecipò nel 106 d.C. alla medesima compe-tizione distinguendosi tra i compositori in lingua latina849.

Si annoverano inoltre giovanissimi virtuosi tragici, tra i quali spicca Marco Aurelio Ni-ceforo850 da Cizico, onorato dai cittadini di Efeso, virtuosi comici adolescenti, come il

co-Probo (I.Doura Europos 945). Vd. infine P.Oxy. L 3555, 12-13 (Ossirinco, I-II d.C.) che attesta la frequenza di uno specifico insegnamento per ragazze inclini all’arte del canto (μάθησις ᾠδήσεως).

845 I.G. XII 5, 812 add. I.G. XII Suppl. p. 134 (Tenos, III ex. a.C.); cfr. H. Bouvier, Une intruse dans la

litterature grecque, «ZPE» 40, 1980, pp. 36-38. Plutarco ricorda tra i plurivincitori alle Istmie la poetessa epica

Aristomache di Eritre (Quaest. Conv. V 675b).

846 I.G. IX 2, 62 (218-217 a.C., Lamia) e la coeva F.D. III 2, 145. Vd. I. Rutherford, Aristodama and the

Aetolians: an Itinerant Poetess and her Agenda, in R. Hunter - I. Rutherford (curr.), Wandering Poets in Ancient Greek Culture, Cambridge 2008, pp. 237-248.

847 I.D. 1506 (Delo, 145-144 a.C.). A Delfi fu onorato anche un poeta fanciullo nativo di Scepsi nel 132 a.C. (F.D. III 1, 273).

848 I.G. XIV 2012 = I.G.U.R. III 1336: || Deis Manibus sacrum. | Q(uinto) Sulpicio Q(uinti) f(ilio) Cla(udia)

Maximo, domo Roma. Vix(it) ann(os) XI, m(enses) V, d(ies) XII. | Hic tertio certaminis lustro inter Graecos poetas duos et L | professus favorem quem ob teneram aetatem excitaverat | in admirationem ingenio suo perduxit et cum ho-nore discessit. Versus | extemporales eo subiecti sunt, ne parent(es) adfectib(us) suis indulsisse videant(ur). | Q(uintus) Sulpicius Eugramus et Licinia Ianuaria, parent(es) infelicissim(i), f(ilio) piissim(o) fec(erunt), et sib(i) p(osterisque) s(uis) ||. Cfr. S. Döpp, Das Stegreifgedicht des Q. Sulpicius Maximus, «ZPE» 114, 1996, pp. 99-114; M.

Noci-ta, L’ara di Sulpicio Massimo, «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma» 101, 2000, pp. 81-100; A. Gangloff, Les poètes dans les inscriptions grecques de Rome: esquisse d’une approche socioculturelle, «CCG» 18, 2007, pp. 359-360.

849 Vd. l’epigrafe, posta alla base della statua bronzea innalzata in suo onore dai concittadini, C.I.L. IX 2860 = I.L.S. 5178 (Vasto 106 d.C.): L(ucio) Valerio L(uci) f(ilio) | Pudenti | [h]ic cum esset anno|rum XIII

Romae | certamine sacro | Iovis Capitolini | lustro sexto cla|ritate ingenii | coronatus est | inter poetas La|tinos om-nibus | sententi(i)s iudicum. | Huic plebs univer|sa municipum His|tonie(n)sium statuam | aere collocato decrevit, | curat(ori) rei p(ublicae) Aeserninor(um) dato ab | Imp(eratori) Optimo Antonino Aug(usto) Pio.

850 I.Eph. 3814 (Hypaipa): ἡ βουλὴ καὶ ὁ δῆμος | ἐτείμησαν Μ. Αὐρ. | Νικηφόρον Κυζι|κηνὸν παῖδ[α] τραγῳδὸν | νεικήσαντα.

rinzio Lucio Vibio Floro851 e l’efesio Tito Flavio Sarpedonte852, attivi rispettivamente nel I d.C. e nel III d.C., oppure il quindicenne frigio Gamico di Aezani853, senza contare i κιθαρῳδοί854, χοραῦλαι855, mimi856, danzatori e danzatrici857.Nella maggior parte dei casi, purtroppo, sono le iscrizioni funerarie a farci conoscere quelli prematuramente scomparsi. Tra queste risalta l’epigrafe bilingue, ritrovata nella necropoli di Strongoli presso Petelia, per Celadione morto alla tenera età di cinque anni:

A Celadione la compagnia del pantomimo Ionico. Visse cinque anni.

Verso una morte ingiusta Plutone lo rapí prematuramente, accordando a suo padre dolori pe-renni. Celado, dove sacrificherai agli dèi? Dove porterai corone perfettamente adatte agli altari

851 I.Cor. VIII 3, 272 = S.E.G. LV 382 (iscrizione per base di statua, 70-80 d.C.): Λ. Βείβιον Φλῶρον | παῖδα κωμωδόν, | Πατρέα καὶ Κορίνθιον, νει|κήσαντα ἐν Ἄργει τὸν ἀγῶ|να τῶν Ἡραίων καὶ τὸν δι|ὰ πάντω<ν>, καὶ ἐν Κορίνθῳ | Καισάρεια δὶς κατὰ τὸ ἑ|ξῆς καὶ τὸν διὰ πάντων, | ἐν Σικυῶνι Καισάρεια | καὶ τὸν διὰ πάντων, | ἐν ᾿Επιδαύρῳ Ἀσκλη|πεῖα καὶ τὸν διὰ πάν|των. Λ. Βείβιος Οὔρ|συλος ὁ πατὴρ ἀν|έστησε. | ψ(ηφίσματι) β(ουλῆς); cfr. E.J. Jory, A παῖς κωμῳδός and the διὰ πάντων, «BICS» 14, 1967, pp. 84-90.

852 I.Eph. 1606 (iscrizione onorifica; Efeso, III d.C.): τῆς πρώτης καὶ με|γίστης μητροπόλεως | τῆς Ἀσίας καὶ δὶς νεωκό|ρου τῶν Σεβαστῶν ᾿Εφεσί|ων πόλεως ἡ βουλὴ καὶ | ὁ δῆμος ἐτείμησαν Τ(ίτον) Φλ(άουιον) | Σαρπηδόνα Ἀκμονέα | καὶ ᾿Εφέσιον παῖδα κωμῳδὸν ἀρετῆς ἕνεκα καὶ σώφρονος ἀσκήσεως καὶ τῆς περὶ τὴν ὑπόκρι|σιν ἐμπειρίας, νικήσαν|τα τὸν ἀγῶνα τῶν μεγά|λων ἱερῶν Ἀρτεμισίων· | ἀγωνοθετοῦντος Λο(υκίου) | Αὐρ(ηλίου) Φίλωνος.

853 I.G. XIV 874 (epitaffio; Miseno; II d.C.): Γαμικὸς | κωμῳδὸς | Α<ἰζ>ανείτης | ἔζησεν. | ἔτη ιε´. Cfr. E. Cu-lasso Gastaldi - G. Pantò (curr.), I Greci a Torino. Storie di collezionismo epigrafico, Torino 2014, p. 35. Vd. pure l’epitaffio per Astico morto a diciotto anni «AE» 1928, nr. 10 (Roma): Asticus | comoedus | Liciniaes vixit annos

XVIII.

854 Vd. T.A.M. V 635 (Severo Eumenate, Kemer); I.Eph. 3813 (Aurelio Serapione da Trapezunte) e le altre epigrafi segnalate da L. Robert, «REG» 79, 1966, p. 753.

855 Vd. C.I.L. XIII 8343 = I.L.S. 9344 (Germania inferior, Colonia Claudia Ara Agrippinensium) per il giovane χοραύλης Rufo, originario di Mylasa e morto all’età di sedici anni. Ulteriori particolari in G. Prospe-ri Valenti, AttoProspe-ri-bambini del mondo romano attraverso le testimonianze epigrafiche, «Epigraphica» 47, 1985, pp. 71-82.

856 Per Flavia Dionisiade, morta all’età di quasi otto anni vd. C.I.L. VI 18324 (Roma, II-III d.C.): D(is)

M(anibus) | Flaviae Dionysiadis | hic iacet exiguis Dionysia flebilis annis | extremum tenui quae pede rupit iter | cuius in octava lascivia surgere messe | coeperat et dulces fingere nequitias | quodsi longa tuae mansissent tempora vitae | doctior in terris nulla puella foret | vixit annis VII m(ensibus) XI diebus XV | fecit Annia Isias vernae suae b(ene) m(erenti). Cfr. I.G.U.R. II 275 (Roma, ca. III d.C.) per Adaugenda, la mima bambina morta all’età di 10 anni e

mezzo. Inoltre per Eucarite Licinia, mima liberta, morta a 14 anni, vd. C.I.L. VI 10096 = I.L.S. 5213: Eucharis

Liciniae l(iberta) | docta erodita omnes artes virgo vixit an(nos) XIIII ... docta erodita paene Musarum manu, | quae modo nobilium ludos decoravi choro | et Graeca in scena prima populo apparui ... Da ultimo per Febe Voconzia,

un’emboliaria dodicenne vd. C.I.L. VI 10127 = I.L.S. 5262, Roma: V(ivus) P(ublius) Fabius P(ubli) | (mulieris)

l(ibertus) | Faustus || Phoebe | Vocontia | emboliaria artis | omnium er<u>dita | hunc fatus suus pressit | vixit annis XII || V(iva) Pompeia Cn(aei) l(iberta) | Sabbatis.

857 Vd. C.I.L. VI 10142 = I.L.S. 5259 (Asinio Olimpo saltator; Roma) e VI 10143 (Giulia Nemesi di 9 anni; Roma); per il piccolo Paridione, morto all’età di cinque anni vd. I.Side 200 (pietra tombale; Side, epo-ca imperiale), per la saltatrix quattordicenne Tiante vd. C.I.L. VIII 12925 = I.L.S. 5260. Sull’argomento vd. C. Laes, Child Slaves at Work in Roman Antiquity, «AncSoc» 38, 2008, pp. 264-266.

e sacre libagioni insieme all’incenso? Il barbaro Ade rapí lo sventurato alla scena, arrecando ai genitori molte lacrime insieme alle sofferenze858.

Un altro pantomimo adolescente di nome Settentrione, morto all’età di dodici anni, è ri-cordato dall’epigrafe funebre in Antipoli (Gallia Narbonese) perché in theatro biduo saltavit

et placuit859.

Nel contempo intellettuali di varia formazione frequentavano i ginnasi locali per dif-fondere il patrimonio culturale con il bagaglio di conoscenze mettendolo a disposizione dell’ampia parte della popolazione esclusa dal circuito librario e dall’insegnamento scolastico.

Nel III a.C., il filosofo macedone Senocrate tenne lezioni nel ginnasio di Aliarte in Beozia860 e la città di Seleucia conferí la cittadinanza onoraria con l’aggiunta di una corona aurea e il privilegio di una statua di bronzo ad Asclepiade, un medico di Perge, che aveva impartito lezioni all’intero corpo civico861.

Con un decreto i cittadini di Larissa onorarono l’oratore Bombo, proveniente da Ales-sandria nella Troade, che aveva sostato alcuni giorni in città tenendo alcune conferenze nel locale ginnasio, rievocando i gloriosi eventi della storia locale attraverso la lettura di alcuni scritti862.

Un anonimo insegnante di Anfipoli, autore di un trattato su Artemide Tauropolos, fece alcune audizioni nel ginnasio leggendo gli scritti di antichi storiografi e poeti, che si erano occupati della città863.

Ai tempi di Attalo II Filadelfo, a cavallo tra il III e il II a.C., nella città di Pergamo il ginnasiarca Ateneo programmò una serie di lezioni e conferenze aperte a tutti864.

858 S.E.G. LIV 961 (I d.C., necropoli di Strongoli): Celadioni grex Ionici | pantomimi. Vix(it) an(nis) V. εἰς θάνατον τὸν ἄωρον ἀνάξιον Πλούτων | λύπας ἀενάους πατρὶ χαριξάμενος. | ποῦ σε θεοῖς θύειν, Κέλαδε; ποῦ δ᾿ ἄρτια βω-μοῖς | στέμματα, σὺν λιβάνῳ θ᾿ ἁγνὰ φέρειν πέλανα; | τὸν μογερὸν σκηνῆς ἐξείρπασε βάρβαρος Ἄ(ι)δης, | πολλὰ γονεῦσι φέρων δάκρυα σὺν πάθεσιν, cfr. M.L. Lazzarini, Pantomimi a Petelia, «ArchClass» n.s. V, 55, 2004, pp. 363-372.

859 C.I.L. XII 188 = I.L.S. 5258 (Antibes, fine II d.C.).

860 I.G. VII 2849.

861 Samana nr. 341.

862 «BCH» 59, 1935, nr. 55, 2.

863 S.E.G. XXVIII 534; vd. L. Robert, Études anatoliennes, Paris 1937, pp. 74-89. Altre epigrafi men-zionano ποιητῶν καὶ ἱστοριαγράφων ἀποδέξεις, cfr. I.Magn. 160, 65; Itanos, 112-111 a.C. Vd. pure F.D. III 3, 124 = S.I.G.3 702 = S.G.D.I. 2724 (Delfi), un epigrafe onoraria per lo storiografo Aristoteo di Trezene: ἀ[γ]αθᾶι τύχαι. | ἔδοξε τᾶι πόλει τῶν Δελφῶν [ἐν] ἀγορᾶι τελείαι σὺμ ψάφοις ταῖς ἐννόμοις· | ἐπειδὴ Ἀριστόθεος Νικοθέου [Τρο]ζάνιος ἱστοριαγράφος παραγενόμενος [ἐ]ν τὰν | πόλιν τὰν τε ἀναστροφὰν ἐπ[οιή]σατο ἀξίως τοῦ τε ἱεροῦ καὶ τᾶς ἰδίας πατρίδος, | ἐποιήσατο δὲ καὶ ἀκροάσεις ἐπ[ὶ π]λείονας ἁμέρας τῶν πεπραγματευμένων | αὐτῶι, παρανέγνω [δὲ καὶ] ἐν[κώ]μια εἰς Ῥωμαίους τοὺς κοινοὺς τῶν Ἑλλάνων | εὐεργέτας, δεδόσθαι παρὰ τᾶ[ς] πόλιος προξενίαν αὐτῶι καὶ ἐκγόνοις, προμαντεί[αν], | προδικίαν, ἀσυλίαν, ἀτέλειαν [πά]ντων, προεδρίαν ἐμ πᾶσι τοῖς ἀγώνοις οἷ[ς] ἁ πόλι[ς τί]- | θητι καὶ τἆλλα τίμια ὅσα καὶ το[ῖς ἄ]λλοις προξένοις καὶ εὐεργέταις [ὑ]πάρ[χ]ει τᾶς πόλιος. In generale cfr. C. Van Liefferinge, Auditions et conférences à Delphes, «AC» 69, 2000, pp. 149-164.

Un ginnasiarca, di cui ignoriamo il nome, è ricordato da un’iscrizione per aver costruito nella città di Aege in Eolide l’ ἀκροατήριον, un luogo deputato per le audizioni pubbliche865.

La munificenza del ginnasiarca Menas verso coloro che tenevano ἀκροάσεις è ricordata da un’iscrizione di Sesto866. Anche a Perge il ginnasiarca Stasia dimostrò concretamente la propria generosità nei confronti di quelle persone istruite che giungevano in città e appro-fittavano della disponibilità del locale ginnasio per tenere conferenze in cambio di qualche compenso867.

D’altro canto al grammatico Menandro, che aveva tenuto una serie di lezioni molto seguite nel ginnasio, rifiutando la gratifica in denaro, fu ricompensato a Delfi con alcuni considerevoli privilegi, quali la προξενία, la προμαντεία, la προδικία, l’ἀσυλία, l’ἀτέλεια e la προεδρία, dalla locale comunità868.

Nella stessa città qualche decennio dopo, nel 29 a.C. un astrologo originario di Roma ricevette i medesimi onori per avere tenuto alcune lezioni nel locale ginnasio869. Infine un’i-scrizione eretriese del I a.C. ricorda il ginnasiarca Mantidoro per aver invitato da Atene il φιλόλογος Dionisio, specialista di testi omerici, a tenere lezioni non solo ai ragazzi ma anche a quanti fossero interessati all’argomento870.

Mentre nei ginnasi e nei teatri oratori, retori e sofisti facevano pubbliche letture e tene-vano conferenze (ἀκροάσεις) su argomenti eruditi, antiquari, filosofici, scientifici, etnogra-fici, linguistici, grammaticali, mitologici e storici871, talora in vincente competizione con le rappresentazioni dei pantomimi872, i professionisti girovaghi dello spettacolo intrattenevano il pubblico cimentandosi anche al di fuori delle regolari competizioni inserite nelle feste.

Risale alla fine del III a.C. il decreto onorifico, in cui si menziona il virtuoso comico Nicofonte, che nella piccola città di Minoa nell’isola di Amorgo, dopo essere approdato nel porto, annunciò che con la propria troupe avrebbe messo in scena tre drammi nei tre giorni

865 S.E.G. XLV 1656.

866 I.K. Sestos 1; 133-120 a.C.

867 S.E.G. III 724-725.

868 S.E.G. XXXV 416; vd. H. Bouvier, Hommes de lettres dans les inscriptions delphiques, «ZPE» 58, 1985, p. 133, nr. 71. In un altro decreto onorifico delfico del I a.C. si celebra il retore romano Decmo Giunio, che ave-va tenuto conferenze nel locale ginnasio (L. Robert, Études épigraphiques et philologiques, Paris 1938, pp. 13-16; «BCH» 63, 1939, pp. 168-169).

869 S.I.G.3 II 771.

870 I.G. XII 9, 235. Vd. L. Del Corso, Philologoi e grammatikoi nelle testimonianze epigrafiche di età

elleni-stica, in P. Fioretti (cur.), Storie di cultura scritta. Studi per Francesco Magistrale, Spoleto 2012, pp. 311-324. 871 Per esempio, nel II d.C. il retore Publio Anteio Antioco ottenne rilevanti onori per avere illustrato du-rante una ἐπίδειξις di fronte a magistrati e cittadini di Argo la parentela tra quella città e la sua patria d’origine Aigai della Cilicia, narrando la biografia mitica di Perseo (S.E.G. XXVI 426). Ulteriori particolari in L. Del Corso, La lettura nel mondo ellenistico, Roma-Bari 2005, pp. 74 ss. La consuetudine durò fino al periodo tardo, come si può dedurre da Damascio (Vita Isidori fr. 276 Zintzen: ἐν τοῖς ἐπί τινι λογικῇ ἀκροάσει θεάτροις).

successivi; dopo la conclusione delle rappresentazioni i cittadini lo ricompensarono con una corona d’oro di cento dracme e gli concessero la prossenia, dichiarandolo anche evergeta degli abitanti dell’isola:

Sentenza dei pritani. Dopo essere giunto nel porto il virtuoso comico Nicofonte figlio di Enia Milesio ha dichiarato che avrebbe allestito per il dio tre drammi in tre giorni. Il consiglio e il popolo hanno deliberato di premiare Nicofonte figlio di Enia Milesio con una corona d’oro di cento dracme; inoltre (hanno stabilito) che sia prosseno ed evergeta del popolo dei Samî che di-morano in Minoa e parimenti che siano evergeti i suoi discendenti. Infine (hanno stabilito) che questo decreto sia iscritto nel tempio di Apollo Delio. Dell’iscrizione si occupino i curatori del tempio di Enesila873.

Da due epigrafi, rinvenute presso la porta del teatro di Iaso e datate agli inizi del II a.C., sap-piamo che per una sua opera tragica sulle imprese del mitico Dardano il poeta Dimante di Iaso fu onorato dai Samotraci con una serie di privilegi, tra i quali figuravano una pregiata corona d’oro e la cittadinanza874.

Durante un’assemblea plenaria con una votazione appropriata nel 165 a.C. i cittadini di Delfi stabilirono di onorare il τραγῳδός megalopolitano Nicone, figlio di Nicia, per essersi sempre comportato nel passato molto favorevolmente nei confronti della città, in particola-re per aver donato su richiesta una giornata di spettacolo al dio riscuotendo grande successo; inoltre a lui e ai suoi discendenti furono garantiti la prossenia, la priorità nella consultazione dell’oracolo, il diritto di inviolalibilità, la proedria in tutte le competizioni organizzate dalla città, nonché tutti gli altri onori spettanti ai prosseni e ai benefattori875.

Il τραγαϝωδία[ων] ποειτὰς κὴ σατύρων Zotione di Efeso, figlio di Zotione, verso la metà del II a.C. fu onorato dal sinedrio e dagli abitanti di Coronea con un premio di settanta dracme d’argento, una corona di olivo, la prossenia e altri privilegi spettanti ai benefattori,

873 I.G. XII 7, 226 (Amorgo): [γ]νώμη πρυτάνεων· ἐπειδὴ ἐ[πι]- | γέγονεν εἰς τὸν λιμένα κωμ[ωι]- | δὸς Νικοφῶν Αἰνίου Μιλήσιος καὶ | ἐπαγγέλλεται ἀγωνιεῖσθαι | τῶι θεῶι ἡμέρας τρεῖς δράμα- | τα τρία, δεδόχθαι τῆι βουλῆι καὶ | τῶι δήμωι, στεφανῶσαι Νικοφῶν- | τα Αἰνίου Μιλήσιον χρυσῶι στε- | φανωι ἀπὸ δραχμῶν ἑκατόν· | [εἶ]ναι δὲ αὐτὸν καὶ πρόξενον | [κα]ὶ εὐεργέτην τοῦ δήμου τοῦ | [Σ]αμίων τοῦ κατοικοῦντος | ἐν [Μ]ινώηι καθὰ καὶ οἱ λοιποὶ εὐερ- | γέται· ἀναγραψαι δὲ τόδε τὸ | ψήφισμα εἰς τὸ ἱερὸν τοῦ Ἀπό[λ]- | λωνος τοῦ Δηλίου· τῆς δὲ ἀνα- | γραφῆς ἐπιμεληθῆναι τοὺς νε- | ωποίας τοὺς περὶ Αἰ[ν]ησίλεω[ν].

874 I.Iasos 153; vd. I. Rutherford, Theoria and Theatre at Samotrace: the Dardanos by Dymas of Thasos, in P. Wilson (cur.), The Greek Theatre and Festivals, Oxford-New York 2007, pp. 279-293.

875 F.D. III 1, 48: ἄρχοντος Πύρρου, βουλευόντων τὰν πρώταν ἐξάμηνον Ἀθάμβου, Ἀρχελά|ου, Δίωνος, ἔδοξε τᾶι πόλει τῶν Δελφῶν ἐν ἀγορᾶι τελείωι σὺμ ψάφοις ταῖς | ἐννόμοις· ἐπειδὴ Νίκων Νικία Μεγαλοπολίτας τραγωιδὸς καὶ πρότερον μὲν | εὔνους ὢν διετέλει τᾶι πόλει καὶ ἐνδαμήσας δὲ ἀξιωθεὶς ἐπέδωκε τῶι θε|ῶι ἀμέραν καὶ ἀγωνίξατο καὶ εὐδοκίμησε, ἐπαινέσαι Νίκωνα Νικία Μεγαλο|πολίταν καὶ ὐπάρχειν αὐτῶι καὶ ἐγγόνοις παρὰ τᾶς πόλιος προξενίαν, προμα[ν]|τείαν, ἀσυλίαν, προεδρίαν ἐμ πᾶσι τοῖς ἀγώνοις οὓς ἀ πόλις τίθητι, καὶ τὰ ἄλλα | τίμια πάντα ὅσα καὶ τοῖς ἄλλοις προξένοις καὶ εὐεργέταις ὐπάρχει παρὰ τᾶς πόλιος, | καλέσαι δὲ αὐτὸν καὶ τοὺς μετ᾿ αὐτοῦ τοὺς ἄρχοντας καὶ ἐν τὸ πρυτανεῖον. Cfr. A. Manieri, I Soteria anfizionici a Delfi, cit., p. 143; Ead., I Soteria di Delfi e gli agoni drammatici

per avere eseguito con successo durante una ἀκρόασις alcune proprie composizioni celebra-tive della città e della dea Atena876.

Verso il 100 a.C. gli abitanti di Priene emanarono un decreto onorifico in favore del loro concittadino Erode, figlio di Posidonio, ποιητὴς ἐπῶν, per avere composto ed eseguito du-rante una ἐπίδειξις un poema encomiastico riguardante la storia dell’eroe locale Dardano ed Eezione, nonché le nozze di Cadmo e Armonia, legati alla preistoria del locale santuario877.

Agli inizi del II d.C. gli abitanti di Alicarnasso concessero la cittadinanza e venti sta-tue di bronzo da erigersi in vari luoghi della città, compreso il temenos delle Muse a Gaio Giulio Longiano di Afrodisia, definito anche valente e compiuto autore di tragedie (ἀγαθὸς ἀτελὴς τραγῳδίων ποιητής), per averli onorati declamando ogni genere di poesia (ποιημάτων παντοδαπῶν) in svariate esibizioni; fu deciso inoltre che i suoi libri fossero depositati nelle biblioteche della città affinché i giovani potessero essere educati dalla loro lettura878.

Altri parteciparono con brani epici agli agoni musicali beotici: le Musee di Tespie, le

Ptoie e le Soterie di Acrefia, le Caritesie di Orcomeno, le Serapee di Tanagra, le Anfiaree di

Oropo, le Agrionie di Tebe879.

Tra gli anni 90-70 a.C. il satirografo Aminia di Tebe, figlio di Democle, si impose in Orcomeno anche nel concorso di poesia epica880; il medesimo risultato ottenne il κωμῳδός Irano, che a Tanagra primeggiò anche come τραγῳδός881. Piú volte vincitore fu il focese Me-store, precisamente a Tespie882 a Orcomeno883 e Oropo884.

876 SGO II II 08/03/02; cfr. A. Schachter - W. Slater, A Proxeny Decree from Koroneia, Boiotia in Honour of

Zotion Son of Zotion, Ephesos, «ZPE» 163, 2007, pp. 81-95. 877 I.Priene 68-69-70.

878 P.P.Aphr. I 88, col. III 6; vd. E.L. Bowie, Poetry and Poets in Achaia, in S. Walker - A. Cameron (curr.),

The Greek Renaissance in the Roman Empire: Papers from the Tenth British Museum Classical Colloquium, London

1989, p. 202.

879 Vd. l’ ἐπῶν ποιητής Epaineto, figlio di Paroita (I.Thesp. 206, Tespie, III a.C.), Eliodoro di Antiochia (I.Thesp. 161, 9-10, Tebe, 210-203 a.C.; I.Thesp. 163, 2-3, Tebe, 210-172 a.C.), il ποιητὴς ἐπῶν Polita di Ipata (I.G. IX, 2, 63, 2-3, Lamia, III-II a.C.), Crisippo di Acrefia (I.G. VII 4147, 12-13, Acrefia, II ex.-I in.), l’anfipo-litano Cratero (F.D. III 2, 49, Delfi, 106 a.C.), Gaio Pompeo Paolo (F.D. III 4, 116, Delfi, I ex. d.C.) Apollonio (F.D. III 4, 111, Delfi, I ex. – II in. d.C.), Mnasarco di Tespie (I.Thesp. 171, 19-20, Tebe, 110-90 a.C.), Demo-cle tebano (I.G. VII 2448, 7-8, Tebe, I in.; I.Thesp. 170, 20-21, Tebe, 118-112 ca. a.C.; cfr. I.G. VII 416, 9-10, Oropo), Cleonda tebano (S.E.G. LIV 516), Agatocle neapolitano (I.G. VII 416, I 13-14, Oropo dopo 87 a.C.), Apollonio di Mallo (I.G. VII 420, 15-16, Oropo I a.C.), Cliodoro di Antiochia (I.G. VII 1762, 2-3, Tespie I a.C.), Protogene di Tespie (I.G. VII 2727, 13-14, Acrefia I a.C.), Aristide beota (I.G. VII 1819, Tespie, I a.C.), Demodoto (I.G. XII, 9 139, 7-8, Amarinto I a.C.); Polistrato di Alessione e Trasimede di Demostene (F.D. III 2, 69, 23-24 e 39-40; Delfi, 117-116 a.C. » I.G. II2 1134). Sull’argomento cfr. M.R. Pallone, L’epica agonale in

età ellenistica, «Orpheus» n.s. 5, 1984, pp. 156-166.

880 I.G. VII 3197, 9-10; 24-25; cfr. I.G. VII 419, 15-16, Oropo; I.Thesp. 164 1-2, Leuttra.

881 I.G. VII 542, 1-2 e 543, 3-4.

882 I.G. VII 1760, 15-16.

883 I.G. VII 3195, 9-10.

Ai suoi tempi rimase famoso il citaredo Menecle di Teo, al quale furono decretati onori nell’isola di Creta per aver celebrato l’isola durante un’ambasceria, proponendo in una ἐπί-δειξις un repertorio che trattava storie di divinità ed eroi autoctoni desunte da testi mitolo-gici, nonché per aver eseguito bellamente e convenientemente composizioni di Timoteo, di Poliido e di antichi poeti locali:

I magistrati di Priansos e la città hanno stabilito. Poiché Erodoto, figlio di Menodoto, e Mene-cle, figlio di Dionisio, che da Teo sono stati inviati come ambasciatori da noi, non solo si sono comportati in modo appropriato durante il loro soggiorno, ma anche hanno raccontato le nostre storie; poiché Menecle eseguí con la cetra brani di Timoteo, di Poliido e dei nostri antichi poeti bene in modo appropriato; poiché ha proposto un ciclo di storie su Creta, sugli dèi e gli eroi nati a Creta, componendo una raccolta tratta da molti poeti e storiografi, perciò la città ha deliberato di onorare i cittadini di Teo per il fatto che essi hanno dimostrato di essere molto istruiti, di lo-dare anche Erodoto e Menecle per il loro magnifico e appropriato soggiorno nella nostra città e di rendere note queste decisioni anche agli abitanti di Teo, affinché ne vengano a conoscenza885. Dione Crisostomo in una sua orazione descrive con quale entusiasmo fossero accolti nelle città in cui si recavano i piú noti artisti girovaghi:

Quando giunsi a Cizico ... non appena gli abitanti vennero a sapere che si trovava in città il piú apprezzato citaredo allora vivente, per nulla inferiore a quelli del passato ... immediatamente furono colti da grande eccitazione e oltre tremila persone si incamminarono lesti verso la camera del Consiglio, dove l’artista avrebbe fatto l’esibizione. Anch’io, che sono amante dei concerti e della musica, pur non essendo un vero esperto, mi recai con loro pensando di assistere a un pia-cevolissimo spettacolo886.

Non mancavano neppure ἀκροάσειςdi poeti melici e lirici, imperniate su composizioni ri-guardanti miti panellenici e locali887.

885 I.Cret.1, XXIV 7, 6-18 (Priansos, dopo il 170 a.C.): ἔδοξε Πριανσίων τοῖς κοσμίοις καὶ τᾶι πόλει. | ἐπειδὴ Ἡρόδοτος Μ<η>νοδότου καὶ Μενεκλῆς Διονυ|σίω ἐξαπολαστέντες πρεγγευταὶ πορτὶ ἁμὲ παρὰ Τηίων οὐ μόνον ἀνεστρά[φεν] <πρ>επ<ό>ντω<ς> ἐν τᾶι | πόλει καὶ [διελέγ]εν περὶ τὰ[ς ἀμῶν ἱσ]το[ρί]ας, ἄλλα | καὶ ἐπεδείξατο Μενεκλῆς μετὰ κιθάρας τά τε Τι|μοθέου καὶ Πολυίδου καὶ τῶν ἁμῶν παλαιῶν ποιη|τᾶν καλῶς καὶ πρεπόντως, εἰσ<ή>νεγκε δὲ κύκλον | ἱστορημέναν ὑπὲρ Κρήτας κα[ὶ τ]ῶν ἐν [Κρή]ται γε|γονότων θεῶν τε καὶ ἡρώων, [ποι]ησάμενο[ς τ]ὰν | συναγωγὰν ἐκ πολλῶν ποιητᾶ[ν] καὶ ἱστοριαγρά|φων· διὸ δεδόχθαι τᾶι πόλει ἐπαινέσαι Τηίοι ὅτι | πλεῖστον λόγον ποιῶνται περὶ παιδείας, ἐπαι|νέσαι δὲ καὶ Ἡρόδοτον καὶ Μενεκλῆν ὅτι καλὰν | καὶ πρέπονσαν πεποίηνται τὰν παρεπιδημίαν | ἐν τᾶι πόλει ἁμῶν· διασαφῆσαί τε ταῦτα καὶ Τηί|οις ὅ<π>ως ἐπιγινώσκωντι. Cfr. I.Cret. 1, VIII 11 (Cnosso, 170 a.C.). Sull’argomento vd. I. Rutherford, Theoria and Theatre at Samothrace, cit. p. 285: K. Clarke,

Making Time for the Past, Oxford-New York 2008, pp. 247-249; L.E. Patterson, Kinship Myth in Ancient Greece,

Austin 2010, pp. 111-113. Era usuale ricorrere al repertorio classico citarodico, come si può desumere da coeve iscrizioni (I.Myl. 652 e 653) nelle quali si fa riferimento ai canti di Taleta.

886 Dio Chrys. Or. XIX 2.

887 Le epigrafi menzionano tra gli altri Mirino di Amiso ποιητὴς ἐπῶν καὶ μελῶν (I.D. 1512, Delo; I.Cret. 1 VIII 12, Cnosso II ex. a.C.), il ποιητὴς προσοδίου Bacchio di Atene (I.G. VII 1760, 9-10, Tespie I a.C.), Pu-blio Elio Pompeiano Peone ποιητὴς μελοποιὸς καὶ ῥαψωδός (I.Eph. 22; Side 138-161 d.C.), Eumarone di Tespie