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Nei primi due decenni del IV a.C. avvennero sostanziali mutamenti che determinarono nel corso del secolo la radicale trasformazione della poetica comica. In quest’arco di tempo era ancora attivo Aristofane, che nel 392 a.C. mise in scena Le donne al parlamento e nel 388 a.C. fece rappresentare il Pluto, due commedie i cui contenuti, azioni e struttura erano ancora affini a quelli della produzione del V a.C., sia pure con evidenti cambiamenti di prospettive e talune importanti divergenze formali rispetto alle opere precedenti di stampo tradizionale: si pensi alla drastica riduzione o alla sparizione delle sezioni epirrematiche, come la parabasi e l’agone, oltre alla ridotta funzione del Coro nell’azione drammatica.

Al contrario, altri comici contemporanei praticarono vie diverse, sperimentando nuove gamme di temi e introducendo la voga di sviluppare parodicamente vicende mitiche per assecondare i mutati gusti del pubblico, affascinato dai racconti tradizionali ridicolmente detorti, da intrighi amorosi e sempre meno attratto dai contenuti politici.

Durante il lasso di tempo compreso tra il 385 a.C., anno della scomparsa di Aristofane, che con Eupoli e Cratino era stato uno degli emblematici esponenti della Commedia Anti-ca354, e gli inizi dell’attività teatrale di Menandro, in Atene drammaturghi furono numerosi e molto produttivi.

354 Dion. Hal. Rhet. VIII 11: ἡ δέ γε κωμῳδία ὅτι πολιτεύεται ἐν τοῖς δράμασι καὶ φιλοσοφεῖ, ἡ τῶν περὶ τὸν Κρατῖνον καὶ Ἀριστοφάνην καὶ Εὔπολιν, τί δεῖ καὶ λέγειν; ἡ γὰρ κωμῳδία αὐτὴ τὸ γελοῖον προστησαμένη φιλοσοφεῖ, Hor. Serm. I 4, 1-2: Eupolis atque Cratinus Aristophanesque poetae | atque alii, quorum comoedia prisca virorum est; Quint. X 1, 66: Plures eius auctores, Aristophanes tamen et Eupolis Cratinusque praecipui; Vell. Paterc. Hist. Rom. I 16, 3: Una priscam illam et veterem sub Cratino Aristophaneque et Eupolide comoediam; ac novam Menander

aequalesque eius aetatis magis quam operis Philemo ac Diphilus et invenere intra paucissimos annos neque imitandam reliquere; Suda τ 1049 Adler: ἡ δὲ παλαία Ἀτθὶς, ἧς ἦρχεν Εὔπολις, Κρατῖνος, Ἀριστοφάνης ... ἡ δὲ νέα Ἀτθίς ἐστιν, ἧς

L’anonimo autore del trattato De comoedia conosce per questo periodo 57 autori e 617 drammi355. Soltanto per fare cenno alla produzione dei commediografi piú noti operanti in quel periodo, possiamo dire che la Suda ascrive 104 opere all’ateniese Eubulo, il cui floruit risale al 376-373 a.C. Egli fu vincitore 6 volte alle Lenee356 e gli antichi lo consideravano poeta di transizione tra la Commedia Antica e quella di Mezzo357 per l’impiego dell’escro-logia, del canto della parodo, per la presenza di brani lirici e l’uso dei dialetti con intento comico358. Ad Antifane, nato a Smirne o nell’isola di Rodi, esordiente negli anni 388-384 a.C., vincitore per 13 volte negli agoni, di cui 8 alle Lenee359, le fonti attribuiscono da 260 a 365 opere360. Anassandride, nato intorno al 400 a.C. a Camiro, nell’isola di Rodi, oppure a Colofone e attivo tra il 376 e il 349 a.C. con 10 vittore negli agoni teatrali ateniesi, delle quali 7 ottenute alle Dionisie e 3 alle Lenee361, compose 65 commedie362. Infine Alessi (ca. 372-270 a.C.), nato in Magna Grecia nella colonia panellenica di Turi, piú volte vincitore alle Lenee363 e almeno una volta alle Dionisie364 nel 347 a.C., scrisse 245 commedie nella sua lunga carriera interrotta dalla morte sulla scena365.

Dal canto suo nei Deipnosofisti Ateneo si vanta di aver letto piú di 800 drammi comici della Mese e di averne ricavato gli estratti366. In ogni caso le cifre indicate sembrano di gran lunga inferiori alla realtà dei fatti, in quanto quelle opere furono composte per essere rap-presentate non solo in Atene, ma nei numerosi teatri di tutto il mondo ellenizzato367.

355 Prolegomena de Comoedia I 42 ss. Koster.

356 I.G. II2 2325 col. III 144.

357 Suda ε 3386 Adler: Εὔβουλος· Κήττιος, Ἀθηναῖος υἱὸς Εὐφράνορος, κωμικός. ἐδίδαξε δράματα ρδ´ . ἦν δὲ κατὰ τὴν ρα´ Ὀλυμπιάδα, μέθορος τῆς μέσης κωμῳδίας καὶ τῆς παλαιᾶς.

358 Per le peculiarità comiche del poeta vd. Eubul. fr. 34 (Eco); frr. 102 e 103 (Le venditrici di ghirlande); frr. 106 e 107 PCG (Sfingocarione).

359 I.G. II2 2325 col. III 146.

360 Suda α 2735 Adler; cfr. I.M. Konstantakos, Notes on Chronology and Career of Antiphanes, «Eikasmos» 11, 2000, pp. 173-196.

361 I.G. II2 2325 col. III 142.

362 Suda α 1982 Adler.

363 I.G. II2 2325 col. III 150.

364 I.G. II2 2318 col. XI 278.

365 Suda α 1138 Adler; Plut. An seni respublica gerenda sit 785b.

366 Athen. VIII 336d: πλείονα τῆς καλουμένης κωμῳδίας ἀναγνοὺς δράματα τῶν ὀκτακοσίων καὶ τούτων ἐκλογὰς ποιησάμενος οὐ περιέτυχον τῷ Ἀσωτοδιδασκάλῳ.

367 Isocrate in De pace 14 critica il regime democratico atemiese perché consentiva ai commediografi di di-vulgare in tutta la Grecia gli insuccessi della città (ἐκφέρουσιν εἰς τοὺς ἄλλους Ἕλληνας τὰ τῆς πόλεως ἁμαρτήματα). Anassandride partecipò con una commedia alle Olimpie organizzate da Filippo a Dion nella Pieria nel 348 a.C. (Suda α 1982). In quel medesimo festival il noto attore Satiro recitò in una commedia (Dem. De falsa legatione 192-195; Diod. Sic. XVI 55). Aristotele in Rhet. III 1412b 25-28 ricorda due commedie di Anassandride (Pii,

Pazzia di vecchio), nelle quali recitò il noto attore Filemone, che esercitò anche fuori dell’Attica: infatti il suo

I grammatici alessandrini distinsero questa fase della commedia da quella precedente e da quella successiva, sulla base di criteri ordinativi e catalogici368, istituendo una tripartizio-ne, che separava la produzione antica (Archaia) da una mediana (Mese) – i cui limiti crono-logici erano stabiliti dalla morte di Aristofane e da quella di Alessandro Magno (323 a.C.) – e da una nuova (Nea), suggerendo cosí una graduale trasformazione dall’antico dramma politico attico a quello nuovo panellenico, imperniato su situazioni standard e caratteri fissi, visualizzati in scena dall’impiego di maschere stereotipe non piú somiglianti ai personaggi presi di mira con l’ ὀνομαστὶ κωμῳδεῖν.

Per la perdita pressoché totale delle opere di quel periodo, nonostante le informazioni pervenute, riesce problematico stabilire i tratti peculiari della Mese e la struttura drammatica delle singole opere, enucleandoli dai pur numerosi, ma poco estesi, frammenti superstiti. Gli spunti comici, gli scherzi raffinati e le riflessioni morali, inseriti in quelle citazioni, semmai evidenziano come accanto a elementi della commedia antica, emergano nuove tendenze e spunti evolutivi, che preludono all’enfasi del privato e che troveranno piena maturità nella Commedia Nuova. Per esempio, il ruolo del Coro in scena appare fortemente ridimensio-nato, secondo una tendenza riscontrabile già nelle ultime opere di Aristofane, anche se non mancano eccezioni che parrebbero giustificare una sua attiva partecipazione alla vicenda: rimangono scene nelle quali interagisce con gli interpreti369 e dialoghi contraddistinti dalla presenza di sezioni liriche370.

(I.G. XII Suppl. 400). Sul monumento vd. F. Salviat, Vedettes de la scène en province. Signification et dates des

monuments chorégiques de Thasos, in Thasiaca, «BCH» Suppl. V, Athènes-Paris 1979, pp. 155-167. Per le

rappre-sentazioni fuori dell’Attica vd. I.M. Konstantakos, Το κομικό θέατρο από τον 4° αιώνα στην ελληνιστική περίοδο: Εξελικτικές τάσεις και συνθήκες παραγωγής, «EEAT» 57, 2005-2006, pp. 47-101; Id., Conditions of Playwriting

and the Comic Dramatist’s Craft in the Fourth Century, «Logeion» 1, 2011, pp. 1-39.

368 Vd.Prolegomena de Comoedia I 8-9 Koster. Sulla periodizzazione cfr. H.-G. Nesselrath, Die attische mittlere Komödie, Berlin-New York 1990, pp. 65-87; vd. pure C.A. Shaw, Middle Comedy and the “Satyric” Style,

«JAPh» 131, 2010, pp. 1-22.

369 Cfr. Timocles fr. 27 (Orestautocleide) e Alexis fr. 239 PCG. Vd. inoltre Adesp. fr. 1032 PCG (P.Berol. inv. 11771; III a.C.), che conserva una vivace scena tratta da una commedia, attribuita dubitativamente ad Alessi, in cui è descritta una persona che si rifugia presso un altare situato di fronte al tempio di Demetra. Qui il Coro non si limita a cantare l’interludio, segnalato dalla sigla ΧΟΡΟΥ, ma partecipa anche all’azione; cfr. W.G. Arnott,

A New Look at p. Berol. 11771, «ZPE» 101 (1994), pp. 61-70. Due coreuti comici in abiti femminili decorano

un cratere attico datato tra il 390 e il 370 a.C. (Universität Heidelberg, Archäologisches Institut, B 134). Un rilievo frammentario in marmo pentelico, proveniente dall’Agora ateniese (S 1025 + S 1586 + S 2586) e data-bile all’ultimo quarto del IV a.C., evidenzia un coro armato con copricapi e aste impegnato nella danza (S.E.G. XXVIII 213). Un altro rilievo frammentario contemporaneo (Atene, Agora S 2098) ha per soggetto la parodos o l’exodos di coreuti. Sull’argomento vd. T.B.L. Webster - J.R. Green, Monuments illustrating Old and Middle

Comedy, London 19783, pp. 118-119; E. Csapo, Choregic Dedications and what tell us about Comic Performance

in the Fourth Century BC, «Logeion» 6, 2016, pp. 263-271. D’altro canto è comune l’impiego di intermezzi

corali autonomi, cfr. ex. gr. Alexis fr. 112 PCG (La parrucchiera).

370 Vd. i versi eupolidei in Alexis fr. 209 PCG (Il Sicionio), pronunciato da un personaggio che si rivolge al Coro.

Altrettanto insicuri sono i risultati derivati dall’analisi delle commedie plautine, i cui presumibili modelli sono ascrivibili alla Mese, come il Poenulus, rielaborazione del

Cartagi-nese di Alessi371, oppure il Persa, incentrato sull’astuzia di un servo furbo, il quale sottrae una

fanciulla a un lenone con la complicità di un altro servo e di un parassita.

In questo secolo la produzione comica non fu piú legata direttamente alla vita politica della città e nei drammi i politici non occuparono piú il ruolo centrale avuto nel secolo precedente. Non per questo tuttavia i poeti evitarono di fare riferimento a rilevanti fatti di cronaca contemporanei; e l’invettiva personale, pur ridotta a elemento marginale, non scomparve del tutto, giacché nei frammenti superstiti resta ancora traccia di caustici attac-chi personali a politici e a filosofi, affidati a battute occasionali svincolate dall’azione princi-pale, per dare alla commediaun colorito locale e un tocco di attualità372. Talora si ripropose il radicale tema del ritiro dalla società ventilato all’inizio degli Uccelli di Aristofane e da Fe-recrate nei Selvaggi: a questa tematica si riallacciava probabilmente il Timone di Antifane373

e Il solitario di Anassila.

Dopo la conclusione della seconda Guerra Peloponnesiaca nel 404 a.C. e pochissimo tempo dopo la caduta della sanguinosa dittatura oligarchica dei Trenta Tiranni, Archippo satireggiò Rinone in un dramma che prendeva il titolo374 da quel noto uomo politico375 e ripropose con i Pesci il tema della guerra in modo fiabesco con un fastoso coro teriomorfo, rappresentante animali parlanti sulla falsariga degli Uccelli aristofaneschi376. La commedia si concludeva con la stipula di un trattato nel quale era contemplato anche lo scambio di prigionieri:

Ateniesi e Pesci a vicenda restituiscano ciascuno quello che appartiene all’altro: noi restituiremo le donne di Tracia, la suonatrice d’aulo Latterina e Seppia, moglie di Tirso, i membri della fa-miglia Triglia, l’arconte Euclide, i Corvini di Anagirunte, il rampollo di Ghiozzo di Salamina e Batraco il paredro di Oreo377.

371 Alexis fr. 105 PCG.

372 E. Gelli, Tracce di onomastì komodèin dalla Commedia di Mezzo a Menandro, in A. Casanova (cur.),

Menandro e l’evoluzione della commedia greca, Firenze 2014, pp. 63-81. 373 Rispettivamente Antiphan. fr. 204 e Anaxil. fr. 20 PCG.

374 Archipp. frr. 42-44 PCG.

375 Isocr. In Callimachum 6 ss.; Arist. Resp. Ath. 38, 3-4.

376 Archipp. frr. 14-32 PCG; vd. M. Farioli, Due zoocrazie comiche: le Bestie di Cratete e i Pesci di Archippo, «AevAnt» 12, 1999, pp. 17-59.

377 Archippus fr. 27 PCG: ἀποδοῦναι δ᾿ ὅσα ἔχομεν ἀλλήλων, ἡμᾶς μὲν τὰς Θρᾴττας καὶ τὴν Ἀθερίνην αὐλητρίδα καὶ Σηπίαν τὴν Θύρσου καὶ τοὺς Τριγλίας καὶ Εὐκλείδην τὸν ἄρξαντα καὶ Ἀναγυρουντόθεν τοὺς Κορακίωνας καὶ Κωβιοῦ τοῦ Σαλαμινίου τόκον καὶ Βάτραχον τόν πάρεδρον τὸν ἐξ Ὠρεοῦ. Vd. C. Pace, La prosa in commedia (Archipp. fr. 27

K.-A.), «SemRom» 11, 2008, pp. 115-127. Ancora al Pluto di Aristofane il commediografo si rifece

Seguendo il filone delle utopie Teopompo immaginò nelle Soldatesse un mondo di donne che, usurpando le prerogative dei maschi, si sostituivano ai mariti per salvare Atene dalla sconfitta militare. Negli anni successivi seguitarono i commenti alla situazione politica nelle commedie di Antifane, precipuamente nella Saffo, dove si fa riferimento ai governanti, che si facevano corrompere e guadagnavano in modo illecito raggirando i cittadini378, nel

Soldato ovvero il dio Tychon379 e nell’Innamorato della madre380, nel Peltasta di Efippo 381,

nell’Odisseo382 e nelle Città di Anassandride. In questa commedia, scritta forse in concomi-tanza di un’ambasceria egiziana in Atene, l’autore evidenziò in modo comicamente distorto le diversità culturali tra Egiziani e Ateniesi:

Non potrei allearmi con voi, perché non concordano né i nostri costumi, né le nostre leggi; anzi sono di gran lunga differenti tra loro. Tu ti prostri davanti a un bue, io lo sacrifico agli dèi. Tu credi che l’anguilla sia una grandissima divinità, per noi è la prelibatezza piú squisita. Tu non mangi carne suina, io la prediligo moltissimo. Tu veneri la cagna, io la bastono ognivolta la sor-prendo a mangiare la carne. Qui è usanza che i sacerdoti siano integri, invece mi pare che da voi siano mutilati. Ti disperi se vedi un gatto che sta male, io lo scuoio tutto contento dopo averlo ammazzato. Da voi il toporagno è potente, da me certamente no383.

Inoltre verso la fine degli anni ’70 del IV a.C. Anassandride nel Protesilao attaccò Melanopo, un opportunista politico, e Ificrate, uno dei promotori della seconda Lega Marittima384; nel

378 Antiphan. fr. 194 PCG.

379 Antiphan. fr. 200 PCG.

380 Antiphan. fr. 219 PCG.

381 Ephipp. fr. 17 PCG.

382 Anaxandr. frr. 34-35 PCG.

383 Anaxandr. fr. 40 PCG (Le città): οὐκ ἄν δυναίμην συμμαχεῖν ὑμῖν ἐγώ· | οὔθ᾿ οἱ τρόποι γὰρ ὁμονοοῦσ᾿ οὔθ᾿ οἱ νόμοι | ἡμῶν, ἀπ᾿ ἀλλήλων δὲ διέχουσιν πολύ. | βοῦν προσκυνεῖς, ἐγὼ δὲ θύω τοῖς θεοῖς· | τὴν ἔγχελυν μέγιστον ἡγεῖ δαίμονα, | ἡμεῖς δὲ τῶν ὄψων μέγιστον παρὰ πολύ. | οὐκ ἐσθίεις ὕει᾿, ἐγὼ δέ γ᾿ ἥδομαι | μάλιστα τούτοις· κύνα σέβεις, τύπτω δ᾿ ἐγώ, | τοὔψον κατεσθίουσαν ἡνίκ᾿ ἄν λάβω. | τοὺς ἱερέας ἐνθάδε μὲν ὁλοκλήρους νόμος | εἶναι, παρ᾿ ὑμῖν δ᾿, ὡς ἔοικ᾿, ἀπηργμένους. | τὸν αἰέλουρον κακὸν ἔχοντ᾿ ἐὰν ἴδῃς, | κλάεις, ἐγὼ δ᾿ ἥδιστ᾿ ἀποκτείνας δέρω. | δύναται παρ᾿ ὑμῖν μυγαλῆ, παρ᾿ ἐμοὶ δέ γ᾿ οὔ. Vd. in proposito A. Sofia, La religione egiziana nei frammenti dell’Archaia e della Mese, «Aegyptus» 85, 2005, pp. 316-324; Ead., Egiziani ad Atene: discriminazione razziale ed integrazione

politico-culturale nei commediografi attici del V e IV sec. a.C., «MedAnt» 11, 2008, pp. 477-507. Sulle diversità culturali

tra i due popoli si soffermò anche Timocle negli Egiziani (fr. 1 PCG). A Ofelione risale la preziosa notizia della ricezione del culto egiziano di Iside nella città di Atene (fr. 6 PCG); cfr. M. Caroli, I frammenti di Ofelione comico (PCG VII, 97-99), «AOFL» VIII, 2013, pp. 232-234. Nell’Oinomao ovvero Pelope Antifane istituisce un sin-golare confronto tra mondo ellenico e civiltà persiana, riguardo ai rispettivi regimi alimentari, evidenziando la squallida dieta degli Ateniesi rispetto alla raffinatezza gastronomica dei Persiani (Antiphan. fr. 170 PCG). L’ab-bondanza di cibo sulle tavole di quel popolo lontano è descritta anche da Efippo nel Cidone (fr. 13 PCG): Sul tema vd. M. Pellegrino, Persia e ‘utopia carnevalesca’ nella commedia greca, «SPhV» n.s. 9, 2006, pp. 177-207, in particolare pp. 191-193.

384 Anaxandr. frr. 41 e 42 PCG, una sessantina di versi in dimetri anapestici pronunciati da un cuoco, nei quali è beffardamente descritto il banchetto nuziale offerto dal re tracio Kotys a Ificrate, che ne aveva sposato la figlia nel 386 a.C. Sul frammento cfr. M. Di Marzio, Il Protesilao di Anassandride (fr. 42 K.-A.), «QUCC»

Medo Teopompo, ispirandosi alla poesia epica, trasfigurò in meccanismi burleschi le

mano-vre di politica estera di Callistrato di Afidna negli anni della guerra di Corinto:

Cosí Callistrato abbindolò una volta i figli degli Achei, distribuendo spiccioli graditi, quando cercava alleanze. Solo Lisandro non potè abbindolare con un boccale, quel Radamanto dall’esile corpo, fino a quando non gli regalò una coppa385.

Eubulo prese spunto da una conferenza per la pace svoltasi negli anni settanta per comporre una Pace386, come prima di lui avevano fatto Aristofane e Teopompo dopo il 380 a.C. Il poeta lanciò frecciate anche contro Beoti e Tebani, facendo uso di espressioni dialettali per finalità comiche387; attaccò nel Dionisio il tiranno siciliano388, preso di mira come autore di tragedie anche da Efippo negli Eguali389.

Ancora Efippo nel Gerione avrebbe alluso alle mire politiche degli Ateniesi verso l’isola di Creta. Difatti in un frammento in dimetri anapestici, un virtuosistico recitativo accompa-gnato dalla musica dell’aulo, si descrive un pesce gigantesco, piú grande di Creta, destinato a diventare pasto del re390.

Riferimenti piú o meno espliciti a Demostene si trovano nelle commedie di Anassan-dride, Alessi, Anassila391 e soprattutto nella Pollastrella di Antifane, dove incidentalmente si allude alla reazione avuta dagli antimacedoni all’offerta fatta agli Ateniesi dal re Filippo II

n.s. 58, 1998, pp. 75-89. Per la datazione vd. A. Papachrysostomou, Οὐδὲν πρὸς τὴν πόλιν; Αναφορές σε πολιτικά πρόσωπα στη. ‘Μέση Κωμωδία’, «Ελληνικά» 59, 2009, pp. 184 ss.

385 Theopomp. fr. 31 PCG: ὥς ποτ᾿ ἐκήλησεν Καλλίστρατος υἷας Ἀχαιῶν, | κέρμα φίλον διαδούς, ὅτε συμμαχίαν ἐρέεινεν· | οἶον δ᾿ οὐ κήλησε δέμας λεπτὸν Ῥαδάμανθυν, | Λύσανδρον κώθωνα πρὶν αὐτῷ δῶκε λεπαστήν. Anche Eubulo si interessò del politico ateniese, evidenziandone le tendenze sessuali nell’Antiope (fr. 10 PCG), una commedia ispirata all’omonima tragedia euripidea.

386 Eubul. fr. 32 PCG.

387 Eubul. fr. 11 (Antiope); fr. 33 (Europa); fr. 66 PCG (Misî).

388 Nel fr. 25 PCG Eubulo descrive i parassiti che circondavano il tiranno siracusano e nel fr. 26 PCG le sue ambizioni di autore tragico. Vd. A. Duncan, Dionysius I of Syracuse and Tragic Self-presentation, in K. Bosher (ed.), Theater outside Athens. Drama in Greek Sicily and South Italy, Cambridge 2012, pp. 137-155; in partico-lare p. 140.

389 Ephipp. fr. 16 PCG.

390 Ephipp. fr. 5 PCG. Per l’interpretazione storico-politica del frammento vd. S. Dusanic, Athens, Crete

and the Aegean after 366-365 B.C., «Talanta» 12-13, 1980-1981, pp. 7-29. Per il significato generale della

com-media vd. I. Konstantakos, Ephippos’ Geryones: A Comedy between Myth and Folktale, «AAntHung» 51, 2011, pp. 223-246.

391 Anaxil. fr. 8 PCG. Vd. T.B.L. Webster, Studies in Later Greek Comedy, Manchester 1953, pp. 37 ss. Anche il noto avversario politico di Demostene, il filo-macedone Callimedonte, è preso in giro dai comici, cfr. Alessi che lo nomina nella Crateia o la fattucchiera (frr. 117 e 118 PCG), Teofilo che nel Medico ne deride la frigida oratoria (fr. 4 PCG).

nel 342 a.C. riguardante l’isola di Alonneso392. Probabilmente Enioco nel Polieucto, attac-cò un compagno politico di Demostene, attivo intorno agli anni 340 a.C. Nel prologo di un’altra commedia, dal titolo incerto, metteva in scena dopo la battaglia di Cheronea le personificazioni di città greche riunite a Olimpia per offrire sacrifici di ringraziamento per la liberazione dalle tasse; queste, però, erano ostacolate nelle loro intenzioni dalle molestie di Democrazia e Aristocrazia393.

L’ateniese Timocle, il commediografo maggiormente interessato ai fatti politici contem-poranei e attivo nella seconda metà del IV a.C., mise alla gogna Demostene per la sua poli-tica militarista negli Eroi394 e per l’implicazione nell’affare di Arpalo in Delo, dove accanto al nome dell’oratore comparivano quelli di Demone e Callistene. Nella medesima commedia citava nell’insolita veste di ghiottone buongustaio Iperide395, a sua volta attaccato intorno al 340 a.C. nei Satiri Icarii396. Alessi dedicò una commedia a Dropide, un politico all’epoca particolarmente in vista397, e Mnesimaco poco dopo il 346 a.C. rappresentò il re macedone Filippo o uno dei suoi ufficiali come un soldato spaccone nell’omonimo dramma:

Dunque sai che devi combattere con gente come noi che ci nutriamo di spade affilate e trangugia-mo fiaccole accese per merenda? Poi senza una pausa alla fine del pranzo al posto dei ceci un servo ci porta strali cretesi e avanzi smozzicati di giavellotti come dessert. Per cuscini abbiamo scudi e corazze e vicino ai piedi fionde e archi. Ci coroniamo il capo con catapulte398.

Anche la satira contro i filosofi fu ampiamente praticata e Diogene Laerzio cita molti comici che presero di mira Platone, tra i quali figurano Teopompo, Anassandride, Anfide e Anassila399.

392 Antiphan. fr. 167 PCG. La commedia iniziava con la descrizione del carattere del tiranno combinata con un pastiche eschileo. L’allusione alla vicenda di Alonneso compare anche in Alexis fr. 212 PCG (Il soldato).

393 Eniochus inc. fab. fr. 5 PCG.

394 Timocl. fr. 12 PCG. La commedia fu presentata probabilmente prima della battaglia di Cheronea.

395 Timocl. fr. 4 PCG; vd. anche [Plut.] Vit. X Orat. 845b. La commedia forse andò in scena alle Lenee nel febbraio del 323 a.C.

396 Timocl. fr. 17 PCG. Cfr. anche l’attacco di Filetero nell’Asclepio (fr. 2 PCG). Isocrate in un’orazione del 355 a.C. allude all’indulgenza degli Ateniesi nei confronti degli oratori, privi di serietà e scrupoli, e dei comme-diografi, che a teatro si avvalgono della libertà di parola per divulgare in tutta la Grecia gli insuccessi della città, negando nel contempo analoga benevolenza ai propositori di politiche austere, ma impopolari (Isocr. De pace 14). Ancora a metà del secolo Platone auspicava che ai comici fosse proibito mettere in ridicolo un cittadino (Plat. Leg. XI 935d-e).

397 Alexis frr. 60-62 PCG.

398 Mnesimach. fr. 7 (Filippo) PCG: ἆρ᾿ οἶσθα, | ὁτιὴ πρὸς ἄνδρας ἐστί σοι μαχητέον, | οἳ τὰ ξίφη δειπνοῦμεν ἠκονημένα, | ὄψον δὲ δᾷδας ἡμμένας καταπίνομεν; | ἐντεῦθεν εὐθὺς ἐπιφέρει τραγήματα | ἡμῖν ὁ παῖς μετὰ δεῖπνον ἀκίδας Κρητικάς, | ὥσπερ ἐρεβίνθους, δορατίων τε λείψανα | κατεαγότ᾿, ἀσπίδας δὲ προσκεφάλαια καὶ | θώρακας ἔχομεν, πρὸς ποδῶν δὲ σφενδόνας | καὶ τόξα, καταπέλταισι δ᾿ ἐστεφανώμεθα. Nel fr. 8 Mnesimaco allude alla cessione di Halos alla città di Farsalo, dopo la conquista operata dal re Macedone nel 346 a.C.

Epicrate fece un’ampia e divertente descrizione dei suoi metodi di insegnamento. In una scena il filosofo tiene una lezione sulla classificazione degli esseri viventi, ma a un certo punto gli allievi incontrano serie difficoltà nella catalogazione della zucca; allo scopo di superare la loro incapacità di apprendimento il maestro pazientemente ricomincia da capo la spiegazione400.

Aristofonte scagliò irridenti frecciate contro Accademici e Pitagorici, attivi politicamen-te in Magna Grecia, metpoliticamen-tendoli in burla nel Platone e nel Pitagorizzanpoliticamen-te401, mentre Antifa-ne, Alessi e Mnesimaco se la presero con i seguaci di Pitagora402. Efippo nel Naufrago fece uno smaliziato ritratto di un raffinato Accademico:

Si alzò poi in piedi un vispo giovanotto, uno dell’Accademia, uno che orecchiava Platone, un acchiappasoldi del tipo di Brisone o di Trasimaco, spinto a bastonate dal bisogno a convivere con l’arte mercenaria delle ciance, abile nel ponderare le parole, con i capelli tagliati ad arte col rasoio, con la barba molto fluente, lunga e intonsa, con sandali ben calzati ai piedi e con lacci attorti sopra la caviglia in volute di eguale misura, con il petto ben corazzato dall’ampiezza della clamide. Appoggiò sul bastone la sua ragguardevole figura e cominciò un discorso non suo, ma preso da altri, mi sembra: “Cittadini del territorio di Atene403 ...”

Pure Antifane ridicolizzò il linguaggio astruso dei filosofi nel Cleofane404; Alessi ironizzò sulla loquacità di Platone nel Parassita405, si burlò della sue sottigliezze nell’Ancilione406, nel

Fedro ne mise in burla l’omonimo dialogo407 e nella Meropide408 scherzò sull’abitudine di

400 Epicrat. inc. fab. fr. 10 PCG; H.-G. Nesselrath, A Minor but not Uninteresting Poet of the Athenian

Middle Comedy: Epicrates of Ambracia, «Logeion» 6, 2016, pp. 231-244.