• Non ci sono risultati.

Durante il periodo classico grazie soprattutto a Eschilo il dramma satiresco aveva goduto di tanta fortuna, quando al concorso delle Grandi Dionisie sarebbe stata prassi rappresentarlo a conclusione di tre tragedie213. Già con Sofocle, però, questo genere aveva visto scemare la propria funzione214.

Nella seconda metà del secolo, poco prima del 340 a.C., in Atene il programma con-corsuale delle Dionisie fu cambiato e si decise di tornare alle origini215, rappresentando un unico dramma come preludio all’inizio del programma, a cui seguivano la riproposizione di una tragedia antica e in sequenza tre o due opere originali per ciascuno dei tre tragediografi in concorso216; proprio a quell’epoca si possono ascrivere le radici di una profonda trasfor-mazione del genere con cambiamenti di temi, di funzione e di destinazione, che ne avrebbe favorito un’insospettata ripresa e vitalità nell’età ellenistica.

Il primo poeta a frequentare il genere dopo la grande stagione del V a.C. fu Timocle, vincitore nel 340 a.C. alle Dionisie con il dramma satiresco Licurgo217. Oltre al suo

con-213 Le fonti antiche parlano con entusiasmo della produzione satiresca del tragediografo al punto da consi-derarlo il migliore satirografo, vd. Diog. Laert. II 133; Dioscorides A.P. VII 411. Obiezioni alla tesi del dramma satiresco rappresentato a conclusione della trilogia tragica nel V a.C. sono esposte da D. Sansone, The Place of

the Satyr-Play in the Tragic Tetralogy, «Prometheus» 41, 2015, pp. 3-36; contra M. Di Marco, Sulla collocazione del dramma satiresco, «Prometheus» 42, 2016, pp. 3-24.

214 Suda σ 815, 6 Adler: Σοφοκλῆς πρῶτος ἦρξε τοῦ δρᾶμα πρὸς δρᾶμα ἀγωνίσασθαι ἀλλὰ μὴ τετραλογεῖσθαι.

215 Cfr. Zenob. V 40 CPG.

216 I.G. II2 2320, 16-29; cfr. Phot. ν 293, 24-27: Νεμήσεις ὑποκριτῶν· οἱ ποιηταὶ ἐλάμβανον τρεῖς ὑποκριτὰς κλήρῳ νεμηθέντας ὑποκρινομένους τὰ δράματα· ὧν ὁ νικήσας εἰς τουπιὸν ἄκριτος παραλαμβάνεται· ἔστιν οὖν οἷον διαιρέ-σεις; Suda ν 170 Adler.

217 Non è probabile che il poeta comico vada identificato con il tragediografo citato in I.G. II2 2320, II, 19, come sostiene Athen. IX 407d. Per la vittoria alle Lenee cfr. I.G. II2 2325, IV, 158. In generale vd. I. Gallo,

Il dramma satiresco posteuripideo, «Dioniso» 61, 1991, pp. 151-168; G. Martino, Sofocle, gli abiti di porpora, il dramma satiresco e la nuova maniera timoclea, «SIFC» 16, 1998, pp. 8-16; D. Toševa-Nikolovska, Satyr-Play:

temporaneo Cheremone, autore del citato Achille uccisore di Tersite, altro cultore del genere fu Astidamante il giovane, il quale nell’Eracle satiresco inserí un brano in versi eupolidei, tipici della commedia, con il manifesto programmatico di una nuova poetica, fondata sulla mescolanza di generi, sulla ricerca dello svago e del divertimento, sullo sfruttamento ad arte degli effetti scenici218.

Verso la fine del secolo Pitone di Catania o di Bisanzio rappresentò nel 326 a.C. Agen, nel quale metteva alla gogna Arpalo, il tesoriere di Alessandro Magno, caduto in disgrazia e accusato di corruzione per aver istituito un culto in onore di Pitionice, un’etera appena defunta, costruendo un tempio apposito e due monumenti funebri, uno a Babilonia e l’al-tro in Atene. Con il dramma, che si svolgeva sulle rive del fiume Idaspe e che vedeva come coreuti i maghi persiani indaffarati in pratiche negromantiche, la storia contemporanea en-trava a far parte dei temi trattati, segnando in tal modo una svolta radicale nella fortuna del genere, che, allontanatosi dall’alveo della tragedia e ibridandosi con quello comico, faceva propri sia l’invettiva personale (ὀνομαστὶ κωμῳδεῖν), peculiare della commedia classica, sia il soldato invaghito di un’etera, un personaggio che contraddistingueva molte commedie della Nea219.

Successivamente nel III a.C. Sositeo, al quale il poeta contemporaneo Dioscoride diede l’appellativo di restauratore del genere satiresco220, e Licofrone composero altre due opere,

Tragedy at Play or Mockery Drama, «ZAnt» Monograph 10, 2012, pp. 271-293; C.A. Shaw, Post-Classical Satyr Play and Old Comedy, in Satyric Play: the Evolution of Greek Comedy and Satyr Play, Oxford-New York, 2014,

pp. 123-148; R. Lämmle, Das Satyrspiel, in B. Zimmermann - A. Rengakos (curr.), Die Literatur der klassischen

und hellenistischen Zeit, München 2014, pp. 925-967.

218 71 TrGF fr. 4 apud Athen. X 411a. Un altro suo dramma satiresco, intitolato Ermete, è attestato da un’iscrizione istrionica, relativa a una ripresa in Atene del 255-254 a.C. (S.E.G. XXVI 208, 13).

219 91 TrGF fr 1. L’opera è definita esplicitamente dramma satiresco da Athen. II 50f e XIII 595d. Vd. G. Schiassi, Sul dramma satiresco Agén, «Dioniso» 21, 1958, pp. 86-89; B. Snell, A Unique Satyr Drama, Python’s Agén: Structure and Dating, nonché Id., Python’s Agén: Sources, Political Hint, in Id., Scenes from Greek Drama, Berkeley-Los Angeles, 1967, pp. 98-138; L.E. Rossi, Il dramma satiresco attico. Forma fortuna e funzione di un

genere letterario attico, «DArch» 6, 1972, pp. 248-302, in part. p. 295; P. Cipolla, La datazione del dramma satiresco Ἀγήν, «Eikasmos» 9, 2000, pp. 135-154. Vd. A. Kotlińska, Comment Alexandre et Python créaient le drame, c’est à dire ce que la littérature grecque doit à Harpale, «Eos» 92, 2005, pp. 44-53; L. Braccesi, Il problema dei frammenti dell’Agen, «Dioniso» III S. 3, 2013, pp. 151-160. In generale cfr. M. Di Marco, Satyrikà. Studi sul dramma satiresco, Lecce-Brescia 2013.

220 Secondo quanto il poeta afferma in A.P. VII 707 Sositeo avrebbe restituito al dramma satiresco il ritmo della Musa dorica, riproponendo nei suoi drammi elementi piú antichi, in opposizione ai nuovi costumi, in cui esso era cresciuto: Κἠγὼ Σωσιθέου κομέω νέκυν, ὅσσον ἐν ἄστει | ἄλλος ἀπ᾿ αὐθαίμων ἡμετέρων Σοφοκλῆν, | Σκίρτος ὁ πυρρογένειος. ἐκισσοφόρησε γὰρ ὡνὴρ | ἄξια Φλιασίων, ναὶ μὰ χορούς, Σατύρων | κἠμὲ τὸν ἐν καινοῖς τεθραμμένον ἤθεσιν ἤδη | ἤγαγεν εἰς πατρίδ᾿ ἀναρχαίσας, | καὶ πάλιν εἰσώρμησα τὸν ἄρσενα Δωρίδι Μούσῃ | ῥυθμόν, πρός τ᾿ αὐδὴν ἑλ-κόμενος μεγάλην | εὔαδέ μοι θύρσων τύπος αὖ χερὶ καινοτομηθεὶς | τῇ φιλοκινδύνῳ φροντίδι Σωσιθέου. Cfr. S. Fortuna,

Sofocle, Sositeo, il dramma satiresco, «Aevum Antiquum» 6, 1993, pp. 237-249; A.T. Cozzoli, Sositeo e il nuovo dramma satiresco, in A. Martina (cur.), Teatro greco postclassico e teatro latino, cit., pp. 265-291.

nelle quali si mettevano bonariamente alla berlina rispettivamente il metodo di insegna-mento dello stoico Cleante e la condotta frugale del filosofo eretriese Menedemo221.

Nel Dafni o Litierse si trattava la liberazione del protagonista, trattenuto in prigione presso il mostruoso re tracio Litierse, a opera di Eracle alla ricerca del bellissimo Dafni222. In esso Sositeo compí una dotta commistione di generi, secondo il gusto alessandrino223: al tradizionale motivo della liberazione di individui asserviti a un mostro, grazie all’intervento di un eroe liberatore, aggiunse la combinazione di motivi inediti, quali il bucolico (Dafni, emblematico personaggio della poesia pastorale) con l’erotico e romanzesco (il rapimento da parte dei pirati dell’amata Talia).

Una tarda informazione, non confermata da scoperte papiracee, attesta tragedie, com-medie e σατυρικὰ δράματα composti da Callimaco224. Analogamente Diogene Laerzio nell’e-lencare le opere di Timone di Fliunte, oltre a tragedie e commedie, accenna genericamente ai drammi satireschi225. Se queste notizie avessero fondamento, comunque alluderebbero a opere destinate a rappresentazioni innanzi a un ristretto e colto uditorio o addirittura a composizioni concepite per letture individuali226.

Nel periodo successivo il genere continuò a essere coltivato come forma dotta e letteraria oppure in località periferiche. Alcuni papiri hanno contribuito ad arricchire la nostra cono-scenza sull’argomento.

Due testimoni di età alessandrina conservano il medesimo brano in tetrametri anapestici catalettici di un probabile dramma satiresco coevo della produzione tragica della Pleiade, nel quale Sileno dapprima celebra Dioniso, rievocandone anche la paideia, e poi si sofferma su considerazioni metateatrali, con una citazione tratta dal cantore di Salamina, riferimenti alla presente fatica dei canti tragici e alla funzione di giudice assunta dal dio durante l’agone227.

221 Sosith. 99 TrGF fr. 4 apud Diog. Laert. VII 173, vd. I. Gallo, Teatro ellenistico minore, Roma 1981, pp. 157-178; Lycophr. 100 TrGF frr. 2-4. Vd. G. Xanthakis-Karamanos, Echoes of Earlier Drama in Sositheus’ Daphnis and Lycophron’s Menedemus, «AC» 66, 1997, pp. 121-143.

222 Sosith. 99 TrGF frr. 2 e 3. cfr. schol. Theocr. VIII 92. Sulla trama vd. Serv. In Verg. Ecl. 8, 68. Cfr. G. Xanthakis-Karamanos, The Daphnis or Lityerses of Sositheus, «AC» 63, 1994, pp. 237-250.

223 Vd. L.E. Rossi, I generi letterari e le loro leggi scritte e non scritte nelle letterature classiche, «BICS» 18, 1971, pp. 69-94; M. Fantuzzi, La contaminazione dei generi letterari nella letteratura greco-ellenistica: rifiuto del

sistema o evoluzione di un sistema?, «Lingua e Stile» 15, 1980, pp. 433-450. Il personaggio Dafni era

caratteriz-zato nel dramma come poeta bucolico anche dalla partecipazione a una gara musicale giudicata da Pan, durante la quale superava l’avversario Menalca (schol. Theocr. VIII arg. b).

224 Suda κ 227 Adler.

225 Diog. Laert. IX 110.

226 Cfr. O. Zwierlein, Die Rezitationsdramen des Seneca, Meisenheim/Glan 1966, pp. 127-146.

227 P.Köln VI 242A (II a.C.) e P.Fackelmann 5 (I a.C.) con Adesp. fr. 646a TrGF; vd. Musa tragica, cit. 250-253; A. Bierl, Dionysus, Wine, and Tragic Poetry. A Metatheatrical Reading of P.Köln VI 242A = TrGF II F

646a, «GRBS» 31, 1990, pp. 353-391; P. Cipolla, Sugli anapesti di Trag. Adesp. F 646a Sn.-K., «Lexis» 29,

Un papiro Bodmeriano, ascrivibile al II d.C. e costituito da alcuni frustuli, contiene i resti di 3 o 4 colonne di scrittura, ciascuna di 30 linee, con 25 trimetri giambici leggibili, appartenenti a un probabile Atlante, incentrato sulla nota impresa di Eracle nel paese degli Iperborei per recuperare i pomi delle Esperidi.

Quest’ultimo si trova in un’accurata edizione, corredata di accenti, segni di punteg-giatura, correzioni sopralineari, variae lectiones e annotazioni in margine, παράγραφοι, che segnalano la distribuzione di battute tra personaggi, personarum notae228. La scena superstite riguarda l’episodio in cui Eracle sostiene la volta celeste alla presenza di Atlante229.

La vicenda era molto popolare nel periodo classico, come risulta tra l’altro da ripropo-sizioni plastiche e pittoriche su una famosa metopa del tempio di Zeus a Olimpia, su un lekythos ateniese, datato al 480 a.C. ca.230, proveniente da Eretria, e su un’anfora campana dell’ultima parte del V a.C.231.

Per cogliere i pomi delle Esperidi l’eroe aveva chiesto aiuto ad Atlante e in cambio si era offerto di prenderne temporaneamente il posto; però, si vede beffato nel momento in cui il Gigante, tornato con i frutti, si rende conto che Eracle è reso impotente dal gravoso fardello sulle spalle. Per nulla intimidito dalle minacce, Atlante si rifiuta di tornare a puntellare con le proprie spalle il cielo, ma l’eroe alla fine si svincola dall’incomoda situazione inducendolo con l’astuzia a scontare la punizione divina, a cui era stato condannato per essersi alleato con i Titani contro Zeus232.

L’ipotesi che l’opera sia un dramma satiresco è resa plausibile dall’epigrafe attestante la rappresentazione in Atene sotto l’arcontato di Alcibiade (255-254 a.C.) di un antico dram-ma satiresco intitolato Atlante233 e dalla presenza del tema nella decorazione di un cratere a campana apulo, proveniente da Ruvo e risalente al 380 a.C. ca., attualmente conservato a Milano: su un lato si vede Eracle derubato da un gruppo di Satiri, mentre sta reggendo la volta celeste, e sull’altro lato un’indeterminata scena comica desunta da una contemporanea ripresa teatrale in Magna Grecia234.

228 P.Bodmer XXVIII. Le personarum notae sono indicate ai vv. 44 e 46. Vd. E.G. Turner, Papyrus Bodmer

XXVIII: a Satyr-Play on the Confrontation of Heracles and Atlas, «MH» 33, 1976, pp. 1-26; D.F. Sutton, P.Bodmer XXVIII: Some First Impressions, «BASP» 14, 1977, pp. 25-29; cfr. altresí M.L. West, The Asigmatic Atlas, «ZPE»

22, 1976, pp. 41-42.

229 Adesp. fr. 655 TrGF; vd. Musa tragica, cit., pp. 257-261.

230 Atene, Museo Archeologico Nazionale 1132.

231 London, British Museum, F 148.

232 Il confronto tra i due personaggi si rifà a un episodio dell’impresa compiuta da Eracle nel paese degli Iperborei, narrata da Ferecide (Pherecyd. 3 FGrHist fr. 17) e da Apollodoro (Apollod. II 5, 11).

233 S.E.G. XXVI 208, 14.

234 Milano, Museo Civico Archeologico, Collezione Moretti, AO.9.285 = A.D. Trendall - T.B.L. Webster,

Illustrations of Greek Drama, London 1971, p. 38, fig. II, 13. Vd. inoltre A.C. Montanaro. Ruvo di Puglia e il suo territorio. Le necropoli, corredi funebri tra la documentazione del XIX secolo e gli scavi moderni, Roma 2007,

del-Indizi rilevanti inducono a considerare il dramma composto in età ellenistica: il pro-saico διηπάτημαι a v. 8; l’espressione πάρεδρον θεῶν δρόμον κεκτημένη | Δίκη ai vv. 19 s., che non ha riscontri nei testi drammatici classici e si fonda su una figura etimologica attestata nel Cratilo di Platone235; la rigorosa assenza di soluzioni metriche che accostano il brano al

Dafni di Sositeo236; il motivo dell’astuzia, non estraneo al genere tragico, in quanto esso è

elemento non marginale non solo nel Filottete sofocleo, nell’Elena e nell’Ifigenia tra i Tauri di Euripide, ma anche nel citato Dafni. Né bisogna trascurare il fatto che l’autore compose intenzionalmente l’opera senza avvalersi della lettera sigma. Tale peculiarità stilistica237 non sembra riconnettersi direttamente né agli esperimenti di Laso di Ermione, che compose pezzi lirici asigmatici238, né all’esistenza di una presunta tragedia classica, di cui questo dramma sarebbe la riscrittura comico-parodica.

Se l’ipotesi è teoricamente possibile, in quanto si riallaccia alle frequenti critiche che i comici fecero a Euripide a proposito dell’abuso degli sgradevoli versi sigmatici239, tuttavia il vezzo di comporre testi mancanti di una lettera dell’alfabeto sembra proprio dei poeti dell’età imperiale, quando a banchetto si recitavano versi, che obbedivano a particolari ar-tifici retorico-fonetici240 oppure al tempo di Settimio Severo, quando Nestore di Laranda compose un’Iliade lipogrammatica241.

Un’epigrafe proveniente da Nea Paphos nell’isola di Cipro segnala l’esistenza di un com-positore di drammi satireschi242. Un’altra iscrizione, relativa alle feste in onore di Era a Samo, ricorda il satirografo rodio Archenomo, nonché il tragediografo Sosistrato e il com-mediografo ateniese Aristone figlio di Menelao, attivo tra la fine del II e gli inizi del I a.C.243. Al 120 a.C. ca. risale l’epigrafe, che attesta nella città di Tebe un satirografo tra i vincitori di una delle prime edizioni dei Ῥωμαῖα, i concorsi annuali in onore della dea Roma244.

la produzione comica indigena (italiota) dal dramma satiresco, come sembrano supporre alcune affermazioni desunte dai grammatici Diomede e Mario Vittorino (Diom. gramm. I 490, 1 s. Keil: Atellanae ... argumentis

dictisque iocularibus similes satyricis fabulis Graecis; cfr. Mar. Vict. VI 82 Keil). 235 Plat. Crat. 397c-d.

236 Sosith. fr. 2 TrGF.

237 Cfr. Dion. Hal. de comp. verb. 14, 108-113; Athen. X 455c.

238 Lasus frr. 1/702 e 3/704 PMG.

239 Plat. Com. fr. 29 PCG (Le feste); Eubul. fr. 26 PCG (Dionisio).

240 Clearch. fr. 86 Wehrli.

241 Suda ν 261 Adler.

242 S.E.G. XIII 586, databile al 144-131 a.C. Sulla documentazione epigrafica relativa agli autori di dram-mi satireschi vd. R. Lämmle, Das Satyrspiel, cit., pp. 953-965.

243 I.Samos 170. A Teo è segnalato nel II a. C. tra i vincitori di competizioni poetiche come satirografo un certo Zenodoto (Teos 80).

244 S.E.G. LIV 516 = «AE» 2004, nr. 1365; vd. M.D. Knoepfler, Les Rômaia de Thèbes: un nouveau concours

Sono datate al II d.C. altre iscrizioni dedicatorie incise sull’epistilio del portico del Foro a Magnesia sul Meandro, con un catalogo di poeti (ποιηταὶ καινῶν δραμάτων), tra i quali figurano i satirografi245, con le rispettive opere, premiati in occasione dell’analoga mani-festazione musico-ginnica: Teodoro con Il sacrificante246, Polemone, Polemeo di Efeso con

Aiace247, Armodio di Tarso con Protesilao, Teudoto con Palamede.

Altri autori sono citati dalle iscrizioni dedicatorie di età romana rinvenute in alcune località della Beozia248. Per di piú sappiamo che a Tespie alle feste in onore delle Muse, ancora ai tempi di Caracalla, si seguitavano a rappresentare regolarmente drammi satireschi insieme a nuove tragedie e commedie249.

245 I.Magn. 88.

246 Nella medesima competizione risultò vincitore anche come poeta tragico con un dramma intitolato

Ermione (I.Magn. 88a, 4).

247 DaI.Magn. 88c, 5 sappiamo che vinse anche come autore di tragedie con una Clitemestra.

248 Alessandro di Tanagra (I.G. VII 540, 11; Tanagra 90 a.C. ca.), Eraclide di Atene (I.G. VII 416, 21-22; Oropo, 80 a.C. ca.), Gorgippo di Calcide (I.G. VII 2727, 20-21; Acrefia, 80 a.C. ca.), Farada di Atene (I.G. VII 1760, 27-28; Tespie, 70 a.C. ca.), Callippo di Tebe (I.G. VII 419, 25-26; Oropo, 65 a.C. ca.), Filossenide di Oropo (I.G. VII 420, 23-24; Oropo, 65 a.C. ca.), Aminia di Tebe (I.G. VII 3197, 24-25; Orcomeno 65 a.C. ca.). Vd. A. Manieri, Agoni musicali in Beozia: gare di ‘epinici’ nel I sec. a.C., in M. Vetta - C. Catenacci (curr.),

I luoghi e la poesia nella Grecia antica, Alessandria 2006, pp. 345-358.

249 I.G. VII 1773, 29-30: σατυρογράφος· Μ. Αἰμίλιος Ὑμεττός. Vd. anche la lista di vincitori di agoni dram-matici rinvenuta a Teos e databile forse al II d.C. con il nome del mitilenese Anassione vincitore con I Persiani (L.W. 91: Σατύρων | Ἀναξίων Θρασυκλείδου | Μυτιληναῖος | δράματι Πέρσαις | ὑπεκρίνατο Ἀσκληπιάδης | Ἡρακλείου Χαλκιδεύς). Cfr. p. Ceccarelli, Changing Context: Tragedy in the Civic and Cultural Life of Hellenistic City-States, in I. Gildenhard - M. Revermann (curr.), Beyond the Fifth Century, cit., pp. 99-150.

4