In contemporanea ai tempi di Silla fu fatta sorgere artificialmente l’Atellana d’autore, i cui testi erano pressoché privi di impegno politico e pretese letterarie. La tematica principale di quell’antico genere rustico, originario degli Osci, era costituito da vivaci e realistiche scene di contrasto (il vecchio innamorato e il giovane rivale, il padrone e il servo, il conta-dino sempliciotto e il passante intelligente), basate sull’improvvisazione, sulla perizia degli interpreti e sulla contrapposizione fra tipi fissi (Oscae personae) quali lo sciocco Maccus, il grasso fanfarone Bucco731, il vecchio avaro svanito e libidinoso Pappus732, il furbo e ghiot-tone Dossennus733 e il teriomorfo Cicirrus734. Fin dalla fine del III a.C. l’Atellana aveva attratto le classi conservatrici e nazionalistiche: la diffidenza per le innovazioni straniere, specialmente quelle provenienti dalla Grecia, aveva portato nel 115 a.C. all’emanazione di un editto censorio, con il quale erano bandite da Roma tutte le forme di espressioni culturali non autoctone735.
Gli scrittori di quelle brevi farse mordaci (tricae Atellanae) dai frizzi pungenti, la cui funzione era quella di concludere lo spettacolo (exodium), si avvalevano di un linguaggio corposo, osceno, pieno di volgarismi, talora, facendo ricorso a proverbi, espressioni di cru-do realismo e cru-doppi sensi, per mettere in scena situazioni paracru-dossali o vicende tratte dalla vita quotidiana con ciarlatani, contadini, lavandai, mugnai, pescatori736, analoghe a quelle della fabula palliata (Adelphi, Hetaera, Paedium, Synephebi) o della togata di Lucio Afranio, Titinio e Tito Quinzio Atta (Augur, Fullones, Satura).
Agli inizi del I a.C. Lucio Pomponio Bononiense, contemporaneo dello storico Sisen-na737, fu autore di una settantina di opere, nei quali operavano le tradizionali maschere fisse
rerum ludorum quoque prima origo ponenda visa est, ut appareret quam ab sano initio res in hanc vix opulentis regnis tolerabilem insaniam venerit.
731 Varro De Lingua Latina VI 68, dove Bucco è nominato in una battuta di un certo Aprissio, autore del II-I a.C. A proposito di Maccus e Bucco vd. Apul. Ap. 81: omnes isti quos nominavi ... Macci prorsus et Buccones
videbuntur. Cfr. Plaut. Bacch. 1088: stulti, stolidi, fatui, fungi, bardi, blenni, buccones. Tra i caratteristi l’attore
Longino aveva assunto come nome d’arte quello di Maccus, cfr. C.I.L. VI 10105 (= I.L.S. 5219).
732 Vd. Varro De Lingua Latina VII 29: significant in Atellanis aliquot Pappum senem, quod Osci casnar
appellant.
733 Cfr. Hor. Epist. II 1, 173: quantus sit Dossennus edacibus in parasitis.
734 Vd. Hor. Serm. I 5, 52; I 5, 65; Porphyrio Comm. ad Hor. Serm. I 5, 51-53.
735 Gell. N.A. XV 11; Cassiod. Chron. a.u.c. 639: M. Metellus et M. Scaurus – His consulibus L. Metellus et
Cn. Domitius censores artem ludicram ex urbe removerunt praeter Latinum tibicen cum cantore et ludum talarium
(atellanum M. Hertz). Vd. S. Monda, La preistoria dell’Atellana nelle fonti storiche e letterarie, in R. Raffaelli - A. Tontini (curr.), L‘Atellana preletteraria, Urbino 2013, pp. 95-124.
736 Quint. VI 3, 47. Vd. Vd. Š. Hurbánková, Personae oscae e il riso popolare nelle atellane, «SPFB» 13, 2008, pp. 67-79; Ead., Characters and Comic Situations in Roman Comedy: The Atellane Farce and Mime, «SPFB» 15, 2010, pp. 69-80; R.M. Danese, Stile e sesso nei frammenti dell’Atellana letteraria, in R. Raffaelli - A. Tontini (curr.), L’Atellana letteraria, Urbino 2010, pp. 101-117.
737 Sen. Rhet. Controvers. 7, 3, 9; Gell. N.A. XVI 6, 7; Porphyrio Ad Hor. Ars 221. Vd. Vell. Paterc. Hist.
(Bucco adoptatus, Bucco auctoratus, Maccus, Macci gemini, Maccus Miles, Maccus sequester,
Maccus virgo, Hirnea Pappi, Pappus praeteritus, Pappus agricola, Sponsa Pappi).
Nel Maccus virgo descrive un saccente Dossennus che a scuola sta insidiando uno scola-ro, invece di fare lezione:
Praeteriens vidit Dossennum in ludo reverecunditer non docentem condiscipulum, verum scalpentem natis.
Passando vide Dossennus che a scuola, invece di fare lezione a un alunno, a dovere gli cesellava le natiche738.
Nella parodica Philosophia lo presenta nella veste di indovino, capace di divinare chi aveva sottratto il denaro:
– Ergo, mi Dossenne, cum istaec memore meministi, indica, qui illud aurum abstulerit. – Non didici ariolari gratiis.
– Dunque, Dossennus, poiché ricordi queste cose. Indicami chi ha rubato quell’oro. – Non ho imparato l’arte di indovinare gratis739.
Era altresí preferita la parodia mitologica, di cui rimangono come esempi Atalanta, Sisyphus e Ariadnes, ricordate da Porfirione, Agamemnon suppositus, Armorum iudicium, Lar
familia-ris, Marsya, Pytho Gorgonius di Pomponio.
La comicità era spesso grossolana, ma non scarseggiavano lazzi vivaci, trovate argute o motti sentenziosi. Una battuta dell’Aruspex vel Pexor rusticus giocava sul fraintendimento di una raccomandazione, giacché al monito di un tale, che gli consigliava di trattare la fac-cenda in modo irreprensibile (puriter fac ut rem tractes), Bucco rispondeva: lavi iamdudum
manus740.
Nel Pappus agricola il vecchio protagonista viene informato che la (giovane) moglie lo tradisce con un altro:
Nescio quis molam quasi asinus urget uxorem tuam, ita opertis oculis simitu manducatur ac molit.
Qualcuno incalza tua moglie, come fa l’asino con la macina, alla stessa maniera, a occhi chiusi mangia e macina741.
738 Pomponius Maccus Virgo 75-76 CRF.
739 Pomponius Philosophia 109-110 CRF.
740 Pompon. Aruspex vel Pexor rusticus 10-11 CRF.
Nel Citharista qualcuno cercava di confortare una moglie facendole presente come sia natu-rale che ogni marito voglia la propria consorte morta:
Noli, quaeso, irascere: more fit, moriri suam <vir> quisque ut uxorem velit.
Ti prego non arrabbiarti: di solito càpita che ogni marito desideri la morte della propria moglie742. Nell’Ergastilus un vilicarius si vantava a tutti gli effetti di essere il padrone della tenuta e non l’intendente, dal momento che il proprietario vi si recava raramente:
Longe ab urbe vilicari, quo erus rarenter venit, <id> non vilicari, sed dominari est mea sententia.
Fare il fattore lontano dalla città, dove raramente càpita il padrone, secondo me non è fare il fattore ma essere padrone743.
Nell’unico frammento superstite dell’Armorum iudicium una prosaica scala è designata con una perifrasi dal tono tragico:
Tum prae se portant ascendibilem semitam, quam scalam vocitant.
Allora si portano innanzi a un sentiero in ascesa, che denominano scala744.
Qualche interesse suscita quel che rimane del Praeco posterior, per quanto si possa ricono-scerne l’intreccio: si tratta di un triangolo amoroso tra il vecchio Pappus, la sua piacente nonché giovane seconda moglie e il di lui figlio, coadiuvato dagli strampalati consigli dello
stupidus calvus Bucco745.
Da alcuni frammenti traspare ancora lo schietto spirito arguto delle antiche maschere le-gate al mondo contadino, come nel Pappus praeteritus, quando il protagonista si consola del fallito tentativo di farsi eleggere, ma non perde le sparanze, ricordando il costume popolare di appoggiare all’indomani la persona contro la quale per l’innanzi era stata ostile:
Populis voluntas haec enim et vulgo datast: refragant primo, suffragabunt post, scio.
In effetti tutta la gente ha questa inclinazione: prima ti votano contro, poi ti eleggono, lo so746.
742 Pompon. Citharista 30-31 CRF.
743 Pompon. Ergastilus 45-47 CRF.
744 Pompon. Armorum iudicium 9 CRF.
745 Pompon. Praeco posterior 131-144 CRF.
Non soltanto l’ambiente rurale (Capella, Asina, Maialis, Rusticus, Porcetra, Sarcularia, Vacca
vel marsupium, Verres aegrotus, Verres salvos), anche la vita cittadina, il mondo del lavoro o
dei bassifondi offrivano ulteriori spunti per altre fabulae, che da quelle realtà traevano il titolo (Aeditumus, Aruspex, Auctoratus, Augur, Citharista, Decuma fullonis, Fullones, Leno,
Medicus, Pictores, Piscatores, Pistor, Praeco posterior, Prostibulum); né mancavano riferimenti
a tipi regionali (Campani, Galli Transalpini, Syri), a caratteri morali (Parci), o a condizioni particolari (Cretula vel Petitor, Dives, Dotata, Ergastilus, Heres petitor, Verniones) a feste
(Ka-lendae Martiae, Nuptiae, Quinquatrus).
Altro scrittore di Atellane fu Novio, contemporaneo piú giovane di Pomponio. Nel suo
Pappus praeteritus il vecchio rimbambito era ammonito dal figlio, perché si era lasciato
tur-lupinare da alcuni imbroglioni:
dum istos invitabis suffragatores, pater, prius in capulo quam in curuli sella suspendes natis.
Se continuerai a offrire ospitalità a questi elettori, padre, poggerai il didietro nella bara prima che sulla sedia curule747.
Tra la quarantina delle sue opere risalta la parodia buffonesca del tragico tema dell’esilio nel
Maccus exul, dove il protagonista lasciava la propria dimora con l’ultimo saluto rivolto al
soffitto e alla soglia:
limen superum, quod mei misero saepe confregit caput, inferum autem, digitos omnis ubi ego diffregi meos.
Architrave, che molte volte mi ha rotto la testa, e soglia, dove ho consumato tutte le dita dei piedi748.
Alla farsa con cui si concludevano gli spettacoli il drammaturgo dedicò l’Exodium. Tra i brevi frammenti rimasti, risalta un distico, che bene ne illustra l’accuratezza stilistica e le scelte tematiche:
Puerum mulieri praestare nemo nescit, quanto melior sit cuius vox gallulascit, cuius iam ramus roborascit.
vel pector rusticus, Asina, Bucculus, Bubulcus cerdo, Capella, Eculeus, Ficitor, Gallinaria, Maialis, Porcetra, Pappus agricola, Rusticus, Sarcularia, Vacca vel marsuppium, Verres aegrotus, Verres salvos, Vindemiatores.
747 Nov. Pappus praeteritus 75 CRF.
748 Nov. Macchus exul 49-50 CRF; cfr. O. Musso, Maccus exul in un mosaico cordovese, «Dioniso» n.s. 5, 2006, pp. 298-299.
Tutti sanno che un ragazzo è meglio di una donna: quanto migliore sia colui la cui voce si ingal-luzzisce, il cui virgulto si irrobustisce749.
Di Novio rimangono brevi frammenti e titoli delle parodiche Andromacha, Herculis coactor,
Mania Medica e Phoenissae, dell’allegorico contrasto Mortis et vitae iudicium, inoltre di Exo-dium, Fullones, Fullones feriati, Fullonicus, Gallinaria, Hetaera, Lignaria, Tabellaria, Togula-ria, Tripertita, Virgo praegnans, nonché di altre intitolate alle maschere fisse (Duo Dossenni, Maccus, Maccus copo, Maccus exul, Pappus praeteritus), alle istituzioni (Milites Pometinenses, Quinquatrus).
Il pubblico, che in un primo tempo era stato attratto dalla novità, dopo l’età cesariana se ne allontanò e venne meno la fortuna all’Atellana750 che conobbe un forte decadimento a causa dell’affermarsi del mimo.
L’ultimo cultore fu un certo Mummio della cui produzione conosciamo soltanto un titolo (Rivinus), tre brevi frammenti, tra i quali spicca uno sui Saturnalia:
nostri maiores velut bene multa instituere, optime hoc: a frigore fecere summo septem Saturnalia.
I nostri antenati fecero bene a istituire molte cose, ma ottimamente fecero questo: fissare nel colmo del freddo i sette giorni dei Saturnali751.
Visse nel I secolo dell’Impero quando l’Atellana tornò brevemente in auge, le rappresenta-zioni si fecero frequenti e sulla scena gli attori (atellani) si permettevano di alludere a illustri personaggi senza risparmiare neppure l’imperatore752. Ci sono infatti notizie di Atellane con piccanti battute contro Tiberio e contro Caligola, che, in risposta, condannò al rogo l’autore. Nel 23 d.C. l’imperatore bandí gli attori di Atellane perché erano diventate ec-cessivamente indecenti e violente753. Nerone mandò in esilio l’histrio Dati, che durante un canto in greco aveva mimato un bevitore e un nuotatore, alludendo in tal modo alla morte di Claudio e di Agrippina754.
Il genere continuò a essere praticato in età adrianea, quando si affermò la moda di recuperare e prediligere i poeti della repubblica, ma le rappresentazioni cessarono definiti-vamente nei teatri della capitale dopo l’età flavia, anche se nella forma originaria di farsa
im-749 Nov. Exodium 20-21 CRF.
750 Cic. Ad fam. IX 16, 7; Macrob. Saturn. I 10, 3: Mummius ... post Novium et Pomponium diu iacentem
artem Atellanam suscitavit.
751 Mumm. inc. fab. 3-5 CRF.
752 Suet. Tib. 45; Calig. 27; Galb. 13.
753 Tac. Ann. IV 14, 3.
provvisata, basata su personaggi fissi, gestualità e impiego di maschere755, attirò il pubblico delle città di provincia facendo concorrenza al mimo e alla pantomima756.
755 Iuv. VI 71-72; Petr. Satyricon 53, 13; Tertull. De spect. 17, 2; Arnob. Adv. nat. VII 33; Hier. Epist. LII (ad Nepotianum); Epist. XXLVII 5 (ad Sabinianum); S. Monda, La cosiddetta Atellana imperiale, «RaRe» 6, 2015, pp. 121-147.
756 Vd. Iuv. III 172-180: Ipsa dierum | festorum herboso colitur si quando theatro | maiestas tandemque redit
ad pulpita notum | exodium, cum personae pallentis hiatum | in gremio matris formidat rusticus infans, | aequales habitus illic similesque videbis | orchestram et populum; clari velamen honoris | sufficiunt tunicae summis aedilibus albae.