2 1 La chiesa di Santa Maria presso San Satiro
2.1.2. Il completamento della fabbrica dopo il
Quali che fossero l’edificio inizialmente progettato e lo stadio raggiunto nella sua costruzione, entro il 1483 le strutture del corpo della navata, del finto coro, dei transetti e della sacrestia dovevano essere concluse. Oltre agli interventi già citati per quell’anno, il 10 novembre 1483 i pittori Antonio Raimondi e Antonio Pandino erano incaricati di mettere ad oro e azzurro «totum celum se totam voltam seu fassam in archu existentem de supra ecclesie veteris Sancti Sattiri et iuxta tiburium existens de supra altaris magni sancti Sattari», probabilmente la volta del transetto sinistro. Le navate minori sono costruite, se non tutte almeno parzialmente, tra il 1482 e il 1486, quando un atto è stipulato in una stanza descritta come posta sopra la volta della chiesa, vicino alla sacrestia . 27
Anche il celeberrimo finto coro doveva essere stato progettato contemporaneamente alle navate laterali, poiché comprende pilastri, archi e un ordine minore che simulano l’esistenza delle finte navate di destra e di sinistra .28
Cfr. 3.3.2 .
25
Cfr. 3.2.1.
26
Si avrà modo di tornare su questa stanza in 2.2.3.
27
SCHOFIELD e SIRONI, Bramante and the problem cit., pp. 28-29.
28
Tra il 1484 e l’estate del 1485 non ci sono testimonianze documentarie di interventi nel cantiere; il 28 luglio del 1485, però, la scuola e i frati di S. Eustorgio procedono a una permuta di proprietà grazie alla quale la scuola ottiene il diretto dominio col censo di lire centocinquanta annue sopra una casa con due botteghe nella parrocchia di S. Maria Beltrade: lo scopo dichiarato della permuta è la volontà da parte degli scolari di procurare «unam intratam seu unum anditum pro ipsa ecclesia» affinché i fedeli possano comodamente accedervi ; il fatto che la proprietà si trovi nella parrocchia 29
di S. Maria Beltrade non deve sorprendere, poiché proprio di questa parrocchia facevano parte entrambi i lati della contrada della Lupa, compreso quello su cui sarebbe andato ad affacciarsi l’androne della chiesa di S. Maria presso S. Satiro . Finalmente il 28 settembre 1486 i fabbriceri 30
incaricano Giovanni Antonio Amadeo del rivestimento in marmo della facciata della chiesa, da realizzarsi «de illis coloribus quibus videbitur magistro Donato de Urbino dicto Bramante et priori dicte scolle [...]», facciata mai costruita oltre il livello del basamento . Se realizzata, la facciata 31
avrebbe rappresentato un elemento di sicuro impatto: il fatto che a Bramante e al priore della scuola si assegni il controllo sullo schema dei colori – che pure poteva rappresentare una modalità di controllo anche dei costi connessi ai materiali – lascia intendere che si dovesse trattare di una facciata marmorea policroma; la convocazione di Amadeo nella fabbrica per un incarico così specifico non può che richiamare alla mente il più noto precedente dello stesso autore, la cappella Colleoni a Bergamo, conosciuta anche da Bramante. Il costo dell’opera doveva essere notevole, tanto che Nicolò da Gerenzano aveva concesso in prestito alla scuola la somma di cinquanta ducati, da utilizzarsi appunto nella realizzazione della facciata e del portale.
La notizia relativa al contributo proviene da un atto del novembre successivo, con cui Nicolò da Gerenzano ottiene l’assegnazione della cappella con l’altare di S. Dorotea, in virtù dei suoi numerosi meriti verso la scuola. La cappella, descritta «noviter incepta, quasi finita, constructa in dicta ecclesia domine S. Marie» si trovava con ogni probabilità ad occupare la penultima o ultima campata della navatella alla sinistra della facciata . Qualche lavoro si effettua evidentemente anche 32
Lo stabile è descritto confinate «a sero strata pubblica, a monte heredum Morandi de Vignono, a mane Ecclesia S.
29
Satiri, et a meridie tenetur per fratres de Pessina», per cui Biscaro ipotizza si trattasse di una delle case che avevano la fronte nella via del Malcantone, facente angolo con la contrada della Lupa; ritiene anche che l’andito immettesse nella chiesa passando accanto all’ottagono della sacrestia e che si trattasse quindi di un’entrata secondaria, destinata specialmente al clero e al personale di servizio. Questa possibilità non è ovviamente esplicitata nel documento che, invece, sottolinea la necessità di procurare un comodo ingresso alla chiesa:«[...] hoc ut persone possint comodius ire et intrare ipsam ecclesiam». ASMI, Notarile 986, 28 luglio 1485 (Fondo Sironi); BISCARO, Le imbreviature cit., pp. 120-121.
A. PALESTRA, Ricerca sulle strutture urbane di un isolato al centro di Milano comprendente la basilica di Santa
30
Maria presso San Satiro, «Arte lombarda», 64, 1983, pp. 34, 40.
BARONI, Documenti per la storia dell’architettura cit., pp. 116-117 doc. 544.
31
SCHOFIELD e SIRONI, Bramante and the problem cit., p. 29; BARONI, Documenti per la storia dell’architettura
32
cit., pp. 118-119 doc. 545.
negli anni successivi ma la maggior parte delle opere è ormai, comprensibilmente, ben avviata se non addirittura conclusa: sarà utile ricordare almeno i pagamenti effettuati, per non meglio precisati lavori, nel febbraio e marzo 1487 a Gabriele Battagio , nonché l’importante incarico conferito il 7 33
luglio 1490 al veneziano Giovanni Torriano per la costruzione dell’organo della chiesa .34
La struttura di S. Maria presso S. Satiro sembra oggetto di ulteriori aggiustamenti, però, anche oltre la fine degli anni Ottanta: il riferimento è soprattutto alla vicenda della cappella di S. Teodoro, una commissione ducale di cui Bramante è incaricato verosimilmente dopo il maggio 1496. La cappella doveva probabilmente essere costruita con caratteristiche, e quindi costi, piuttosto diversi da quanto già edificato, impiegando questa volta «pietra viva» e «marmore fino» al posto di mattoni, stucco e terracotta. L’ipotesi che si trattasse un edificio satellite, speculare al sacello di S. Satiro, è smentita da Schofield e Sironi, che hanno invece argomentato in modo convincente la collocazione della cappella all’interno della chiesa di S. Maria, nonostante i dubbi inizialmente sollevati dagli acquisti di terreni adiacenti proprio al transetto destro effettuati dai fabbriceri nel 1496 e nel 1501 . Con 35
l’eccezione di questo episodio, comunque, non solo la struttura ma anche la decorazione della chiesa di S. Maria presso S. Satiro dovevano risultare pressoché del tutto definite e complete già entro la fine del Quattrocento.