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Comportamenti Adeguati e Violazioni di Regole

Il terzo fattore della Cognizione Sociale secondo il modello di Blair e Cipollotti (2000) è di tipo semantico e riguarda la capacità di giudicare determinati comportamenti adeguati o violazioni di regole (M. Prior e al., 2003). Questa componente appresa dipende dalla capacità di dare

importanza alle regole e ai ruoli delle persone nei diversi e specifici contesti sociali (D. Gill e al., 2012). L’individuo reputa e riconosce un atto come non corretto basandosi sui concetti semantici degli atti che sono immorali. Ad esempio un uomo che uccide dieci persone e un uragano che miete lo stesso numero di vittime sono entrambi eventi negativi, ma solo il primo è considerato non corretto (R.J.R. Blair, 2017).

Grafman (1996) sostiene l’esistenza di uno schema di conoscenza sociale, quale struttura cognitiva contenente tutte le nozioni necessarie per inibire comportamenti inadeguati e incompatibili con le norme apprese in precedenza. Lo schema di conoscenza sociale inibisce comportamenti aberranti come le minacce e l’aggressività (J. Grafman e al., 1996; M. Prior e al., 2003). Le lesioni a livello ventromediale aumentano il rischio di comportamenti aggressivi e violenti (J. Grafman e al., 1996).

Il campione di riferimento per lo studio di Grafman (1996) è costituito dai veterani del Vietnam con lesioni a livello ventromediale. Questi soggetti mettono in atto comportamenti aggressivi e violenti (intimidazioni e minacce verbali) nel momento in cui si confrontano con altre persone. L’autore conferma l’esistenza di uno schema di conoscenze sociali, che comprende le regole di comportamento corretto, che si colloca a livello dei lobi frontali e permette un’inibizione dei comportamenti di aggressività e di violazione delle norme. Nel caso di un danno ventromediale, tipico del soggetto con sociopatia acquisita venendo meno il controllo comportamentale, emerge nel lesionato una prevalenza, in frequenza, dei comportamenti non socialmente accettati (J. Grafman, 1996; R.J.R. Blair e L. Cipollotti, 2000; G. Vallar e C.Papagno, 2011)

Blair e Cipolotti (2000) sostengono l’ipotesi di Grafman tramite il caso del paziente J.S. Il paziente, come riferiscono, non riesce a riconoscere le violazioni sociali e ha delle difficoltà nel distinguere le trasgressioni morali e convenzionali, nonostante l’integrità delle conoscenze delle regole sociali. Le conoscenze sociali risultano essere legate alle regole morali (R.J.R Blair e L.Cipollotti, 2000). Storicamente, infatti, è stata riportata una dicotomia nei comportamenti legati alle regole morali. Una prima bipartizione, appartenente alla letteratura classica, è tra deontological-intuitive emotional judgment (diritti e doveri) e utilitarian reasoning-values actions (A.R. Carr e al., 2015). Questa divisione classica e letterale, trova conferma nei lavori di neuroimmaging sul costrutto delle regole morali. Tramite diversi lavori è stato osservato che la componente deontologica prevede il coinvolgimento delle aree ventromediali mentre il pensiero utilitario comporta l’attivazione delle aree frontali dorsolaterali (A.R.Carr e al., 2015). Le due tipologie di comportamento morale sono:

● Care-Based. Questi comportamenti enfatizzano una mutuale modalità di risposta e tengono in considerazione gli effetti di una certa azione sull’altro. Un esempio è il comportamento di una mamma affamata che privilegia l’alimentazione del proprio figlio. L’empatia è la base per le care-based. E’ il ragionamento altruistico che conduce, riprendendo l’esempio sopradescritto, la mamma a nutrire il proprio figlio e a non danneggiarlo.

● Rule-based. Questi comportamenti si concentrano sulle euristiche sociali o sulle consuetudini che possono accadere in diverse situazioni sociali. Un esempio è rappresentato dal segnale stradale dello stop che obbliga il conducente di un autoveicolo a fermarsi all’incrocio della strada con poca visibilità. L’aderenza alle regole sociali caratterizza le rule-based. Questo comportamento è un processo che permette di seguire le regole sociali mettendo il bene sociale in primo piano rispetto al bene individuale.

Questa semplice distinzione dei comportamenti permette di distinguere due modalità di agire: empatia versus violazione.

Per la sopravvivenza della specie, l’uomo ha imparato a giudicare i comportamenti degli altri. Tale capacità di giudizio può essere espressa sulla base di credenze morali o sulla base di un’interpretazione di un’azione di un particolare soggetto valutando gli outcomes del gesto compiuto e prevede il coinvolgimento di un sistema neuronale complesso (J. Moll e al., 2002) interessando la corteccia orbito frontale, il lobo temporale e l’amigdala. Questa capacità prende il nome di moralità cognitiva che si differenzia dall’empatia intesa come una forma di moralità affettiva.

2.3.1 Basi Neuroanatomiche dell’appropriatezza dei comportamenti sociali

Il lobo temporale anteriore di destra (ATL) e la corteccia orbito frontale (OFC) sono implicate nella cognizione morale, nella capacità di giudizio e nel ragionamento socioemotivo. L’ATL di destra è coinvolto nel mantenimento delle conoscenze semantiche, il lobo temporale di destra nel processo di empatia (K.P. Rankin e al., 2006; A.R. Carr e al., 2015). L’OFC, come sostengono Blair e Cipolotti (2000), è implicata nel comportamento appropriato e nella soppressione del comportamento inappropriato (A.R. Carr e al., 2015; M. Prior e al., 2003; G. Vallar e C. Papagno, 2011; K.A. Lindsquit e al, 2012). Infatti una lesione della OFC danneggia il meccanismo a feedback coinvolto nel processo decisionale impedendo l’inibizione di risposte automatiche elaborate dalle strutture sottocorticali. Nei compiti come l’apprendimento reversal pazienti con lesioni OFC o con patologie come la demenza Fronto-Temporale tendono ad avere delle risposte impulsive violando la regola (F.M. Mendez e al., 2005). L’ATL e l’OFC sono implicate nel processo neurodegenerativo di patologie come la demenza

Fronto-Temporale a variante comportamentale (bvFTD) e nella demenza di Alzheimer (AD) decretando nei soggetti affetti la presenza di alterazioni nel comportamento sociale e morale. Una lesione della OFC a livello mediale comporta manifestazioni comportamentali come la disinibizione sociale, la mancanza di empatia e gli aumentati livelli di aggressività. Lesioni alla corteccia orbitofrontale determinano carenze nella scelta di comportamenti alternativi basandosi sulle conseguenze positive o negative del gesto e sui rinforzi ottenuti.

La componente morale o le regole di condotta sociale sono necessarie nella società umana per distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Molti dei processi cognitivi, connessi ai comportamenti morali, sono localizzati nelle regioni frontali. La corteccia prefrontale (PFC) è coinvolta nell’aderenza alle norme sociali e, di fronte a dilemmi morali, si attiva per applicare i principi morali (A.R. Carr e al., 2015). Il coinvolgimento delle aree frontali è implicato nel determinare il valore morale di un’azione. Il giro frontale mediale aumenta la propria attivazione quando si svolgono compiti di giudizio emozionale, come di fronte a scene di violazioni di leggi morali. Il sistema frontale è cruciale nell’elaborare giudizi morali coinvolgendo processi emotivi, di controllo cognitivo e di mediazione tra l’aspetto emozionale e quello razionale (A.R. Carr e al., 2015). Nel ragionamento morale non è coinvolta solamente la corteccia prefrontale, ma anche il lobo temporale. Il solco temporale superiore gioca un ruolo fondamentale nella processazione morale delle emozioni, della cognizione sociale e di decision- making (A.R. Carr e al., 2015).

Come in precedenza è stato sostenuto, l’amigdala ha un ruolo importante nel processo emotivo di fronte a stimoli, sia piacevoli sia ostili, e rileva la salienza di un determinato stimolo biologico. L’amigdala è una struttura strettamente connessa a numerose aree che permettono di regolarla per porre in atto comportamenti corretti socialmente. La OFC attua su tale struttura sottocorticale una down-regulation della sua attività (J. Moll e al., 2002). L’amigdala è strettamente interconnessa con altre aree come la corteccia visiva che si attiva fortemente di fronte ad immagini e a parole avversive.