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Mild Cognitive Impairment e Social Cognition

CAPITOLO TRE: MILD COGNITIVE IMPAIRMENT (MCI)

3.7 Mild Cognitive Impairment e Social Cognition

L’indebolimento della Cognizione Sociale è spesso all’origine delle manifestazioni comportamentali nei disturbi neurodegenerativi. In patologie come l’AD e il bvFTD vengono riferiti comportamenti socialmente inappropriati con perdita di empatia, disinibizione, difficoltà nella comprensione di social cues (riconoscimento emotivo dei volti e sarcasmo) e indebolimento della Teoria della Mente.

Come anzi detto, l’entità del MCI viene frequentemente utilizzata dagli psicologi dell’invecchiamento e altri clinici (J. S. Roberts, 2009; M. J. Summer e N.L. Saunders, 2012). La condizione di MCI può comportare nel soggetto, oltre che delle difficoltà delle funzioni cognitive classiche (linguaggio, memoria, attenzione, abilità visuo-spaziali e abilità gnosiche), anche l’indebolimento della Cognizione Sociale. È stato evidenziato che gli MCI di tipo 2 e di tipo 4 (multidominio) hanno maggiori deficit nella Cognizione Sociale rispetto a quelli di tipo 1 e 3 (singolo dominio). Da una review si sostiene la presenza di peggiori risultati nel riconoscimento emotivo facciale nei soggetti con MCI (D. McCade, G. Savage e S.L. Naismith, 2011), che risulta essere connesso ad un processo neurodegenerativo. Infatti soggetti di controllo presentano un punteggio più alto rispetto ai soggetti con Subjective Cognitive Decline (SCD) e ai soggetti con diagnosi di MCI (J. Pietsching e al, 2016). In particolare in questa ricerca emerge che non vi sono differenze significative nel punteggio ottenuto nel compito di riconoscimento emotivo tra gli MCI amnesici e gli MCI non amnesici. Questo conferma l’ipotesi secondo cui il processo neurodegenerativo coinvolge anche le difficoltà nel riconoscimento delle emozioni. Questo declino nei compiti di riconoscimento emotivo può essere spiegato con l’atrofia dell’amigdala. Questo dato suggerisce che il soggetto con MCI presenta un indebolimento selettivo nel riconoscere le emozioni negative come paura, rabbia e tristezza (D. McCade, G. Savage e S.L. Naismisth, 2011); difficoltà, invece, non presente nel riconoscere gioia, disgusto e sorpresa (E. Bora e G. G. Yener, 2017). Il compito risulta essere facile per il riconoscimento della felicità. Ricerche di Fujie e colleghi (2008) hanno evidenziato la correlazione tra dati di neuroimmaging e difficoltà nel riconoscimento delle emozioni nei soggetti con MCI: tali studi confermano atrofie nelle regioni deputate al riconoscimento delle emozioni. Un successivo studio di Baglio e colleghi (2012) sottolinea che, nonostante una minor attivazione di alcune regione del circuito neurale della ToM, da un confronto tra aMCI e soggetti di controllo, emergono differenze statisticamente significative in compiti di falsa credenza. Nei compiti di mentalizzazione, usando il Test degli Occhi, i pazienti ottengono punteggi

più bassi rispetto ai sani, ma non emerge alcuna differenza significativa. Lo studio di fMRI presenta che i soggetti con aMCI hanno una maggiore attivazione delle regioni fronto-temporali, temporo-occipitali e, bilateralmente, a livello del cervelletto. L’attivazione di quest’ultimo è in linea a recenti scoperte riguardanti il suo ruolo in diversi compiti cognitivi (linguaggio, WM e ToM) grazie alle sue numerose connessioni con le regioni frontali. Per quanto riguarda il Solco Temporale Superiore Posteriore (pSTS) e il Polo Temporale (TP)30 è presente una loro minore attivazione

nei soggetti con aMCI. Inoltre è stata valutata la presenza di un maggiore coinvolgimento delle aree frontali (corteccia frontale mediale e inferiore) e della corteccia del cingolo (anteriore più che posteriore), mentre i soggetti sani mostrano solo un’attivazione del polo temporale. Sembrerebbe, quindi, che i soggetti aMCI provano a compensare questa minore attivazione del TP andando ad attivare le due regioni sopra menzionate31 (F. Baglio e al.,

2012). Inoltre gli stessi soggetti presentano alterazioni microstrutturali a livello del fascicolo uncinato (UF): tali alterazioni potrebbero essere una delle cause dell’indebolimento della memoria e della disfunzione emotiva, che determina una difficoltà nel riconoscimento delle espressioni facciali come la rabbia e la tristezza (S. Fujie e al, 2008).

Di fronte a un compito di riconoscimento delle espressioni emotive facciali è stato identificato che i soggetti aMCI non differiscono significativamente dalla popolazione di controllo. Sono i soggetti con AD e bvFTD che presentano rispetto alla popolazione di controllo delle differenze significative. E’ stato ipotizzato che questa difficoltà non emerge negli aMCI a differenza dei soggetti con AD perchè non è ancora coinvolto nelle fasi di indebolimento cognitivo il STS (B. Bediou e al., 2009). Un altro studio confronta la popolazione con pazienti aMCI singolo dominio e aMCI multidominio. Da questo confronto emerge che solamente i soggetti aMCI multidominio presentano delle difficoltà nel riconoscimento delle espressioni emotive facciali (E. Teng e al, 2007). Questo trova conferma a livello di pattern cerebrali che in soggetto con aMCI multidominio si sovrappongono con quelli di un AD lieve. Un altro studio di Spoletini e colleghi (2008) ha confrontato soggetti con aMCI singolo dominio, con Ad lieve e con un gruppo di controllo. Nonostante gli aMCI risultano ottenere normali performance nel riconoscimento emotivo facciale, differiscono significativamente dai soggetti di controllo nel riconoscimento delle emozioni a bassa intensità soprattutto della paura. I soggetti con AD lieve, invece, hanno difficoltà a riconoscere tutte le emozioni a esclusione del

30 Secondo Olson e colleghi (2007) questa regione è coinvolta nelle funzioni mnesiche

permettendo di immagazzinare le connessioni percezione-emozione, utili per la formazione di una memoria semantica personale

31 Queste porzioni sono coinvolte in numerose funzioni cognitive come recupero delle

disgusto. Gli autori ipotizzano che questo deficit di riconoscimento emotivo risulta essere un processo neurodegenerativo che nell’aMCI coinvolge principalmente il riconoscimento della paura (I. Spoletini e al., 2008). L’eventuale coinvolgimento e deterioramento dell’amigdala, presente in una condizione di MCI due to AD, potrebbe spiegare le difficoltà mnesiche e di riconoscimento della paura a causa delle sue proiezioni con la corteccia frontale e con l’ippocampo (I. Spoletini e al, 2008; M. Waanders-Oude Elferink e al, 2015). Lo sforzo nel riconoscimento emotivo di fronte all’immagine di volti risulta non essere correlata alle performance cognitive seppure in letteratura sono presenti dati contrastanti (M. Waanders-Oude Elferink e al, 2015).

Il soggetto MCI presenta inoltre difficoltà nei compiti di mentalizzazione/falsa credenza di secondo ordine32 (E. Bora e G. G. Yener,

2017). Infatti sono state identificate delle differenze significative in tali soggetti per quanto riguarda la comprensione di affermazioni ironiche e sincere. La comprensione verbale ironica è generalmente definita come un processo linguistico usato per esprimere informazioni ed è direttamente, o indirettamente, opposto alla sua interpretazione letterale. Questa incoerenza è condivisa da tutti coloro che partecipano alla conversazione (G. Gadreau e al, 2013). La comprensione dell’ironia non dipende solo dalle conoscenze lessicali ma anche dalle informazioni provenienti dal contesto fisico, dalle intenzioni, dall’umore e dallo stato emotivo di chi parla. Tale abilità risulta essere strettamente connessa con la difficoltà di inferire o metarappresentare gli stati mentali (G. Gadreau e al., 2015).

In un lavoro nel quale sono state confrontate persone di controllo, MCI e malati di demenza emerge che questi ultimi presentano comportamenti inappropriati in misura maggiore rispetto alle altre due categorie. Non solo, nella ricerca viene correlato il punteggio ottenuto nella Peer-Report Social Functioning Scale e il punteggio ottenuto nella Logical Memory I e II della Wechsler Memory Scale-III. Emerge la presenza di una correlazione tra le funzioni sociali e la memoria per il gruppo dei dementi. Questo implica che un indebolimento mnesico tipico negli MCI o nell’invecchiamento sano non è sufficiente a distruggere i comportamenti sociali (J.D. Henry e al., 2012). Per quanto riguarda la letteratura sulla Cognizione Sociale emergono dati contrastanti: alcuni ricercatori affermano la presenza di una differenza nella cognizione sociale tra MCI e soggetti di controllo, altri affermano di non trovare alcuna differenza tra i due gruppi (E. Bora, G. G. Yener, 2017). Seppur possa essere presente un indebolimento della Social Cognition nei

32 Per falsa credenza di secondo ordine si intende la capacità di interferire quello che

soggetti con MCI si può ipotizzare come questo sia modesto rispetto al loro indebolimento cognitivo.