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Cercare di capire cos’è successo il 20 aprile 2010, a tre anni dall’esplosione della piattaforma petrolifera, è un compito più difficile di quanto si possa immaginare. Oggigiorno reperire le informazioni in internet dovrebbe essere un’operazione semplice grazie alla velocità della condivisione di materiale informativo con tutto il resto del mondo. Tuttavia ignoravo il fatto che uno degli atti costitutivi del web è la sua immediatezza, avere la notizia in tempo reale; la forza di questo strumento di comunicazione è rappresentata dalla velocità e dall’ampio raggio che riesce a coprire. Ad ogni modo, tanto più l’informazione è rapida e diffusa tanto più può esserci una copertura mediatica attraverso la dispersione delle notizie. Quello che stavo cercando era la comunicazione del disastro sui giornali locali statunitense nel giorno in cui si è verificato ma, data l’impossibilità della reperibilità del materiale, ho dovuto spostare la mia attenzione a livello nazionale e in Italia la notizia viene comunicata così sul quotidiano La Repubblica:

132 Fig. 19 Notizia apparsa sul sito de La Repubblica il giorno 21 aprile 2010.31

Riuscire a trovare le informazioni diffuse il giorno del disastro a tre anni dall’accaduto, è stata un’operazione complessa per diversi motivi di cui parlerò approfonditamente più avanti. La Repubblica è una testata giornalistica che ancora oggi conserva l’articolo nella rete web, ed è questa la ragione che mi ha spinta a citare questo breve pezzo. Nei giorni e mesi successivi dall’accaduto le

31 L

A REPUBBLICA:<http://repubblica.it/esteri/2010/04/21/news/piattaforma_petrolifera_usa-

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informazioni reperibili aumentano in maniera esponenziale, tuttavia per ora ritengo opportuno inserire il comunicato diffuso dalla British Petroleum

Fig. 20. Comunicato della British Petroleum.32

Con queste brevi parole l’importante compagnia petrolifera comunica l’accaduto, senza dare alcuna spiegazione di cosa sia stato a scatenare quello che viene definito come il disastro petrolifero più grande della storia. Centoventisei persone sono riuscite ad evacuare in sicurezza, undici persone

32B

RITISH PETROLEUM:

<http://www.bp.com/sectiongenericarticle800.do?categoryId=9048918&contentId=7082603>. Data ultima consultazione: 23.04.2013.

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mancavano all’appello e sette persone sono stati gravemente ferite e portate nei centri traumatologici in Alabama e a New Orleans. La piattaforma petrolifera a circa 52 miglia a sud-est di Venice, Louisiana stava ancora bruciando il giorno seguente e nessuno sapeva con esattezza quando le fiamme si sarebbero spente definitivamente.33

Due giorni dopo l’accaduto la CNN riporta – con ancora molte incertezze riguardo all’evento – che l’esplosione non è legata ad eventi terroristici ed il vice presidente della BP, David Rainey, dichiara che "it certainly has the potential to be a major spill.", si stima infatti che dalla piattaforma esplorativa potrebbero uscire circa 336 mila galloni di petrolio e fino a 700 mila litri di gasolio. Dei mezzi a controllo remoto sono già stati inviati nel luogo dell’accaduto per cercare di contenere la fuoriuscita e pulire le acque, ma il fuoco non si è ancora spento e gli undici uomini dispersi non si sono ancora trovati.34 Il 22 aprile ancora non si sapeva nulla riguardo alle cause

dell’incidente, c’erano solo numeri che facevano preoccupare il mondo intero, ma soprattutto gli abitanti della costa del Golfo del Messico che aspettavano il giorno in cui la marea nera sarebbe arrivata a riva. Dall’Italia si seguivano gli aggiornamenti con gli occhi incollati sui notiziari televisivi per capire se gli undici dispersi erano stati ritrovati e per seguire in diretta l’impresa degli operai addetti a fermare la fuoriuscita di petrolio. L’attenzione si concentrava

33 T

HE GUARDIAN: <http://guardian.co.uk/world/2010/apr/21/deepwater-horizon-oil-rig-fire>. Data ultima consultazione: 26.04.2013.

34CNN: <http://edition.cnn.com/2010/US/04/22/oil.rig.explosion/index.html?iref=allsearch>. Data

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nella riuscita di quest’impresa da parte delle persone coinvolte, dai chiari elementi eroici delineati dai media; distogliendo l’attenzione da quello che stava succedendo attorno all’evento e dalle cause scatenanti l’evento stesso. C’era questa tendenza a ricorrere al fattore emotivo anziché riflessivo, come sostiene il linguista Noam Chomsky, usare il tono emotivo rappresenta una strategia per abbandonare la nostra capacità di analisi razionale creando lo spazio per entrare nell’inconscio dell’individuo e modificarne idee e capacità critica di osservazione. Inoltre, con lo sviluppo delle scienze forti, le persone credono di non conoscere più se stesse, biologia, psicologia applicata e neurobiologia si sono appropriate del potere della conoscenza degli altri comportando una svalutazione dell’esperienza acquisita da parte dell’individuo legittimando il potere degli esperti.35 La vulnerabilità scatenata da un evento

imprevisto e dagli effetti incalcolabili, apre la strada ai media per la diffusione delle informazioni di qualsiasi natura, perdendo di vista la razionalità e la consapevolezza di sé in quanto individui dotati di ragione. Spesso ci si affida a fonti ufficiali perché godono di attendibilità a livello internazionale, ma capita a volte che anch’esse possano essere oggetto della nostra capacità critica. In momenti di particolare debolezza e fragilità tendiamo a cercare la risposta che possa essere più coerente con la nostra linea di pensiero e che possa rassicurare le nostre preoccupazioni riguardo al futuro e alla sua incertezza. Con la

35 N

EWS MAGAZINE:

<http://newsmagazine.it/index.php?option=com_content&view=article&id=666%3Ail-decalogo-

della-manipolazione-mediatica&catid=81%3Aprimo-piano&Itemid=2&lang=it>. Data ultima

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diffusione dei nuovi media di comunicazione c’è stato un esponenziale sviluppo riguardo alle fonti alternative di informazioni che si discostano dal mainstream dei media dominanti: blog e siti web creati da singoli cittadini s’identificano in quella che oggi viene chiamata active citizenship36, l’individuo diventa un attore

esperto che opera in prima persona – in questo caso per la diffusione di notizie alternative. Nonostante si sia diffuso questo potere in internet, a volte ci si dimentica che il controllo delle informazioni può avvenire anche in questi canali comunicativi su diversi livelli. La possibilità di avere una maggiore molteplicità spesso risponde all’esigenza di avere delle regole uniformanti che sovrastano il sistema stesso. Non è una novità il fatto che grandi compagnie di fama internazionale manipolino la ricerca delle notizie sul web e il caso della BP diede conferma di questo controllo esercitato dal loro grande potere. La strategia adottata dalla compagnia petrolifera destava l’attenzione dell’opinione pubblica per la sua capacità di coprire su larga scala il meccanismo della manipolazione, e tutto ciò sembrava funzionare «The strategy appears to be working, as BP's ads show up on neutral searches like “spill,” “gulf oil,” “offshore oil,” “oil spill,” “Louisiana coast spill” and “oil cleanup,” but not “oil disaster.”»37. Si stimano delle cifre enormi per poter

mantenere il controllo sulla ‘fuoriuscita’ delle informazioni ambigue, per far

36

È una corrente di pensiero che sostiene la responsabilità civile e ambientale dei cittadini in quanto membri della società, in questo modo l’individuo ricopre un ruolo attivo all’interno della comunità.

37 T

HE HUFFINGTON POST: <http://huffingtonpost.com/jacqueline-leo/bp-using-google-to-

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apparire nelle prime pagine i termini considerati come neutrali la British Petroleum stava spendendo 7500 dollari al giorno per Google, e 3000 per Yahoo e Bing. A scatenare questa corsa al controllo del sistema di ricerca delle informazioni è stato il vigore del voler sapere con cui le persone da tutto il mondo si prodigavano per essere informate in tempo reale sugli avvenimenti. Nel solo mese di aprile le ricerche effettuate su google con le parole “oil spill” sono state di 2.240.000, un numero che fa riflettere sull’importanza per la compagnia petrolifera nel dover sorvegliare i motori di ricerca internazionali. In un’intervista effettuata ad un portavoce della BP l’Huffington Post riporta le dichiarazioni di Robert Wine «We’ve tried to pick terms which will help the people who are most directly affected in the Gulf coast states with information about how to get in touch with us and make claims for loss of earnings.»38 Le

affermazioni riguardo ai costi della strategia non sono mai state confermate e lo scopo di questa operazione secondo i dipendenti sarebbe legato all’aiuto che cercano di dare alle persone colpite dal disastro, in maniera tale che, effettuando una ricerca online, essi possano trovare subito indicazioni relative a compensazioni o informazioni pratiche di qualsiasi tipo, secondo le parole di Wine l’obiettivo principale diventa allora un tentativo di riduzione dell’impatto del disastro sulle loro vite e sulle loro attività lavorative.

38 T

HE HUFFINGTON POST: <http://huffingtonpost.com/jacqueline-leo/bp-using-google-to-

138 Sabrina: […] To be honest with you, everybody around knew something was wrong, because you could hear the boat chatter back and forth from the boats that serviced the well of the rig… the drilling rig… and then just people talking about it, you know they were… you know, people were saying, you know: “They’re going really deep there, are they really prepared? Do they have to kinda blow up or whatever it is that takes to do that?” And… the oiling industry is an industry that there’s no books sitting around, saying how do you drill down 5000 feet of water.39

Nonostante i numeri pubblicati dalle testate giornalistiche che crearono scalpore nei cittadini comuni, come ad esempio le 862 volte che furono citati in giudizio tra giugno 2007 e febbraio 201040, nessuno ha mai creduto alle loro

parole, chi lavora nell’industria petrolifera o abita nelle zone delle estrazioni conosce molto bene le compagnie e sa come operano nel settore, per questo a Grand Isle tutti sapevano che la British Petroleum di certo non brillava per le sue qualità di trasparenza e sicurezza. Come mi disse S. in un’intervista: «And they obviously are suffering from bad… corporate culture.»41, è insito nella

loro politica lavorare secondo criteri di dubbia correttezza e S. non è l’unica persona a pensare questo, purtroppo i soldi dell’oro nero parlano più forte di qualsiasi altro mezzo di comunicazione

39 Dall’intervista con Sabrina del 26 novembre 2012. 40 T

HE HUFFINGTON POST: <http://huffingtonpost.com/jacqueline-leo/bp-using-google-to-

manipu_b_598677.html>. data ultima consultazione: 27.04.2013.

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«William: You mean, did they know that could happen? Oh, people know that they can happen… but the oil companies know that it can happen. They just… they didn’t… they didn’t go by the rules, you know. They’re too worried about spending a few extra dollars on… for safety issues and that’s what caused the problem.»42 Alla BP il costo del progetto stava iniziando a

costare troppo, si calcolava circa 140 milioni di dollari, ovvero 44 milioni di dollari in più rispetto al budget iniziale, perciò non c’è da stupirsi se agli addetti ai lavori venne ordinato di velocizzare la trivellazione e la pressione nel voler finire il prima possibile si era instillata nella mente di tutti i dipendenti (Jacobsen, 2011: 57).

Lois: Oh yeah. Freeport’s off was out there about seven miles out. It was a big, big platform, there was a sulphur mine out there, but all the rest I guess were oil field. And that’s great, I mean that gives our people a job, you know we have to drill for oil, but you know? Be careful and take responsibility for what you have done. If you have failed to follow the safety codes, take the responsibility for it, don’t keep trying to hide it and say you did everything, no you didn’t! Had you done everything and been very very cautious, it might not have happened. Can you imagine how these people feel that have lost their husbands or sons? Daddies? Would… BP probably gave them a lot of money, but that’s not going to bring them back. 43

È difficile comprendere un disastro di tali dimensioni, ma è ancora più difficile cercare di accettare ciò che è successo, soprattutto se le notizie diffuse

42 Dall’intervista con William del 9 novembre 2012. 43 Dall’intervista con Lois del 26 novembre 2012.

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sono state incomplete o distolte da una comunicazione parallela sul clean up fatto dalla BP che avveniva in contemporanea al reportage dei giornalisti trasmesso sui notiziari televisivi. Accanto alla deviazione delle informazioni sui motori di ricerca online, la compagnia petrolifera stava investendo i suoi soldi in campagne pubblicitarie sui mezzi di comunicazione, dove raccontavano di come si prendevano cura delle persone afflitte da questo disastro, oltre ad impegnarsi nella pulizia delle spiagge e del mare.

Jane: They’re spending all their money on advertisements on tv saying “We’ve made people whole!” No, they didn’t make us whole, they’re killing us, you know?

Fred: One of my friends… a friend of mine is placed in Mississippi… she’s living in Mississippi right now. I went with some seafood, some seafood that I caught, you know, ‘cos that’s a good friend. So I went there and I brought some seafood up there and she said: “I’m glad that BP took care of you all!” I said: “What do you mean BP take care of you all?” “I heard on tv that they took care of you all!” I said: “We got zero from BP, nothing!” “You’re lying!” I said “No.” “We see on tv every day BP is taking care of all the fishermen and all” “No, don’t believe that.”44

Il confine tra la diffusione delle informazioni e la copertura mediatica si era fatto estremamente labile, rendendo note alcune notizie a discapito di molte altre, in questo modo chi non viveva lungo la costa si affidava alla comunicazione televisiva e ai notiziari di maggior rilevanza.

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