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La Comunità Greco-Orientale fino al

Nel documento La scuola greca di Trieste (1801 - 1937) (pagine 31-36)

I traffici commerciali del porto di Trieste negli ultimi decenni del XVIII secolo aumentavano a ritmi sostenuti in relazione ai decenni precedenti. Come osserva G. Panjek, le esportazioni non hanno più quel ruolo fortemente preponderante che avevano avuto nella parte centrale del secolo. E’ il segno del ritardo dell’apparato produttivo austriaco che trova minori possibilità di sbocco verso l’estero. Questo fatto trova una possibile giustificazione nell’arretratezza del meccanismo produttivo della Monarchia asburgica dalla quale dipendeva la scarsa capacità di esportazione. Forse

75 G. Cervani, L. Buda, La Comunità Israelitica., cit., p. 15.

76 Il testo del documento datato 09-09-1782 è riportato nel libro di G.Stefani, I Greci a Trieste., cit., p.

279.

77 Per il testo cfr. ΑΕΚΤ, fasc. 1751-1782, sottofasc. 1782. Per tutte le altre questioni restavano in

le aspettative della Monarchia asburgica erano diverse per quanto riguarda le esportazioni.78

La stratificazione sociale della città aveva iniziato a modificarsi dopo l’instaurazione del regime di porto franco e l’arrivo di molti stranieri, tra cui serbi, greci, croati, armeni, ebrei. Di fronte a questa nuova situazione emerse l’incapacità e l’indifferenza della vecchia classe aristocratica, la quale rimase semplice spettatrice delle agevolazioni e delle concessioni dello stato ai “nuovi arrivati” che avrebbero lentamente costituito la borghesia di Trieste.79

La popolazione dei greci in città aumentò significativamente dopo il 1780, in accordo con i seguenti dati: nel 1783 i greci erano 429, nel 1786 erano 577,80 nel 1789 (15 gennaio, sottoscrizione degli individui Nazionali Greci in Trieste) erano 155, 81 nel 1802 si contano 272 famiglie greche,82 mentre nel 1808 i greci erano 1167.83 La popolazione complessiva della città, che nel 1786 contava 20.072 abitanti, ebbe un notevole incremento arrivando a contare 43.087 abitanti nel 1818.84

La principale preoccupazione dei greci, in seguito alla Patente imperiale del 9 settembre 1782, fu la stesura dello statuto della comunità e l’edificazione della chiesa.

In accordo con la prima stesura provvisoria approvata il (25 marzo) 1783,85 le famiglie, divise in classi in base alla condizione economica, avrebbero costituito il corpo principale della comunità, che avrebbe dovuto eleggere i membri dell’esecutivo (deputati, procuratori, sindaci, segretario, sacerdoti e l’assessore responsabile per le questioni ecclesiastiche) e esercitando anche il supremo controllo economico.86 Lo statuto del 1786 è composto da nove capitoli,87 l’ultimo dei quali si

occupa dell’organizzazione e del funzionamento della scuola.88

78 G. Panjek, Una “commercial officina”., cit., pp. 272-274.

79 H. Rumpler, Economia e potere politico. Il ruolo di Trieste nella politica di sviluppo economico di

Vienna, in G. Panjek, R. Finzi, L. Panariti, , Storia economica e sociale di Trieste, cit., p.67

80 ΑΕΚΤ, COM-ADM. V.a.1. Popolazione della Nazione Greca di Trieste 1783-1792. Sempre secondo

questa fonte d’archivio i greci nel 1785 erano 458, nel 1787 erano 655, nel 1788 erano 662 e 752 nel 1792.

81 ΑΕΚΤ. COM-ADM. Vb1. È possibile che il conteggio si riferisca solo ai capifamiglia e non al

numero complessivo dei greci residenti a Trieste.

82 ΑΕΚΤ. COM-ADM. V.d.2. Il numero riguarda le Famiglie domiciliate in Trieste di questa nostra

Nazione Greco-Orientale.

83 ΑΕΚΤ, COM-ADM. V.a.3. Popolazione della Nazione greca nell’anno 1808. 84 I dati sono tratti dal libro di O. Katsiardì-Hering, Η Ελληνική παροικία., cit. p. 123.

85 La prima stesura dello statuto fu redatta dai 6 Deputati e gli 8 Aggiunti (eletti il 1-12-1782) e

l’avvocato Dott. Mazzorana. AEKT, Protocollo I, 18 febbraio 1783, p. 24

86 O. Katsiardì-Hering, Η ελληνική παροικία., cit., p. 147.

87 O. Katsiardì-Hering, Η ελληνική παροικία., cit., p. 151. Il titolo completo è “Statuti e regolamenti

della Nazione e Confraternita greca stabilita nella città e portofranco di Trieste, sotto gli auspici dell’Augustissimo Imperatore Giuseppe Secondo felicemente regnante e dell’Εccelso Governo di detta

La separazione dei greci dai serbi e il conseguente allontanamento dei primi dalla chiesa di San Spiridione,89 costruita con il contributo di entrambi, 90 rese immediatamente evidente la volontà dei greci di costruire in tempi brevi una nuova chiesa. Non avevano però intenzione di separarsi senza chiedere un risarcimento per le spese di costruzione sostenute. Furono così costituite due commissioni, una composta da greci e una da serbi, e alla presenza dell’avvocato Giuseppe Paravich de Csubar di Fiume, fu regolata in via definitiva la questione del risarcimento in data 4 dicembre 1799. I serbi erano tenuti a risarcire ai greci 20.000 fiorini. Il pagamento effettivamente avvenne il 14 gennaio 1800.91

A trovare il terreno per la costruzione della chiesa fu il greco Apostolos

Zografos, il quale lo acquistò a proprio nome per poi venderlo alla comunità. Il terreno si trovava in un’ottima posizione, vicino al porto e perciò facilmente

raggiungibile dai connazionali che vi attraccavano.92 La progettazione della chiesa fu affidata all’architetto Giuseppe Bobolini93 e i lavori di costruzione iniziarono nell’aprile del 1784. Nei successivi tre anni la chiesa94 fu portata a termine e fu inaugurata il 18 febbraio 1787.95 Nel 1789 fu decisa la costruzione di un cortile nello

città e portofranco”, in greco: “Όροι και Διαταγαί του Γένους και της Αδερφότητας των Γραικών Κατοίκων εις την Πόλιν και Λιμένα έλεύθερον του Τριεστίου, υπό την σκέπην του Σεβαστού Αυτοκράτορος Ιωσήφ Β’ ενδόξως βασιλεύοντος και της Εξοχωτάτης Διοικήσεως της ρηθείσης πόλεως και λιμένος έλευθέρου”. Il titolo in italiano si trova in G. Stefani, I Greci a Trieste., cit., p. 307, mentre la traduzione e il titolo in greco si trovano in O. Katsiardì-Hering, Η ελληνική παροικία., cit., nota 72, p. 150.

88 G. Stefani, I Greci a Trieste., cit., pp. 298-299.

89 Dopo la divisione tra greci e serbi, alla chiesa di San Spiridione furono aggiunti due campanili

(1782) e l’interno fu decorato con arredi sacri. La chiesa, però era stata costruita su terenno ancora instabile e acquitrinoso, in una zona dove una volta c’erano le saline, mentre il materiale di ripoto con il quale i canali erano stati interrati non si era ancora ben consolidato. A poca distanza dal lato del nord del tempio c’era, inoltre, il canale grande con un fondale allora capace di accogliere grossi barconi. Il tempio così cominciò lentamente ad inclinarsi, mentre sulle sue mura apparivano delle preoccupanti crepe. Per evitare il pericolo di un crollo e vista l’impossibilità di ristrutturare il vecchio tempio settecentesco, il consiglio della Comunità decise nel 1858 di demolirlo e di costruirne un altro sullo stesso terreno; La chiesa venne così demolita nella primavera del 1861. G. Milossevich, M. B. Fiorin, I

Serbi a Trieste, cit., p. 12. Cfr. anche D. Medakovic, D. Milosevic, Serbs in the History of Triest, cit.,

pp. 82-123

90 I greci affermavano di aver sostenuto la maggior parte delle spese per l’edificazione della chiesa. 91 Il testo della decisione del pagamento del risarcimento si trova in G. Stefani, I Greci a Trieste., cit.,

pp. 285-286.

92 ΑΕΚΤ, fascicolo 1783-1793, sottofascicolo 1783. Ci sono i contratti di Α. Zografos con Rossetti

(proprietario del terreno). In G. Stefani, I Greci a Trieste., cit., pp. 289-290.

93 Importante architetto triestino del XVIIIsecolo. O. Katsiardì-Hering, Η ελληνική παροικία., cit., p.

217.

94 La chiesa segue lo stile della basilica a una navata senza cupola, con una rientranza nella zona

dell’altare. Una fila di dodici finestre corre attorno alle tre pareti della chiesa.

spazio immediatamente circostante.96 Un successivo intervento di miglioramento interessò la facciata della chiesa e fu realizzato dall’architetto Matteo Pertsch tra il 1818 e il 1820.97 La chiesa appartenne amministrativamente alla diocesi metropolitana di Carlowitz fino al 1795.98 Dopo passerà sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Nel 1782 Gheorghios Boghiatzoglu99 acquistò per 6.000 fiorini un terreno vicino all’odierna Piazza Goldoni e a via Silvio Pellico per realizzarvi il cimitero. Nel 1829 l’espansione della città verso nord e in seguito alle leggi sulle sepolture spinse il transferimento del cimitero fuori dalle aree urbane, e da allora fu trasferito in via della Pace dove si trova ancor oggi.100

L’opera sociale della comunità si concretizzò anche nell’impegno nei confronti dei connazionali indigenti. Non ci è possibile dire se si trattasse di un ospedale o di un asilo dei poveri e non è possibile risalire nemmeno a quale ne fosse la sede fino al 1793, anno a partire dal quale fu ospitato in un immobile di Vartolomeos Vartellas situato nell’odierna via Mazzini fino al 1799.101 In seguito fu costruito un edificio

96 ΑΕΚΤ, Protocollo II, p. 31, riunione del 11-12 febbraio 1789.

97 M. B. Fiorin, Il Patrimonio artisico, in M. Pozzetto et al., Il Nuovo Giorno. La Comunità greco-

orientale di Trieste, Udine 1982, pp. 82-87.

98 I greci in principio tentarono di ottenere un proprio vescovo, greco ortodosso, e in seguito reagirono

in ogni modo alla pretesa di dipendenza dal vescovo di Karlstadt. Si rivolsero in prima istanza al monarca (1783) chiedendo la designazione a vescovo dei Greci di Trieste dell’ex vescovo di Modone (Methoni) Anthimos Karàkallos. La loro richiesta non fu esaudita, ciononostante il fallimento di questo primo tentativo li armò di pazienza e di diplomazia nei confronti dei successivi interventi di disturbo dei vescovi di Karlstadt. Va detto che l’archimandrita Òmiros Damaskinòs ricopriva il ruolo di responsabile ecclesiastico, per quanto concerneva le questioni liturgiche tanto della chiesa greca quanto di quella «illirica», sulla base della patente del 1751, rimasta in vigore anche dopo l’avvenuta separazione. Raramente però i sacerdoti «illirici» dimostravano il dovuto rispetto alla persona dell’archimandrita Damaskinòs. Nel dicembre del 1793 l’archimandrita Damaschinòs morì e al suo posto fu eletto nell’aprile del 1794 l’archimandrita Kiprianòs. Un problema si pose quando, l’anno seguente, il vescovo finse di ignorare questo fatto e negò di essere stato informato dell’assunzione di tale carica da parte dall’archimandrita Kiprianòs, nonostante l’archimandrita avesse avvisato per tempo il vescovado. Un fervente sostenitore dell’indipendenza della chiesa dal vescovo di Κarlstadt fu il conte Spiridon Varuchas di Corfù, console di Russia a Trieste. Al fine dell’ottenimento dell’indipendenza era necessaria l’emanazione di una nuova legge di valore universale, come lo stesso monarca consigliò al Varouchas, il quale si diede immediatamente da fare. Dopo che tutte le resistenze furono vinte, fu emanata il 31 luglio 1795 una patente contenente la previsione che poneva fine alla dipendenza della chiesa dal vescovo di Karlstadt. La Comunità confermò tale privilegio nel 1829 verso il Magistrato Politico Economico di Trieste. In seguito il privilegio fu sancito con la legge del 28 novembre 1888. O. Κatsiardì-Hering, Η Ελληνική., cit.,.pp. 197-205.

99 Gheorghios Boghiatzoglu, genero di G. Andrulakis, nacque a Smirne e giunse a Trieste nel 1771,

chiese immediatamente di diventare suddito asburgico e, al pari di Andrulakis, intraprese attività legate al settore commerciale bancario. In M. Pozzetto, I Greci nella storia di Trieste, in M. Pozzetto et al., cit., p.18.

100 O. Katsiardì, Storia della Comunità Greco-Orientale, in AA.VV., “Il Nuovo Giorno”. La comunità

greco-orientale di Trieste: storia e patrimonio artistico-culturale, Udine 1982, p. 34 e della stessa

autrice Η Ελληνική παροικία., cit., pp. 239-241; G. Stefani, I Greci a Trieste, pp. 290-291.

nell’odierna Piazza Goldoni all’angolo con via Silvio Pellico, ma purtroppo le ingenti spese e una serie di circostanze non permisero che l’edificio venisse adibito a ospedale,102 poichè in seguito lo stabile fu venduto.103

L’istituzione e il funzionamento della scuola greca fu una delle prime questioni alle quali si interessò la Comunità Greco Orientale di Trieste. Essendo questo l’argomento principale del presente lavoro non intendo soffermarmi ulteriormente in questo punto se non per precisare che fu attivata per prima la scuola maschile nel 1801, seguita da quella femminile nel 1829.

Gli avvenimenti storici che caratterizzarono l’ultimo decennio del XVIII secolo e i primi due decenni del XIX secolo furono di importanza decisiva non solo per la vita economica di Trieste, ma anche per i membri della Comunità Greco-Orientale. Durante la prima occupazione francese della città (23 marzo - 25 maggio 1797), le conseguenze sull’economia cittadina non furono determinanti, ma furono comunque sufficienti ad indicare quali sarebbero state le conseguenze di un’occupazione di maggior durata. Con il trattato di Campoformido (17 ottobre 1797) gli Asburgo estesero il proprio dominio sulla città di Venezia, ma persero il Belgio, la Lombardia e il Ducato di Modena.104 La caduta di Venezia, “rivale” commerciale di Trieste nello stesso spazio marittimo potrebbe essere considerato un avvenimento positivo per lo sviluppo economico del porto di Trieste.

La Comunità Greco-Orientale ebbe l’obbligo di versare durante la prima occupazione francese 300 fiorini alla nuova amministrazione, mentre i suoi membri pagarono individualmente un contributo in qualità di commercianti.105 Lo stesso

accadde durante la seconda occupazione (19 novembre 1805 - 4 marzo 1806), quando però la tassa che dovette pagare la Comunità fu maggiore.

102 ΑΕΚΤ, protocollo III, Σ. 213-215, 219-220; protocollo IVΣ. 250, 263, 264, contratto di vendita

dell’abitazione ad Alexios M. Isaias per la somma di 47.000 fiorini.

103 Alcune informazioni ci vengono fornite da G. Stefani, I Greci a Trieste., cit., pp. 290- 291.

Informazioni più dettagliate in O. Katsiardì-Hering, Η ελληνική παροικία., cit., pp. 244-249.

104 G. Panjek, Una “commercial officina., cit., pp. 277-278.Lo scoppio della guerra franco-austriaca

nel 1796 palesò tutti i grossolani errori dell’incostruttiva politica veneziana. Dall’aprile del 1796 l’Italia settentrionale divenne teatro di guerra. Il vincitore Napoleone dichiarò che l’aristocrazia veneta era superata e andava abolita. Una dopo l’altra le città italiane cadevano nelle mani dei francesi. Durante le trattative preliminari per la pace svoltesi nella città di Loeben in Stiria (Austria), Napoleone e l’Imperatore d’Austria decisero anche la sorte delle aree venete. Con la firma del Trattato di Campo Formio, il 17 ottobre 1797, si instaurò una nuova situazione. L’effimera Repubblica di Venezia fu abolita e il suo limitato territorio fu diviso tra austriaci e francesi. Ε. Kuku, Ιστορία των Επτανήσων από

το 1797 μέχρι την Αγγλοκρατία (Storia dell’Eptaneso dal 1797 al dominio inglese), Atene 1983, pp. 43-

48.

I traffici commerciali del porto di Trieste non subirono duri colpi finchè la guerra restava lontana. Tra il 1807 e il 1808 la situazione iniziò a cambiare a causa di una brusca diminuzione dei carichi delle navi provenienti soprattutto dal Levante.106 Molti greci si trovarono a dover affrontare serie difficoltà economiche che sfociarono nell’impossibilità di pagare i propri debiti.107 Durante la terza occupazione francese (18 maggio 1809 - 13 ottobre 1813) la situazione peggiorò per una serie di ragioni tra cui vanno annoverati gli indennizzi di guerra dovuti dai greci,108 ma anche dai triestini,109 attraverso un sistema tributario molto rigido; l’abolizione del porto franco nel 1810; e la drammatica diminuzione dei traffici commerciali del porto dovuta alla stasi economica provocata dal dominio della marina inglese nell’Adriatico, fattore che ebbe conseguenze evidenti anche dopo il ritiro dei francesi.

Nel documento La scuola greca di Trieste (1801 - 1937) (pagine 31-36)