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Il concetto di educazione secondo San Tommaso

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 136-153)

AL PROBLEMA EDUCATIVO

6. Il concetto di educazione secondo San Tommaso

Per noi Salesiani, che abbiamo ricevuto dal nostro santo Fondatore la parola d ’ordine: « Il no­

stro Maestro sarà San Tommaso » (C o s t i t 166), è consolante notare come il pensiero di San Gio­

vanni Ijìosco circa l’educazione collimi con quello dell’Angelico Dottore.

Anzi, giudichiamo bene indugiarci alquanto sopra questo punto, anche se a prima vista può sembrare troppo speculativo. È necessario fissar bene i princìpi e rafforzare le idee alla luce della dottrina di San Tommaso, contro errori pe­

dagogici antichi e moderni che minacciano di compromettere, nella nostra mente e nel nostro operato, il sistema preventivo e la pedagogia cat­

tolica.

Il Santo Dottore nella sua Somma Teologi- ca (80) dice che educare è condurre ed elevare

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fino alla perfezione, la quale per l’uomo consiste nella saldezza della virtù. Egli poi vuole che nel- · l’educare si abbia sempre presente tutto quanto l’uomo, di modo che nulla venga trascurato delle sue parti nel fatto dell’educazione. L ’uomo è ma­

teria e spirito, anima e corpo, intelligenza e vo­

lontà; è una creatura con dei doveri verso il suo Creatore; è un essere naturale, ma chiamato a uno stato soprannaturale. Non si può pertanto pensare a un’educazione monca, che prescinda da alcuno degli elementi dell’umana condizione, come vorrebbero certi moderni pedagogisti, che con opposti criteri orientano ogni attività educativa al solo intelletto (intellettualismo pedagogico) o alla volontà (volontarismo pedagogico). Peggio ancora fanno coloro che, preoccupandosi soltanto della parte materiale dell’uomo, riducono l’edu­

cazione poco meno che a un allevamento selezio­

nato di esseri senza ragione.

Su questi punti faremo, secondo la dottrina di San Tommaso, qualche breve considerazione, a conferma della necessità di quella educazione integrale che, come abbiamo visto, rappresenta il pensiero e l’opera pedagogica di San Giovanni Bosco.

a ) L ’a n i m a è s i g n o r a d e l c o r p o.

Secondo l’Angelico Dottore, l ’anima non è sol­

tanto la parte principale dell’uomo, ma essa è che lo fa esistere ed essere unito in un sol tutto. Per questa ragione l ’anima deve averne la padronan­

za, dominandone i sensi e regolandone tutti gli atti.

Cosicché l ’educazione dell’uomo avrà raggiun­

to il suo scopo, quando sarà riuscita a far sì che sia pieno e stabile il dominio dell’anima sul cor­

po e sui sensi. Solo allora l’armonia fra le atti­

vità di ordine superiore e le attività di ordine in­

feriore sarà tale, da rispecchiare l’armonia volu­

ta da D io nella natura umana: si avrà insomma assicurata quella saldezza di virtù, che è la per­

fezione dell’uomo in quanto tale.

Quando poi si pensi con San Tommaso alle misteriose dinamiche prerogative dell’anima spi­

rituale e immortale, e alla sua capacità e aspi­

razione a tutto conoscere, e a tutto volere oltre ogni bene particolare, — tanto da potersi dire che più grande dell’universo è ogni anima umana (81) — dobbiamo concludere che l’opera dell’e­

ducazione acquista un valore pressoché infinito.

In questa luminosa dottrina vi è il contravve­

leno per qualsiasi pedagogia materialistica, nega­

trice delFanima; e al tempo stesso c’è un mirabile

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accordo col motto di Don Bosco Educatore: Da mihi animas (Dammi le anime).

b) I l p r i m a t o d e l l a v o l o n t à

L ’educazione della volontà ha un valore deci­

sivo e definitivo nella sana pedagogia.

È bensì vero che, quando si tratta di cercare e conoscere la verità, deve predominare l’intelligen­

za: la quale è pure la luce della volontà nella ri­

cerca del bene.

Tuttavia, in ordine all’azione, il predominio spetta sempre alla volontà: se questa è buona, l’agire sarà buono e virtuoso; se è cattiva, l’agire sarà vizioso e cattivo.

Un uomo intelligente, per quanto ben illumi­

nato dalla ragione e dalla Fede, e per quanto addentratosi nei misteri della filosofìa e della teologia, quando non abbia l ’aiuto e il sostegno di una volontà buona e ferma, è destinato a fa l­

lire miseramente nel campo della virtù.

San Tommaso è molto esplicito a questo ri­

guardo, poiché chiama « uomo buono in quanto ta le » colui che ha volontà buona (82).

Ecco allora che educare, e cioè condurre alla saldezza della virtù, significa specialmente for­

mare una volontà buona, la sola che conferisca all’uomo la sua vera perfezione. I veri grandi uo~

mini, incominciando dai santi, sono prima di tut­

to volontà buone.

Ed anche in questo il nostro Fondatore e Pa­

dre concorda perfettamente con San Tommaso:

tanto che insiste, e ripetutamente, sulla neces­

sità che le varie parti (fìsica, intellettuale, so­

ciale, ecc.) dell’educazione rispettino la suprema­

zia della moralità, e perciò della volontà buona, affinchè ne risultino azioni veramente educative.

c) D io e l a p e d a g o g i a .

N ell’insegnamento di San Tommaso la ragione e la Fede dimostrano che l’uomo è creato da D io:

il che vuol dire che l’uomo da D io dipende to­

talmente, così nel suo esistere come nel suo ope­

rare. ; :· ’

Una pedagogia che volesse prescindere dai rapporti che intercorrono tra Dio e l ’uomo, si ri­

durrebbe all’assurdo, anche di fronte alla sem­

plice ragione non ancora illuminata dalla Fede.

Qualsiasi parte della pedagogia trova la sua ultima ragione di essere e la sua piena spiegazio­

ne nei rapporti dell’uomo con Dio, cioè nell’aspet­

to religioso. Volere o no, come non vi è parte alcuna per quanto minuta della realtà che non dipenda in tutto da Dio Creatore e Conservato­

re, così non vi è pedagogia individuale o sociale

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che ragionevolmente possa trascurare le relazioni dell’uomo verso Dio e i doveri che ha verso di Lui.

Oggi abbondano, purtroppo, i fautori della pedagogia areligiosa o laica o atea: ma essi, pri­

ma ancora che dalla Fede, son condannati dalla ragione e dal buon senso.

d) Na t u r a e g r a z i a.

La semplice ragione, abbandonata a se stessa, non basta a spiegare il mistero dell’uomo, e pre­

cisamente gli ardui problemi della personalità, della libertà umana, del male, e simili. È neces­

saria la Divina Rivelazione: essa ci fa conoscere le grandi verità del peccato originale e dei supre­

mi destini della persona umana, dotata d ’intelli­

genza e di libera volontà, e così pure ci assicura che la grazia soprannaturale è assolutamente ne­

cessaria per osservare a lungo tutta la legge natu­

rale (83).

Ora, se l’educazione ha per iscopo di condur­

re l ’uomo sino alla vita stabilmente virtuosa, ecco che una pedagogia puramente naturale è errata, anzi assurda; e così la dottrina di San Tommaso rigetta quel naturalismo pedagogico, che sotto di­

verse fornie ha imperversato, da Rousseau in poi, in tutta la pedagogia moderna.

Col grande genio della dottrina sacra, Tom­

maso d ’Aquino, s’incontra il genio della educazio­

ne cristiana, Giovanni Bosco. I due Santi dicono che, se è impossibile una pedagogia senza la ra­

gione, non meno impossibile è una vera peda­

gogia senza la religione. Ragione e Religione! pro­

clama Don Bosco: e per religione intende, non una vaga religiosità qualunque, ma la Religione Cattolica con gli ineffabili aiuti della Grazia, della Confessione e Comunione, della Divozione alla Madonna. In questo il nostro Padre era in­

transigente.

La pedagogia di Don Bosco è la condanna di ogni naturalismo pedagogico. E la storia sta con­

fermando il pratico fallimento di quei sistemi educativi, che non fanno il debito posto alla Re­

ligione e alla Grazia, quali intendeva e voleva il santo Educatore dei tempi moderni.

Per Don Bosco la pedagogia è e dev’essere essenzialmente sacra, cristiana, cattolica.

e) Il p r o c e d i m e n t o e d u c a t i v o .

Secondo San Tommaso, giova ripeterlo, educa­

re significa condurre l ’uomo dallo stato d ’imper­

fezione allo stato di perfezione, che è la soda vir­

tù. Dunque l ’educazione è un lavorìo di perfe­

zionamento: è passaggio da ciò che è ancora ru­

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dimentale e imperfetto a quello che sarà, relati­

vamente, perfetto e compiuto.

Ora possiamo dire, sempre seguendo la dot­

trina dell'Angelico (84), che nel fanciullo vi è gu\

tutto l’uomo, con l’intera ricchezza dei suoi doni, sebbene in maniera germinale e imperfetta: come nel germe o nel seme si contiene imperfettamente tutto l’albero con radici, tronco, rami, foglie, fiori e frutti.

Abbiamo qui tracciata la giusta via di mezzo tra l’ottimismo e il pessimismo esagerati, entram­

bi di marca naturalista.

L ’ottimismo pedagogico (tipo Rousseau) non trova nulla da fare nel fanciullo: come se nel­

l’educando tutto già vi fosse in modo perfetto.

Invece il pessimismo pedagogico (di tinta lutera­

na) suppone che nel fanciullo non vi sia nulla di buono e che ogni cosa lodevole debba inserirsi nell’educando col bastone o col premio, come se si trattasse di un animale da addomesticare.

La via di mezzo, rivelata dal sereno equilibrio di San Tommaso e dalla pratica degli educatori cristiani, come pure dal paterno sistema di San Giovanni Bosco, sta in questa affermazione: nel­

l’educando vi è già tutto l’uomo, ma in modo p o­

tenziale e imperfetto, cosicché è ufficio e missione dell’educatore il rendere attuale e perfetto l’eser­

cizio delle facoltà e virtù umane.

f)

E d u c a t o r e e d e d u c a n d o .

Il procedimento educativo, inteso da San Tom­

maso quale sviluppo dal germe al frutto, implica l’intervento di due fattori essenziali: il primo è l’educatore, il quale con il suo lavoro agisce sul­

l’educando per perfezionarlo: il secondo è l’edu­

cando stesso, che usufruisce dell’opera e dei sa­

crifìci dell’educatore. Questi infatti esercita un influsso attivo sull’educando e suscita in lui una perfezione, che l’educando non possedeva ancora in atto e che va acquistando mediante l’opera del­

l’educatore.

Orbene, è legge universale, rilevata innumere­

voli volte dall’Angelico Dottore (85), che chiunque agisca, non soltanto opera secondo la natura e la grandezza della perfezione da lui posseduta, ma tende a render simile a sè ciò che è oggetto delle sue azioni (86). L ’artista, ad esempio, imprime nel marmo e riproduce sulla tela quella perfezione ideale che egli con il suo genio ha concepito:

plasma quindi la materia in modo da renderla si­

mile, nel modo più perfetto, alla forma che egli ha in mente.

Quanto succede nelle opere d’arte, avviene pu­

re, in maniera analoga ma assai più profonda e grandiosa, nell’opera di educazione.

E si noti che l’educatore non può educare se 120

non secondo la misura della perfezione che egli stesso possiede; mentre l’educando non riceve 1 in­

flusso educativo se non secondo la misura della sua docilità e delle sue buone disposizioni.

Quando poi, per felice congiuntura, una straor­

dinaria perfezione e capacità educativa viene ad incontrarsi con non meno straordinarie disposizio­

ni nell’educando, balzano fuori i capolavori di cristiana educazione della gioventù. Si pensi a San Giovanni Bosco e al Beato Domenico Savio: qui la perfezione del capolavoro educativo rivela in­

sieme la grandezza dell’Educatore e la docilità dell’Educando, in modo che l’uno viene ad essere la gloria delFaltro.

E con questa magnifica visione concludiamo la prima parte di questo lavoro, nella quale abbia­

mo considerato l ’atteggiamento teorico e pratico di Don Bosco di fronte al problema educativo:

atteggiamento pienamente conforme ai princìpi del grande Maestro San Tommaso.

Passiamo ora a esaminare quanto il nostro Fondatore e Padre ha scritto, ha detto e ha fatto, riguardo a ciascuno dei problemi educativi in particolare.

P A R T E S E C O N D A

IL S IST E M A P R E V E N T IV O

Premessa.

D opo aver esposto che cosa sia l ’educazione secondo il pensiero di Don Bosco, dobbiamo con­

siderare il sistema o metodo del quale egli si ser­

vì per svolgere l ’azione educativa salesiana. È appunto questo sistema che fa nascere e forma la caratteristica personalità dei suoi figli educatori, e cioè dei Salesiani e delle Figlie di Maria A u - siliatrice.

A queste due famiglie religiose egli affidò il delicato incarico di educare la gioventù secondo il suo sistema e le sue tradizioni, applicandolo alle opere suscitate dal suo zelo apostolico: agli Oratori Festivi, agli Ospizi, ai Collegi, alle Scuo­

le Professionali ed Agricole, e ad altre opere di assistenza sociale di qualsiasi indole a vantaggio della gioventù. Le persone e le istituzioni poi, anche considerate nella loro forma materiale, so­

no di fatto esse pure elementi costitutivi del si­

stema e, benché siano diverse nella loro specifica

natura, convergono tutte allo stesso ideale: l’edu­

cazione cristiana della gioventù.

Ma un sistema educativo, oltre alla parte ma­

teriale o, se meglio piace, oltre al complesso delle norme e prescrizioni, ha anche la sua anima e il suo spirito: anima e spirito che costituiscono i princìpi ispiratori del sistema stesso, i quali lo perpetuano rendendolo ricco di vita rigogliosa e di risultati fecondi.

Diciamo chiaramente che sbaglierebbe chi rite­

nesse cosa facile l ’individuare, scandagliare, ca­

pire lo spirito del sistema educativo di Don Bosco:

di fronte a questo insigne Educatore ci si trova realmente in imbarazzo, per la difficoltà di pene­

trarne l ’anima grande, i tesori del cuore, la mol­

teplicità e magnificenza delle idee e dei princìpi che informano l ’azione e l ’opera sua multiforme.

È certo però che, anche da un primo esame della varietà dei princìpi immediati e subordinati, bal­

za sempre fuori chiaro e distinto il principio su­

premo dell’opera da lui svolta nel campo pedago­

gico.

Questo è il compito che ora ci prefiggiamo:

cogliere, nel sistema di Don Bosco, detto prin­

cipio supremo, dal quale derivano gli altri. Sta­

bilito il principio, è più facile elencare i mezzi principali, che da quello scaturiscono logicamente come dalla propria fonte, pel compimento dell’a­

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zione educativa, e così pure mostrare i requisiti indispensabili che deve possedere la persona del­

l’educatore. Quindi resterà da vedere il modo, o, per dirla con parola scolastica, la metodologia dell’applicazione di detti mezzi.

Ci saremo in tal modo sforzati d’inquadrare, in un sistema logico di idee, tutta l’anima della pedagogia di Don Bosco: e dai princìpi enunziati scaturiranno le norme riguardanti sia l’azione edu­

cativa sia il soggetto da educare sia la persona del­

l’educatore, alla luce sempre del fine dell’educa­

zione qual era dal Santo stesso inteso.

Per farci un’idea adeguata del sistema pre­

ventivo gioverà ascoltare anzitutto la parola di Don Bosco attraverso quelle fonti della pedagogia salesiana da noi indicate nell’introduzione. Esse saranno sempre il mezzo più efficace per cono­

scere il suo sistema.

A tale conoscenza pensiamo giovi pure qual­

che brevissimo cenno riguardante l ’origine del­

l ’opuscolo Il Sistema Preventivo, che è natural­

mente la fonte principale: e che noi riprodurremo per intero fra le appendici.

SE Z IO N E I.

G LI E L E M E N T I F O N D A M E N T A L I D E L L ’ED U CAZIO N E

C a p i t o l o I.

IL S IS T E M A

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 136-153)