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Col Maestro Bodrato

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 165-172)

Il 12 marzo di quell’anno il Santo aveva prò-

3) Col Maestro Bodrato

Altra conversazione sul sistema preventivo eb­

be Don Bosco 18 ottobre 1864 a Mornese. Ivi ri­

cevette in speciale udienza il Maestro comunale Francesco Bodrato, il quale gli chiese qual se­

greto egli avesse per dominare siffattamente tan­

ta gioventù, insofferente, per natura, di discipli­

na. Don Bosco rispose:

« Religione e ragione sono le due molle di tut­

to il mio sistema di educazione. L ’educatore deve pur persuadersi che tutti, o quasi tutti, questi cari giovanetti hanno una naturale intelligenza per conoscere il bene che loro vien fatto perso­

nalmente, e che insieme son pur dotati di un cuore sensibile, facilmente aperto alla riconoscen­

za. Quando si sia giunti, con l ’aiuto del Signo­

re, a far penetrare nelle loro anime i principali misteri della nostra santa Religione, la quale, tutta carità, ci ricorda l’amore immenso che Dio ha portato all’uomo; quando si arrivi a far vi­

brare nel loro cuore la corda della riconoscenza che gli si deve in ricambio dei benefizi che ci ha sì largamente compartiti; quando finalmente col­

la molla della ragione si siano fatti persuasi che

la vera riconoscenza al Signore deve esplicarsi coll’eseguirne i voleri, col rispettare i suoi pre­

cetti, quelli specialmente che inculcano l’osser­

vanza dei reciproci nostri doveri, creda pure che gran parte del lavoro educativo è già fatto.

« La Religione in questo sistema fa l’ufficio del freno, messo in bocca dell’ardente destriero, che lo domina e lo signoreggia; la ragione fa poi quello della briglia che, premendo sul morso, pro­

duce l ’effetto che se ne vuole ottenere. Religione vera, Religione sincera, che domini le azioni della gioventù; ragione che nettamente applichi quei santi dettami alla regola di tutte le sue azioni:

eccole in due parole compendiato il sistema da me applicato e di cui ella desidera conoscere il gran segreto ».

Il Maestro Bodrato a questo punto, richiaman­

do la similitudine del domatore di cavalli, do­

mandò a Don Bosco se, oltre al freno della Re­

ligione e al buon uso della ragione, si valesse an­

che d’un terzo elemento, inseparabile da siffatto ufficio, ossia della frusta.

« Eh! mio caro signore! Mi permetto osservar­

le che, nel mio sistema, la frusta che ella dice in­

dispensabile, ossia la minaccia salutare dei ven­

turi castighi, non è assolutamente esclusa; voglia riflettere che molti e terribili sono i castighi che la 'Religione minaccia a coloro che, non tenendo

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conto dei precetti del Signore, oseranno disprez­

zarne i comandi; minacce severe e terribili, che, ricordate sovente, non mancheranno di produrre il loro effetto, tanto più giusto in quanto che non si limita alle esterne azioni, ma colpisce eziandio le più segrete, ed i pensieri più occulti.

« A far penetrare più addentro la persuasione di questa verità si aggiungano le pratiche sin­

cere della Religione, la frequenza dei Sacramenti, e l’insistenza dell’educatore; ed è certo che, con l ’aiuto del Signore, si verrà più facilmente a capo di ridurre a buoni cristiani moltissimi an­

che fra i più pertinaci. D el resto, quando i gio­

vani vengono ad essere persuasi che chi li dirige ama sinceramente il loro bene, basterà, ben so­

vente, ad efficace castigo dei recalcitranti, un con­

tegno più riserbato, che ne addimostri l’interno di­

spiacere di vedersi mal corrisposto nelle parerne sue cure.

« Creda pure, mio caro signore, che questo si­

stema è forse il più facile, e certamente il più efficace, perchè con la pratica della Religione sarà anche il più benedetto da D io > (93).

b) U n a B u o n a N o t t e .

Gioverà infine ricordare una Buona Notte data da Don Bosco ai giovani dellO ratorio nell’agosto

del 1863: essa riassume con semplicità e imme­

diatezza le sue idee fondamentali circa il sistema preventivo.

« Siamo tutti insieme — diceva il Santo — per correre un arringo e guadagnarci una bella coro­

na. Tutti voi avete desiderio di fare una buo­

na riuscita. Dunque mettiamoci in cammino. Io vi guiderò, voi mi seguirete. Prima però bisogna che ci intendiamo nei patti. Patti chiari, amici­

zia lunga, dice il proverbio. Io non sono qui per guadagnar denari, per acquistarmi un nome, per gloriarmi del vostro numero; son qui per niente altro che per fare del bene a voi. Perciò fate conto che quanto io sono, sono tutto per voi, gior­

no e notte, mattino e sera, in qualunque momen­

to. Io non ho altra mira che di procurare il vo­

stro vantaggio morale, intellettuale, fìsico. Ma, per riuscire in questo, ho bisogno del vostro aiuto: se voi me lo date, io vi assicuro che quello del Si­

gnore non mancherà, ed allora tenete per certo che faremo grandi cose ».

Osserviamo qui come Don Bosco, senza fer­

marsi alla parte umana dell’educatore e dell’edu­

cando, metta in piena luce il concetto genuino e completo dell’educazione cristiana, rilevandone il fattore principale, ossia l’azione di Dio e della sua Grazia.

Egli infatti, come appare dalle parole testé

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citate, non si accontentava che l’intervento di Dio come Educatore, specialmente nella per­

sona di Gesù Cristo, nostro Divino Maestro e Pe­

dagogo, fosse soltanto ammesso e sottinteso, ma voleva che fosse espressamente ricordato e te­

nuto nel debito conto.

« Io non voglio — continuò poi Don Bosco — che mi consideriate tanto come vostro Superiore quanto come vostro amico. Perciò non abbiate nessun timore di me, nessuna paura, ma invece molta confidenza, che è quello che io desidero, che vi domando, come mi aspetto da veri amici. Io, ve lo dico schiettamente, aborrisco i castighi, non mi piace dare un avviso colFintimare punizioni a chi mancherà: non è il mio sistema. Anche quan­

do qualcuno ha mancato, se posso correggerlo con una buona parola, se chi ha commesso il fallo si emenda, io non pretendo di più. Anzi, se dovessi castigare uno di voi, il castigo più terribile sareb­

be per me, perchè io soffrirei troppo.

« Quando un padre ha un figliuolo insubordi­

nato, sovente si sdegna, dà mano anche alla sfer­

za, che, in certe circostanze, è necessario adope­

rare. E fa bene, perchè Qui parcit virgae odit fi­

lium suum (Chi risparmia la verga odia il figlio suo) (94). Non di meno il mio cuore non reggereb­

be, non che a battere, neppure a vedere. Non già che io tolleri i disordini. Oh! no, specialmente se

si trattasse di certuni che dessero scandalo ai compagni: in questo caso per forza io dovrei dir­

gli: — Tu non puoi stare in mezzo a noi! — Ma c ’è un mezzo per antivenire ogni dispiacere mio e vostro. Formiamo tutti un solo cuore! Io sono qui per aiutarvi in ogni circostanza. Voi abbiate buona volontà. Siate franchi, siate schietti come io lo sono con voi. Chi fosse in pericolo, si lasci sostenere, me lo dica; chi avesse mancato, non cerchi di coprirsi, ma invece procuri di rimediare al mal fatto. Se io so le cose, e da voi stessi, allora procurerò di trovar ripieghi, affinchè tutto pro­

ceda pel vostro meglio spirituale e temporale. Non sono io che voglio condannare coloro cui Dio avesse perdonato... » (95).

c) A l t r i a c c e n n i d e l s a n t o E d u c a t o r e .

In parecchie altre circostanze posteriori alla pubblicazione dell’opuscolo, Don Bosco presentò le linee generali del suo sistema. Ci limiteremo a ricordarne alcune.

Il 23 luglio 1878, su richiesta del Ministro del- lTnterno, Zanardelli, allegava, ad una lettera, il suo pensiero sopra il sistema preventivo, in cin­

que punti:

—- Il sistema preventivo nella educazione del­

la gioventù.

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— Sistema preventivo e repressivo in mezzo alla società (definizione e differenze).

— Quali fanciulli debbano dirsi pericolosi (quattro categorie).

— Provvedimenti.

— Ingerenza governativa.

In fine esponeva con semplicità i risultati ot­

tenuti (96).

A l Principe Gabrielli, Presidente della Com ­ missione che amministrava lO sp izio di San M i­

chele in Roma, nel giugno del 1879 Don Bosco scriveva: « Nelle nostre Case si fa uso di un si­

stema disciplinare affatto speciale, che noi chia­

miamo preventivo, in cui non sono mai adoperati nè castighi nè minacce. I modi benevoli, la ra­

gione, l ’amorevolezza ed una sorveglianza tutta particolare, sono i soli mezzi usati per ottenere disciplina e moralità tra gli allievi » (97).

La sera del 22 maggio 1883, in occasione del cinquantenario della Società di San Vincenzo dei Paoli, Don Bosco tenne a Parigi, alla presenza del Consiglio Centrale della Società, un breve discor­

so, durante il quale, a mo’ di chiusura, tratteg­

giò il suo metodo educativo mirante a guadagnare il cuore dei giovani, e a ottenere, mediante l’a f­

fetto da essi portato ai loro Maestri, che siano buo­

ni e facciano il proprio dovere (98).

Era poi così intimamente convinto della ne­

cessità di praticare detto sistema, che non si stan­

cava di raccomandarlo in tutti i modi ai suoi figli.

Nel settembre del 1884 diceva in seno al Capi­

tolo Superiore: « Ogni studio e ogni sforzo sia rivolto a introdurre e praticare nelle nostre Case il sistema preventivo. I vantaggi che ne verranno sono incalcolabili per la salute delle anime e la gloria di D io » (99).

3. Il principio informatore

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 165-172)