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San Francesco eli Sales, Santo dell’amore

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 177-181)

Il 12 marzo di quell’anno il Santo aveva prò-

3) San Francesco eli Sales, Santo dell’amore

Oltre che al Vangelo, tutto ardore di carità, San Giovanni Bosco si ispirò a San Francesco di Sales, ch’egli scelse come Patrono del suo primo Oratorio, e più tardi di tutta la Società, appunto per la sua amorevolezza.

Fin dall’8 dicembre 1844, autorizzato dall’arci­

vescovo, Don Bosco, benedicendo due camerette concessegli dalla Marchesa Barolo nei locali dell’O- spedaletto, vi stabiliva la prima cappella, dedi­

candola a San Francesco di Sales. Tre furono le ragioni di questa scelta. Primieramente perchè la Marchesa Barolo, per secondare Don Bosco, divi­

sava di stabilire al Rifugio una Congregazione di Sacerdoti sotto questo titolo. In secondo luogo, perchè la parte di ministero che Don Bosco aveva preso ad esercitare intorno alla gioventù richie­

deva molta calma e mansuetudine. Oltre a ciò lo confortava una terza ragione. In quel tempo,

parecchi errori, sparsi specialmente dai prote­

stanti, incominciavano ad insinuarsi insidiosa­

mente, soprattutto in Torino, tra il popolo. O r­

bene, Don Bosco, scegliendosi come Patrono San Francesco di Sales, che aveva lottato e trionfato così splendidamente dei nemici della Chiesa, in­

tendeva renderselo propizio per ottenere dal Cielo quelle speciali attitudini di cui avrebbe po­

tuto aver bisogno nella lotta per guadagnare ani­

me al Signore.

« Insomma — conclude Don Lemoyne — Don Bosco giudicava che lo spirito di San Francesco di Sales fosse il più adatto ai tempi per l’educa­

zione e l’istruzione popolare» (117).

Orbene, in che consiste lo spirito di San Fran­

cesco di Sales? È generalmente ammesso che nei colossi della perfezione cristiana si delinei a volte un aspetto speciale, quasi una differenza specifica di azione e di santità, che costituisce in certo mo­

do una loro caratteristica. Evidentemente è sem­

pre lo Spirito di Dio che opera in loro. Dio stes­

so però ama manifestarsi in modi diversi, e così il suo Spirito ebbe ed ha manifestazioni diverse anche nelle anime dei suoi santi.

La santità si compie sempre e si perfeziona nella carità; ma questa, appunto perchè è carità, seppe nel corso dei secoli e attraverso l ’opera di uomini santi e provvidenziali, presentarsi con mo­

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di e con caratteristiche particolari. E così si usa chiamare San Girolamo il santo della castità, San Benedetto il santo della liturgia, San Fran­

cesco d’Assisi il santo della povertà, San Ber­

nardo il santo della mortificazione. Orbene, San Francesco di Sales vien detto il santo delFamore e della dolcezza. Non già che egli sia stato, in certo modo, l ’inventore dell’ascetica dell’amore come metodo per raggiungere la santità; ma per­

chè, illustrando il fondamento della sua teologia, della sua ascetica, del suo lavoro formativo a vantaggio delle anime, nella Introduzione alla vita devota e nel Teotimo o Trattato dell’amor di Dio, seppe esporre e coordinare in maniera soave e meravigliosa tutta la dottrina dell’amore, che viene presentato come fonte, mezzo e termine della santità.

D i fronte al rigorismo invadente e al fatalismo di Calvino, San Francesco di Sales seppe addi­

tare efficacemente la strada del Vangelo per ri­

condurre le anime al loro Padre che sta nei cieli, ripetendo costantemente con San Giovanni Evan­

gelista che Dio è carità.

Nel cuore del, nostro Patrono il Creatore aveva soprattutto versato tesori senza limiti di bontà e di carità. Non voleva che si temesse Dio, ma che lo si amasse grandemente: « Dio è tuo Pa­

dre — diceva. — Se così non fosse, egli non ti

farebbe dire: Padre nostro, che sei nei cieli. E che cosa hai da temere, essendo figlio di un tal Pa­

dre?... Figli d ’un tal Padre, è cosa ben strana che abbiamo o possiamo avere altro pensiero che non sia di fedelmente amarlo e servirlo» (118).

Nel prossimo stesso amava Iddio, ripetendo: « M i sembra ch’io non ami altro che Dio, e tutte le anime per Iddio, e tutto ciò che non è Dio o per Iddio lo tengo per cosa da n ulla» (119). E sog­

giungeva: « Chi ama il rigore vada lungi da me, perchè io di rigore non voglio saperne... A tener maniere dure e aspre, non vi è nulla da guada­

gnare » (120). Riguardo poi alla dolcezza con cui trattare il prossimo, diceva ancora: « Lo spirito umano è così fatto, che a trattarlo con rigore si inalbera. Tutto con dolcezza, niente per forza: la durezza manda a male ogni cosa, inasprisce i cuori, produce l ’odio: e lo stesso bene che si fa, lo si fa di sì mal garbo, che non si può saper­

gliene grado. A l contrario la dolcezza maneggia a suo talento il cuore dell’uomo, e ne fa quel che vuole » (121).

Insomma egli era giunto alla persuasione — e frutto di essa fu l ’apostolato intero della sua vi­

ta — che la perfezione del cristiano è fondata sull’amore, e che solo può cercarsi e compiersi con l’amore. E perciò, come l ’amore è tutto nella vita spirituale, altrettanto deve dirsi che è tutto

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nell’op era dell’educazione, la quale solo può ef­

fe ttu a rsi n ell’am ore e con l ’amore.

Q uesto, in sintesi, lo sp irito del Vangelo e lo sp irito di S an Francesco di Sales, che dal V an­

gelo lo attinse. Q uesto p u re lo sp irito di D on Bosco, form atosi alla scuola del Vangelo e di San F rancesco di Sales. Q uesta anche la ragione p er cui D on Bosco non volle che i suoi figli p re n ­ dessero nome da lui, m a dal P atrono, vale a dire fossero Salesiani, cioè fo rm ati allo spirito di ca­

rità e di dolcezza del Salesio.

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 177-181)