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Col Ministro llattaz&i

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 157-165)

Il 12 marzo di quell’anno il Santo aveva prò-

1) Col Ministro llattaz&i

Una domenica di aprile del 1854 egli ebbe un colloquio di circa un’ora con il Ministro Urbano Rattazzi, il quale lo aveva interrogato sopra i mezzi da lui adoperati per conservare l’ordine tra i giovani dell’Oratorio.

Domandava il Ministro:

— Non ha la Signoria vostra ai suoi cenni a l­

meno due o tre guardie Civiche in divisa o tra­

vestite?

— Non me ne occorrono, Eccellenza.

— Possibile? Ma questi suoi giovani non sono mica dissimili dai giovani di tutto il mondo; sa­

ranno ancor essi per lo meno sbrigliati, attacca­

brighe, rissosi. Quali riprensioni, quali castighi usa dunque per infrenarli e impedire scompigli?

— La maggior parte di questi giovani sono davvero svegliati dalla quarta, come si dice; ciò non di meno, per impedire disordini qui non si

adoperano nè violenze nè punizioni di sorta.

— Questo mi pare un mistero; favorisca spie­

garmi l ’arcano.

— Vostra Eccellenza non ignora che vi sono due sistemi di educazione, uno chiamato sistema repressivo, l ’altro sistema preventivo. Il primo si prefigge di educare l’uomo colla forza, col repri­

merlo e punirlo quando ha violato la legge, quan­

do ha commesso il delitto; il secondo cerca di edu­

carlo colla dolcezza, e perciò lo aiuta soavemente ad osservare la legge medesima e gliene sommini­

stra i mezzi più acconci ed efficaci all’uopo; ed è questo appunto il sistema in vigore tra noi. A n ­ zitutto qui si procura di infondere nel cuore dei giovanetti il santo timor di Dio, loro s’ispira amore alla virtù ed orrore al vizio coll’insegnamento del catechismo e con appropriate istruzioni morali; si indirizzano e si sostengono nella via del bene con opportuni e benevoli avvisi, e specialmente colle pratiche di pietà e di Religione. Oltre a ciò, si circondano, per quanto è possibile, di un’amore­

vole assistenza durante la ricreazione, nella scuola, sul lavoro; s’incoraggiano con parole di benevo­

lenza, e, non appena mostrano di dimenticare i propri doveri, loro si ricordano in bel modo, e si richiamano a sani consigli. In una parola, si usano tutte le industrie che suggerisce la carità cristia­

na, affinchè facciano il bene e fuggano il male

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per principio di coscienza, illuminata e sorretta dalla Religione.

— Certo è questo il metodo più adatto per educare creature ragionevoli; ma riesce efficace per tutti?

— Per novanta su cento questo sistema riesce di un effetto consolante; sugli altri dieci esercita tuttavia un influsso così benefico da renderli me­

no caparbi e meno pericolosi; onde di rado mi occorre di cacciare via un giovane siccome indo­

mabile e incorreggibile. Tanto in questo Oratorio quanto in quello di Porta Nuova e di Vanchiglia si presentano e sono talora condotti giovani che, o per mala indole o per indocilità, ed anche per malizia, furono già la disperazione dei parenti e dei padroni, ed in capo a poche settimane non sembrano più dessi; da lupi, per così dire, si mu­

tano in agnelli.

— Peccato che il Governo non sia in grado di adottare siffatto metodo nei suoi stabilimenti di pena, dove, per bandire i disordini, occorrono cen­

tinaia di guardie, e i detenuti diventano ogni giorno peggiori!

— E che cosa impedisce al Governo di seguire questo sistema nei suoi Istituti penali? Y i s’intro­

duca la Religione; vi si stabilisca il tempo oppor­

tuno per l ’insegnamento religioso e per le pratiche di pietà, si dia a queste, da chi presiede, l’impor­

tanza che si meritano, vi si lasci entrare spesso il Ministro di Dio e gli si permetta di intratte­

nersi liberamente con quei miseri, e di far loro udire una parola di amore e di pace, ed allora il metodo preventivo sarà bell’e adottato. D opo alcun tempo le guardie non avranno più, o ben po­

co, da fare; ma il Governo avrà il vanto di rido­

nare alle famiglie e alla società tanti membri morali ed utili. Altrimenti esso spenderà il de­

naro al fine di correggere e punire per un tempo più o meno lungo un gran numero di discoli e colpevoli, e, quando li avrà messi in libertà, do­

vrà proseguire a tenerli d ’occhio, perchè pronti a fare il peggio ».

D i questo tenore Don Bosco tirò avanti per un buon pezzo; e, siccome fin dal 1841 egli cono­

sceva lo stato dei prigionieri giovani e adulti, per­

chè faceva a quei miseri frequenti visite, così p o­

tè far rilevare al Ministro dell’interno l’efficacia della Religione sulla morale loro riabilitazione.

« A l vedere il Sacerdote di Dio — continua­

va — all’udire la parola di conforto, il detenuto rammenta gli anni beati in cui assisteva al Ca­

techismo, ricorda gli avvisi del Parroco o del Maestro, riconosce che, se è caduto in quel luogo di pena, si è perchè cessò di frequentare la Chiesa o perchè non mise in pratica gli insegnamenti che vi ha ricevuti; onde, richiamate a mente que­

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ste care rimembranze, sente il più delle volte commuoversi il cuore, si pente, soffre con rasse­

gnazione, risolve di migliorare la sua condotta, e, scontata la pena, rientrerà in società disposto a ristorarla dagli scandali dati.

« Se invece gli si toglie l’amabile aspetto della Religione e la dolcezza delle sue massime e delle sue pratiche, se lo si priva delle conversazioni e dei consigli di un amico dell’anima, che sarà del misero in quell odiato recinto? Non mai invitato da una voce amorevole a sollevare lo spirito oltre la terra; non mai animato a riflettere che, peccando, offese, non solo le leggi dello Stato, ma Iddio, Legislatore supremo; non mai eccitato a doman­

dargli perdono, nè confortato a soffrire la sua pena temporale in luogo della eterna che gli vuol con­

donare, egli, nella sua misera condizione, altro non vedrà che il mal garbo di una fortuna av­

versa; quindi, invece di bagnare le sue catene con lacrime di pentimento, le morderà di mal celata rabbia; invece di proporre emendamento di vita, si ostinerà nel suo male; dai suoi compa­

gni di punizione imparerà nuove malizie, e con essi combinerà il modo di delinquere un giorno più occultamente, per non cadere nelle mani della giustizia, ma non già di migliorarsi e di farsi un buon cittadino ».

Don Bosco, colta la favorevole occasione, se­

gnalò al Ministro Futilità del sistema preventivo soprattutto nelle pubbliche scuole e nelle case di educazione, dove si hanno a coltivare ani­

mi ancor vergini di delitti, animi che si pie­

gano docilmente alla voce della persuasione e delFamore. E concluse:

« So bene che il promuovere questo sistema non è com pito devoluto al dicastero di Vostra Eccellenza; ma un suo riflesso, una sua parola, avrà sempre un gran peso nelle deliberazioni del Ministero della Pubblica Istruzione» (91).

Il Ministro Rattazzi ascoltò con vivo interesse queste ed altre osservazioni di Don Bosco, si con­

vinse appieno della bontà del sistema in uso negli Oratori, e promise che dal canto suo lo avrebbe fatto preferire ad ogni altro negli Istituti gover­

nativi. Che, se poi non mantenne sempre la pa­

rola, la cagione si è che anche al Rattazzi man­

cava il coraggio di manifestare e difendere le pro­

prie convinzioni religiose.

Finita così la conversazione, egli ne rimase tanto ben impressionato che, da quel giorno, di­

venne avvocato e protettore di Don Bosco.

2) Col Prefetto di Torino.

Altra conversazione sullo stesso argomento eb­

be il Santo col Prefetto di Torino. I disordini 138

che succedevano alla Generala erano tali da pre­

occupare grandemente le Autorità; erasi perfino creduto di dover far fuoco sui giovani rivoltosi, e vi furono delle vittime. Il Prefetto, avuta occa­

sione di parlare con Don Bosco, lo interrogò se avrebbe presa la direzione di quei corrigendi, fa ­ cendogli vive istanze perchè accettasse. Don Bo­

sco rispose che per conto suo non esistevano diffi­

coltà, ma che certamente il Ministero non avrebbe mai affidato a lui un Penitenziario.

— E perchè?

— Perchè si dice che Don Bosco vuol troppa Religione; e infatti io ritengo che, senza Religione, nulla si possa fare di buono fra i giovani.

—' O h ! Non dica questo. Noi non volere la Religione? Anzi ne riconosciamo per primi la necessità; quindi saremmo a lei ben riconoscenti se, con questo mezzo, riuscisse a domare quei disgraziati. Se mi permette, io scriverei al Mini­

stro deH’Interno, proponendo che a lei sia a f­

fidata quella direzione.

— Ripeto che il mio metodo di educare non sarà mai di gradimento al Governo.

Qui Don Bosco espose il proprio sistema edu­

cativo: frequenza dei Sacramenti, istruzione re­

ligiosa, sorveglianza preveniente, carità conquista­

trice... e relativi vantaggi. Il Prefetto ascoltò con in­

teresse, nè ci vide seri ostacoli al suo divisamento.

— Facciamo la prova — disse poi. — Io scri­

verò al Ministro e vedrà!

— Eh! Io credo cosa molto difficile che il Go­

verno acconsenta.

— Ed io la credo cosa facilissima.

Il Prefetto scrisse subito. La risposta non tardò a giungere. Era un serto di elogi per Don Bosco;

si approvò quell’idea e si pregava di trattarne.

Non esservi di meglio che affidare la Generala a Don Bosco; l’esito non poteva mancare; doversi star sicuri che i deplorevoli fatti accaduti non si sarebbero più rinnovati.

Fu chiamato il Santo per dargli la buona no­

vella. — Veda, veda — gli disse il Prefetto — se non aveva ragione io!

— Partito troppo largo! — rispose Don Bo­

sco, crollando il capo. Tuttavia cominciò le trat­

tative, non volendo che per colpa sua si spe­

gnesse quel barlume di speranza. Ma egli esige­

va piena indipendenza nella educazione religio­

sa; gli bisognava essere solo nella direzione; il Governo pagasse ottanta centesimi al giorno per ogni giovane detenuto, escludesse le guardie car­

cerarie, al più si conservasse il picchetto dei sol­

dati alla porta.

Il Prefetto nulla trovò di irragionevole, ma il Ministro finì con rispondere che Don Bosco voleva fare tutti preti quei giovanetti e che di preti ve

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n’erano già troppi. Così, prosaicamente, si chiu­

se la nobile iniziativa (92).

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 157-165)