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Formazione integrale

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 128-136)

AL PROBLEMA EDUCATIVO

5. Formazione integrale

L’educazione voluta da Don Bosco è adunque una formazione integrale. Nel suo pensiero l’edu­

cazione doveva investire e rivolgere le sue cure a tutto il fanciullo, a tutto l’uomo, al fìsico e al morale, senza trascurare nessuna delle sue necessi­

tà e dei suoi rapporti familiari e sociali.

Egli voleva, come vedremo in seguito, una edu­

cazione armonica e consentanea alle esigenze del­

la natura, purtroppo deturpata da imperfezioni e manchevolezze, specialmente nei giovani: una educazione insomma, non frutto di fantasia, ma accessibile e aderente ai soggetti da educare e perciò atta alla loro indole, e tale da saper gua­

dagnare soavemente il cuore dei suoi educan­

di (74).

Ora, se l’attività educativa altro non è che il complesso delle cure e sollecitudini atte a perfe­

zionare tutte e singole le facoltà dell’uomo, ne consegue logicamente la divisione della Pedagogia, quale era stata tracciata da Don Barberis nei suoi A pp u nti sotto la guida del nostro Santo Fon­

datore, e poi fissata nei Regolamenti della Società Salesiana: divisione che, con leggiere modificazioni

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e spostamenti, era usata nei trattati di quei tempi ed è ancora in uso ai tempi nostri. E cioè: educa­

zione fisica, intellettuale, estetica, sociale, morale, religiosa (75).

D ’altronde le facoltà da educarsi e perfezio­

narsi nell'uomo saranno sempre le stesse: non si potrà quindi prescindere mai dall’educare fisica­

mente, intellettualmente, esteticamente, social­

mente, moralmente e religiosamente. Ciò fu fatto dal nostro Padre fin dagli inizi del suo lavoro educativo e ciò continueranno a fare i suoi figli­

si

dirà che, in questo, Don Bosco non differisce dagli altri educatori e pedagogisti; e noi rispon­

deremo che non dobbiamo farne le meraviglie.

Don Bosco era pervaso da tanto buon senso, da non lasciarsi andare a orgogliose e audaci innova­

zioni, sconfessando tutto un passato pedagogico

— frutto dell’esperienza di tante generazioni e di uomini eminenti, che all’educazione avevano consacrato ogni loro attività — per fare un salto nel vuoto e sostituirlo con nuove concezioni. E d’altra parte, appoggiandosi saggiamente sui sal­

di fondamenti della tradizione cristiana e sen­

za allontanarsi dalla via, tracciata e battuta, degli insegnamenti pedagogici della Chiesa Cattolica, egli seppe, nel solco morbido e profondo schiuso dall’esperienza, piantare un nuovo virgulto che, irrorato dai suoi sudori e fecondato dalla carità,

si sarebbe sviluppato in una nuova pianta vegeta e bella, semplice nella sua struttura, vigorosa nella sua ramificazione, ricca di fiori e di frutti santi (76).

E noi esamineremo a suo tempo quale sia il nuovo apporto di Don Bosco alla scienza e al­

l’arte educativa nei vari settori di essa.

Parlando però di questi diversi settori in cui si divide l’educazione, noi non vogliamo dire che essi siano tra di loro assolutamente separati, e tanto meno che ciascuno di essi possa trovare attuazio­

ne senza riguardo all’unità e alla totalità della persona umana. 'È certo che in ognuno di essi, appunto perchè siano educativi, deve aversi ri­

guardo al valore e ai lini morali della persona:

altrimenti l’educazione, nonché integrale, non sa­

rebbe neppure umana.

Ora tutti sappiamo come i costitutivi propri ed essenziali della persona, guardata in senso edu­

cativo, sono appunto la coscienza e la libertà.

E proprio in questo senso il nostro Padre in­

tendeva sempre l’educazione, precisando poi il valore morale della persona in senso religioso e cristiano.

La necessità di riaffermare questi princìpi si fa sempre più impellente ai nostri giorni, nei qua­

li il naturalismo dilagante, prescindendo dal so­

prannaturale, anzi negando D io stesso, toglie ogni 106

base alla moralità e svuota l’educazione di ogni principio e contenuto che la innalzi al di sopra della natura. D ’altra parte lo stesso naturalismo fa ogni sforzo per illustrare con sussidi sempre più numerosi e abbaglianti la psicologia e le di­

scipline affini, collocate esse pure in una corni­

ce naturalista. Ora i pedagogisti cattolici, davan­

ti a questa minacciosa e funesta propaganda che vuol privare l’educazione di ogni bene sopranna­

turale, si sono giustamente schierati contro l'esi­

ziale dottrina, negando al suo preteso lavoro edu­

cativo il nome di vera ed integrale educazione.

Questa ha e deve avere l’alta finalità di for­

mare l’uomo, orientandolo e avviandolo verso il conseguimento dei suoi alti destini soprannatu­

rali. Un’educazione pertanto che si svolga solo e volutamente nell’àmbito della natura, non può chiamarsi educazione. Questo appellativo va ri­

servato invece a quel complesso di attività pe­

dagogiche, che, considerando il fanciullo alla lu­

ce del Vangelo di Gesù Cristo, si propongono di conferirgli la capacità di conquistarsi quella eter­

na beatitudine, che da Gesù Cristo ci fu ricon­

quistata con l’olocausto della sua vita e del suo preziosissimo Sangue.

La pedagogia cattolica non trascura nessuno dei valori umano-naturali, appunto perchè si propone di essere integrale; ma, al tempo stesso,

intende rimanere cristiana e soprannaturale.

Quando però il naturalismo, prescindendo da ogni principio soprannaturale, si chiude nella stretta sua cerchia e dichiara « autonomo e autosuffi­

ciente » il complesso dei soli valori umano-natu­

rali, allora coraggiosamente la pedagogia cattolica gli nega il diritto di chiamare « educazione » quel­

la che, sia fìsica, sia intellettuale, si vuol sottrarre alla luce della religione e dei soprannaturale.

L ’educazione infatti non può avere altra mèta al- lin fu ori di questa: dirigere l’uomo al consegni- mento pieno dei supremi ideali a cui egli è de­

stinato, e cioè a quell’ultimo fine soprannaturale che diventa, così, la misura suprema degli stessi valori umani ed educativi.

E non sarà certamente inutile notare come questa posizione dei pedagogisti cattolici sia esat­

tamente quella della stessa pedagogia cattolica, contenuta in solenni documenti del magistero ec­

clesiastico. Pio XI, ad esempio, nell’Enciclica D i­

vini illius magistri, dice: « Infatti non si deve mai perdere di vista che il soggetto dell’educazione cristiana è l’uomo tutto quanto, spirito congiunto al corpo in unità di natura, in tutte le sue fa­

coltà, naturali e soprannaturali, quali ce le fanno conoscere e la retta ragione e la Rivelazio­

ne » (77).

E lo stesso Sommo Pontefice nella Omelia pro­

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nunciata nella solennità di Pasqua del 1934, per la Canonizzazione di San Giovanni Bosco, espres­

se un identico pensiero con queste parole: « Egli (il Santo) mirava a form are nei giovani il cit­

tadino e il cristiano: il perfetto cittadino degno figlio della patria terrena, il perfetto cristiano meritevole di divenire un giorno membro glorioso della patria celeste. Per lui l’educazione non deve essere soltanto fisica, ma soprattutto spirituale;

non deve limitarsi a rafforzare i muscoli con gli esercizi ginnastici, a corroborare le forze cor­

poree col sano esercizio delle medesime, ma deve soprattutto esercitare e rafforzare lo spirito di­

sciplinandone i moti incomposti, fomentandone le tendenze migliori, e tutto dirigendo verso una idealità di virtù, di probità e di bontà. Educa­

zione, quindi, piena e completa, che abbracci tut­

to l’uomo, che insegni le scienze e le discipline umane, ma che non trascuri le verità sopranna­

turali e divine » (78).

Dalle parole del grande Papa risulta quindi subito ben chiara la necessità di dirigere tutto l’uomo al suo destino eterno e soprannaturale.

E si noti come sia proprio la necessità del­

l’elemento naturale nell’educazione e insieme la sua insufficienza, a esigere un concetto unitario dell’educazione. Infatti, da una parte, non si può costruire l’edificio soprannaturale se non sulla

base delle attività naturali; mentre dall’altra par­

te queste, da sole, non sono ancora, come si è detto, educazione. L ’educazione è una, è unica: e il suo concetto si attua pienamente soltanto nelle funzioni della vita soprannaturale, a cui tutto l’uo­

mo deve essere portato e di cui deve essere reso capace.

E si ricordi a questo proposito l’esortazione di San Paolo, il quale stimolava i cristiani di Corin­

to a indirizzare ogni loro azione a Dio rendendola in tal modo soprannaturale. « Sia che mangiate, sia che beoiate, sia che facciate altra cosa, fate tutto per la gloria di D i o » (79). La vita intera, nel pensiero genuino cristiano, non deve avere al­

tro scopo ed orientamento: tutto per Iddio, e per­

ciò tutto nell’ambiente celeste della vita sopran­

naturale, la quale esige che l’atto della volontà si compia sempre in armonia coi princìpi della morale e in corrispondenza all’ordine della gra­

zia. Così intesa la vita, è facile tirarne le legit­

time conclusioni.

Quando adunque si parla di educazione fìsi­

ca e intellettuale, se si pretende che tali sezioni siano come dei settori chiusi e autonomi di edu­

cazione, allora ci troviamo dinanzi ai quadri del­

la pedagogia positivistica e naturalistica: incapa­

ce l’una di esprimere un unico concetto coerente di educazione, per la frammentarietà essenziale

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al suo empirismo; e falsa l’altra per la negazione almeno implicita delle realtà e dei destini so­

prannaturali dell’uomo.

Si può invece parlare di educazione fisica o intellettuale in un senso affatto diverso, in quan­

to tali espressioni servono a indicare l’apporto in­

dispensabile che la natura, sanamente potenziata, può e deve dare alla vita soprannaturale, da cui la natura stessa viene irrobustita, e come trasfor­

mata, per diventare o per fornire una base più adatta all’arricchimento di quella medesima vita soprannaturale.

In questo senso, si può legittimamente parlare di educazione fìsica, intendendo con essa non il puro fatto fìsico, ma rapportando questo fatto alla vita morale e soprannaturale: sia negativa­

mente, in quanto non venga a recarle contrasto;

sia soprattutto, positivamente, come un elemento materiale che, posto a disposizione dell’uomo, vie­

ne da lui coltivato e potenziato, perchè in esso possa riverberarsi la luce soprannaturale dello spirito.

Le stesse considerazioni valgono per l’educa­

zione intellettuale, sociale ed altre. Insomma, que­

sti settori dell’educazione appartengono di diritto ad essa, in quanto si presentano come materiale che si presta alla forma educativa, arricchendola con le copiose possibilità e varietà della natura.

Parlando quindi di educazione fìsica, intellet­

tuale, estetica, sociale, non dimentichiamoci di vedere tutto illuminato dalla luce soprannaturale, che deve informare l’educazione che voglia essere veramente degna di tal nome e a cui si possa ap­

plicare la denominazione di cattolica e di sale­

siana.

6. Il concetto di educazione

Nel documento DON BOSCO EDUCATORE (pagine 128-136)