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Conclusioni

Nel documento Il labirinto della dislessia (pagine 36-40)

Lo scopo di questo lavoro è stato di indagare in che modo viene affrontato o gestito il fenomeno dei disturbi specifici di apprendimento, in particolar modo il disturbo di dislessia nel Canton Ticino.

Per rispondere alla domanda generale abbiamo dovuto rispondere ad un altro quesito fondamentale: Qual è l’impatto della dislessia nella vita di un bambino e del suo entourage?

Dall’analisi delle interviste sono emersi tanti punti fondamentali che mettono in risalto la gestione a livello ticinese del fenomeno della dislessia. In particolar modo nasce il bisogno di dare più sostegno alle famiglie e ai docenti in determinate situazioni, di informare su larga scala la popolazione di questo disturbo ed emergono molte conseguenze psicologiche che necessitano una maggiore presa a carico.

La suddivisione in aree è stata necessaria al fine di comprendere il fenomeno su più fronti.

Ciò che emerge prende in causa più aspetti. Nel capitolo della dissertazione sono state trattate cinque aree principali: l’area genitoriale, l’area psicologica e sociale del bambino, l’area della formazione e dell’apprendimento, l’area pubblica e l’area sanitaria. Da cui sono emersi vari spunti riflessivi.

Nell’area genitoriale emerge in particolar modo la necessità di un sostegno più marcato e di un’informazione più approfondita rispetto al problema.

La famiglia è la diretta interessata, insieme alla scuola rispetto a questo disturbo. Essendone direttamente coinvolta, emerge molto la preoccupazione e l’ansia dei genitori rispetto alle conseguenze che possono nascere a seguito di difficoltà scolastiche. I genitori posti a tale problema si trovano spesso sprovveduti, confusi lasciandosi trascinare e coinvolgere emotivamente da questa situazione. A livello psicologico non viene toccato solo il bambino che vive in prima persona la difficoltà ma anche i genitori, che subiscono indirettamente il malessere del figlio. I tutori inoltre, investono molte energie per poter seguire un figlio dislessico confrontato con varie difficoltà. Sostenere i ragazzi richiede molto tempo da parte dei genitori, tale fattore non è forzatamente abbondante. Per una famiglia che lavora a tempo pieno diventa difficoltoso trovare il tempo per dedicarsi intensivamente al figlio. Inoltre, non tutti i genitori sono in grado di poter dare questo tipo di supporto, il quale richiede certe capacità cognitive o linguistiche.

Da qui nasce sicuramente l’importanza di poter dare maggiore supporto alla famiglia, la quale si può trovare in difficoltà davanti a questa situazione. Emergono anche molti sentimenti di solitudine da parte loro. Un sostegno genitoriale dunque sarebbe opportuno già ai primi sintomi di malessere e di difficoltà del figlio in un contesto scolastico. Dal momento che i tutori vengono emotivamente coinvolti in questo, dare maggiore sostegno permetterebbe di poter diminuire il malessere che va a crearsi in famiglia. Parallelamente a quanto affermato, nasce l’importanza di una maggiore informazione rispetto al tema. Come è stato analizzato nei capitoli precedenti, non comprendere appieno la situazione innesca dinamiche famigliari poco piacevoli. Il bambino viene sovente etichettato per qualcosa che non è. Definizioni come “pigro”, “svogliato”, “nulla facente” vengono utilizzate quando non vi è una vera comprensione del problema da parte dei genitori. I quali che non essendo a conoscenza della reale problematica, interpretano il comportamento del figlio come svogliato. Tali dinamiche possono portare al bambino conseguenze psicologiche e sociali,

quali l’abbassamento dell’autostima o sentimenti di inadeguatezza. L’importanza di essere a conoscenza del tema è dunque cruciale sia per il benessere del bambino che per quello della famiglia.

La diagnosi per un genitore, da quanto emerge, è fondamentale poiché permette di dare un nome a quello che è realmente il disturbo, permettendo così di comprendere appieno ciò che sta succedendo. La diagnosi nel Canton Ticino, arriva però spesso molto tardi, la maggior parte delle volte a fine quinta elementare e per un genitore, l’attesa può essere particolarmente turbolenta e sofferta.

Nell’area psicologica e sociale emerge senz’altro il bisogno di un sostegno psicologico già a partire dalle prime difficoltà scolastiche. Da qui ne deriva il bisogno da parte del bambino di comprendere e le sue effettive caratteristiche, le quali non sono uguali ai suoi coetanei. Un sostegno prematuro permetterebbe di lavorare fin da subito sulle insicurezze che si possono creare e sulle possibili conseguenze psicologiche e sociali.

Sono molte le dinamiche che entrano in gioco e che vanno a minare il benessere del bambino. In primo luogo sono le false e demotivanti etichette che vengono attribuite all’individuo con DSA sia dai genitori che, qualche volta, dai docenti. Successivamente sono gli schernimenti da parte dei compagni, che non capendo il problema di fondo, lo deridono.

Infine, la società in cui siamo inseriti asserisce che un individuo incapace di leggere e scrivere non avrà futuro.

Dare fin da subito un sostegno psicologico ai bambini potrebbe essere essenziale per fornire loro i giusti strumenti e supporti atti a riuscire in ambito scolastico, sociale e psicologico. Non ci deve essere solo una presa a carico strettamente scolastico ma bisogna anche tenere in considerazione il benessere psicologico dell’alunno in difficoltà.

Nell’area scolastica emerge innanzitutto una certa eterogeneità all’interno delle sedi scolastiche in Ticino rispetto a come vengono affrontati i problemi di DSA. Non tutti i docenti sono pienamente formati rispetto a questo tema. Alcuni professionisti si informano maggiormente per interesse e/o necessità, mentre altri non sentono il bisogno di approfondire il tema. Nonostante ciò, i docenti devono essere comunque in grado di poter cogliere i primi campanelli di allarme per poter indirizzare correttamente l’alunno. Ogni docente dovrebbe avere una conoscenza di base uguale per tutti.

Emerge anche la necessità di ampliare la rete dei professionisti del sostegno pedagogico che sovente sono oberati di lavoro e non possono dare il giusto sostegno all’alunno per una questione di tempo. Nasce anche la necessità di dare un supporto in più ai docenti che spesso quando hanno a che fare con i mezzi compensativi, si ritrovano poco sostenuti. Le informazioni faticano a passare e ci dovrebbe essere un maggior sostegno anche a livello tecnologico per i docenti. Questi ultimi devono adottare strategie adattive per poter essere in grado di comprendere il funzionamento di un mezzo compensativo.

Dei corsi supplementari forniti ai docenti per poter comprendere meglio il funzionamento di uno strumento compensativo, permetterebbe loro di essere maggiormente di sostegno a tutti soggetti coinvolti. Un altro possibile miglioramento, potrebbe essere dato dalla maggiore collaborazione tra docenti, logopedisti e docenti di sostegno. Ciò garantirebbe uno scambio di conoscenza, finalizzata ad acquisire maggiori informazioni rispetto agli strumenti compensativi.

Nell’area pubblica emerge il forte bisogno di trasmettere quante più informazioni possibili riguardo i DSA. La popolazione potrebbe essere informata tramite vari metodi, quali possono essere annunci radiofonici, opuscoli, corsi e seminari.

È sicuramente un argomento che sta prendendo piede, ma emerge ancora una certa ignoranza rispetto a questo disturbo nella società ticinese. L’idea di poter fare prevenzione all’interno della scuola e non solo, ha come scopo quello di divulgare (specialmente ai compagni) la problematica della dislessia. Tale metodo porterebbe ad una maggiore comprensione, elasticità e capacità di immedesimazione.

Nell’area sanitaria emerge in particolar modo la bassa percentuale di pediatri specializzati in DSA in Ticino, i quali sono solo quattro ad avere una specializzazione in questo ambito.

Spicca inoltre una poca sensibilità da parte dei pediatri rispetto a questo disturbo. Essi tendono ad analizzare gli aspetti che emergono da una visita in modo puramente clinico senza tenere conto dell’aspetto educativo e scolastico.

Ad oggi c’è un ampio margine di miglioramento, ma il cammino intrapreso conduce nella giusta direzione. Incrementare il sostegno genitoriale, dare maggiore supporto agli insegnanti, tenere in considerazione maggiormente anche gli aspetti psicologici di un alunno in difficoltà in un contesto scolastico ed educativo, coinvolgere maggiormente la popolazione su questo tema, evitare di focalizzarsi sull’aspetto puramente clinico, tenere in considerazione anche gli aspetti psicologici/sociali/educativi da parte del pediatra sono sicuramente gli elementi che emergono maggiormente da questo lavoro. Essi meritano un’analisi e una presa di coscienza in più.

Nonostante ciò, l’interesse verso il tema è sempre più crescente, la rete relativa al bambino con DSA è vasta e le figure professionali a supporto non mancano, anche se potrebbero essere incrementati di numero. I mezzi compensativi vanno di pari passo con la tecnologia, più essa avanza, più questi strumenti si possono migliorare e sviluppare. In futuro potranno nascere altre figure dedite a questo, come magari l’assistente sociale, o figure addette e specializzate nella tecnologia (per gli strumenti compensativi).

6.1 Uno scenario possibile

Un possibile scenario trattato e propostomi dal Dr. Pezzoli (Ped. 1, 2021) coinvolge il ruolo dell’assistente sociale. In questo eventuale contesto sarebbero presenti su suolo cantonale dei centri di competenza con una fitta rete multidisciplinare di professionisti competenti. Tale possibilità permetterebbe uno scambio facilitato di conoscenze interne ed esterne al centro, coinvolgendo maggiormente e più facilmente la popolazione in cui si trova il bambino con DSA.

L’idea è dunque di creare un luogo e una rete di competenza che possa congiungere tutti i professionisti, nel quale ogni individuo è specializzato nel proprio ambito e posto in maniera paritaria ai colleghi. Questa metodologia permetterebbe la presenza in un unico luogo di tutte le figure coinvolte nei DSA, tra i quali: assistente sociale, pediatra, psicologo, docenti, direzione degli uffici delle scuole, logopedisti e docenti di sostegno. Le varie figure devono essere coordinate da un individuo con ruolo paritario, capace di gestire una pluralità di fonti di aiuto e che sappia avere una visione olistica. Tale ruolo potrebbe essere ricoperto dal case manager.

Avere un centro permetterebbe alla popolazione di avere un unico punto di riferimento in caso di domande sui DSA. Tale luogo diventerebbe dunque il centro di informazione per

tante famiglie, ma non solo, anche per i professionisti che vogliono informarsi maggiormente sul tema. Un’ulteriore possibilità potrebbe essere data dalla presenza di gruppi di lavoro fra bambini dislessici, che grazie al sostegno di educatori o di professionisti, possono condividere fra loro le esperienze vissute (Ped, 1, 2021).

Concludo affermando che questo tema è sicuramente particolare e raro per una tesi di bachelor nel lavoro sociale. La dislessia rappresenta un problema reale nella società odierna e, essendo direttamente interessata da questa problematica, il tema mi è stato particolarmente a cuore. La figura dell'assistente sociale è dedita al prossimo e potrebbe ricoprire un ruolo supplementare nel sostegno agli individui dislessici. Questa professione è orientata all’aiuto sociale, e come tale al benessere del prossimo. Durante questo scritto ho avuto la possibilità di analizzare e vagliare le difficoltà alle quali sono poste le persone dislessiche. Il ruolo della professione appresa durante il mio studio, permetterebbe di promuovere il benessere della persona, individuare le falle del contesto sociale e intervenire in modo adeguato.

Spero che questo lavoro possa far riflettere e aprire gli orizzonti verso altre proposte e modi di intervenire per poter migliorare gli elementi ancora poco funzionali riscontrati.

Nel documento Il labirinto della dislessia (pagine 36-40)

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