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L’area della formazione e dell’apprendimento

Nel documento Il labirinto della dislessia (pagine 31-34)

5. Dissertazione, risultati e analisi dei dati raccolti e riflessioni

5.3 L’area della formazione e dell’apprendimento

5.3.1 La conoscenza rispetto al disturbo

Come abbiamo analizzato in precedenza, la scuola è il luogo cruciale entro cui non solo viene posto un inizio di valutazione a seguito di rilevanti problemi accademici ma è il luogo in cui queste problematiche emergono. Se i dislessici non avessero a che fare con la scrittura e la lettura probabilmente queste problematiche non emergerebbero.

L’insegnante è sicuramente il primo diretto interessato che si occupa di accompagnare il bambino nel suo sviluppo educativo e di apprendimento della lettura e della scrittura (Stella, 2004). Gli inseganti hanno però i giusti strumenti per poter indentificare delle eventuali difficoltà specifiche nell’apprendimento del bambino?

Le insegnati di elementari intervistate (Doc.1 & Doc.2, 2021) affermano quanto la conoscenza rispetto a questi disturbi dipenda da che tipo di formazione si è percorso, dall’età e da quanto una persona a livello individuale si voglia informare rispetto a questo tema.

La prima insegnante (Doc.1, 2021), ha dietro di sé molti anni di esperienza lavorativa, all’inizio della sua carriera non c’era ancora piena conoscenza di questi disturbi. “Se un individuo non ha informazioni su un fenomeno non può nemmeno ipotizzare che questo esista” (Stella, 2004, p.70). Unicamente con i primi significativi casi di difficoltà la docente ha iniziato ad approfondire maggiormente l’argomento per esigenza e interesse personale.

Sostiene inoltre che ancora oggi siano presenti docenti non sufficientemente informati (Doc.

1, 2021).

La seconda insegnante intervistata (Doc. 2, 2021) si è recentemente formata al DFA, dove ha avuto modo di approcciare il tema. Nonostante ciò, sostiene di non essere formata sufficientemente per poter fronteggiare questa problematica.

Dato l’elevato tempo a contatto con gli allievi, i docenti hanno la responsabilità di riconoscere le loro difficoltà (Doc. 2, 2021).

Una mamma (Gen. 3, 2021) afferma che secondo lei gli insegnanti non sono ancora ben preparati alla gestione della dislessia. Specialmente quando si tratta di dover utilizzare la tecnologia e quindi un mezzo compensativo.

Un’altra mamma (Gen. 1, 2021) riferisce eterogeneità o diversificazione rispetto a come viene affrontato il problema di DSA all’interno delle strutture scolastiche ticinesi. Non vi è uniformità. Secondo lei si dovrebbe intervenire maggiormente e più in fretta, ritiene inoltre

che la gestione della dislessia possa essere migliorata a livello scolastico e di sostegno. Ci sono insegnanti che a fronte di evidenti problemi scolastici di un alunno, di loro spontanea volontà, si informano al fine di poter essere di massimo supporto, mentre altri professionisti non hanno lo stesso interesse personale. La conoscenza base riguardo questo tema deve essere omogeneizzata e standardizzata a livello cantonale (Gen. 3, 2021). Il docente che non è in grado di poter comprendere e sostenere un bambino con DSA dovrebbe affidarsi al servizio di sostegno pedagogico affinché possa ricevere le indicazioni per far fronte a questo problema (SosPed. 1, 2021).

La dislessia è un fenomeno piuttosto diffuso e può sicuramente capitare che un insegnate incontri nel suo percorso lavorativo diversi bambini con tale disturbo. Essere a conoscenza di questa problematica è importante per gli insegnanti, i quali possono effettuare una prima ipotesi di disturbi specifici di apprendimento. Bisogna anche fornire loro degli strumenti per poter verificare i sospetti e chiarire se essi debbano essere portati all’attenzione di altri specialisti o figure più competenti. (Stella, 2004). “La prima vera causa degli errori che si fanno con i bambini dislessici è l’ignoranza del problema” (Stella, 2004, p.70).

5.3.2 Il docente e la rete di sostegno

L’insegnante, in un cotesto ticinese collabora strettamente con il servizio di sostegno che rappresenta il punto di riferimento per tutti i docenti titolari (SosPed. 1, 2021). Il sostegno pedagogico opera all’interno della scuola e lo scopo è quello di sostenere i bambini nel raggiungimento del successo scolastico. Questo servizio è composto da quattro figure quali il capogruppo, i docenti di sostegno che lavorano nelle sedi, il logopedista e la psicomotricista (SosPed. 1, 2021). Essendo questo un servizio presente in tutti gli istituti scolastici cantonali, il docente può consultare il sostegno pedagogico e segnalare il problema in una situazione di difficoltà (SosPed.1, 2021). Secondo l’insegnante (Doc. 2, 2021) è fondamentale avere una stretta collaborazione con il docente di sostegno, così come possedere un’adeguata elasticità per adottare le indicazioni fornite (Doc. 2, 2021). Sempre la stessa docente riferisce (Doc.2, 2021) però che appoggiarsi ad una persona più competente, quale potrebbe essere il docente di sostegno la logopedista o altri professionisti è un processo complicato. Il maestro responsabile si trova spesso confrontato con la mancanza di tempo utile alla preparazione del materiale e al sostegno del bambino, causando in loro un senso di mancato supporto da parte dell’istituto.

Un appoggio importante dal docente di sostegno viene però dato durante i colloqui con i genitori quando si tratta di fare il punto della situazione (Doc. 2, 2021). L’intervistata (Doc. 2, 2021) afferma che per eseguire un lavoro migliore, le docenti di sostegno dovrebbero essere maggiormente sgravate. Molti bambini fanno ricorso a questo servizio, ciò rende il tempo dedicato a ognuno di loro limitato, poco fruttuoso e insufficiente. I pochi professionisti in questo settore sono oberati di lavoro (Doc. 2, 2021) La mancanza di tali figure professionali in questo ambito è una realtà ticinese. L’esempio riportato dall’insegnante riferisce che se ci fossero due maestre anziché una a lavorare al 100%, si potrebbe dedicare più tempo ai bambini (Doc. 2, 2021). Sempre secondo il suo parere, ritiene che nelle scuole ticinesi non ci sia lo spazio fisico adeguato a poter sostenere i bambini dislessici, le aule sono piccole e poche. Alla diretta interessata è accaduto che durante la visita dell’OPI, egli si sarebbe dovuto sedere per terra, per la mancanza di spazio. Ci dovrebbero essere ambienti liberi e vuoti adatti per poter sostenere i bambini con DSA. “Adesso continuano a sfornare figure su

figure, si vuole differenziare perché il docente potrebbe fare programmi diversi e dividere i bambini in due aule, ma trovo che non ci siano gli spazi, non ci sono i mezzi e non vengono investiti i soldi” (Doc. 2, 2021, p.79)

5.3.3 I mezzi compensativi e dispensativi

I mezzi compensativi e dispensativi sono degli ausili utilizzati a scuola per colmare le difficoltà scolastiche (Fogarolo & Scapin, 2010). Dalle interviste emerge frequentemente questo tema e con esso anche le complicazioni nel loro utilizzo. Un docente (Doc. 2, 2021) esprime il fatto che il mezzo compensativo, quale computer o tablet, possa essere un onere per il docente, soprattutto se il bambino non è indipendente nel suo utilizzo. Sicuramente è un utile mezzo, tutte le persone coinvolte devono essere a conoscenza del suo utilizzo e funzionamento (Doc. 2, 2021). La docente menziona l’esempio della scrittura degli allievi.

essi scrivono in corsivo, ma il computer non riconosce e non legge questo tipo di stile, perciò andrebbe modificato. L’insegnante non ne era minimamente al corrente di questa problematica e afferma di non essere sufficientemente preparata ad utilizzare questa tecnologia. Diventa impegnativo anche dover stampare il materiale, ciò implica che il docente o la famiglia, nei tempi morti, deve inserire il file nella chiavetta, immetterla sul computer e stampare il materiale. L’intervistata ritiene che non funziona ancora tutto fluidamente rispetto ai mezzi compensativi e il passaggio di informazioni non è chiaro (Doc. 2, 2021).

Giustamente Internet non viene dato a disposizione ai bambini e stampare il materiale diventa più complesso, non potendo utilizzare le e-mail. La docente afferma di non essere stata avvisata di nulla rispetto ai programmi disponibili e del funzionamento di tablet e computer. Nessuno le ha spiegato come districarsi in questo campo, superando autonomamente questo ostacolo (Doc. 2, 2021). Così come i docenti, anche i bambini e i genitori incorrono a svariate difficoltà nell’utilizzare questo mezzo, ma con l’intervento della logopedista e del docente di sostegno l’utilizzo dovrebbe essere più facilitato.

Un’altra docente (Doc. 1, 2021) afferma che i mezzi compensativi possono essere molto utili se il bambino viene istruito a dovere nell’utilizzarlo. È importante anche che sia i genitori che gli insegnanti abbiano un’adeguata conoscenza per poter sostenere e aiutare il bambino nel suo utilizzo, sia a casa che a scuola.

Un genitore (Gen. 3, 2021) esprime la difficoltà di sua figlia nell’utilizzare il mezzo compensativo. I compagni di classe spesso interpretano questo mezzo come un favoritismo.

La figlia si sente sfruttata per il continuo approfittarsi dei compagni a causa delle potenzialità del tablet (per esempio riassumere facilmente un testo). Ciò ha causato nella ragazza un rigetto nei confronti dell’utilizzo del mezzo compensativo. Questa mamma afferma che da parte delle istituzioni scolastiche c’è poco appoggio nel motivare gli studenti nel suo utilizzo e pensa che i docenti non abbiano una minima base per poter adoperarli a dovere. “C’è una giungla la fuori” (Gen.3, 2021, p. 68). Lei ritiene che la famiglia può sostenere e appoggiare fino ad un certo punto, ma il sostegno deve essere anche esterno.

Lo strumento compensativo, quale il computer, è sicuramente un mezzo utile ed efficace, ma questo solo se l’alunno è in grado di utilizzalo con sicurezza e capacità. Le competenze però vanno costruite attraverso una partecipazione attiva degli insegnanti e degli altri professionisti, senza lasciar che questi mezzi vengano semplicemente usati (Fogarolo &

Scapin, 2010). Da questo traspare il fatto che gli insegnanti abbiano bisogno un sostegno in

più per poter comprendere nel miglior modo possibile come funziona il mezzo compensativo, in modo tale da essere di maggior sostegno sia per la famiglia che per l’alunno in difficoltà.

Nel documento Il labirinto della dislessia (pagine 31-34)

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