Incertezza, flessibilità, precarietà, paura e velocità sono alcuni dei termini che meglio si abbinano all’idea di società e di legame affettivo nella modernità liquida analizzata da Bauman e approfondita in questa tesi.
La società contemporanea descritta da Bauman si rivolge ai suoi membri in primo luogo come consumatori: il consumo è infatti l’attività che permea ogni settore della vita dell’uomo. La società dei consumatori promette di gratificare tutti i desideri umani, ma per continuare a proliferare deve rendere perpetua la non soddisfazione dei suoi membri. Ciò che garantisce infatti la rigogliosa esistenza di una società e di un’economia incentrate sui consumi, è la mancata soddisfazione dei desideri del singolo e la costante convinzione che esista qualcosa che possa appagare maggiormente.
Senza la continua e reiterata frustrazione dei desideri, la domanda di consumi finirebbe, per cui il mercato prontamente offre sempre prodotti nuovi e migliorati; eccesso e sperpero sono condizioni necessarie della nuova società, la speranza di vita di qualsiasi bene di consumo deve essere breve per lasciare il posto a nuovi beni che promettono una soddisfazione maggiore.
L’uomo moderno «non ha una dimensione interiore, è il rivestimento del vuoto, come quei palloncini da luna park che si gonfiano fino ad assumere forme diverse, vuoi un pagliaccio, vuoi un cane, vuoi un fiore, vuoi un razzo, pur sempre immagini d’aria destinate a svuotarsi nel nulla. Un sacco vuoto, una sottile pellicola […] si è svuotato di tutto, è una mera silhouette. Non ha più l’anima, non la sente, non la percepisce […]. L’ossessione della bellezza, che informa totalmente la vita dell’uomo di superficie, lo spoglia della visione di un futuro, e di un futuro possibile»246.
La vocazione consumistica deve accompagnare l’individuo fin dalla nascita, la dipendenza da negozio infatti deve iniziare fin da bambini; chi non riesce, per incapacità personale, a stare al passo con tale società, diventa un escluso, un consumatore difettoso. Per soddisfare infatti gli standard dell’homo consumens, bisogna essere in grado di rispondere prontamente alle tentazioni del mercato e
contribuire quindi al buon funzionamento della domanda e dell’offerta economica. Chi non può permettersi di essere un acquirente attivo ed efficace, viene relegato tra le vittime collaterali del consumismo. Costoro sono totalmente inutili, non necessari e dunque indesiderati.
I consumatori difettosi sono soli, emarginati dalla comunità, esclusi dall’attenzione pubblica. Sono persone del tutto incapaci di fare ciò di cui il sistema necessita.
«Quanto maggiore è la domanda dei consumatori (e, dunque, quanto più efficace è la seduzione che il mercato esercita sui potenziali clienti), tanto più sicura e fiorente è la società dei consumi e, al tempo stesso, tanto più ampio e profondo il divario tra coloro che hanno la volontà e la capacità di soddisfare i propri desideri (ossia coloro che sono stati sedotti e agiscono come tale seduzione li induce ad agire) e coloro che pur essendo stati correttamente sedotti sono incapaci di agire nel modo in cui chi è stato correttamente sedotto dovrebbe agire»247.
Dall’analisi degli scritti di Bauman, emerge una società dell’illusione e dell’inganno, basata sull’eccesso e sullo scarto; la vita del consumatore è una sequenza infinita di prove ed errori, una continua ricerca di nuovi stimoli, di nuove identità e nuove emozioni che possano renderlo felice; transitorietà e novità hanno preso il posto della durata e della dilazione.
Il mercato promuove l’eccesso e la ridondanza, la pubblicità e il marketing favoriscono la nascita di nuovi desideri che si trasformano poi in capricci da realizzare; solo il consumo diventa il mezzo tramite cui essere felici.
La felicità è dunque il fine ultimo e principale promesso dalla società dei consumi, aspettativa attesa, voluta e ricercata insistentemente dai membri della società attraverso lo shopping sfrenato e compulsivo.
Ma il consumo non è sinonimo di felicità. Lo afferma Bauman e lo confermano gli economisti.
Oggigiorno si pensa che un maggior reddito (e di conseguenza un maggior consumo) possa garantire la felicità, istantanea e perpetua, che tanto si desidera, ma non è così.
Un’economia incentrata sui consumi «promuove attivamente il malcontento, erode la fiducia e rafforza il sentimento di insicurezza, diventando a sua volta fonte della paura diffusa che essa promette di curare o fugare – la paura che satura la vita liquido-moderna ed è la principale causa della forma liquido-moderna di infelicità»248.
Assistiamo infatti ad un aumento della solitudine, della diffidenza, del senso di isolamento, delle difficoltà di comunicazione e contemporaneamente ad una diminuzione della solidarietà e dell’onestà, della partecipazione sociale e civica, della stabilità delle famiglie e dei legami affettivi. Insomma il declino delle relazioni. Per restare al passo con gli standard promossi dalla pubblicità e dal mercato, l’individuo cerca nei negozi il bene che possa permettergli di mantenere un certo status sociale, che possa quindi garantirgli l’appartenenza al gruppo che conta. Il tempo dedicato alla famiglia diminuisce, le relazioni si sfaldano e il denaro sembra essere l’unica soluzione, reale o illusoria.
Critiche alla società consumistica moderna vengono da più parti; Josè ‘Pepe’ Mujica, ex presidente dell’Uruguay sostiene ad esempio che il capitalismo, sebbene abbia creato notevoli progressi scientifici e tecnologici, sia responsabile della crescente frustrazione sociale causa di precarietà e purtroppo di suicidi.
La cultura consumistica conduce solo alla solitudine e all’infelicità e questo perché in realtà l’individuo non paga con i soldi ma con il tempo della sua vita.
L’individuo, travolto da questo tipo di società, può soccombere alle regole del mercato, del capitalismo e del sistema oppure cambiare la propria condotta personale per distaccarsi dal materialismo e cercare di raggiungere la felicità attraverso altre vie quali, ad esempio, la sobrietà.
248 Ivi, p. 58.
Il suo monito al mondo è di non sprecare la vita dedicandosi al consumismo sfrenato, ma di trovare il tempo di fare cose che diano soddisfazione e rendano felici lontano dai negozi249.
In effetti nella società liquido moderna ben rappresentata da Bauman, non si agisce più per ottenere con sacrificio ed abnegazione quel sentimento di orgoglio e soddisfazione derivanti da un duro lavoro ben fatto.
Questo tipo di società è permeata dall’idea che nessuna attività di valore conservi tale valore a lungo; non servono più cura, attenzione e fatica, adesso per avere successo è necessario lanciarsi sulla miriade di scelte offerte dal mercato, perché solo i prodotti di cui è pieno il mercato si pensa che possano dare la felicità.
Ma, come ampiamente dimostrato, in una società fluida come quella moderna descritta da Bauman, in cui tutti sono in perenne movimento, non sempre si riesce a stare al passo con i ritmi e le richieste del mercato: ci si sposta, si corre, si viaggia, si cambiano casa e lavoro, si naviga in rete in spazi lontanissimi seppur restando fermi. Ma si è consapevoli che in qualunque luogo ci si trovi, si potrebbe essere altrove, vivere nuove esperienze, soddisfare nuovi desideri e capricci, per cui non ci si ferma mai troppo a lungo in un luogo.
«Nel mondo liquido moderno la lentezza preannuncia la morte sociale»250.
Questa mobilità dà origine a due figure, i “turisti” e i “vagabondi”: i primi viaggiano per scelta, perché amano farlo e hanno tutte le risorse necessarie per godere del mondo, gli altri invece lo fanno per necessità, perché non si possono permettere di restare fermi e consumare quello che desiderano.
«I turisti stanno in un luogo o si muovono come vogliono. Abbandonano un porto quando nuove opportunità, non ancora sperimentate, chiamano altrove. I vagabondi sanno che non staranno a lungo in un posto, per quanto possa loro
249 Incontro con Josè Mujica dal titolo Dialogo con l’ex presidente dell’Uruguay Pepe
Mujica sui valori universali, Teatro Palladium, Roma, 5 novembre 2016, in occasione della presentazione del suo libro Una pecora nera al potere, Gruppo Editoriale Lumi, 2016.
piacere, perché dovunque si fermino non sono accolti con entusiasmo. I turisti si muovono perché trovano che il mondo alla loro portata (globale) è irresistibilmente attraente, i vagabondi si muovono perché trovano che il mondo alla loro portata (locale) è inospitale, fino ai limiti della sopportazione. I turisti viaggiano perché lo vogliono; i vagabondi perché non hanno altra scelta sopportabile»251.
In una società dedita ai consumi, «Sia il turista sia il vagabondo sono stati trasformati in consumatori, ma il vagabondo è un consumatore pieno di difetti»252.
Questo perché il suo potenziale di consumo è limitato quanto le sue risorse, non potendosi permettere gli acquisti e le scelte dei ricchi turisti. Tuttavia la distinzione tra i due soggetti non è così netta:
«Il vagabondo, ripetiamolo, è l’alter ego del turista»253 .
Ciò accade perché in un mondo mutevole, flessibile, precario ed incerto come quello moderno, le condizioni possono mutare in modo imprevedibile ed imprevisto; il turista quindi cerca di stare il più lontano possibile dal vagabondo mentre quest’ultimo aspira a diventare turista:
«[…] vedere il vagabondo fa tremare il turista, non per ciò che il vagabondo è, ma per ciò che il turista potrebbe diventare»254.
La società ideale per il turista sarebbe quella in cui non esistono vagabondi, anche se, a ben vedere, la vita del turista è comunque piena di preoccupazioni e sacrifici:
251 Z. Bauman, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, cit. p. 103. 252 Ivi, p. 106.
253 Ivi, p. 107. 254 Ivi, p. 108.
«Bisogna sopportare molte privazioni per godere delle libertà del turista: l’impossibilità di rallentare, l’incertezza che caratterizza qualsiasi scelta, i rischi connessi a qualsiasi decisione sono le più importanti […]. Inoltre la gioia di scegliere tende a perdere gran parte del suo fascino quando scegliere è obbligatorio»255.
Consumare in abbondanza viene però identificato come un segno di successo e il possedere determinati beni come un mezzo per raggiungere la felicità; per questo motivo l’individuo è costretto a restare in movimento e ad acquisire continuamente nuovi beni.
Tra le caratteristiche della società dei consumi, ci sono l’esaltazione della novità e il disprezzo della routine, qualunque attività monotona e ripetitiva viene infatti ritenuta insopportabile:
«La “noia”, l’assenza o anche solo la temporanea interruzione del flusso costante di novità emozionanti che cattura l’attenzione, si trasforma per la società dei consumi in uno spauracchio sgradito e temuto»256.
Così è anche per i legami affettivi, che sono stati travolti anch’essi dalla cultura consumistica: come si è dimostrato in questa tesi, i legami sono ridotti a meri investimenti, i rapporti “finché morte non ci separi” hanno perso di significato. In una società liquida e fluida, in cui tutto è governato dalla velocità e dalla fretta, anche le relazioni acquistano il carattere di fugacità caratteristico della modernità.
«La razionalità liquido-moderna raccomanda mantelline leggere e aborre le gabbie di ferro. […] Negli impegni duraturi la razionalità liquido-moderna ravvisa oppressione; nel rapporto stabile, una dipendenza incapacitante. Quella razionalità nega il diritto a vincoli e legami, spaziali o temporali che siano. Non servono alcun fine o bisogno che la razionalità liquido-moderna dei consumatori possa giustificare. Vincoli e legami rendono i rapporti umani “impuri”, come farebbero
255 Ivi, pp. 108-109.
con qualsiasi atto di consumo che presume soddisfazione istantanea e parimenti istantanea obsolescenza dell’oggetto consumato»257.
Le relazioni diventano “tascabili”, se ne trae beneficio fin quando garantiscono appagamento, sono pronte a sciogliersi al sorgere di quella stabilità che potrebbe mettere a rischio la libertà di instaurare altre relazioni; sempre più dominate dall’utilitarismo e dalla convenienza, assumono la forma di un bene di consumo acquisendone tutte le caratteristiche: fruibilità, istantaneità, temporaneità e smaltibilità.
La relazione pura di Giddens descrive bene il modello di relazione emerso dagli scritti di Bauman ed analizzato in questa tesi; la convenienza è l’unica cosa che conta, utilità e gratificazione sono le basi su cui poggia, la durata è determinata dalla capacità di garantire ad entrambi i partner appagamento, con la consapevolezza però di poterla terminare senza troppe implicazioni nel momento in cui si esaurisce la soddisfazione.
Da una parte esiste nell’uomo il desiderio di instaurare una relazione per sfuggire alla solitudine, dall’altra è forte però la paura di restare imprigionati in un rapporto che non soddisfa più; la relazione infatti deve appagare ma non opprimere.
Nella società in cui impera la garanzia del “soddisfatto o rimborsato”, l’idea di instaurare una relazione seduce e promette soddisfazioni immediate e risultati senza sforzi, salvo poi prevedere fin da subito la possibilità di mettere fine al legame se diventa indesiderato.
L’impegno a lungo termine è stato sostituito da rapporti elastici e facilmente revocabili che limitano il rischio di delusioni. Istantaneità e velocità si rispecchiano quindi anche nelle relazioni. Non si parla più di partner ma di rete; le connessioni permettono una prossimità virtuale che garantisce all’individuo la libertà di staccarsi con facilità e senza troppo dolore. La rete diventa un luogo sicuro in cui è possibile dare vita a legami effimeri e leggeri che non provocano insicurezza e paura nel momento in cui si interrompono; sono interazioni che non
si condensano in legami solidi e oppressivi, più frequenti ma anche più superficiali, facili a sciogliersi non appena mutano le condizioni.
«[…] ciò che offrono Facebook, MySpace e altri siti analoghi è ritenuto quanto di meglio si possa desiderare: così la pensa chi, pur provando un disperato bisogno di stare insieme ad altri esseri umani, si sente al tempo stesso a disagio, fuori luogo e infelice in loro compagnia. […] non c’è più alcun bisogno di rimanere ancora da soli: in qualsiasi momento (ventiquattro ore al giorno, sette giorni alla settimana) basta premere un tasto per entrare in contatto con schiere di altri individui soli»258.
Si formano delle vere e proprie comunità che sostituiscono i rapporti reali che necessitano invece di maggior impegno e sono più esposti al rischio di delusioni e sofferenze.
L’analisi di Bauman evidenzia inoltre come «la fragilità, cagionevolezza e vulnerabilità delle unioni tra persone non sono tuttavia gli unici tratti dell’odierno scenario di vita […]. Un’inedita fluidità, fragilità e intrinseca transitorietà (la famosa “flessibilità”) caratterizza tutti i tipi di legame sociale che solo fino a poche decine di anni fa si coagulavano in una duratura, affidabile cornice entro la quale era possibile tessere con sicurezza una rete di interazioni umane»259.
Lo sviluppo economico si accompagna infatti ad un progressivo impoverimento delle nostre relazioni affettive e sociali, i rapporti lavorativi e professionali diventano precari e incerti e la fiducia e la solidarietà vengono lentamente a scomparire. Si assiste ad una desertificazione delle relazioni umane, governate ormai dalle leggi di mercato e dalla imperante flessibilità.
La tendenza attuale infatti spinge a valutare tutto in base al valore economico che un oggetto o una relazione possiede e garantisce; l’individuo si rapporta con gli altri seguendo le regole dello shopping senza considerare la sofferenza che il suo comportamento può causare.
258 Z. Bauman, Cose che abbiamo in comune: 44 lettere dal mondo liquido, Editori
Laterza, Roma-Bari, 2013, p. 10.
Nella società moderna, incertezza e dubbio permeano la vita dell’uomo, la paura della solitudine affligge la maggior parte degli uomini e a volte il rischio è di sentirsi soli anche quando si ha una relazione.
«Le due cose di cui oggi siamo maggiormente certi sono la scarsa speranza che le sofferenze dovute alle nostre incertezze attuali si attenueranno e l’incombere di un’incertezza ancora più profonda»260.
Bauman dimostra però un «ottimismo radicale che rifiuta di accettare la sconfitta e insiste che il cambiamento in meglio è per noi una possibilità reale. Ciò significa che nostro compito è di provocare il cambiamento; non siamo fuori dai guai solo perché vediamo quanto questo compito sia difficile. Al contrario, vedere la difficoltà del compito è l’inizio del nostro lavoro, non la fine»261.
Afferma inoltre che la «[…] sfida della modernità è vivere senza illusioni e senza diventare disilluso»262.
E ancora:
«[…] ciò che ci mantiene in vita e in azione (contro un atteggiamento di resa) è l’immortalità della speranza. E, per quanto mi riesce, cerco di attenermi al principio di Camus […] del “mi ribello, dunque siamo!”»263.
Non si tratta di creare un uomo nuovo diverso dal vecchio, quanto nel cambiare direzione: «rinunciare a tutte le forme di Avere per Essere senza residui; sentimento di identità sulla fede in ciò che si è; solidarietà con il mondo circostante anziché sul proprio desiderio di avere, possedere, controllare il mondo; amore e rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni, con la consapevolezza
260 Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, cit. p. 32. 261 Z. Bauman e E. Mauro, Babel, cit. p. 59.
262 Ibidem. 263 Ivi, p. 50.
che non le cose, il potere e tutto ciò che è morto, bensì la vita e tutto quanto pertiene alla sua crescita hanno carattere sacro»264.
Per fare questo è necessaria prima di tutto una trasformazione di carattere radicale del sistema economico che non sia più fondato sul consumismo patologico, ma che si basi su di un consumo sano. È opportuno rimodulare i consumi, riscoprire il piacere della lentezza per godere delle gioie che la vita offre e tornare a quei valori solidaristici che hanno il potere di rendere la vita migliore; una prosperità durevole necessita di essere cercata nelle relazioni, nella famiglia, nel vicinato e nella comunità.
«Noi non siamo determinati. Niente di ciò che facciamo è inevitabile e ineluttabile, privo di alternativa. Contro le pressioni provenienti dall’esterno, che sollecitano la nostra obbedienza e insistono per la nostra resa, possiamo ribellarci – e spesso lo facciamo»265.
Il futuro non è ancora scritto, le condizioni possono mutare sulle onde della liquidità che caratterizza i nostri giorni e la felicità a cui l’uomo moderno aspira non è così lontana:
«[…] la felicità comincia a casa. Non su internet, ma a casa, in contatto con le altre persone. La felicità non risiede soltanto nello scambiarsi baci, questa è la parte più facile, ma sta anche nel litigare animatamente con gli altri, nelle discussioni, nei tentativi di negoziazione, nei litigi, nel provare a capire le ragioni dell’altro.
Ecco dove comincia la felicità. Se non dovesse partire da qui, allora credo che non abbia grandi chance di esistere nella società contemporanea»266.
264 E. Fromm, Avere o essere?, cit. pp. 221-222. 265 Z. Bauman e E. Mauro, Babel, cit. p. 59.
Bibliografia dell’autore
Bauman Z., Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi, Editori Laterza, Roma-Bari, 2004.
Bauman Z. – Mauro E., Babel, EditoriLaterza, Roma-Bari, 2016.
Bauman Z., Capitalismo parassitario, EditoriLaterza, Roma-Bari, 2009.
Bauman Z., Consumo, dunque sono, EditoriLaterza, Roma-Bari, 2008.
Bauman Z., Cose che abbiamo in comune: 44 lettere dal mondo liquido, Editori Laterza, Roma-Bari, 2013.
Bauman Z., Danni Collaterali, EditoriLaterza, Roma-Bari, 2014.
Bauman Z., Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Editori Laterza, Roma-Bari, 2001.
Bauman Z., Globalizzazione e glocalizzazione, Armando Editore, Roma, 2005.
Bauman Z., Homo consumens. Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi, Erickson, Trento, 2007.
Bauman Z., Il buio del postmoderno, Aliberti editore, Reggio Emilia, 2011.
Bauman Z., Il disagio della postmodernità, Mondadori, Milano, 2002.
Bauman Z., La decadenza degli intellettuali. Da legislatori a interpreti, Bollati Boringhieri, Torino, 1992.
Bauman Z., L’arte della vita, EditoriLaterza, Roma-Bari, 2010.
Bauman Z., La società dell’incertezza, il Mulino, Bologna, 1999.
Bauman Z., La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza, il Mulino, Bologna, 2002.
Bauman Z., La società sotto assedio, Editori Laterza, Roma-Bari, 2003.
Bauman Z., La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2000.
Bauman Z., Le sfide dell’etica, Feltrinelli, Milano, 1996.
Bauman Z., L’etica in un mondo di consumatori, Editori Laterza, Roma-Bari, 2011.
Bauman Z., Lineamenti di una sociologia marxista, Editori Riuniti, Roma, 1971.
Bauman Z., Meglio essere felici, Castelvecchi, Roma, 2017.
Bauman Z., Memorie di classe. Preistoria e sopravvivenza di un concetto, Einaudi, Torino, 1987.
Bauman Z., Modernità e ambivalenza, Bollati Boringhieri, Torino, 2010.
Bauman Z., Modernità e globalizzazione, Intervista di Giuliano Battiston, Edizioni Dell’Asino, Roma, 2009.
Bauman Z., Modernità Liquida, EditoriLaterza, Roma-Bari, 2002.
Bauman Z., Modus Vivendi. Inferno e utopia del mondo liquido, Editori Laterza, Roma-Bari, 2007.
Bauman Z., Paura liquida, EditoriLaterza, Roma-Bari, 2008.
Bauman Z. – Lyon D., Sesto potere, la sorveglianza nella modernità liquida,