Capitolo 1. La Modernità Liquida
1.4 La Paura
Nella società liquida la paura è il sentimento predominante. È un sentimento molto simile all’ansia, a un’incessante e pervasiva sensazione di allarme, è una paura multiforme, esasperante nella sua vaghezza. È una paura difficile da afferrare e perciò difficile da combattere, che può scalfire anche i momenti più insignificanti della vita quotidiana e intacca quasi ogni strato della convivenza.
Non è più un’emozione ben definita, ma è impalpabile, diffusa, ansiogena. Tutto può fare paura: i legami umani si sfaldano, lo spirito solidaristico si affievolisce, separazione e isolamento prendono il posto di dialogo e cooperazione. In questa situazione di sospetto reciproco, le istituzioni classiche quali Stato, città, famiglia, vicinato vanno in frantumi e tutti sono nemici di tutti.
«La paura c'è e satura quotidianamente l'esistenza umana, mentre la deregulation planetaria penetra fin nelle sue fondamenta e i baluardi difensivi della società civile cadono in pezzi»101.
I protagonisti della politica professano di voler garantire la sicurezza della popolazione ma allo stesso tempo fanno di tutto per fomentare il senso di pericolo imminente, l’attuale strategia di dominio consiste nell’accendere e mantenere viva la miccia dell’insicurezza.
«L’incertezza e la vulnerabilità umana sono alla base di ogni potere politico […]. In una società moderna “normale” la vulnerabilità e l’insicurezza dell’esistenza e la necessità di vivere e agire in condizioni di acuta e irrimediabile incertezza sono garantite dall’esposizione delle imprese umane alle forze di mercato, tristemente note per essere capricciose ed endemicamente imprevedibili. Per contribuire alla produzione dell’incertezza e allo stato d’insicurezza esistenziale che da questa deriva, il potere politico non deve quindi fare altro che stabilire e tutelare le condizioni legali per la libertà di mercato, dal momento che
le bizzarrie del mercato bastano a erodere le fondamenta della sicurezza esistenziale e far aleggiare sulla maggior parte dei membri della società lo spettro del degrado, dell’umiliazione e dell’esclusione sociale»102.
In una società liquida però, in cui lo Stato ha eliminato i vincoli imposti alle attività volte al profitto e alla libera concorrenza di mercato, in una società in cui si assiste ad una crescente mancanza di interesse politico e ad un rifiuto massiccio da parte dei cittadini di prendere parte alla vita politica istituzionale, lo Stato deve cercare di trovare la sua legittimità fuori da questioni legate all’economia. La scelta sembra ricadere sull’ambito delle incolumità personali: «sulle paure reali o presagite, manifeste od occulte, effettive o apparenti delle minacce ai corpi, ai beni e agli habitat degli uomini che possono derivare da pandemie, da regimi alimentari o stili di vita poco sani, dalla condotta antisociale delle «sottoclassi» o, più recentemente, dal terrorismo globale»103.
Viviamo in un costante e voluto stato di allerta in cui i pericoli «si nascondono dietro a ogni angolo […], i motivi per aver paura sono tanti, e il fatto che la limitata prospettiva dell’esperienza personale renda impossibile calcolarne il numero e l’intensità offre un’ulteriore causa di spavento, forse la più influente: nessuno sa quando e dove i rischi annunciati si materializzeranno»104.
Le varie minacce che incombono sulla vita dell’uomo della società liquida moderna sono di norma invisibili; solo il panico alimentato dai mass media e amplificato da quelle istituzioni che sfruttano l’emotività per un profitto politico ed economico ne permette una rapida diffusione. Proprio perché le “persone normali”, intente alle piccole faccende quotidiane, non sono al corrente di tutto quello che accade è molto facile manipolare i loro comportamenti pubblici:
«minimizzare o sottacere i pericoli che non promettono alcun beneficio politico o economico e al tempo stesso ingigantire a dismisura, o addirittura inventarne di sana pianta, altri che meglio si prestano ad essere vantaggiosamente sfruttati a fini
102 Z. Bauman, Danni collaterali, cit. p. 55. 103 Ivi, p. 57.
politici o commerciali»105.
I leader politici alimentano la paura di terrorismo e guerre per spostare l’attenzione dai problemi sociali quali disuguaglianza, povertà, degrado, ingiustizia ed esclusione e governare così venendo meno alla promessa di garantire collettivamente la sicurezza esistenziale.
Come tutto ciò che appartiene alla società liquida, anche la paura è stata mercificata.
«In un mondo caratterizzato da una rapida globalizzazione, nel quale una larga fetta di potere […] è preda della politica» le «istituzioni non possono fare granché per offrire sicurezza o certezza. Quello che possono fare e che stanno cercando di fare è convogliare l’ansia, estesa e diffusa, verso una sola componente della Unsicherheit, quella della sicurezza personale […]. Il guaio è che […] gran parte delle misure adottate in nome della sicurezza personale producono divisione: seminano il sospetto, allontanano le persone, le spingono a fiutare nemici e cospiratori dietro ogni polemica, e finiscono per isolare ancora di più chi già vive isolato. Ma la cosa peggiore è che tali misure non solo lasciano intatte le vere fonti dell’ansia, ma consumano tutta l’energia che esse generano: un’energia che potrebbe essere utilizzata molto più efficacemente se venisse incanalata nello sforzo di riportare il potere nell’ambito dello spazio pubblico gestito politicamente»106.
Paure e desideri sono ciò di cui si nutre questa società, bisogni e paure sono liquidati continuamente, ciò che conta è il costante desiderare e il non smettere mai di aver paura.
«Il mondo contemporaneo è un contenitore pieno fino all’orlo di una paura e una disperazione erratiche, alla ricerca disperata di sfoghi. La vita è satura di cupe afflizioni e sinistre premonizioni, ancor più temute per la loro non-specificità, i
105 Ivi, p. 61.
loro contorni indistinti e le loro radici nascoste»107.
Sicurezza esistenziale, certezza e sicurezza personale sono le condizioni della sicurezza di sé e della fiducia in sé, da cui dipendono la capacità di pensare e di agire; nel momento in cui uno di questi elementi viene a mancare ecco che si alimentano inettitudine, ansia, paura dell’altro e sfiducia in sé e negli altri.
«Le reti di legami umani, un tempo radure ben protette e isolate nella giungla [...], si trasformano in zone di frontiera in cui occorre ingaggiare interminabili scontri quotidiani per il riconoscimento. [...] Complessivamente i rapporti cessano di essere ambiti di certezza, tranquillità e benessere spirituale, per diventare una fonte prolifica di ansie»108.
Il prezzo da pagare per avere una maggiore sicurezza è una minore libertà e il prezzo di una maggiore libertà è di conseguenza una minore sicurezza. È difficile conciliare sicurezza e libertà in una società in cui manca la fiducia e acquisire sicurezza significa perdere inevitabilmente un po’ di libertà, ma è anche vero che la sicurezza senza la libertà porta alla schiavitù. Come uscire da questo difficile dilemma? La soluzione sembra essere la comunità. Quelle che sorgono in internet si caratterizzano per essere temporanee, modificabili, transitorie e provvisorie. A renderle così attraenti agli occhi di molti è proprio «il loro astenersi dall’imporre impegni a lungo termine (e ancor meno incondizionati) o una lealtà assoluta e una rigorosa disciplina»109.
Le comunità di internet (denominate network) sono però un modo veloce, economico e completo per i regimi autoritari di sorvegliare e controllare la cittadinanza utilizzando le nuove risorse tecnologiche:
«La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun'altra da sensazioni di insicurezza e di
107 Ivi, p. 22.
108 Z. Bauman, Paura liquida, cit. p. 88. 109 Z. Bauman, Danni collaterali, cit. p. 103.
impotenza»110. E ancora:
«[…] la sorveglianza attraverso le reti sociali è resa di molto più efficace grazie alla collaborazione di quelli che ne sono gli oggetti e le vittime… Noi viviamo in una società della confessione, che promuove l’autoespiazione pubblica al rango di principale e più facilmente disponibile […] prova di esistenza sociale. Milioni di utenti di Facebook si fanno concorrenza fra loro per rivelare e mettere in piazza gli aspetti più intimi e altrimenti inaccessibili della loro identità, i loro collegamenti sociali, i loro pensieri, i loro sentimenti e le loro attività. I social network sono campi di una forma di sorveglianza volontaria, fai-da-te, che battono agevolmente […] le agenzie specializzate che si servono di professionisti dello spionaggio e delle indagini…» Una vera fortuna per le agenzie dei servizi segreti che mirano ad «impedire che gli indesiderati e i non meritevoli […] vengano ammessi per sbaglio o si infiltrino surrettiziamente nella nostra decorosa autoselezionata compagnia democratica»111.
Si assiste alla creazione di una società confessionale «caratterizzata dalla presenza di microfoni collocati all’interno di confessionali […] e collegati ad altoparlanti disposti nelle pubbliche piazze, in luoghi precedentemente intesi per brandire e sviscerare argomenti di interesse, rilevanza e impellenza comuni.
L’avvento della società confessionale ha segnato il trionfo definitivo della privacy e […] al tempo stesso l’inizio della sua vertiginosa caduta dal sommo della sua gloria»112.
A spaventare oggi non è tanto la possibilità di vedere la propria privacy violata, quanto al contrario il restare rinchiusi in uno spazio isolato in cui nessuno ci ascolta o tenta di rubare i nostri segreti.
«Custodire segreti sembra non darci più alcuna gioia, a meno che non si tratti di quel tipo di segreti capaci di lusingare il nostro ego perché richiamano
110 Z. Bauman, Paura liquida, cit. p. 126. 111 Z. Bauman, Babel, cit. pp. 128-129. 112 Z. Bauman, Danni collaterali, cit. p. 93.
l’attenzione di studiosi e autori dei talk show televisivi, delle prime pagine dei tabloid e delle riviste patinate»113.
La paura dell’esclusione dal circo della vita sociale, la paura di non essere notati e di rimanere soli, la paura della non appartenenza e soprattutto la paura di diventare uno scarto gettato via dalla società come rifiuto della modernizzazione, accrescono l’incertezza e l’insicurezza dell’uomo moderno.
«L’insicurezza odierna assomiglia alla sensazione che potrebbero provare i passeggeri di un aereo nello scoprire che la cabina di pilotaggio è vuota, che la voce rassicurante del capitano era soltanto la ripetizione di un messaggio registrato molto tempo prima»114.
Nell’epoca liquido-moderna i motivi per sentirsi insicuri sono molti ma non è possibile affermare con certezza che siano superiori a quelli del passato, in realtà ad essere aumentati sono le nostre preoccupazioni e i nostri crucci.
Questi ultimi «[…] sono aumentati perché di questi tempi la discrepanza tra i nostri effettivi mezzi di intervento e la grandiosità dei compiti che ci troviamo davanti e a cui siamo obbligati a fare fronte è più evidente, più ovvia, e addirittura più lampante e spaventosa di quanto non fosse ai tempi dei nostri padri e dei nostri nonni. L’impotenza che oggi percepiamo in noi stessi ci fa apparire la nostra incertezza più terribile e minacciosa che mai»115.
113 Ivi, p. 99.
114 Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, cit. p. 28. 115 Z. Bauman, Danni collaterali, cit. p. 111.