• Non ci sono risultati.

CONDIZIONI CLIMATICHE E QUALITÀ DELL’ARIA

Nel documento PROVINCIA di SONDRIO RAPPORTO AMBIENTALE (pagine 130-143)

4 CARATTERISTICHE DELLE AREE CHE POTREBBERO ESSERE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE, PROBLEMI AMBIENTALI ESISTENTI E SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE, PROBLEMI AMBIENTALI ESISTENTI E

4.3 CONDIZIONI CLIMATICHE E QUALITÀ DELL’ARIA

Le caratteristiche fisiche della provincia di Sondrio hanno in generale un’influenza determinante sulle condizioni climatiche del territorio. La provincia è caratterizzata da un clima continentale di tipo endoalpino e il clima del fondovalle (che comprende le aree maggiormente antropizzate) può essere definito come "temperato fresco continentale".

L'andamento E-O della Valtellina determina condizioni nettamente diverse di soleggiamento tra il versante retico e quello orobico, con forte accentuazione della differenza nel periodo invernale.

Anche in merito alle precipitazioni si ha un marcato gradiente di precipitazioni in senso SO-NE: il solco vallivo distingue due aree di piovosità diversa, quella del versante orobico, in cui le precipitazioni sono maggiori, e quella del versante retico. La presenza delle catene montuose con orientamento E-O rappresenta anche una barriera per la circolazione delle masse d’aria negli strati bassi dell’atmosfera.

Un fattore climatico importante è l’inversione termica, cioè un fenomeno per cui la temperatura dell'aria aumenta con la quota invece di diminuire, tipico delle vallate che si sviluppano in direzione Est-Ovest; ciò si verifica generalmente nel periodo invernale, quando l’irraggiamento solare raggiunge a fatica, o non raggiunge affatto, buona parte fondovalle. Nel caso della Valtellina è la catena delle Orobie a fare ombra sul fondovalle, mentre gli strati alti dell'aria si riscaldano nel corso della giornata,

anche per il maggiore soleggiamento del versante retico. L’inversione termica di fatto impedisce la dispersione degli inquinanti negli strati alti dell’atmosfera, favorendone l’accumulo nel fondovalle.

Quest’ultima condizione è talvolta migliorata o peggiorata da episodi di “foenh”, caratterizzati da vento caldo e secco proveniente da nord, che possono temporaneamente favorire la dispersione degli inquinanti raggiungendo il suolo o determinare intensi fenomeni di accumulo degli inquinanti, permanendo in quota e comprimendo gli strati d'aria sottostanti (determinando un’inversione di temperatura in quota).

Nel periodo estivo la ventilazione è maggiore e l’altezza dello strato rimescolato è superiore a quella delle catene montuose. Pertanto la capacità dispersiva dell’atmosfera nei confronti degli inquinanti è molto superiore rispetto all’inverno. In questo periodo dell’anno si instaura una circolazione locale caratterizzata da brezze di valle e brezze di monte, che contribuiscono in maniera rilevante al trasporto verticale degli inquinanti fotochimici.

Il gradiente termico in Valtellina assume il valore di 1 °C ogni 100 metri tra il lago di Como e Sondrio, ma diminuisce fino a circa 0,43 °C tra questa località e Bormio. All'altezza di Sondrio, invece, sui due versanti opposti nella valle si registra una variazione di 0,81 °C/100 m su quello rivolto a Sud e di 0,55

°C/100 m su quello esposto a Nord.

Data la caratterizzazione morfologica della provincia, è possibile identificare diversi comportamenti sia per quanto riguarda le temperature sia per quanto riguarda il regime delle precipitazioni. Le temperature medie annue sono diverse nei diversi settori: si passa dall’isoterma di 12 °C della regione dei laghi, della zona morenica e delle prime montagne, a quella dei 2,5 °C della zona alpina a quote comprese tra i 1.700 ed i 2.400 m s.l.m. arrivando, infine, a temperature medie annue inferiori a 0 °C a quote oltre i 2.900 m s.l.m.

I regimi pluviometrici, invece, si distinguono tra quello alpino/continentale con un massimo nella stagione estiva e quello “sublitoraneo alpino”, con un massimo primaverile di poco inferiore a quello autunnale ed un massimo assoluto in inverno.

Le precipitazioni nevose annuali variano molto; il limite delle nevi perenni sulle Orobie è posto a circa 2.700 m ed il tempo medio di permanenza del manto nevoso aumenta di circa 10 giorni ogni 100 metri di altitudine.

Dal “Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria – Anno 2012” di ARPA Lombardia è possibile ricavare alcune informazioni relative alle caratteristiche meteorologiche della provincia di Sondrio (i dati si riferiscono alla stazione di Sondrio Paribelli).

Nel 2012 le precipitazioni hanno avuto un andamento piuttosto variabile nei diversi mesi, che si discosta dal valore medio cumulato mensile del periodo 2001-2012 soprattutto per la presenza di due massimi pressoché analoghi raggiunti ad aprile e a novembre (175 mm di pioggia registrati in quest’ultimo mese). Il valore minimo è stato registrato durante il mese di febbraio, in analogia con il trend del periodo di raffronto. Il regime pluviometrico è stato complessivamente inferiore rispetto a quello medio degli ultimi dodici anni di 34 mm, con un rilevante incremento di precipitazioni localizzato nel mese di aprile.

Le temperature medie registrate mostrano un minimo a dicembre, con 1,3 °C e valori crescenti nei mesi successivi fino al valore medio massimo registrato nel mese di luglio (22,7 °C). Nel 2012 il campo termico ha evidenziato un abbassamento delle temperature rispetto alla media 2001-12 in quasi tutti i mesi dell’anno. Un incremento è stato rilevato solo nei mesi di marzo e agosto.

Figura 4-4: precipitazioni medie mensili, anno 2012 (Fonte: ARPA Lombardia)

Figura 4-5: temperature medie mensili, anno 2012 (Fonte: ARPA Lombardia)

Figura 4-6: velocità del vento mensili, anno 2012 (Fonte: ARPA Lombardia)

Il campo barico, è sempre inferiore alla media degli ultimi dodici anni, eccetto nel mese di marzo.

Anche la velocità del vento, nel 2012, sono risultate generalmente più basse rispetto a quelle medie degli ultimi venti anni. La circolazione atmosferica è stata più marcata nel periodo tra marzo e agosto, mentre nei mesi autunnali ed invernali la velocità media del vento è modesta. La velocità media del vento è variata nel 2012 da 0,3 a 1,1 m/s, mentre nel periodo esteso di analisi mediamente è compresa fra 0,5 e 1,2 m/s.

Figura 4-7: distribuzione delle precipitazioni annuali, anno 2009 (Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, ARPA)

Figura 4-8: carta delle precipitazioni medie annue del territorio alpino lombardo 1891

1990 (a cura di M. Ceriani, M.

Carelli)

Come è noto a livello globale, la temperatura media annuale è oggi superiore di 0,9°C rispetto all’epoca pre-industriale. La comunità scientifica, in particolare i climatologici incaricati dalle Nazioni Unite del monitoraggio climatico (IPCC-Intergovernmental Panel on Climate Change), l’ente spaziale americano (NASA) e altre agenzie, attribuisce l’attuale cambiamento climatico al potenziamento dell’effetto serra correlato all’attività umana. Le concentrazioni di gas-serra in atmosfera (anidride carbonica, metano e ossidi di azoto, principalmente) sono lievitate a partire dalla rivoluzione industriale, con ritmi molto accentuati negli ultimi decenni. L’anidride carbonica, responsabile al 70% dell’incremento dell’effetto serra, ha oggi superato la concentrazione di 400 ppm (parti per milione), a fronte delle 270 dell’epoca pre-industriale.

Il rialzo termico non è però stato uniforme sul pianeta, ma ha proceduto a macchia di leopardo. Il bacino del Mediterraneo è tra i territori più sensibili, le Alpi in particolare, dove l’innalzamento ha già raggiunto o superato i due gradi centigradi. In Valtellina, dati rilevati dalla Fondazione Fojanini documentano nel raffronto tra gli ottenni 1973-1980 e 2010-2017 un incremento della temperatura media annuale di 2,2°C.

Il riscaldamento attuale è particolarmente problematico, poiché l’occupazione umana del pianeta e l’alterazione dell’ambiente hanno raggiunto livelli tali che variazioni climatiche anche minime possono risultare molto critiche.

L’intensificarsi di diversi fenomeni catastrofici in questi ultimi decenni è da mettere in relazione con il cambiamento climatico. Si tratta di siccità, desertificazione, ondate di calore, alluvioni, uragani, innalzamento dei livelli dei mari, penetrazione dei cunei salini nei suoli, calo delle produzioni agrarie, distruzione di biodiversità e altro. Sono fenomeni sempre più diffusi, causa di miserie, sofferenze, esodi di massa, conflitti e violenze.

Nel territorio alpino sono di particolare evidenza alcuni aspetti connessi alle specificità geografiche della montagna. L’effetto più appariscente è senz’altro il ritiro dei ghiacciai, ma non da meno sono l’aumento dell’instabilità dei versanti dovuto alla fusione del permafrost, la diminuzione delle nevicate e della permanenza del manto nevoso, l’alterazione dei deflussi idrici, gli scompensi negli ecosistemi naturali e agrari, la perdita di specie e l’ingresso di specie aliene. L’entità di tali cambiamenti è già ragguardevole. L’aumento di 2°C registrato nelle Alpi corrisponde a uno spostamento verso l’alto delle isoterme di ben 330 metri (per ogni cento metri di quota altimetrica si ha una diminuzione di circa 0,6°C nella temperatura media annuale) e, con esse, dei confini delle nevicate, del permafrost, degli ecosistemi, degli areali delle specie e di altre variabili ecologiche. Non sono sconvolgimenti di poco conto, destinati oltretutto ad accentuarsi anche laddove fosse rispettato l’obiettivo precauzionale fissato dai climatologi dell’IPCC di un incremento massimo di 2°C rispetto al periodo pre-industriale. Stando ai ritmi di riscaldamento osservati fino a ora, due gradi a livello globale corrisponderebbero nelle Alpi a più di quattro gradi, il che spingerebbe in alto le isoterme di altri 330 m. Gli attuali programmi di mitigazione dei singoli paesi comporterebbero in realtà un aumento di 3,5°C, che equivarrebbero a più di 7°C nelle Alpi. La risalita delle isoterme sarebbe di quasi 1.200 m!

Figura 27: le temperature negli ultimi 45 anni nella città di Sondrio (300 m s.l.m.) (Fondazione Fojanini di Studi Superiori)

Fonte: FAI, Il futuro è già qui. Crisi ambientale e cambiamento climatico.

La presenza di catene montuose con orientamento est-ovest rappresenta una barriera per la circolazione delle masse d’aria negli strati bassi dell’atmosfera e soprattutto durante il periodo invernale la conformazione orografica del territorio contribuisce all’accumulo degli inquinanti nel fondovalle dove si concentrano i principali insediamenti urbani e produttivi e le vie di comunicazione.

I principali inquinanti che si trovano nell’aria possono essere divisi, schematicamente, in due gruppi:

inquinanti primari e secondari. I primi vengono emessi nell’atmosfera direttamente da sorgenti di emissione antropogeniche o naturali, mentre gli altri si formano in atmosfera in seguito a reazioni chimiche che coinvolgono altre specie, primarie o secondarie.

La normativa in merito all’inquinamento atmosferico rimanda principalmente al Decreto Legislativo Nr.155 del 13/08/2010 e s.m.i., che ha recepito la direttiva quadro sulla qualità dell’aria 2008/50/CE, istituendo a livello nazionale un quadro unitario in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente. Il decreto stabilisce i valori limite per le concentrazioni nell’aria ambiente di biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo, PM10 e introduce per la prima volta un valore limite per il PM2.5, pari a 25 μg/m3 da raggiungere entro il 31.12.2015.

Il decreto fissa inoltre i valori obiettivo, gli obiettivi a lungo termine, le soglie di allarme e di informazione per l’ozono, e i valori obiettivo per le concentrazioni nell’aria ambiente di arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene.

Nel territorio della provincia di Sondrio è presente una pubblica rete di rilevamento della qualità dell’aria (RRQA) di proprietà dell’ARPA dal 2002, gestita dal Dipartimento di Lecco dal 2011. Essa è attualmente costituita da Nr. 6 stazioni fisse, Nr. 4 campionatori gravimetrici per la misura delle polveri sottili e Nr.1 campionatori sequenziali per gas.

La misura della qualità dell’aria è utile per garantire la tutela della salute della popolazione e la protezione degli ecosistemi. La legislazione italiana definisce che le Regioni sono l’autorità competente in questo campo, e prevede la suddivisione del territorio in zone e agglomerati sui quali valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite. La zonizzazione deve essere rivista almeno ogni 5 anni.

Il D. Lgs. 155/10 ha rivisto i criteri attraverso i quali realizzare la zonizzazione ai fini della valutazione della qualità dell’aria. Regione Lombardia con D.g.r. Nr. 2.605 del 30 novembre 2011 (Allegato 1) ha recepito quanto previsto e modificato la precedente zonizzazione distinguendo il territorio in:

 AGGLOMERATI URBANI Agglomerato di Milano Agglomerato di Bergamo Agglomerato di Brescia

 ZONA A

Pianura ad elevata urbanizzazione

 ZONA B

Zona di pianura

 ZONA C

Prealpi, Appennino e Montagna

 ZONA D Fondovalle

Ai fini della valutazione dell’ozono, la nuova zonizzazione prevede una suddivisione della zona C zona C1 per Prealpi e Appennino e zona C2 per la Montagna.

La provincia di Sondrio ricade in zona “C” – Montagna (o C2) e zona “D” - Fondovalle.

Figura 4-9: zonizzazione della qualità dell'aria i sensi della normativa vigente per la provincia di Sondrio

4.3.1 Potenzialità e criticità del comparto ambientale

Il quarto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) del 2007 e una moltitudine di studi successivi affermano che i cambiamenti climatici stanno producendo alterazioni significative sulle comunità vegetali e animali biodiversità e servizi ecosistemici. Ciò avviene, per esempio, attraverso l’aumento delle temperature medie, il mutamento dei sistemi climatici regionali e locali, l’alterazione del regime delle piogge, la maggiore intensità con cui si manifestano i cicloni, le ondate di caldo, le piogge torrenziali, lo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai alpini, l’innalzamento del livello dei mari.

Gli impatti già osservati dei cambiamenti climatici riguardano gli ecosistemi, sui quali si segnalano alterazioni della distribuzione, composizione, struttura, funzione, fenologia, servizi ecosistemici); le specie, con variazioni di fenologia, distribuzione (migrazione verso nord e quote più elevate, contrazione del range), popolazione; la diversità genetica.

Sulle Alpi l’arretramento dei ghiacciai, l’attenuazione dei processi crionivali, che porta ad un aumento della stabilità dei substrati, e il miglioramento della fertilità dei suoli mettono a disposizione delle specie vegetali nuove aree colonizzabili. Inoltre, temperature estive più elevate prolungano il periodo vegetativo delle piante ed incrementano la produzione dei semi vitali, rendendo più efficace la capacità di colonizzazione di aree nude in ambienti estremi. Un aumento della temperatura si traduce quindi in una “forza trainante”, che innesca flussi migratori di specie verso quote più elevate, laddove possibile.

Per quanto riguarda la fauna, gli animali che vivono alle alte quote sono dotati di adattamenti specifici per la sopravvivenza in condizioni ambientali estreme: ciò li rende particolarmente suscettibili ai cambiamenti climatici. Studi recenti sulla Pernice bianca effettuati in Svizzera (Revermann et al., 2012) indicano come il cambiamento climatico, e in particolare l’innalzamento delle temperature estive, sia un fattore determinante per la distribuzione di questa specie di origine artica.

Per quanto concerne l’inquinamento atmosferico, come sopra riportato, la presenza di catene montuose con orientamento est-ovest rappresenta una barriera per la circolazione delle masse d’aria negli strati bassi dell’atmosfera e, soprattutto durante il periodo invernale, la conformazione orografica del territorio contribuisce all’accumulo degli inquinanti nel fondovalle.

L'importanza della determinazione degli inquinanti atmosferici è conseguente all'influenza che tali sostanze hanno sulla salute degli esseri viventi e sull'ambiente in generale, poiché esercitano effetti diversi sui vari organismi a seconda della concentrazione atmosferica, del tempo di permanenza e delle loro caratteristiche fisico-chimiche.

Si riportano di seguito le conclusioni tratte dal Rapporto sulla qualità dell’aria 2012 di ARPA Lombardia, in merito alla qualità dell’aria nella Provincia di Sondrio:

“ …, si può rilevare in generale una tendenza ad un leggero miglioramento della qualità dell’aria, più significativa se riferita agli inquinanti primari.

L’analisi dei dati raccolti nell’anno 2012, infatti, conferma che i parametri critici per l’inquinamento atmosferico sono l’ozono, il particolato fine e il benzo(a)pirene, per i quali ci sono stati alcuni superamenti dei limiti. Per quanto riguarda NO2, SO2, CO e benzene, si osserva invece che le concentrazioni sono largamente al di sotto dei limiti o comunque inferiori a quanto previsto come limite dal D.Lgs. 155/2010.

Si conferma una tendenza alla diminuzione per le concentrazioni dei tipici inquinanti da traffico, come il CO, per il quale la diffusione di motorizzazioni a emissione specifica inferiore permette di ottenere importanti riduzioni delle concentrazioni in atmosfera. La situazione meteorologica non ha favorito la dispersione degli inquinanti nel periodo freddo, d’altra parte si è registrato, in generale, un leggero decremento delle concentrazioni di NO2 e di PM10 rispetto all’anno precedente.

L’O3, tipico inquinante fotochimico, presenta un trend con un picco centrato sui mesi estivi, quando si verificano le condizioni di maggiore insolazione e di più elevata temperatura, che ne favorisce la formazione fotochimica; le condizioni peggiori si hanno comunque quando nelle grandi città diminuiscono solo parzialmente le emissioni di NO, e l’anticiclone provoca condizioni di subsidenza e di assenza di venti sinottici, con sviluppo di brezze, che trasportano ed accumulano sottovento ai grandi centri urbani le concentrazioni di O3 prodotte per effetto fotochimico. Queste condizioni sono state sporadiche nell’estate 2012, che quindi è risultata non molto favorevole alla formazione di ozono. Le frequenti instabilità hanno reso i mesi di giugno, luglio e agosto piovosi. I superamenti sono stati registrati solo a Morbegno (4 giorni di superamento della soglia di informazione, 1 giorno di superamento della soglia di allarme), ma in tutte le stazioni si è superato il limite dell’indicatore AOT40.

Le misure di benzo(a)pirene, rilevate presso la centralina di qualità dell’aria di Sondrio Paribelli, mostrano il superamento dei limiti di legge come nel 2011. In generale le misure degli IPA risultano più elevati che a Milano. Non si registrano superamenti normativi per le misure di metalli effettuate nel medesimo sito.

Si conferma la stagionalità di alcuni inquinanti: SO2, NO2, CO, Benzene (C6H6), PM10, hanno dei picchi centrati sui mesi autunnali ed invernali, quando il ristagno atmosferico causa un progressivo accumulo degli inquinanti emessi dal traffico autoveicolare e dagli impianti di riscaldamento”.

4.3.2 Possibili effetti significativi sull’ambiente

L’interazione ipotizzabile fra la pianificazione in esame e il comparto è decisamente lieve per quanto concerne l’inquinamento atmosferico, ritenendo piuttosto limitato l’apporto di emissioni atmosferiche collegate all’utilizzo di automezzi da parte dei cacciatori (2.296 nell’intera provincia al 2019) per il raggiungimento dei luoghi di partenza per le attività sul territorio, quali battute, attività di miglioramento ambientale e censimenti o per altre attività connesse alla caccia, ma anche di quelle attribuibili alla Polizia provinciale per le attività di controllo.

La fauna risulta invece fortemente correlata alle condizioni climatiche (che in modo indiretto modificano innanzitutto la vegetazione e gli habitat) e, nella salute delle popolazioni, influenzata dalla qualità dell’aria ma anche dalla diffusione di malattie e patogeni. In tal senso sarà dunque l’attività venatoria a variare al mutare delle condizioni climatiche e ambientali che possono determinare modifiche anche importanti sugli habitat attualmente vocati per le diverse specie. Effetti del cambiamento climatico possono anche individuarsi in relazione alle tempistiche e alle modalità di compiere migrazioni per svariate specie avifaunistiche, con variazioni rintracciabili nelle abituali dinamiche delle popolazioni interessate, ed effetti ecologici potenziali su larga scala.

Fra le specie cacciabili in provincia, come già evidenziato, paiono particolarmente vulnerabili ai mutamenti in corso i Galliformi alpini e la Lepre bianca, per i quali sono già stati evidenziati andamenti anomali nelle popolazioni.

Di fondamentale importanza per evitarne la deriva sono dunque tutte le azioni pensate per migliorare e standardizzare le operazioni connesse all’aggiornamento e raccolta dati sulle specie, quali le indicazioni fornite dal Piano sul controllo dei capi abbattuti, effettuato da ormai vent’anni sul territorio provinciale e ed affinato tramite le indicazioni riportate nel PFVT.

Tale controllo costituisce il più valido strumento per la conoscenza delle dinamiche che interessano specie di interesse venatorio e non, ossia fonte di dati utilissimi per valutare anche gli effetti dei cambiamenti climatici in corso.

Le attività di censimento e monitoraggio faunistico, che anche in questo caso il Piano proposto vuole affinare rispetto alla situazione pregressa al fine di innalzare lo standard e la bontà dei dati raccolti, sono altre azioni positive che permettono indirettamente di controllare lo stato del comparto. Paiono però ulteriormente implementabili alcune misure utili a standardizzare i censimenti, anche al fine di ridurre la discrezionalità dei dati, così importanti nel definire gli abbattimenti e dunque garantire la sopravvivenza della specie. Va infatti precisato che il limitato numero di agenti di Polizia provinciale disponibili rende difficile una loro presenza rappresentativa nelle operazioni sul territorio.

I tempi e i metodi di censimento vengono stabiliti con i Comitati di Gestione, in base alla tabella seguente, che può però essere adeguata a specifiche realtà locali ed eventualmente modificata in base alle necessità.

Tabella 4-2: tempi e metodi di censimento secondo il PFVT proposto

SPECIE PERIODO DATO RACCOLTO MODALITÀ

UNGULATI Capriolo

Marzo-maggio Densità pre-riprod. Esaustivo/aree campione, su parcelle

Cervo Marzo-aprile Densità pre-riprod. Notturno con il faro

Camoscio e Cervidi Luglio Densità pre-riprod. Esaustivo/aree campione, su parcelle

Fagiano di monte Aprile-maggio Densità pre-riprod. Su arene in aree campione

Pernice bianca

Maggio-giugno Densità pre-riprod. Al canto in aree campione Coturnice Aprile-maggio Densità pre-riprod. Al canto in aree campione

Tutte le specie

Agosto-setttembre. Densità post-riprod. Con cane da ferma in aree campione

SPECIE PERIODO DATO RACCOLTO MODALITÀ

LEPRI

Lepre comune Aprile Densità pre-riprod. Notturno con faro su

percorsi campione

percorsi campione

Nel documento PROVINCIA di SONDRIO RAPPORTO AMBIENTALE (pagine 130-143)