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Approfondendo in particolar modo gli obiettivi che caratterizzano il processo del gruppo dinamico, è possibile affermare che questi s’identificano in particolare con la conoscenza di sé attraverso la comprensione delle strategie attivate all’interno del contesto gruppale ed attraverso la sperimentazione sé-gruppo e con la conoscenza del contesto gruppale nel suo insieme in termini di meccanismi e processi gruppali. Allo stesso tempo, però, questi obiettivi investono anche altri due livelli, rappresentati dalla conoscenza di sé nelle relazione diadica con l’altro e dal favorire processi di cambiamento individuali e gruppali. Se si prende in considerazione in particolar modo quest’ultimo aspetto, è possibile facilmente osservare come il contesto dinamico e quello terapeutico presentano delle caratteristiche che li accomunano, identificabili proprio nella possibilità di innescare un cambiamento. Un’altra variabile che accomuna i due contesti è rappresentata dalla necessità di alti livelli motivazionali, fondamentali per procedere nella direzione di un cambiamento connesso, però, necessariamente alla variabile qualità/intensità della relazione contestuale.

In altre parole, un contesto di dinamica di gruppo può innescare cambiamenti di per sé terapeutici in ciascun membro del gruppo e può svolgere, quindi, una funzione terapeutica sulla

relazionale, a livello cognitivo ed emotivo. Questo effetto, “non necessario” ma comunque verificabile, è uno degli elementi caratteristici della dinamica in termini strategici ed è strettamente connesso alla co-costruzione di gruppo.

Alla luce di quanto detto, appare quindi fondamentale sottolineare e specificare la particolarità del confine tra contesto dinamico e contesto terapeutico. Quando se ne prende in considerazione l’identità, l’ambito dinamico e quello terapeutico appaiono chiaramente distinti. Sia gli obiettivi che le tipologie di contratto realizzabili sono infatti profondamente diversi: nella terapia il contratto è centrato sul problema portato dal paziente, nella dinamica è invece continuamente ridefinito ed aperto alle possibilità che i problemi relazionali emergano spontaneamente. La labilità del confine tra il gruppo dinamico e quello terapeutico è quindi definita dalla misura in cui le persone scelgono di mettersi in gioco in una situazione in cui non c’è un contratto in base al quale ognuno porta un problema in una terapia di gruppo, ma in cui tutti possono utilizzare questo contesto ad un qualche livello terapeutico mettendo in gioco la propria storia ed entrando di conseguenza in un percorso di consapevolezza e cambiamento. E’ possibile quindi affermare che la matrice di contesto della continuità (che non va identificata con la confusività intesa come scivolamento di contesto) tra il gruppo dinamico e quello terapeutico dipende proprio da quanto e cosa il gruppo sia disposto a mettere in gioco in termini di co-costruzione. In particolare, nel gruppo di dinamica sono le persone ad attribuire senso e significato al contesto e non il contrario.

Queste considerazioni hanno profonde implicazioni anche sul piano del metodo e rispetto ai diversi obiettivi perseguiti nei due ambiti. Un vissuto emotivo problematico esplicitato in sede dinamica, per esempio, non può diventare oggetto esclusivo d’interesse rispetto ad altrui problematiche, né ricevere attenzione esclusiva, poiché in questo caso gli obiettivi della dinamica si confonderebbero con gli obiettivi di una terapia di gruppo, orientati al problema del singolo individuo ed alla sua soluzione. Il fine del gruppo di dinamica è invece quello di procedere nel percorso di consapevolezza dei livelli dinamici relazionali e interattivi. Pertanto, se da un lato il gruppo dinamico può essere un contesto di potenziale accoglimento del problema e di lavoro su di esso nel momento in cui il problema emerge e chi ne è portatore sia disponibile a mettersi in gioco, dall’altro lato il gruppo dinamico non può assumersi il ruolo di presa in carico del problema stesso non potendo garantire criteri di continuità temporale, metodologica ed operativa mirati alla ricerca di possibili soluzioni. La scelta di farsi carico di un problema specifico sposterebbe infatti l’attenzione su livelli altri, di per sé fuori contesto.

Allo stesso tempo, però, il gruppo potrebbe manifestare la volontà di muoversi nella direzione di una presa in carico, decidendo di lavorare su livelli in qualche modo fuori contesto e assumendosi la responsabilità della “deviazione” dal percorso iniziale. Il particolare tipo di presa in carico che si realizza nel contesto dinamico è caratterizzato dalla presenza di uno spazio di riflessione in cui, attraverso il confronto con il gruppo, le persone

Questa possibilità di interrogarsi a più voci sul proprio modo di porsi nei confronti del problema, pur se in assenza di matrici di contesto tali da garantire criteri di continuità temporale, metodologica e operativa finalizzata alla soluzione del problema stesso, consente comunque di aumentare i livelli di consapevolezza e la motivazione ad affrontare in termini elaborativi ciò che emerge in chiave dinamica.

Nonostante il gruppo di dinamica sia quindi dotato di una grossa autonomia di movimento rispetto alle decisioni prescelte, esso difficilmente si percepisce in grado di assumere compiti di carattere propriamente terapeutico a causa degli elevati livelli di responsabilità che questo comporta. D’altra parte il concetto di responsabilità è strettamente legato al percorso dei singoli individui: solo quando ogni membro, attraverso la relazione con altri individui, diventa individuo nel gruppo può essere in grado di farvi fronte. Intraprendere questo percorso rappresenta anche la sfida connessa al processo dinamico: il raggiungimento di un’identità allo stesso tempo individuale e gruppale.