IL PANORAMA ITALIANO
CAPITOLO 4 I BROKER ITALIAN
4.8 Confronto con i broker american
Nonostante nel corso degli anni si siano notevolmente assottigliate le differenze nelle proposte degli intermediari in ambito di mercati e prodotti accessibili, di piattaforme, di profili commissionali, dalle commissioni fisse a quelle variabili, degressive, o adattive che dir si voglia, si passa alla valutazione di quale può essere il broker più indicato a seconda delle esigenze di un trader. Per quanto riguarda gli intermediari italiani sopra analizzati si possono trarre le seguenti conclusioni:
• Directa – Adatta agli investitori molto attivi, che infatti hanno sempre rappresentato la sua fetta di clientela più ampia. Directa non ha mai richiesto l'autorizzazione ad operare in borsa per conto proprio, il che rappresenta una notevole riduzione di rischio e una maggiore sicurezza per il trader.
Essendo solo una Sim non è adatta a chi è alla ricerca di un broker full service. Non tutti gradiranno inoltre il costo di ingresso una tantum che fa pagare al momento dell'iscrizione.
• Fineco - E' indicata per i traders che shortano perchè il tasso applicato al prestito titoli è tra i più convenienti sul mercato. Per chi è interessato al Forex la leva offerta è fino a 100. E' interessante anche per chi ha grandi patrimoni e per chi, come gli scalper e gli heavy trader, fa grandi volumi di operazioni, dati i costi di negoziazione che sono tra i più bassi sul mercato, le agevolazioni del pacchetto Apex e la possibilità di poter differenziare gli investimenti sulla maggior parte dei mercati mondiali.
150 Al riguardo si veda Il Sole 24 ORE online del 14/10/2013, articolo intitolato La nomina - Luca Gasparini é il nuovo direttore generale di WeBank: «L'online é il futuro prossimo di tutto il banking business».
Sarà sicuramente meno gradita al trader evoluto in quanto la piattaforma PowerDesk non da la possibilità di costruire trading system e non comunica con software esterni. E' meno consigliabile ai trader principianti a causa della complessità dei prodotti e mercati offerti, della mancanza di corsi formativi e dalla difficoltà nel ricevere risposte pertinenti e puntuali dagli operatori sia telefonicamente che per mail.
• IWBank – Valida per i principianti sia per le buone condizioni che offre, che per la semplicità della piattaforma base e per la possibilità di partecipare ai corsi di formazione. I trader più esperti e gli heavy trader possono essere attratti dalla vasta scelta di piattaforme evolute fra cui Sphera e RealTick.
Meno adatta ai trader interessati allo short a causa del tasso applicato del 18,25 annuo. Anche per chi vuole operare sul Forex in leva, la proposta di 1:20 non è certo fra le migliori. Offrendo solo servizi web non è valida per coloro che hanno preferenza per i rapporti umani; inoltre sono tante le lamentele per anomalie sui servizi bancari offerti.
• Sella.it - Valida per le piattaforme, i servizi offerti e l'ottima assistenza clienti. Buona per i trader principianti per la facilità di utilizzo della piattaforma base e per i più esperti che non fanno troppe operazioni, dato il basso numero di eseguiti mensili che la Sim richiede per l'utilizzo gratuito delle piattaforme evolute. Apprezzabile la possibilità di avere la liquidità remunerata.
Non è certo fra i broker più competitivi sotto il profilo commissionale, pertanto è meno indicata per gli heavy trader e gli scalper. Inoltre non da la possibilità di operare sull'Amex.
• Webank – Consigliata ai trader alle prime armi data la facilità d'uso della piattaforma web based e un help center telefonico che opera 24 ore su 24. Interessante sotto il profilo commissionale per chi opera sui Titoli di Stato. Gli scalper e chi opera intrady stretto trovano la piattaforma inadeguata alla velocità che necessitano. Sconsigliata per chi shorta a causa del tasso di interesse molto elevato. Anche chi è interessato al Forex resterà deluso dal momento che Webank non fornisce la possibilità di negoziare sulle valute. Veramente scarsa, per ora, l'offerta mobile poiché destinata esclusivamente ai possessori di Ipad.
Nella scelta dell'intermediario, il trader ha ovviamente l'opportunità di vagliare anche le offerte dei broker internazionali e prevalentemente dei grandi gruppi americani.
Per quanto riguarda la solidità, l'affidabilità e la struttura delle aziende ci troviamo davanti ad un confronto fra imprese molto diverse per dimensioni e volumi negoziati. Nonostante queste dissomiglianze si riscontra che i broker italiani riescono ad offrire piani commissionali sugli stessi livelli degli americani.
Per l'accessibilità ai prodotti ed ai mercati, in linea generale non ci sono oggi grandi differenze: ci sono però broker americani e inglesi specializzati su determinati prodotti che, avendone anticipato la diffusione rispetto ai nostri intermediari, hanno ormai catturato l'attenzione di trader interessati a settori specifici, come ad esempio OptionHouse per la negoziazione di opzioni e l'inglese Plus 500 per il Forex.
Una differenza sostanziale è stata riscontrata in passato, principalmente dagli heavy trader, nella componente tecnologica, in quanto gli americani hanno sempre anticipato le novità: la piattaforma Mosaic di Interactive Brokers e la Thinkorswim proposta da TDAmeritrade erano fra le preferite. Per TDAmeritrade non esiste più la prospettiva di scelta da parte del trader italiano, in quanto tale broker, come già si è visto, non opera più in Italia a causa dei regolamenti vigenti nel nostro paese. Interactive Brokers invece è interessata agli investitori italiani tant'è che il suo sito web è consultabile nella nostra lingua.
L'esposizione dedicata ai broker americani nel secondo capitolo evidenzia come alcuni di loro si siano dedicati ad ampliare tanti servizi per i clienti, tipo quelli previdenziali rivolti al pensionamento e questo naturalmente non interessa al trader italiano.
Un aspetto che va poi considerato per la scelta di un broker straniero è quello fiscale, in quanto l'impresa italiana assume anche il ruolo di sostituto d'imposta mentre chi opera con intermediari stranieri dovrà provvedere autonomamente.
Inoltre, per vagliare la scelta di un broker straniero è d'obbligo avere l'assoluta padronanza della lingua dell'intermediario per essere certi degli impegni che si assumono sottoscrivendo un contratto e per accedere alle tante informazioni necessarie. In conclusione, essendo ormai anche i nostri broker competitivi, ben strutturati e adeguatamente "attrezzati", la maggior parte degli italiani dovrebbe orientare la scelta verso un intermediario nazionale; il broker straniero rappresenta un'alternativa solo per i trader molto esperti che mirano ad obiettivi specifici.
CONCLUSIONI
I mercati dei capitali dal 1990 al 2000 hanno registrato una rivoluzione guidati dalla tecnologia e da un radicale mutamento nella loro struttura. Grazie al trading online, il volume degli scambi e della liquidità è notevolmente aumentato. La nascita di molte imprese di intermediazione finanziaria e soprattutto dei discount broker ha permesso la riduzione delle commissioni ed è aumentato in modo esponenziale il numero degli investitori retail: di conseguenza le borse di tutto il mondo si sono sviluppate rapidamente in dimensioni ed efficienza.
Dopo questa espansione degli operatori degli ambienti finanziari e soprattutto del trading online, si assiste ormai da alcuni anni alla contrazione del business di tanti broker e ad oggi le prospettive non sono delle più rosee. Terminata la fase, ancora in corso, delle fusioni e delle acquisizioni, sarà molto difficile per le piccole e medie imprese del settore reggere il passo dei grandi intermediari nazionali e internazionali. Per tornare ad essere competitivi occorrerà essere competenti, dinamici e offrire ai clienti servizi sempre più moderni e performanti.
Si cerca allora di ipotizzare come muterà lo scenario futuro esponendo alcune strategie che possono risultare interessanti in quanto anche se gli orizzonti non sono dei migliori, cresce l'insieme dei soggetti attratti dal trading. Una parte di questo interesse deriva proprio dalla crisi in corso che stimola l'attenzione verso attività alternative; si deve allora sfruttare anche la situazione meno favorevole per trovare lo spunto ad un po' di ottimismo.
Innanzitutto, come affermava Charles Dow il mercato è ciclico, è cioè formato da fasi di rialzo e di ribasso151; si vuole ora traslare questa teoria anche in ambito di sviluppo dei
mercati stessi.
Si è visto nel quarto capitolo l'evoluzione delle Sim in Italia e le difficoltà che negli ultimi anni incontrano nell'arginare la concorrenza dei grandi broker e delle banche. A fine anni '90 e primi 2000 si sono creati gli spazi e le opportunità che hanno permesso l'ingresso nel mercato ai competitor delle banche. Due dei fattori che hanno reso possibile questo sono:
• la difficoltà da parte degli istituti di credito nella gestione dei clienti che 151 Si veda M. C. Quirici, Analisi tecnica in relazione all'efficienza del mercato azionario, Il Borghetto,
volevano negoziare i prodotti in prima persona;
• l'evoluzione della tecnologia che ha permesso di abbattere notevolmente i costi offrendo maggiori possibilità di poter aprire una Sim e dotarla dei sistemi informatici necessari e all'avanguardia. Infatti, se fino al 1999 per acquistare un sistema di trading online erano necessari più di due miliardi di Lire, già nel 2002-2003 si riusciva ad acquistarlo con circa 150-200.000 euro152.
Per ritornare al punto di vista di Dow, dopo il boom degli anni 2000 e la successiva ed attuale fase di contrazione, ovvero di riduzione del numero dei broker, si può ipotizzare che in futuro nuove opportunità apriranno le porte a nuovi soggetti per entrare sul mercato e fare concorrenza ai detentori dell'oligopolio. Una modifica significativa potrebbe riguardare i sistemi di controllo che, con la normativa odierna, risultano essere troppo onerosi e poco sostenibili per le piccole e medie imprese.
Altre novità potranno essere ricercate nella natura degli strumenti offerti.
Un esempio si riscontra sul mercato delle valute, dato che il trading valutario è cresciuto in maniera esponenziale. Nato nel 1971 a seguito della caduta degli accordi di Bretton Woods, solo in questi ultimi anni il Forex vede un grande sviluppo in seguito alla nascita di molti intermediari che hanno proposto e spinto questo settore. Basta infatti cercare un qualsiasi argomento legato agli scambi finanziari su un motore di ricerca per essere reindirizzati verso decine di siti che pubblicizzano il Forex (senza però metterne in risalto i rischi e puntando molto sull'effetto leva). Se all'attrazione già in essere sul mercato si aggiunge l'enfasi e l'opportunità legate all'uso degli smartphone, il numero di coloro che seguiranno i mercati potrebbe aumentare vertiginosamente. Per molti il futuro si giocherà proprio sul mercato delle valute utilizzando dispositivi mobili. Per differenziare l'offerta dei prodotti possono esser presi in considerazione, ad esempio, i CFD, Contract For Difference, strumenti finanziari nati in Inghilterra negli anni novanta che consentono di assumere posizioni sia long che short su un sottostante. Con l'acquisto dei CFD non si ottiene la proprietà del sottostante ma si crea una posizione sintetica che ne replica l’andamento153. I CFD sono già diffusi sul mercato, la novità va
ricercata nell'orientamento della scelta dei sottostanti, come ad esempio le commodities. Un altro aspetto interessante del trading in CFD, come per il Forex, è il facile accesso alla leva finanziaria, molto apprezzato dagli appassionati di trading che non dispongono 152 Informazione ricevuta da una comunicazione personale con un broker contattato
di ingenti capitali e dai giovani investitori. Tramite la leva infatti, i guadagni, ma anche le perdite, vengono amplificati in modo esponenziale, con la logica conseguenza che chi affronta i mercati finanziari senza una preparazione adeguata è destinato ad avere vita breve e a veder scomparire i propri risparmi nel giro di poco tempo.
L'effetto leva, però, rappresenta un pericolo anche per i broker, come abbiamo di recente constatato in seguito all'improvvisa decisione della Banca Centrale Svizzera, il 16 gennaio 2015, di sganciare il cambio del franco dal tetto di 1,20 con l'euro.
Nel momento in cui il cambio fisso è stato rimosso il prezzo dell'euro è sceso fino a 0,90 franchi; quasi nessuno è riuscito a uscire in tempo dalle posizioni assunte al prezzo di 1,20 e poichè chi fa trading sulle valute opera prevalentemente in leva, sono saltati anche i margini forniti dagli intermediari. Si cita al riguardo Alpari Uk, broker valutario retail britannico che proprio per questo è andato in fallimento. La velocità con cui si è verificato l'evento non ha lasciato scampo agli investitori che in molti casi hanno registrato perdite superiori ai conti capitali. La regolamentazione della britannica FCA (Financial Conduct Authority, l'equivalente della nostra Consob) dispone esplicitamente che è il broker a rispondere in prima persona dei requisiti di adeguatezza regolamentare, tra cui la disposizione di un capitale liquido sufficiente a poter coprire tutti i depositi della clientela, tutte le potenziali oscillazioni del mercato e tutte le eventuali spese in sospeso, senza eccezione per alcun debito154.
Per sottolineare il rischio che il leverage rappresenta per i broker, si cita un altro esempio, quello del newyorkese Fxcm, il più grande gruppo americano di trading sulle valute. Fxcm ha ammesso di aver violato i requisiti minimi di capitale dopo che i suoi clienti, sempre in seguito alla mossa della Banca Centrale Svizzera, hanno accumulato perdite per circa 225 milioni di dollari. Il titolo, quotato sul NYSE, ha perso oltre il 90%, arrivando da 12,63$ il 15 gennaio a 1,60$ il 20 gennaio. Per ripianare i debiti che si sono creati, Fxcm ha stretto un accordo con Leucadia National (gruppo Jefferies), la quale effettuerà un prestito da 300 milioni di dollari per consentire al broker di sopravvivere. L'intervento di Leucadia eviterà il fallimento a Fxcm e gli permetterà di risarcire le perdite dei clienti più piccoli e inesperti, ovvero circa il 90% del proprio portafoglio155.
154 Si veda www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati, Broker vittime del franco svizzero, del 16/01/2015
155 Si veda www.repubblica.it/economia/finanza, Franco svizzero-Fxcm azzera le perdite dei clienti più piccoli e inesperti, di C. Scozzari del 29/01/2015
Continuando a parlare del mercato USA, negli ultimi anni si è assistito ad una diminuzione di circa il 25% del numero delle imprese di intermediazione. Dato che gli americani possono essere considerati i precursori del resto del mondo per quanto riguarda il trading online, è logico pensare che altri paesi si evolveranno in contesti simili ai loro. Si può pertanto osservare in quale direzione si sono mossi i broker americani, dai quali gli intermediari italiani, ma anche europei, potrebbero prendere spunto per migliorare i propri business model.
In generale si riscontra che la crisi del 2008 ha dimostrato che l'assunzione di rischi e la negoziazione in conto proprio sono due fattori da limitare, mentre l'attenzione alle esigenze dei clienti e l'offerta di servizi sono strumenti con un grande potenziale. I maggiori broker, insieme ad una infinità di prodotti finanziari, concedono la possibilità di operare su quasi tutti i mercati del mondo e, cosa di primaria importanza per il cliente americano, offrono sofisticate piattaforme con interfacce sempre più personalizzabili e in grado di replicare quasi tutto ciò che il cliente desidera, compreso l'algo trading e i servizi di consulenza. Diversi intermediari si dedicano al ramo consulenza che sembra ancora svilupparsi: il consulente è orientato alla pianificazione, cioè alla definizione della vita finanziaria del cliente, ai suoi obiettivi, alla diversificazione, al profilo rischio/rendimento; l'advisor indica al cliente come approfittare degli incentivi fiscali e gli mostra come gestire il rischio finanziario, promuovendo anche assicurazioni vita e assistenza a lungo termine. Infatti si è sviluppato il ramo del risparmio previdenziale e sono cresciuti i fondi comuni di investimento.
Questi settori sono sicuramente destinati a crescere anche in Italia: l'investitore retail avverte sempre più la necessità di una consulenza professionale, poiché non vuole più comprare solo titoli di aziende italiane ma desidera diversificare il portafoglio con prodotti internazionali. Anche il ramo previdenziale vedrà un incremento nel prossimo futuro a seguito del continuo invecchiamento della popolazione e della poca fiducia che ormai viene riposta nel sistema pensionistico italiano sottoposto a continue modifiche. Il futuro potrebbe riservare delle sorprese anche nell'ambiente dell'high frequency trading, un settore destinato quasi esclusivamente ai grandi broker dato l'impegno economico indispensabile per il continuo aggiornamento degli hardware e dei software, oltre al rischio che un algoritmo “difettoso” comporta. A fine ottobre 2014, negli Stati Uniti si è scoperto che alcuni hedge fund e altri high speed trader potevano ottenere
l'accesso ai documenti di mercato della SEC prima degli altri utenti dando loro un potenziale vantaggio sulla concorrenza156. Questa scoperta può suggerire che la
tecnologia ha superato la capacità della SEC di regolamentare le attività dal momento che, grazie a dei collegamenti diretti con il sistema di distribuzione organizzato dall'authority , i soggetti suddetti riuscivano ad avere un vantaggio che poteva arrivare fino ad un minuto intero: un'eternità se consideriamo la velocità di negoziazione degli algoritmi moderni. La SEC ha commentato la notizia affermando che esaminerà con serietà la questione. Ci aspettiamo quindi per il futuro una serie di nuove regole, al fine di limitare il ritardo normativo che colpisce attualmente il mercato, col rischio però di interrompere un contesto che si è già molto sviluppato157.
Per concludere, si vuole esporre un'ultima idea rappresentata dall'unione tra gli strumenti finanziari dei broker e i social network, una "fusione" che potrebbe aumentare l'interesse degli investitori e dare un input a chi cerca di iniziare a fare trading.
E' un dato di fatto che i social network, come Facebook, Twitter e Linkedin, mostrano dei numeri strabilianti di utenti connessi ogni giorno e in continuo aumento: è dunque logico pensare che far interagire in rete gli investitori potrebbe rivelarsi un'arma vincente.
Qualsiasi investitore in ogni momento potrebbe fare domande e analizzare elementi in modo molto più veloce di quanto non possa fare consultando decine di siti diversi; non va poi dimenticato che l'essere umano ha necessità di interagire con i suoi simili. Uno dei punti critici che si è sottovalutato con il progredire del trading online, al posto del trading on site, è proprio la possibilità di stare insieme ad altre persone, di "appartenere" ad un gruppo. Il social network inoltre, porterebbe vantaggio anche all'intermediario, in quanto ci sarebbero più utenti online sul sito, per più tempo e che quindi effettuerebbero più scambi generando più profitti per il broker stesso. Casi di interazione esistono già negli USA, dove una buona parte dei broker ha il proprio social network.
In definitiva ci aspettano anni duri e colmi di sacrifici, ma per chi riuscirà a resistere le prospettive degli anni a venire saranno più favorevoli di quanto non lo siano oggi, a patto che la ricerca e l'innovazione restino sempre il punto focale su cui operare.
156 Si veda www.wsj.com, Fast traders are getting data from SEC seconds early, di S. Patterson, R. Tracy, del 29/10/2014.
157 Si veda www.wsj.com, The morning risk report: future of high frequency trading regulation is murky, di J. Schectman del 30/10/2014.