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Tobin tax e regime fiscale

IL PANORAMA ITALIANO

3.3 Tobin tax e regime fiscale

Il nostro paese ha assistito negli ultimi anni ad una variazione del regime fiscale che ha portato a un aumento di oltre il 100% delle imposte per la maggior parte delle rendite finanziarie tramite alcuni provvedimenti.

Il 2013 inoltre fa registrare una scossa al mondo del trading online: l'introduzione della Tobin Tax.

Il nome Tobin Tax si riferisce all'economista statunitense James Tobin (1918 – 2002) che la ideò e la propose per la prima volta nel 1972. Gli obiettivi che Tobin si era 102 Fonte: Comunicato stampa di Borsa italiana del 10/11/2008 dal titolo: Borsa Italiana: migrati oggi i

mercati MTA ed Expandi sulla nuova piattaforma Tradelect. 103 Si veda www.borsaitaliana.it/azioni/mercati/aim-italia.

prefissato erano quelli di limitare e di contrastare i movimenti speculativi sulle valute tramite una tassa che colpisse le transazioni al fine di renderle meno convenienti e la conseguente creazione di un fondo da poter utilizzare nei periodi di crisi104.

Diventata attiva dal 01\03\2013 in Italia, la Tobin tax è attualmente in vigore anche ed esclusivamente in Francia e mira a colpire tutti gli strumenti finanziari con esclusione degli ETF, gli ETC e il Forex. Sulle azioni l'importo da pagare era inizialmente pari allo 0,12% del valore netto delle posizioni a fine seduta per le transazioni eseguite sui mercati regolamentati, mentre per gli OTC era dello 0,24%; dal 1° gennaio 2014 le autorità hanno deciso di abbassare tali imposte dallo 0,12% allo 0,10% e dallo 0,24% allo 0,20%. Sono sempre state escluse dall'applicazione della normativa le operazioni aperte e chiuse nella stessa seduta e le transazioni dei titoli di aziende con una capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro105.

Per i derivati invece non vi è la distinzione tra operazioni intraday e overnight. Per i future la tariffa viene calcolata in base al loro valore nozionale mentre per le opzioni in base al valore del premio.

Tabella 02: Imposta Tobin Tax per gli strumenti derivati

Prodotto

Valore nozionale del contratto espresso in migliaia di Euro

0-2,5 2,5-5 5-10 10-50 50- 100 100- 500 500- 1.000 > 1.000 FIB, MiniFib, Mibo, opzioni su indice italiano, certificati su Ftse Mib, Cw su Ftse Mib 0,00375 € 0,0075 € 0,015 € 0,075 € 0,15 € 0,75 € 1,5 € 3 € Opzioni su azioni italiane, cw e certificati su azioni italiane 0,025 € 0,05 € 0,1 € 0,5 € 1 € 5 € 10 € 20 €

Fonte: elaborazione personale dati tratti da www.directa.it 104 Si veda www.tobin-tax.it.

La Tobin Tax è stata introdotta anche per le attività di HFT, e più precisamente per le attività azionarie in data 01 marzo 2013 mentre per il trading ad alta frequenza su derivati è stata introdotta il 02 settembre 2013 nella misura dello 0,02% del valore scambiato per tutte le operazioni che subiscono modifiche o cancellazioni in meno di 0,5 secondi.

I problemi principali dell'adozione della Tobin Tax risiedono nel fatto di colpire tutte le transazioni e non solo quelle in utile e, fatto ancor più importante, che l'adozione sia avvenuta solo in Italia e Francia, quindi è possibile se non molto probabile che si assista ad una fuga di capitali all'estero (come ad esempio in Germania) dove la TTF non è presente.

Gli effetti non hanno tardato a farsi sentire, esaminando i dati di Borsa italiana sugli scambi medi giornalieri, emerge che a marzo e aprile si è registrato un forte decremento rispetto a gennaio e febbraio, quando la tassa non era ancora in vigore: in termini di controvalore, nei primi due mesi dell'anno i volumi giornalieri scambiati sono stati pari a 2,6 e 2,3 miliardi di euro, contro i 2 miliardi di marzo e aprile. Stessa tendenza per il numero di contratti: si è passati dai 267mila circa di gennaio e i 255mila di febbraio ai 235mila e i 223 mila di marzo e aprile. Confrontando i primi quattro mesi del 2013 e del 2012, la flessione è confermata come numero di contratti (-9%), mentre il controvalore è rimasto stabile.

Ma lo scenario cambia se consideriamo l'intero 2012: in termini di numero di contratti, nei primi tre mesi del 2013 c'è stato un incremento del 10,9% rispetto alla media giornaliera dell'anno precedente, con oltre 252mila contratti scambiati (circa 228mila nel 2012). Nel periodo gennaio-aprile il rialzo è stato di quasi l'8%, con un controvalore salito a 2,25 miliardi dai 2 miliardi di media del 2012 e maggio ha confermato la tendenza. Non dobbiamo però dimenticare che al momento dell'impatto della Tobin Tax sul mercato vigeva un clima molto positivo e un FTSE MIB in rialzo106 (+11,9% nel

2012 e già +7% da inizio 2013).

Riguardo alla Tobin Tax possiamo considerare un'esperienza passata: l'unica nazione ad averla adottata in maniera "pura" è stata la Svezia, che la introdusse nel gennaio del 1984 nella misura dello 0,5% su tutti gli acquisti e le vendite di titoli azionari e del 2% 106 Elaborazione personale dati tratti da www.borsaitaliana.it.

sulle stock options (divisa in 1% sul premio dell'opzione più 1 % per l'esercizio della stessa). Successivamente, nel 1986 la tassa sui titoli azionari venne portata al 1% e fu inserita anche per i titoli obbligazionari tassati in base alla durata (0,002% con scadenza entro 90gg, 0,01% con scadenza a un anno, 0,03% con scadenza a tre anni). Il giorno in cui fu annunciata la tassa, i mercati iniziarono a tener conto dei pagamenti fiscali e le quotazioni scesero in media del 2,2%. In più, anche nei 30 giorni precedenti all'annuncio, a causa delle informazioni che circolavano sulla nuova imposta, i prezzi scesero del 5,35%, la volatilità crebbe e si vide una contrazione della liquidità.

Il risultato fu un esodo degli investimenti all'estero e verso strumenti esenti dalla tassa. Nel 1990 il 60% della compravendita dei titoli più negoziati si trovava sulla piazza di Londra. Inoltre a discapito delle aspettative rispetto ai 1,5 miliardi di corone l'anno stimati come gettito in entrata, il massimo fu di 85 milioni di corone nel 1989. Dopo questo flop la Svezia abolì la Tobin Tax a fine 1991 e in conseguenza i volumi di trading cominciarono a salire e salirono per tutti gli anni '90107.

Ancora oggi la Svezia, in seguito alle esperienze vissute a proprie spese, è tra i più fermi oppositori della TTF. Lo ha dimostrato anche in seguito all'Ecofin del maggio 2014 tra i paesi108 della “cooperazione rafforzata” per l'introduzione della Tobin Tax europea dal

2016, quando Anders Borg, ministro delle finanze svedese, ha dichiarato di non comprendere la ratio di un'imposta che colpirà la crescita e la produttività109. Il progetto

della cooperazione rafforzata è stato lanciato dagli 11 paesi nel gennaio 2013, discusso dalla commissione UE nel febbraio dello stesso anno e prevede che la nuova tassa europea andrà a colpire tutti gli strumenti finanziari nella misura dello 0,1% ad eccezione dei derivati che saranno soggetti allo 0,01%. Il gettito annuo stimato dal Consiglio a livello europeo è di 35 miliardi di euro.

Il più acerrimo oppositore alla Tobin Tax europea resta comunque il Regno Unito, infatti il Cancelliere britannico George Osborne ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia UE poichè la tassa porterebbe degli effetti “extra-territoriali”, ovvero uno spostamento di capitali all'estero110. Nonostante sia stato respinto il ricorso presentato dal Regno

107 Al riguardo si veda L. De Luca, Tobin Tax: la storia si ripete, Trend-online del 28/10/2011.

108 Gli undici paesi che hanno sottoscritto la cooperazione rafforzata sono: Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

109 Fonte: articolo di www.repubblica.it del 06/05/2014 intitolato All'Ecofin accordo sulla Tobin tax. Padoan: "La tassa entro fine anno".

110 Si veda N. Degli Innocenti, Londra contro Bruxelles: ricorso alla Corte di Giustizia contro la Tobin tax, Il Sole 24 ORE del 20/04/2013.

Unito, la Tobin Tax europea si allontana in quanto ci sono ancora diverse questioni che dividono gli 11 Stati. Si discute sull'estensione del prelievo agli strumenti obbligazionari emessi da soggetti pubblici e ai derivati, sui meccanismi per effettuare il versamento, sull'applicazione del principio di residenza o di emissione (cioè se la tassa debba colpire in base al paese di residenza dell'emittente o in relazione a dove viene emesso il titolo azionario).

Già due anni prima dell'introduzione della Tobin Tax, era stato introdotto un aumento della fiscalità con il Decreto Legge n. 138 del 13 agosto 2011. I proventi derivanti da obbligazioni, pronti contro termine, azioni, fondi, Sicav, ETF, polizze vita, derivati e Forex, che prima erano soggetti all'aliquota del 12,50%, vengono tassati dal 2012 al 20%. Per contro, gli interessi in conto corrente, in conto deposito, dei libretti di risparmio e i certificati di deposito, che ante 2012 erano tassati al 27%, dal 1° gennaio 2012 sono sottoposti ad un'imposta del 20%. I rendimenti dei Titoli di Stato non subiscono variazioni e continuano ad essere tassati al 12,50% anche con la nuova direttiva111.

Come possiamo vedere dal grafico che segue il mercato fortunatamente non ha risentito dell'incremento dell'imposizione fiscale. La flessione che si può osservare tra la fine di dicembre e gennaio è dovuta alla diminuzione degli operatori nel periodo natalizio e dell'epifania: i volumi ritornano sui livelli antecedenti dopo le prime sedute di gennaio senza far registrare cali.

Recentemente è entrato in vigore il DL 66/2014 con relativa conversione in legge che innalza la tassazione delle rendite finanziarie (per interessi, dividendi e capital gain) dal 20% al 26%.

Sono invece esonerati dall'aumento dell'aliquota112:

• I Titoli di Stato italiani e quelli con regime equiparato;

Obbligazioni emesse da stati esteri se compresi nella “White List” e da enti territoriali di questi ultimi;

• Obbligazioni emesse da enti sovranazionali; • Titoli di risparmio per l'economia meridionale.

Come possiamo vedere dal grafico successivo anche in questo caso l'aumento dell'imposizione fiscale non spaventa i mercati che restano stabili a livello di scambi. Questa può essere un'ulteriore conferma che il calo degli scambi visto nel 2012 era dovuto al periodo vacanziero e non all'innalzamento delle tasse.

112 Elaborazione personale dati tratti da www.fineco.it OTT NOV DIC GEN FEB MAR 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000

Grafico 07: Volume di scambi FTSE MIB in mln di € (01/10/2011 - 31/03/2012)

È adesso interessante fare un confronto tra la tassazione nazionale e quella europea. Partendo dalla Gran Bretagna, vediamo che questo è uno dei paesi fiscalmente più vantaggiosi: i dividendi non sono tassati, gli interessi, sia derivanti dai titoli di Stato che dagli altri investimenti sono soggetti ad un'aliquota del 20%, mentre i capital gain sono tassati in maniera proporzionale al reddito dal 18% al 28%. L'aliquota più bassa si applica ai redditi inferiori a 35.000 £ l'anno. Non dobbiamo però dimenticarci della Stamp Duty Reserve Tax, la famosa tassa della regina, che colpisce tutti coloro che negoziano azioni quotate sul LSE. L'importo di tale tassa è pari allo 0,5% del prezzo di acquisto arrotondato all'ultimo penny, quindi è molto più alta della Tobin tax (uno dei motivi per cui la Gran Bretagna si oppone fermamente alla FTT). Grazie alla non tassazione dei dividendi, basata sul fatto che i dividendi sono utili già tassati, la Gran Bretagna è una nazione ambita per le grandi imprese multinazionali dato che gli azionisti riescono così ad incassare il 100% del dividendo.

La Francia invece offre uno dei panorami più onerosi d'Europa, tassando i dividendi del 30% e i capital gain del 34,5%, suddiviso in 19% di base più il 15,5% di oneri speciali. Gli interessi e gli altri investimenti, senza distinzione per titoli di Stato, sono tassati al 18%. Ricordiamo che la Francia è l'unico paese che con l'Italia ha già adottato una Tobin Tax che grava sull'acquisto di tutti i titoli emessi da un'azienda la cui sede sociale si trovi in Francia con capitalizzazione in borsa superiore al miliardo di euro: si tratta circa di un centinaio di società.

La Germania tassa i dividendi e i capital gain al 26,375%, composto da un 25% base APR MAG GIU LUG AGO SET 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000

Grafico 08: Volume di scambi FTSE MIB in mln di € (01/04/2014 - 30/09/2014)

più un contributo di solidarietà del 1,375%, mentre gli interessi non sono tassati.

La Spagna prevede un sistema impositivo leggermente più complesso: è prevista un'aliquota base del 21% per dividendi, capital gain e interessi sugli investimenti. Per i capital gain l'aliquota può salire fino al 27% in proporzione al reddito, mentre i dividendi possono essere esenti da tassazione nel caso in cui l'azionista detenga minimo il 5% del capitale azionario per almeno 12 mesi.

Si riassume quanto sopra esposto nella tabella 03:

Tabella 03: Tabella riassuntiva dell'imposizione fiscale nei principali Stati europei

Stato Dividendi Interessi Capital Gain

Italia 26% 26% 26%

Gran Bretagna 0% 20% 18-28%

Francia 30% 18% 35%

Germania 26,375% 0% 26,375%

Spagna 0-21% 21% 21-27%

Fonte: si veda A. D'Alonzo, La tassazione delle rendite finanziarie in Italia e nei principali paesi europei.

Possiamo a questo punto notare che, nonostante l'aumento delle imposte, l'Italia si attesta nella media europea per la tassazione sulle rendite finanziarie, mentre resta ai vertici della classifica nell'ambito dei paesi europei con la maggiore pressione fiscale.