Ora Alessandro doveva vedersela con Besso e con gli altri satrapi coinvolti nella congiura contro Dario in modo da ottenere il controllo di tutti i territori dell'impero Achemenide.
Alcuni dei satrapi si arresero subito ad Alessandro, o trattarono con lui una resa, ma uno di essi, Nabarzane, satrapo della Bactriana, finse di sottomettersi al macedone per poi tradirlo ed uccidere la guarnigione di soldati che era stata lasciata a controllare quei territori. La notizia giunse ad Alessandro che ritornò subito indietro, ma non trovò Nabarzane che era fuggito per raggiungere Besso.
persiane. Plutarco aggiunge che Alessandro si pentì e ordinò di spegnere l'incendio. E rimane sempre possibile che l'incendio fosse di natura accidentale.
Alessandro continuò la ricerca di Besso, ed intanto fondò diverse Alessandria tra cui Alessandria degli Arii ed Alessandria del Caucaso, arrivando ad oltrepassare l'Hindu Kush tra molte difficoltà e privazioni. Nel frattempo Besso aveva perso il favore dei sui alleati e fu tradito da uno di loro, proprio come lui stesso aveva precedentemente tradito Dario. Besso venne consegnato ai macedoni ed in seguito giustiziato ad Ecbatana, ma colui che lo aveva tradito, Spitamene, si alleò con la tribù scita dei messageti e tenne occupati i macedoni con azioni di guerriglia in Sogdiana che durarono qualche mese, a cavallo tra il 329 ed il 328 a. C., fino a che anche lui cadde vittima di un tradimento.
Alessandro intanto affrontò un primo tentativo di congiura nato all'interno dei sui ranghi; alcuni giovani che facevano parte dell'esercito macedone stavano progettando un attentato alla vita del re. Tramite una serie di passaparola il complotto arrivò alle orecchie di un tal Cebalino che andò a riferirlo a Filota, figlio di Parmenione ed ufficiale fidato di Alessandro; però quest'ultimo non ne fece parola al re nonostante fosse stato informato anche della data imminente dell'attentato, Cebalino, preoccupato, si confidò quindi anche con un altro ufficiale che andò prontamente ad informare Alessandro.
Ricevuta questa informazione, Alessandro fece convocare la persona da cui erano partite le prime voci di un complotto ma questi si uccise, forse perché oltre ad averne parlato era anche uno degli organizzatori. Il re si ritrovò a dover affrontare il fatto che Filota non lo aveva informato delle voci o per negligenza o perché implicato in prima persona.
Arriano riporta21 che erano già state formulate accuse di tradimento contro
Filota mentre l'esercito si trovava in Egitto. In quell'occasione Alessandro non aveva avuto dubbi sulla fedeltà di Filota, ma in questa seconda occasione non poté fare a meno di dare peso alle accuse.
Filota venne imprigionato, interrogato, molto probabilmente torturato ed infine condannato a morte dal tribunale dell'esercito; a questo punto si
poneva il problema di cosa fare con Parmenione. Il generale era ormai vecchio ma aveva ancora a disposizione un certo numero di soldati che avrebbero potuto seguirlo in caso avesse deciso di andare contro Alessandro per vendicare il figlio ed il suo onore. Alessandro diede quindi l'ordine di uccidere Parmenione adducendo come scusa, di per sé anche plausibile22, l'esistenza di una corrispondenza tra padre e figlio in cui si
facevano velati richiami alla possibilità di sbarazzarsi del re tramite un complotto.
La decisione di far uccidere Parmenione venne accolta come necessaria e giusta da un buon numero di soldati che ritenevano fosse giustificata dal fatto che l'anziano generale, in quanto capo famiglia, doveva essere ritenuto responsabile del tradimento del figlio; il problema stava nel fatto che alcuni continuarono a dubitare della colpevolezza di Filota ed espressero un certo malcontento.
I soldati che diedero voce a tali dubbi, nelle loro lettere a casa o parlando con i compagni, vennero radunati in un'unità a parte, in modo tale che non avessero occasione di far crescere il malcontento influenzando l'opinione degli altri, in ogni caso non crearono mai dei reali problemi e non sono riportati complotti nati in seno a questa unità speciale.
I problemi per Alessandro non si placarono con la dipartita di Filota e Parmenione; anche altri personaggi importanti nella gerarchia macedone iniziavano ad accusare Alessandro di aver dimenticato le sue origini e di essere ormai troppo vicino ai costumi dei barbari persiani.
Nel 328 a.C. l'esercito si trovava a Samarcanda e la tensione tra un altro generale della vecchia guardia, Clito il nero, che aveva servito anche sotto Filippo II, ed il re esplose durante una serata di festeggiamenti.
Plutarco racconta23 che durante la serata un poeta di corte, Pranico o
Pierione, si mise a recitare dei versi in cui si faceva beffe dei generali che
22 Parmenione era un noto conservatore e non aveva fatto mistero di non apprezzare il
cambiamento di atteggiamento e costumi di Alessandro che si stava avvicinando sempre più ad essere un monarca di stampo orientale.
erano stati sconfitti dai barbari. Alcuni dei partecipanti non presero bene questi versi ed in particolare Clito che era piuttosto ubriaco, nonché irascibile per natura, iniziò a controbattere e finì per cominciare una lite con Alessandro, anch'egli ubriaco e collerico. Tra i due volarono gli insulti e Clito venne portato fuori di peso dalla sala dei festeggiamenti ma ben presto tornò citando dei versi dell'Andromaca di Euripide: “Ahimè! Pessimi costumi qui in Grecia!”.
A questo punto Alessandro prese una lancia da una delle sue guardie e trafisse Clito uccidendolo. Secondo le fonti si pentì subito di tale azione, che era stata dettata più dal vino che da altro, e passò un periodo di depressione tentando di riconciliarsi con il fatto di avere ucciso un uomo che gli era stato vicino fin dall'infanzia24. Venne infine convinto dagli
indovini e dai filosofi di corte che la sorte di Clito era stata dettata dagli dei e che era inutile sentirsi in colpa per una tragica fatalità.
L'anno seguente venne invece scoperta una seconda congiura per uccidere Alessandro, ordita da alcuni dei suoi paggi. I ragazzi vennero arrestati e giustiziati e nelle file dei traditori venne annoverato anche Callistene che era il maestro dei paggi. Costui era uno storiografo di corte ed aveva accompagnato il re per tutta la sua campagna, aveva criticato Alessandro in più occasioni per la sua politica di integrazione con i persiani ed era nipote di Aristotele quindi la sua morte causò tensioni tra il re ed il mondo politico-filosofico greco.
Nello stesso anno della congiura dei paggi, Alessandro fu anche impegnato sul campo di battaglia. La regione della Sogdiana era ancora turbolenta e i tumulti erano fomentati dal satrapo Ossiarte che non si era ancora arreso al nuovo Gran Re.
Ossiarte aveva lasciato la sua famiglia su una rocca, ritenuta inespugnabile, nei pressi del fiume Osso; Alessandro riuscì a conquistare la roccaforte nel marzo del 327 a.C e lì incontro Rossane, la giovane figlia del satrapo, che divenne ben presto sua moglie e regina. A questo punto
anche Ossiarte si arrese e venne riconfermato satrapo da Alessandro che anzi ampliò la sua area di influenza nominandolo satrapo anche del Paropamiso ossia dell'Hindu Kush25.
Pacificata la Sogdiana Alessandro si lanciò in una nuova impresa, voleva ora estendersi al di fuori dei confini dell'impero Achemenide fino a raggiungere il limite delle terre emerse ed iniziò quindi la campagna in India.
25 Paropamiso è il nome greco della regione, Hindu Kush è più precisamente il nome della catena montuosa.