Le storie riguardanti Alessandro sono molte e spaziano da quelle più inverosimili ad aneddoti che sembrano ben più possibili perché si inseriscono bene nel quadro della personalità del conquistatore macedone che ci viene tramandato dalle fonti.
Particolari circostanze fanno sì che leggende su Alessandro nascano e proliferino anche secoli dopo la sua morte complicando maggiormente un quadro narrativo già in partenza pieno di esagerazioni ed elementi propagandistici.
Storie riguardanti la nascita di Alessandro
Esistono diverse leggende legate al concepimento ed alla nascita di Alessandro.
In primo luogo Plutarco afferma che Alessandro discendeva da Eracle, per parte di padre, e da Achille, per parte di madre, e che: “Questo è noto e riconosciuto da tutti”53.
Questa affermazione dell'autore può voler dire che tutte le fonti consultabili all'epoca concordavano nel riconoscere Alessandro come discendente dei due eroi; il che lo porrebbe ad un livello superiore rispetto ad un semplice essere umano.
Diversi autori54 arrivano anche ad affermare che nel concepimento di
Alessandro fosse coinvolto un Dio, ossia Ammone/Zeus, il quale, in forma di serpente, avrebbe giaciuto con Olimpiade.
Invece le storie legate alla nascita di Alessandro fanno riferimento in particolar modo al fatto che il neonato fosse chiaramente predestinato a grandi imprese.
Plutarco riporta di come il giorno della nascita del principe Alessandro
53 “Vita di Alessandro”, capitolo 2.
54 Plutarco stesso (“Vita di Alessandro”, capitolo 2 e 3), lo PseudoCallistene autore del
fosse stato un giorno particolarmente propizio per Filippo.
Filippo aveva conquistato Potidea e, nello stesso momento ,egli avrebbe ricevuto tre notizie: il suo generale Parmenione aveva sconfitto gli illiri, i suoi cavalli avevano trionfato nelle corse ad Olimpia, gli era nato un figlio maschio. Secondo gli indovini il bambino, nato in un giorno in cui suo padre aveva ottenuto tre vittorie, sarebbe stato invincibile.
Un'altra leggenda, riportata sempre da Plutarco55, vuole che Alessandro
sia nato il giorno dell'incendio del tempio di Afrodite ad Efeso56. Questo
avrebbe gettato nel panico i magi presenti ad Efeso che interpretarono l'incendio come il segno profetico di un disastro: essi sostenevano che quel giorno era nata una disgrazia per l'Asia.
In questi casi risulta chiaro il fatto che alcuni particolari siano stati aggiunti in seguito. Proclamare che tra gli antenati di Alessandro figurassero degli eroi non è inusuale. In Grecia intere popolazioni cercavano di far risalire la propria nascita ad un qualche personaggio mitico, ma il coinvolgimento di Ammone/Zeus nel concepimento del principe è un dettaglio che sembra essere stato aggiunto in seguito, forse intorno al momento in cui Alessandro si era fatto proclamare faraone d'Egitto. Altra ipotesi è che la madre di Alessandro, Olimpiade, fosse ben lieta di spargere leggende in cui la paternità di suo figlio fosse attribuita ad un Dio piuttosto che al marito, che l'aveva tradita e lasciata.
Per quel che riguarda il racconto legato al tempio di Efeso questo pare essere totalmente inventato; il sei luglio era il giorno sacro ad Artemide57
ed era quindi di buon auspicio che un bambino nascesse quel giorno. Più probabilmente Alessandro nacque poco dopo la metà di luglio, forse intorno al giorno venti.
55 “Vita di Alessandro”, capitolo 3.
56 Ossia il sesto giorno di Ecatombeone (6 luglio) del 356 a.C. 57 Artemide era anche la dea delle nascite.
Bucefalo
Il secondo aneddoto che ci troviamo ad analizzare riguarda l'infanzia del giovane Alessandro ed il primo incontro con il suo famosissimo cavallo, Bucefalo.
Plutarco58 riporta che Bucefalo era stato comprato da Filippo II per una
considerevole somma di denaro; il re voleva addestrarlo ed usarlo come cavalcatura sul campo di battaglia. Il cavallo si era però dimostrato poco incline a farsi guidare ed era piuttosto violento tanto che Filippo, pur reputandolo un esemplare possente, aveva ormai deciso di rinunciare al suo acquisto; il giovane Alessandro però chiese al padre di permettergli di fare un tentativo per domare l'animale e si fece promettere che, se fosse riuscito nell'impresa, il cavallo sarebbe diventato suo.
Il principe notò che il cavallo era in realtà spaventato dai movimenti della sua ombra e fece in modo di girarlo verso il sole, in maniera che non potesse più vederla e si calmasse; così facendo riuscì a salire in groppa a Bucefalo e a cavalcarlo vincendo la scommessa fatta con il padre.
La paura della propria ombra è una fobia piuttosto diffusa tra i cavalli ed Alessandro era stato certamente istruito da Aristotele e dai suoi precedenti precettori riguardo alla natura degli animali; ancor di più riguardo alla cura di un cavallo visto che non c'erano dubbi sul fatto che il giovane principe avrebbe preso parte a manovre militari di cavalleria e sarebbe stato in parte responsabile del benessere della propria cavalcatura.
La storia sembra quindi essere più che probabile; un aneddoto che mette in luce l'intelligenza del futuro re macedone.
In seguito, nel romanzo di Alessandro59, venne anche specificato che colui
che fosse stato in grado di attraversare la città di Pella cavalcando Bucefalo sarebbe stato destinato a governare il mondo60, questo
aggiungeva un alone mitico ed ultraterreno ad una evento probabilmente reale.
58 “Vita di Alessandro”, capitolo 6.
59 “Romanzo di Alessandro”, libro I, capitolo 15
In alcuni casi Alessandro stesso seppe servirsi di antiche leggende e superstizioni in modo da aumentare la propria fama e convalidare la propria posizione.
In particolare possiamo ricordare tre diversi episodi: l'arrivo a Troia all'inizio della campagna in Asia Minore, l'episodio legato allo scioglimento del nodo di Gordio e gli incontri con l'oracolo di Siwa e l'oracolo di Delfi.
Arrivo a Troia ed identificazione con Achille
Alessandro impostò i propri spostamenti in modo tale da passare per le rovine dell'antica città di Troia; notoriamente il re macedone era molto legato al suo antenato Achille ed al racconto omerico dell'assedio e della caduta della città di Troia e colse l'occasione per poter compiere alcuni gesti rituali atti a rafforzare questo legame.
Per prima cosa, ancora prima di attraccare sul suolo dell'Asia, dalla nave su cui viaggiava gettò una lancia che si conficcò sul terreno e dichiarò che con quella lancia aveva metaforicamente conquistato l'Asia.
Successivamente si prese del tempo per andare ad onorare Achille facendo sacrifici in suo nome, ribadendo così di essere un discendente del più famoso eroe Acheo e per questo destinato alla vittoria contro i barbari popoli orientali ed alla gloria.
Alessandro si stava quindi presentando come novello Achille; in seguito avrebbe fatto in modo di essere considerato il nuovo Eracle e, negli ultimi anni della sua vita, il nuovo Dioniso. Questo si tradusse anche in immagini di Alessandro con attributi divini legati ai suo modelli, come ad esempio la leontè61o la mitra di Dioniso, poste sulle monete coniate per l'impero
macedone.
Il nodo gordiano
Per quel che riguarda Gordio una leggenda diceva che nella città era conservato un carro, appartenuto appunto al re Gordio62, che era stato
legato ad un palo con una corda assai robusta tramite un nodo che era ritenuto impossibile da scogliere. La leggenda diceva che chi fosse riuscito a scogliere il nodo sarebbe diventato il signore dell'Asia63.
Quando passò per Gordio durante la sua marcia, Alessandro fu portato al tempio che conteneva il carro e, con un colpo di spada, tagliò il nodo per poi proclamarsi il futuro re dell'Asia. Secondo un'altra versione Alessandro non tagliò il nodo ma tolse il perno che teneva il carro legato ed ottenne di fatto lo stesso risultato.
In questo caso Alessandro sfruttò un'antica leggenda e, agendo con molta astuzia, girò la sorte a proprio favore.
L'oracolo di Siwa e la Pizia di Delfi
In Egitto l'esercito macedone venne accolto con gioia; Alessandro decise di passare qualche tempo nella terra del Nilo e di farsi accompagnare all'oasi di Siwa, sede di un famoso oracolo che parlava per il dio Zeus- Ammon.
Arrivato a Siwa, i sacerdoti acconsentirono a far entrare il re all'interno del tempio in modo tale che potesse conferire privatamente con il dio.
Quando Alessandro uscì riportò parte del colloquio64 specificando che
Zeus-Ammon lo aveva chiamato “figlio mio” ed aveva detto di essere il suo vero padre.
Di fatto Alessandro era entrato nel tempio da solo e quindi nessuno poteva confermare o smentire la sua storia.
La teoria più comune riguardo le parole del dio ruota intorno al fatto che la
62 Mitico re della Frigia e fondatore dell'omonima città di Gordio.
63 In questo caso con il termine Asia si intende in realtà l'Asia minore, questo perchè il continente asiatico non era ancora del tutto conosciuto.
64 Secondo le fonti Alessandro avrebbe chiesto all'oracolo di Zeus-Ammon delucidazioni riguardo agli assassini di suo padre Filippo.
conversazione si era probabilmente svolta in greco, una lingua che il sacerdote che svolgeva la funzione di oracolo di Zeus-Ammon certamente conosceva, ma non a fondo; per via di questa barriera linguistica il sacerdote avrebbe commesso un piccolo errore nel momento in cui aveva salutato il giovane conquistatore chiamandolo “O pai dios” ossia “Oh figlio di Zeus” invece che “O paidion” ossia “Oh figlio mio” che era una comune forma di saluto. Alessandro, pur avendo intuito l'errore del sacerdote, avrebbe deciso di riportare il saluto errato e prendersi il titolo di figlio del dio.
Il fatto che Ammon lo avesse riconosciuto come figlio faceva sì che ad Alessandro potesse essere conferito ufficialmente il titolo di faraone d'Egitto. Questo spiega la decisione presa dal macedone: aveva bisogno di essere divino e non un comune mortale, per poter legittimamente salire al trono d'Egitto con il favore della popolazione e del potente e rispettato clero locale.
L'incontro con l'oracolo di Ammone a Siwa non è il primo episodio in cui Alessandro si confronta con il sacerdote di un Dio.
Plutarco ci dice65 che, quando era ancora in Grecia, il giovane re era
andato a Delfi; lì aveva chiesto udienza alla Pizia perché desiderava interrogare il Dio sulle sorti della sua imminente campagna verso la Persia.
La sacerdotessa negò l'udienza perché quei giorni erano considerati nefasti e, a norma di legge, non si potevano ricevere risposte dagli oracoli in periodi infausti.
Alessandro non si fece fermare da questo particolare e mandò a chiamare la profetessa; quando lei si rifiutò di venire Alessandro andò a prenderla di persona e finì per trascinare la sacerdotessa verso il tempio, al che lei esclamò esasperata: “Sei invincibile, ragazzo!”.
A quelle parole il macedone la lasciò andare dicendo che non aveva bisogno di altre profezie, quel responso gli andava più che bene.
La fonte primaria di questa storia è incerta, ma nonostante questo l'aneddoto piaceva e continuò ad essere tramandato.
I due episodi sono assai simili.
In entrambi i casi Alessandro decide di interpretare personalmente parole che nulla avrebbero a che fare con la volontà del Dio, un saluto a Siwa ed un'esclamazione a Delfi, per ottenere un responso positivo, o comunque a lui favorevole, ed incoraggia la diffusione della storia così creata.
In tutti questi casi possiamo vedere come chi scriveva e riportava queste storie aggiungeva elementi incredibili; questi autori lo facevano per tentare in un qualche modo di giustificare l'inarrestabile ascesa di Alessandro con una spinta di predestinazione divina. Le imprese di Alessandro erano state talmente straordinarie da far pensare che il re macedone non potesse essere un semplice essere umano, doveva forzatamente aver operato con il favore degli dei o essere egli stesso un semidio.
Questa convinzione si era già creata quando Alessandro era ancora in vita ed era stata da lui alimentata perché giocava a suo favore, soprattutto in oriente dove il sovrano era stato da sempre fortemente legato alla sfera mistica e religiosa, ma, allo stesso tempo, l'aver sostenuto questa convinzione popolare non aveva giovato alla reputazione del re macedone in altri luoghi che erano sotto il suo dominio. Secondo alcuni tra i greci ed i più conservatori dei macedoni un tale atteggiamento di accettazione nei confronti degli onori divini a lui attribuiti rendeva Alessandro colpevole di hybris66, di eccessiva superbia, un peccato assai pesante.
In realtà, almeno inizialmente, Alessandro aveva cercato di presentarsi come un eroe agli occhi dei suoi sudditi occidentali e come un essere divino agli occhi di quelli orientali, ma con il passare del tempo aveva prediletto quest'ultima definizione più per ragioni politiche, l'oriente era più difficile da governare e il sostegno del popolo era fondamentale, che per convinzione personale riguardo alla sua supposta natura divina.
66 Hýbris, termine giuridico greco che nel mito finì con il designare una figura che personificava la dismisura, la troppa violenza e la tracotanza che era spesso tipica di grandi eroi.
Improbabili leggende orientali
Più passavano i secoli e più Alessandro acquisiva un ruolo simile a quello di un personaggio in un racconto epico, il che significa anche che le leggende su di lui si fecero sempre più inverosimili.
Il primo esempio di questa tendenza è il romanzo di Alessandro, un'opera messa per iscritto sotto la dinastia Tolemaica, a partire dal regno di Tolomeo II, in cui si intrecciano le cronache storiche scritte da Callistene con racconti e dicerie di provenienza sconosciuta. Questo racconto diventerà piuttosto popolare, in particolare in Europa dove per un certo periodo, durante il medioevo, soppiantò i racconti di autori storici ben più accurati che erano finiti nel dimenticatoio o erano conservati solo in modo frammentario.
Per questo si finì con il prendere per vero l'incontro, riportato non solo nel romanzo di Alessandro ma anche ad esempio da Curzio Rufo, tra Alessandro e le Amazzoni guidate dalla regina Talestri: un chiaro richiamo ad un precedente racconto leggendario che delineava l'incontro e l'innamoramento tra Achille e Pantesilea sotto le mura di Troia67, che
avrebbe portato a due settimane di incontri notturni al fine di generare una nuova potente razza umana. Questo episodio era già stato considerato improbabile da Plutarco e da buona parte delle sue fonti ma esercitava un certo fascino sul popolino e divenne assai celebre.
Anche nel continente Asiatico la leggenda di Alessandro fiorì; il romanzo di Alessandro venne tradotto in diverse lingue, in particolare vennero prodotti dei manoscritti in siriaco in cui tra le altre cose il conquistatore macedone viene indicato come colui che edificò un muro tra il mondo civilizzato e le feroci popolazioni di Gog e Magog, in modo da impedire che queste ultime potessero invadere le terre confinanti.
Attraverso la tradizione siriaca, le vicende di Alessandro ed il suo fondamentale ruolo nel fermare Gog e Magog approdarono anche nel 67 Innamoramento istantaneo e tragicamente breve visto che Achille finisce per uccidere
corano dove compare un personaggio, Dhul-Qarnayn, il cui nome significa “Colui dalle due Corna”, che è solitamente identificato come Alessandro68;
questo personaggio è non solo un difensore dell'umanità ma, anacronisticamente, anche della fede musulmana.
In Persia Alessandro era ormai diventato parte della mitologia locale; compare come personaggio nello Shahnameh, un racconto epico della storia dell'Iran scritto da Ferdowsi intorno all'anno mille, in cui viene presentato come il figlio del padre di Dario III e di una figlia di Filippo II e quindi il legittimo Gran Re di Persia.
Inoltre è il protagonista dell'Iskandar-nameh, un'opera di Nizami scritta nel dodicesimo secolo, in cui l'autore premette di aver usato diverse fonti, anche in contraddizione tra loro, cercando di estrapolare quelle storie che personalmente riteneva maggiormente credibili. Nizami finisce comunque inesorabilmente per rappresentare un Alessandro quasi totalmente fittizio, con elementi inventati propri della tradizione medio orientale riguardante il macedone.
Per onore di cronaca è bene ricordare che, in alcune zone e culture, Alessandro non viene affatto celebrato ma è anzi considerato una figura negativa; nella letteratura Pahlavi, pre-islamica, prodotta tra il terzo e il decimo secolo, Alessandro è accusato di essere un distruttore di templi che ha bruciato i testi sacri dello zoroastrismo; egli è visto come colui che ha portato la guerra e la devastazione in Iran e, in quanto agente di Ahriman, il principio del male, considerato uno tra i nemici dell'Iran.
Forse la leggenda di Alessandro persecutore dello zoroastrismo ebbe origine dall'episodio storico dell'incendio di Persepoli, nell'anno 331 a.C, e diede a questo singolo evento una esagerata connotazione religiosa che non è attestata in alcun modo dalle fonti più antiche.
68 L'identificazione di Alessandro con questo misterioso personaggio coranico è ritenuta quasi certa, questo perché nelle immagini di Alessandro divinizzato che circolavano, soprattutto sotto forma di monete, subito dopo la sua morte, uno degli attributi più comuni erano appunto le corna simbolo di Zeus/Ammon.