Storie riguardanti le origini di Candragupta
Nel primo capitolo si è accennato al fatto che esistono diverse tradizioni riguardo alla famiglia d'origine di Candragupta.
Nel corso dei secoli si è ipotizzato che Candragupta potesse essere: figlio di uno dei re Nanda, un lontano parente di Buddha, figlio di un allevatore di pavoni oppure di famiglia di basso lignaggio.
Tra queste possibilità l'ultima è sicuramente da scartare, sia per le ragioni riportate nel primo capitolo sia perché proviene da una fonte poco attendibile, ossia Giustino che riporta quanto scritto prima di lui da Pompeo Trogo.
Le parole usate per descrivere gli umili natali di Candragupta ricordano molto quelle utilizzate da altri autori per parlare di Dahna Nanda; è quindi possibile che ci sia stata una qualche confusione riguardo a quale dei due re fosse di umili origini. Con tutta probabilità nessuno dei due era
realmente di bassa estrazione sociale.
Alla tradizione buddhista dobbiamo la teoria che vede i Maurya lontani parenti di Gautama Buddha, ossia parte del clan Śākya; questa idea non ha alcun fondamento storicamente attendibile, ma deve essere nata per via del fatto che Asoka si era dimostrato vicino a quella religione oltre che dalla teoria secondo cui Candragupta apparteneva alla classe dei kshatriya44.
Allo stesso modo non ha fondamento l'idea di Candragupta figlio illegittimo di un re Nanda e di una donna di nome Mura; questa ipotesi è riportata nel Mudrarakshasa45, dove si definisce Candragupta discendente dei Nanda,
e da commenti medievali al Viṣṇu Purāṇa; ma stiamo parlando di opere scritte in epoca tarda46, quindi la veridicità dei fatti narrati è quantomeno
dubbia.
La tradizione Jaina si riferisce a Candragupta come il nipote del capo di un villaggio di domatori di pavone. A corroborare questa idea sarebbe il fatto che il pavone compare come simbolo dinastico a Sanchi in alcune strutture fatte costruire da Asoka, ma l'idea del pavone come simbolo della dinastia Maurya non è universalmente accettata.
Sembra che tutte queste leggende siano nate perchè effettivamente non si sapeva nulla della famiglia di Candragupta, visto il vuoto di informazioni in molti si sono sentiti in dovere di proporre le teorie più disparate.
Una buona parte di questi racconti tendono a denigrare la dinastia dei Nanda, giustificando così il cambio al vertice del governo, mentre un'altra corrente cerca di gettare ombra sul nuovo sovrano. Pare abbastanza chiaro che questo atteggiamento ambivalente delle fonti sia dovuto alll'opinione personale di chi scriveva.
44 La classe da cui solitamente provenivano i guerrieri e i sovrani. 45 Nell'atto IV dell'opera teatrale in questione.
Candragupta sovrano predestinato
Si racconta che, al tempo in cui Candragupta stava raccogliendo un esercito per muovere contro i Nanda ed i governatori greco-macedoni delle città sul confine occidentale dell'India, dei particolari avvenimenti lo convinsero che stava facendo la cosa giusta ed era destinato a diventare re.
Il giovane Candragupta avrebbe incontrato nella foresta un maestoso elefante. Il pachiderma si sarebbe avvicinato a lui ed inginocchiato al suo cospetto, mostrandosi pronto per essere cavalcato.
Tale evento avrebbe reso certo, agli occhi del Maurya, che sarebbe presto riuscito a salire al trono e ad unificare l'India47.
Questo perché una antica tradizione indiana voleva che, nel caso in cui un re fosse morto senza avere un erede degno, si organizzasse una parata per le strade della città con l'elefante reale in testa; quando l'elefante si fosse fermato davanti ad una persona, ed avesse indicato la propria propensione ad essergli sottomesso, allora quella persona sarebbe stata incoronata come nuovo sovrano.
Giustino, che riporta il fatto dell'elefante, racconta anche un altro episodio che veniva usato per far credere alla predestinazione divina di Candragupta come regnante dell'India.
Si diceva che il giovane Candragupta fosse riuscito a scampare ad un tentativo di assassinio, ordinato forse da Danha Nanda o da Alessandro stesso48, e che, quando si era fermato a riposare stremato, fosse stato
trovato ed accudito da un leone che se ne sarebbe poi andato senza fargli alcun male.
Il leone è un altro animale simbolo della regalità in Occidente come in
47 L'episodio è riportato da Gneo Pompeo Trogo nelle Historiae Philippicae scritte durante il regno di Augusto. Il testo di Trogo è giunto a noi in un compendio creato da Giustino. Il che complica maggiormente il problema della credibilità dell'episodio visto che è arrivato a noi attraverso la copia di un lavoro già di per sé tardo rispetto al periodo trattato.
48 Entrambi gli episodi si trovano all'interno di: Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi
Libri XLIV, XV, 4. Sul problema dell'identificazione del mandante approfondiremo nel
Oriente quindi il significato dell'episodio è abbastanza chiaro.
In questi casi gli avvenimenti straordinari capitati a Candragupta sembrano essere episodi costruiti ad arte, da Candragupta stesso o da tradizioni posteriori, per dare l'idea del re come predestinato ad ottenere il potere e scelto da una forza superiore.
Se questi aneddoti fossero stati creati da Candragupta, oppure da qualcuno che faceva parte del suo governo o della sua famiglia, si inserirebbero bene nella visione politica degli Arthashastra.
In uno dei passaggi del libro si specifica che un buon re, prima di una battaglia, deve saper spronare le proprie truppe anche facendo leva sulla superstizione dei soldati e presentando loro l'esito del conflitto come già deciso in proprio favore da forze occulte e superiori all'umano.
Questo era un atteggiamento da adottare per far sì che i soldati si sentissero nel giusto e combattessero con maggiore fervore, avendo la convinzione che la sorte e gli dei fossero a proprio favore.
Guardie del corpo particolari
Viene riportato da Megastene il fatto che Candragupta nel proprio palazzo reale si circondasse solo di servitori di sesso femminile ed avesse anche un corpo di guardia composto solo da donne addestrate all'arte militare e armate di arco.
Avrebbe fatto questa scelta perché non si fidava ad avere attorno a sé altri uomini in quanto li riteneva non solo pericolosi, ma anche più facilmente inclini al tradimento, le donne venivano ritenute più fedeli e meno desiderose di cercare vantaggi personali a discapito della sicurezza e del benessere del proprio sovrano.
Non abbiamo però alcuna prova archeologica certa, epigrafica o di altra natura, che ci indichi come stessero realmente le cose.
Possiamo solo riferire che, all'interno degli Arthashastra, Kautilya scrive che il sovrano al momento del risveglio deve essere ricevuto da truppe di
donne armate con archi49.
L'idea che la guardia personale di Candragupta fosse composta solo da donne può quindi nascere da una interpretazione più larga di questo passaggio.
In realtà, nel capitolo degli Arthashastra in cui si menzionano le donne armate di arco, queste non sono altro che le prime di una lunga parata di attendenti che devono assistere il sovrano nel momento in cui si alza dal letto.
Un reparto di donne guerriere si inserisce nella tradizione di feroci e fiere popolazioni femminili, come le Amazzoni: un concetto che è sempre stato considerato interessante e affascinante in diverse culture, ma che è difficile da confermare con prove archeologiche inconfutabili.
In sostanza, il fatto di non avere prove concrete, oltre alle parole di Megastene e Kautilya, esclude categoricamente la possibilità che Candragupta si circondasse di un gruppo di fedelissime guerriere e servitrici? A mio parere no, non la esclude, ma rende la situazione assai complessa e propensa ad essere interpretata con troppa enfasi portando ad immaginare un palazzo imperiale in cui guerrieri e servitori maschi erano una rarità.
Molto più probabile è che, pur ammettendo l'esistenza di un corpo di guardia femminile, ci fossero allo stesso tempo anche guardie di sesso maschile e che la differenza fosse nelle funzioni di uno o dell'altro reparto. Al reparto femminile sarebbe stata affidata la sicurezza personale del sovrano, mente la difesa del palazzo era più probabilmente affidata ad un reparto maschile.
Inoltre è improbabile che i reparti femminili siano stati usati in battaglia perché in tal caso avremmo sicuramente molte più fonti, in particolare occidentali50, che avrebbero espresso la propria opinione a riguardo.
49 “Arthasastra” libro I, capitolo XXI.
50 Questo perchè la mentalità comune greca, con la notevole eccezione di Sparta, tendeva a vedere le donne come deboli e certamente inadatte alla vita militare.
Veleno ed intrighi di corte
Una particolare leggenda riguarda non solo Candragupta, ma anche sua moglie Durdhara, suo figlio Bindusara ed il suo maestro e consigliere Kautilya.
Si racconta che Kautilya fosse particolarmente preoccupato dell'eventualità di un attentato alla vita del re perpetrato con l'uso di un qualsiasi veleno. Per proteggere Candragupta da questa possibilità aveva deciso di ricorrere a metodi non proprio ortodossi; era solito aggiungere una piccola quantità di veleno ai pasti del sovrano per far sì che il suo corpo si abituasse e diventasse immune. Da piccole dosi di veleno passò poi ad aggiungerne sempre di più, in modo da alzare maggiormente il livello di tolleranza al veleno dell'organismo di Candragupta.
Tutto questo si sarebbe svolto per iniziativa esclusiva di Kautilya e senza che il re ne fosse a conoscenza.
Proprio perché all'oscuro del fatto che i propri pasti fossero così alterati, Candragupta avrebbe offerto una parte del proprio cibo alla moglie, che era incinta del proprio primogenito e prossima al parto, il corpo di Durdhara non era però abituato al veleno e ne subì subito gli effetti.
Venne a quel punto chiamato Kautilya poiché si sperava che con le sue conoscenze fosse in grado di salvare la vita dell'imperatrice e del principe che portava in grembo. Kautilya non riuscì a salvare la donna ma praticò un cesareo salvando la vita del principe, a cui venne dato nome di Bindusara perché aveva sulla fronte un segno, simile ad un bindi, che era stato creato da una goccia di veleno.
In questo caso possiamo distinguere dei dettagli probabilmente veri da altri che sembrano più fantasiosi.
Possiamo ad esempio ritenere almeno verosimile il fatto che l'imperatrice Durdhara sia morta dando alla luce Bindusara; che poi sia morta per via di cibo avvelenato e che il bambino sia stato fatto nascere con un cesareo oppure che sia semplicemente morta a causa di complicazioni durante il
parto non cambia il risultato finale della vicenda.
Certo era più allettante, dal punto di vista di uno scrittore, creare una storia intrisa di complotti e veleno piuttosto che riportare un fatto triste e tragico, ma di sicuro non eccezionale, come è la morte di una donna in seguito ad un parto difficile.
Per quel che riguarda l'origine del nome Bindusara, possiamo credere che venga da un particolare segno a forma di bindi sulla fronte del bambino, ma le probabilità che questo segno fosse il risultato di una goccia di veleno sono quasi nulle: molto più probabile che il bambino presentasse una voglia sulla fronte, o anche solo una macchia temporanea, che venne interpretata come un bindi da chi decise il nome del neonato.
Questa storia venne usata per giustificare il fatto che per un certo periodo di tempo Kautilya non godette più del favore di Bindusara e venne anzi temporaneamente allontanato dalla corte: la decisione sarebbe stata presa perché il giovane imperatore aveva scoperto il coinvolgimento del consigliere nella morte della madre e non si fidava più di lui.
In realtà sembra più probabile che l'allontanamento di Kautilya sia stato legato a screzi politici interni tra l'imperatore ed il consigliere oppure alla gelosia nei confronti del fidato maestro da parte di altri eminenti politici, che si sentivano minacciati dalla sua influenza su Bindusara.
La morte di Candragupta
La tradizione vuole che Candragupta si fosse allontanato volontariamente dal trono ed avesse in seguito deciso di lasciarsi morire di fame51,
seguendo fino in fondo i precetti della religione Jaina; la morte sarebbe sopraggiunta in una caverna sacra ai Jainisti.
In questo caso la storia della conversione di Candragupta se non sicuramente vera è almeno largamente accettata come tale; le fonti concordano su questo fatto e non c'è traccia di spiegazioni alternative riguardo al conseguente allontanamento volontario dell'imperatore dalla
vita pubblica e dalle responsabilità di sovrano.
Una tale decisione rientra certamente negli adempimenti richiesti dal codice etico del jainismo visto che uno dei cinque giuramenti che riassumono la religione è quello del non-possesso52, un precetto
assolutamente non compatibile con l'essere a capo di, e quindi effettivamente possedere, un impero.
Quello che invece desta sospetti è il fatto che si sarebbe lasciato morire di fame in una caverna già ritenuta sacra per i Jaina.
Era forse pratica comune per chi aveva deciso di digiunare a morte spostarsi in un particolare luogo per attendere la propria fine? Più probabilmente il luogo della morte di Candragupta non era conosciuto e venne in seguito deciso di associare l'evento ad un posto di una qualche importanza per il jainismo. Il binomio sarebbe nato già al tempo di Asoka visto che quest'ultimo aveva fatto costruire un tempio per commemorare il nonno nel presunto luogo della morte.
52 Aparigraha, gli altri quattro giuramenti sono: non-violenza (ahinsa), verità (satya), non-furto (asteya) e castità/celibato (Brahmacharya)