Da quello che è scritto negli Arthashastra risulta che la vita di Candragupta era rigorosamente organizzata e costantemente protetta.
Il sovrano non solo aveva guardie del corpo, che lo affiancavano giorno e notte, ma conduceva le sue giornate seguendo rigidi ritmi.
Ogni impegno era collocato in uno schema giornaliero, perfino le ore di riposo dovevano sottostare a regole ed essere limitate40.
Inoltre il re doveva essere istruito riguardo a come riconoscere l'aspetto di cibi alterati con il veleno ed a come notare il linguaggio del corpo di persone con qualcosa da nascondere41.
Il re indiano era considerato l'agente del Darhma, andava quindi assicurato il suo benessere fisico e spirituale perché si credeva che il benessere del sovrano si riflettesse sul popolo.
Anche i re macedoni erano protetti da guardie del corpo ed erano anche affiancati dai paggi reali.
I paggi reali erano giovani provenienti dalle nobili famiglie macedoni che erano addetti alla cura del sovrano. In pratica dovevano sorvegliare le stanze, o la tenda nel caso di Alessandro, del re e, quando non passavano il proprio tempo con il sovrano, erano istruiti nell'arte militare e nella politica, in modo tale da poter in seguito ricoprire cariche importanti all'interno della corte.
Avere un figlio tra i paggi reali era motivo di orgoglio per i nobili macedoni. Molti degli ufficiali di Alessandro erano stati paggi di Filippo in gioventù ed altri ancora, i più anziani, avevano fatto parte della sua guardia del corpo. Il gruppo di guardie del corpo del re macedone, almeno al tempo della dinastia argeade di cui fa parte Alessandro, era noto come somatofiliachia42. Ne facevano parte sette militari tra i più fedeli amici del
40 Il sovrano poteva dormire circa tre ore (due nalikas= due periodi da un'ora e mezzo), come viene riportato negli Arthasastra nel capitolo dedicato ai doveri di un re (libro I, capitolo XIX) 41 Arthasastra, Libro I, capitolo XIX
sovrano; erano scelti direttamente dal re e la loro nomina era vitalizia, seguivano il monarca nelle battute di caccia come pure in battaglia.
La somatofiliachia di Alessandro, rompendo la tradizione, ebbe per un breve periodo anche un ottavo membro, Paucesta, che aveva ottenuto la carica in seguito alla battaglia contro i Malli in cui aveva salvato la vita del re; con la morte di Efestione le guardie del corpo tornarono ad essere sette.
Sia alcuni paggi sia una delle guardie del corpo di Alessandro furono coinvolti in congiure contro la vita del sovrano.
Nel 330 a.C. Demetrio venne esonerato dall'incarico di guardia del corpo e giustiziato perché sospettato di essere stato parte della congiura detta di Filota.
Pochi anni dopo alcuni paggi, forse sobillati da Callistene, ordirono una congiura per uccidere il re adducendo come giustificazione il fatto che Alessandro era ormai più simile ad un tiranno orientale che ad un re macedone.
Nel capitolo riguardante la sicurezza del re negli Arthashastra si dice anche che gli stranieri, intesi come stranieri risiedenti nell'impero, non possono fare parte della guardia del corpo reale. Questo è un fatto molto interessante in particolare perché mostra in un certo senso la politica verso gli stranieri adottata dalla dinastia Maurya, in pratica sembra che ci si fidasse di loro, ma solo fino ad un certo punto: non abbastanza da affidare loro la vita dell'uomo più importante dell'impero.
Al contrario Alessandro, sempre all'interno del suo programma politico di integrazione, mostra una certa fiducia verso i suoi nuovi sudditi visto che non solo crea un reparto formato da iranici, ma promuove nobili persiani e inizia ad accogliere tra i paggi anche i figli della nobiltà orientale insieme ai figli dell'antica nobiltà macedone.
sicurezza del sovrano nella corte indiana ed in quella macedone è una sola: il ruolo che viene dato al sovrano.
Il re indiano è l'inviato del Dharma, è qualcosa di più che una semplice guida politica; invece il re macedone è un condottiero rispettato e trattato con riguardo, ma fallibile e, soprattutto, sostituibile.
Il sovrano indiano è difeso e salvaguardato fino all'estremo, viene controllato ed ingabbiato all'interno di procedure e riti che lasciano ben poca libertà personale.
Al contrario il sovrano macedone viene sostenuto ed affiancato dalle guardie del corpo, dai paggi e dalla corte, ma rimane fondamentalmente più libero.
Un piccolo esempio potrebbe aiutare a chiarire questa diversità di intenti. Dalle fonti sappiamo che sia Candragupta che Alessandro parteciparono a battute di caccia, ma le modalità con cui si svolgevano queste battute di caccia sono totalmente diverse.
Al re indiano era permesso cacciare in una foresta privata, isolata con un fossato, in cui gli animali erano resi inoffensivi togliendo loro zanne e artigli; in modo tale che non potessero essere un serio pericolo per la vita del re.
Per il re c'era anche la possibilità di cacciare in una normale foresta, ma questa doveva prima essere dichiarata sicura, ossia delle guardie dovevano controllarla ed eliminare ogni pericolo, come animali feroci e possibili uomini nascosti nei dintorni.
In concreto il re indiano non andava a caccia, faceva pratica con l'arco cercando di colpire bersagli in movimento.
La caccia alla corte macedone era sentita in modo assai diverso.
Basti pensare alla scena di caccia al leone rappresentata su un lato del cosiddetto “Sarcofago di Alessandro”43in cui il leone sembra essere più
che pericoloso visto che è scolpito nell'atto di azzannare uno dei cavalli. Quando un re macedone andava a caccia il pericolo che venisse ferito era