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IL RUOLO DELLA COMUNITÀ EUROPEA NEGLI ANNI NOVANTA

LA VERA CRISI NEI BALCANI OCCIDENTALI.

3.2 Le conseguenze del piano Vance-Owen nel

L’appoggio internazionale al piano Vance-Owen

Durante tutto il 1992, il segretario generale delle Nazioni Unite, Boutros Boutros-Ghali, tenne la sua dibattuta condotta nel considerare tutte le parti in lotta in Bosnia-Erzegovina come non esenti da colpe e perciò scoraggiando un intervento diretto delle Nazioni Unite nel territorio. Il 1993 sembrava un anno diverso da quello precedente in quanto iniziò con l‟apertura a Ginevra, il 2 gennaio, di una nuova sessione della Conferenza sulla ex - Jugoslavia. In questa sessione parteciparono tutti i principalirappresentanti delle etnie in lotta. In quella occasione, Vance e Owen presentarono la versione definitiva del loro Piano di Pace, di cui si discuteva fin dal 28 ottobre precedente. Il piano sottolineava l‟impossibilità di creare tre stati territorialmente distinti in quanto ciò avrebbe comportato massicci trasferimenti della popolazione appartenenti alle diverse etnie, auspicando la formazione di uno stato decentralizzato, composto da diverse provincie, con Sarajevo con uno statuto speciale. I suoi due creatori, Sig. Vance e Lord Owen, avevano rifiutato ogni modello di una confederazione formata da tre stati separatamente esistenti, in quanto, almeno due di loro avrebbero creato delle connessioni molto più forti con gli stati confinanti della ex -

the Ministry of Foreign Affairs in answer to a question at the Daily Meeting with the Press on Mr. Boutros-Ghali‘s Proposal to Deploy 10, 000 United Nations Forces at the Borders of Bosnia- Herzegovina (Paris, 29 December 1992). Fondo Hw-89, Archivi dell‟Unione Europea di Firenze.

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116 Jugoslavia che con le altre due unità della Bosnia-Erzegovina380. Il piano risultava soddisfacente per i rappresentanti dell‟etnia croata, mentre fu opposto fermamente dai serbi e da Izetbegović. A suo avviso il piano tradiva completamente i principi della Conferenza di Londra sulla Bosnia-Erzegovina unita, sovrana e democratica381.

Appena reso noto, il Piano Vance-Owen fu oggetto di aspre critiche, soprattutto da parte dei tedeschi, risentiti per non essere stati consultati nella fase della sua formulazione. Gli intellettuali inglesi e francesi gli si rimproveravano di aver sancito la pulizia etnica, di non avere alcuna forza coercitiva e d‟essere pertanto irrealizzabile. Secondo loro, il piano aveva ridotto la questione bosniaca a un conflitto fra serbi, croati e musulmani, senza prendere in considerazione quella parte dei bosniaci i quali nelle elezioni del 1990 non avevano votato per nessuno dei tre partiti nazionali.

La Conferenza riprese il 23 gennaio, per naufragare poche ore dopo nel caos generale senza che la richiesta ultimativa dei presidenti, rivolta alle tre delegazioni, di firmare il piano, avesse effetto382. Dopo un inconcludente sessione plenaria finale, convocata il 30 gennaio, Vance e Owen partirono per New York, nella speranza di trovare aiuto e sostegno presso il Consiglio di Sicurezza e soprattutto presso il governo americano.

La dichiarazione comune sulla Bosnia-Erzegovina da parte della Conferenza Internazionale è stata resa pubblica il 1 febbraio a Copenaghen e a Bruxelles. Si invitavano le tre comunità della Bosnia-Erzegovina ad accettare il piano di pace e il progetto di disposizioni provvisorie. Inoltre si ribadisce il sostegno integrale alla sovranità, al carattere plurietnico della Repubblica della Bosnia-Erzegovina383.

Nonostante tali rilievi critici, la Comunità europea, indirizzò il 13 gennaio ai serbi bosniaci un ultimatum (in cui li minacciava di indefinite e per cui poco efficaci misure coercitive) qualora non l‟avessero accettato entro alcuni giorni. Tale atteggiamento della Comunità fu ispirata dal fatto che Milošević si stava allontanando dai propri passi. La paura di un‟eventuale intervento della NATO, l‟isolamento

380 Report of the Co-Chairmen on Progress in Developing a Constitution for Bosnia and Herzegovina,

October 27, 1992, C. Vance and D.Owen, Report of the Co-Chairmen, International Conference on the

Former Yugoslavia, document STC/2/2, pp. 4-5.

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Le sue paure andavano nella direzione che le insoddisfazione cumulate durante i lavori della Conferenza avrebbero dato un nuovo impulso alla guerra fra le etnie e alle operazioni massicce di pulizia etnica al fine di creare zone di popolazione omogenee. Due di queste zone potevano essere Srebrenica e Goraţde, come infatti avenne: esse diventarono teatri di atrocità inimmaginabili sia da parte dei serbi che dei musulmani.

382In questo periodo si assiste ad un cambio di ruota nella politica americana. Il 20 gennaio 1993 George

Bush cedeva il bastone del commando a Bill Clinton.

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117 internazionale ed economico della ex - Jugoslavia fecero sì che Milošević cambiasse la sua linea di politica estera, indirizzandola verso atteggiamenti più moderati e pacifici. Un segnale fu il fatto che egli aveva partecipato a tutte e due le futuri sezioni della Conferenza di Ginevra tenutosi il 10 e il 23 gennaio.

La Comunità europea mise in atto questa nuova politica di una forte pressione economica il 13 gennaio 1993 in una riunione degli stati membri a Parigi dove fu sottolineato la immediata soluzione politica della situazione in Bosnia-Erzegovina pacificamente. In più e stato richiesto che i serbi di Bosnia accettino il quadro istituzionale proposto384. La Comunità stabilirà delle sanzioni nei confronti di Serbia e Montenegro tramite una Dichiarazione Comune approvata il 13 gennaio sulla ex - Jugoslavia e resa pubblica il 25 gennaio con la quale la comunità riconosce la mancata operatività e il mancato rispetto del piano Vance da parte della Serbia. Era stato deciso di fare un appello a tutte le parti in conflitto per dare cosi una fine alle ostilità385. Una parte della strategia era anche la pressione politica su Milošević. All‟inizio di febbraio, il governo della ex – Jugoslavia si esprimerà a favore del piano Vance-Owen davanti alla comunità Europea, tramite il suo ministro per gli affari esteri, il sig. Djukić. La parte serba si impegnava nel suo sforzo a convincere Karadţić a firmarlo. Il ministro disse che il piano era realistico e comprensivo, non l‟ideale, ma il migliore per il momento386. Egli ammise di aver usato la ferma posizione della Comunità Europea nei confronti del piano, per poter convincere Karadţić387.

In questa linea agirà anche il Parlamento europeo. Il 21 gennaio il Parlamento adotta una risoluzione tramite la quale si sottolinea la necessità di garantire i diritti delle minoranze nelle province che si prevede la Erzegovina. In più il Parlamento Europeo vede la necessità di stabilire una responsabilità per quanto riguarda i crimini di guerra e perseguire ad una istanza internazionale. In più il Parlamento Europeo vede la necessità di stabilire una responsabilità per quanto riguarda i crimini di guerra e perseguire ad una istanza internazionale. In fine il Parlamento ha visto la possibilità di accogliere un numero di profughi e aiutare gli organismi che operano in Bosnia – Erzegovina388.

384 Boll.CE ½-1993, punto 1.4.5. 385 Boll.cE ½-1993, punto 1.4.9

386 The Presidency of the European Community, Denmark, “Statement by Yugoslav Foreign Minister”, 8

February, 1993. AV – 18.

387 Delegation of the Commission of the European Communities to the United Nations, Statement by

Yugoslav Foreign Minister, New York,10 February, 1993, AV – 18.

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118 Gli effetti delle sanzioni economiche sono state a lungo dibattute nelle varie analisi del conflitto. Alcuni erano dell‟idea che da una parte le sanzioni economiche erano state proprio quelle che avevano aiutato Milošević Milošević a rimanere al potere per due elezioni consecutive nel proprio paese, visto che era un uomo che seppe sfruttare al massimo l‟isolazionismo internazionale usandolo come fonte di nazionalismo, mentre dall‟altra parte le sanzioni economiche influenzarono nella politica estera belgradese perché la loro eliminazione era diventata una priorità al fine di salvare l‟economia del paese dal crollo389

. Una cosa è certa, l‟aspettativa della comunità internazionale che la crisi economica avrebbe provocato un cambio nella leadership di Belgrado, era stata esagerata, ma sta di fatto che le sanzioni economiche imposte causarono una certa destabilizzazione del potere.

Un‟altra novità nell‟ambito internazionale, fu costituito dal cambiamento di presidenza degli Stati Uniti. A gennaio 1993, George Bush cedeva il bastone a Bill Clinton. Fatto sta che nei primi mesi dell‟amministrazione Clinton, si notava una tendenza a rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite le quali impedivano a tutte le potenze di intervenire nel conflitto bosniaco390. Nell‟ambito delle Nazioni Unite, all‟inizio del 1993, spiccava una predisposizione a considerare il conflitto bosniaco come un conflitto interno della repubblica bosniaca391. Su questa scia, le Nazioni Unite si fecero promotori di una Conferenza di Pace su Bosnia-Erzegovina a New York, il 3-8 febbraio 1993 al fine di discutere sul piano Vance-Owen. Secondo i serbi bosniaci, il piano lasciava fuori dalle province serbe una parte consistente della popolazione serba nel territorio e avrebbe firmato il piano soltanto dopo la consultazione di questa porzione della popolazione. La parte croato-bosniaca sembrava più inclina a firmare il documento, con alcuni piccoli ritocchi come ad esempio il confine occidentale della Posavina e quello orientale del Travnik. La parte del governo bosniaco (bosniaca- musulmana), durante tutti i lavori, tenne la ferma posizione di non volere discutere sulle

389 Marie-Janine Calic, “Third Parties‟Problems in Regulating Civil Wars: The Case of Bosnia-

Herzegovina” in HeinrichW. Kaumwiede, Peter Waldman (eds), Civil Wars: Consequences and

Possibilities for Regulation, Baden-Baden, Nomos, 2000, p. 227.

390 Marshall Freeman Harris, “Clinton‟s “European” Bosnia Policies” in Stjepan G. Meštrović (ed), The

Conceit of Innocence. Losing the Conscience of the West in the War against Bosnia, College Station,

Texas A&M University Press, 1997, p. 239.

391 La risoluzione più importante dell‟epoca era la risoluzione 752 approvata a Maggio 1992 la quale

chiedeva la cessazione di tutte le interferenze serbe in Bosnia ed il ritiro di tutte le forze da Bosnia- Erzegovina. Le risoluzioni successive mettevano l‟accenno sull‟uso di tutti i “mezzi necessari” soltanto in funzione della diffusione dell‟aiuto umanitario. In Marc Weller, “The International Response to the Dissolution of the Socialist Federal Republic of Yugoslavia”, The American Journal of International

119 questioni delle frontiere, piuttosto discutere sulla nuova Costituzione del paese392. L‟atteggiamento di questi ultimi fu degno di critiche da parte di un giornalista di spicco su New York Times, qualche giorno dopo. Egli scriveva: “Mentre l‟opinione pubblica tende a prendere la parte dei musulmani perché li vede come le vittime dell‟aggressione serba, i mediatori delle Nazioni Unite si stano frustrando con il governo bosniaco. Loro accusano i musulmani di voler compromettere gli sforzi per la pace per il fatto che non vogliano negoziare da una posizione militare più debole”393

. In effetti, il piano fu accusato di avere favorito i serbi, mentre sarà rifiutato proprio da questi.

Poco dopo l‟arrivo al potere del presidente Clinton, la politica estera verso il conflitto bosniaco iniziò a cambiare, sotto la pressione dell‟opinione pubblica americana. Il 10 febbraio 1993, l‟amministrazione Clinton annunciò la sua nuova politica tramite il discorso pronunciato dal segretario dello stato Warren Christopher. Per la prima volta, il conflitto fu chiamato “un‟aggressione estera” da parte dei serbi, la quale toccava gli interessi americani e perciò andava data forte risposta alla pulizia etnica da parte dei serbi, allo stupro delle donne musulmane, all‟uccisione degli innocenti per le strade di Sarajevo ed alla sfida distruttiva lanciata alle Nazioni Unite394.

In un periodo in cui tutte le vie d‟accesso alle città bosniache erano state messe sotto assedio da parte delle truppe serbe, il presidente americano Bill Clinton si fece l‟iniziatore di un‟operazione a dire poco necessaria e archetipo: l‟operazione “Provide Comfort”. L‟operazione ebbe inizio sotto l‟egida delle Nazioni Unite la notte del 28 febbraio e aveva come scopo soccorrere gli assediati con altri mezzi come l‟invio di medicinali e cibo per via di un ponte aereo, senza distinzione di etnie o religioni. Tale iniziativa umanitaria agli suoi inizi si scontrò con l‟ostilità di Pentagono, dei francesi, dei britannici e con i dubbi sulla sua costituzionalità dei tedeschi. L‟operazione durò fino ad agosto 1994 e, anche se non ebbe il successo desiderato, riuscì a fornire alla popolazione bosniaca ben 12 milioni di razioni alimentari.395 Contemporaneamente,

392 United Nations Security Council, Report of the Secretary –General on the New York Round of the

Peace Talks on Bosnia and Herzegovina ( 3 – 8 February 1993 ), New York, 8 February 1993. ANNEX 1, Comments on the “ Interim arrangements for Bosnia and Herzegovina” of the delegation of the Republick of Bosnia and the Republic of Herzegovina to the International Conference on the Former Yugoslavia dated 28 January 1993, AV – 18.

393 Delegation of the Commission of the European Communities to the United Nations, UN Secretary

General‟s Report on the Peace Talks on Bosnia and Herzegovina, New York, 10 February 1993. Fondo AV – 18. Archivi dell‟Unione Europea di Firenze.

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Marshall Freeman Harris, “Clinton‟s “European” Bosnia Policies” in Stjepan G. Meštrović (ed), The

Conceit of Innocence. Losing the Conscience of the West in the War against Bosnia, College Station,

Texas A&M University Press, 1997, p. 241.

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120 ogni escalation del conflitto faceva notare quanto fosse vulnerabile la presenza di 7500 caschi blu sotto l‟UNPROFOR.

I colloqui della Conferenza ripresero dal 1° al 5 marzo a New York dove la Russia sostenne il piano Vance-Owen. Infatti, fin dall‟inizio fu registrato un significato successo, con la decisione di Izetbegović di firmare il capitolo “militare” del piano che riguardava la normalizzazione della Bosnia dopo la conclusione della pace. Questa sezione dell‟accordo, già accettata dai serbi e dai croati, prevedeva il cessate il fuoco, la fine dell‟assedio del Sarajevo e la sua smilitarizzazione. Il nuovo ordinamento assegnava il 44 per cento del territorio al cantone serbo, il 12,5 per cento del territorio al cantone croato e il resto a quello bosniaco396. Esso prevedeva un interim period che iniziava dal momento della sua firma fino alle nuovo elezioni sotto la nuova Costituzione, una presidenza composta da 9 ministri nella proporzione 4:3:2, 3 province autonome e Sarajevo come capoluogo di una delle tre province397. Il piano fu firmato da Izetbegović il 25 marzo 1993398

e fu respinto qualche giorno dopo la sua firma dai rappresentanti delle altre due province, rispettivamente Karadţić e Boban. Il rappresentante della provincia serbo-bosniaca pretendeva una divisione della presidenza in rapporto 3:3:3 e una divisione della Bosnia-Erzegovina in 3 stati indipendenti. Il rappresentante della provincia croato-bosniaca, anche se in principio si mostrava favorevole, rifiutò di firmare a causa del fatto che il Parlamento bosniaco era stato un istituzione estremamente divisorio e così continuava ad essere anche nel piano di pace399.

L‟assedio continuava nelle isole musulmane lungo la Drina e i generali Mladić e Karadţić continuavano l‟offensiva verso la popolazione musulmana. Verso la metà di marzo cadde anche Konjević Polje, gettando il governo Sarajevo nello sconforto: “La nostra barca comincia a naufragare disse Ejup Ganić.400 Infatti, quasi tutta la fascia

War, London, Hurst & Co, 1997, p. 207.

396 Delegation of the Commission of the European Communities to the United Nations ,Lord Owen‟s

map, New York, 8 February , 1993. AV – 18.

397 Delegation of the Commission of the European Communities to the United Nations, Complement of

Telno. 041 of Today, New York, 25 March , 1993, Annex IV Agreement of Interim Arrangements, New

York, day of March 1993, Annex C International Human Rights Treaties and other Instruments to be applied in Bosnia and Herzegovina during the Interim Period, Annex D Throughways to be Controlled by the International Access Authority, New York. Fondo AV – 19.

398 Delegation of the Commission of the European Communities to the United Nations, Muslim signature

on Bosnian delegations, New York, 25 March , 1993. AV – 19.

399 Delegation of the Commission of the European Communities to the United Nations, Secretary –

General Report on Negotiations on Bosnia, New York, 30 March 1994. Fondo AV- 19.

400

121 territoriale sulla riva destra della Drina era ormai sotto il controllo delle truppe di Mladić, eccettuati tre soli centri: Srebrenica,

ţ

epa e Goraţde. Il 2 aprile, i serbi ripresero a bombardare la città di Srebrenica, causando la morte di 77 persone, mentre continuava la migrazione dei musulmani verso questi centri.

In questa situazione, anche se gli Stati Uniti avevano preso una posizione a favore del piano Vance - Owen, loro non si associarono all‟iniziativa dei francesi e dei britannici, i quali chiesero al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di sostenere questo piano con tutta la sua autorità401. Tale ambigua politica, secondo Boutros Ghali, era dettata dalla paura che la sua attuazione li avrebbe costretti a inviare in Bosnia- Erzegovina i propri soldati, mentre i russi dall‟altra parte, con le proposte che avevano lanciato alla Comunità europea non avevano fatto altro che favorire il “lebensbraum”402

serbo403. Nel frattempo, la situazione a Srebrenica si stava peggiorando in seguito di una decisione della parte serbo-bosniaca di non permettere l‟arrivo degli aiuti umanitari in città e di favorire soltanto l‟evacuazione della popolazione civile404

.

Ottenuto l‟assenso di Boban e Izetbegović al piano nella sua interezza, la pace sembrava a portata di mano; bastava solamente che i serbi bosniaci, avendo già firmato la parte costituzionale e quella militare, ne accettassero anche le mappe. Dato però che perseveravano nel rifiuto, bisognava aumentare la pressione su di loro e su Milošević. Il 31 marzo, il Consiglio di sicurezza votò la risoluzione 816 la quale autorizzava l‟uso di “tutte le misure necessarie” allo scopo di rendere effettivo la proibizione di voli militari nello spazio aereo bosniaco, violato più di 500 volte negli ultimi sei mesi405. Questa risoluzione aveva un significato soprattutto politico, dato che vi si era associato anche la Russia. Essa fu seguita dalla operazione Deny Flight, messa in opera dalla NATO che per la prima volta nella sua storia ottenne una missione militare fuori dai confini dei sedici paesi membri, un‟operazione di carattere più diplomatico che militare, a sostegno

401 L‟equivoca condotta di Washington spinse Cyrus Vance a dare il 1° aprile le dimissioni dall‟incarico

di rappresentante del segretario generale dell‟ONU presso la Conferenza Internazionale per l‟ex Jugoslavia, continuando però nelle trattative di pace in attesa che fosse nominato il suo successore.

402 Spazio vitale, termine usato per la prima volta dal geopolitico Ratzel.

403 Commission des Communautes Européennes, Direction Générale Relation Exterieurs, Bruxelles, le 23

avril 1993, objet: “Rencontre avec le Secrétaire Général des Nations-Unies”. Il resoconto dell‟incontro fra il commissario Van Den Broek, il presidente Delors, Boutros Ghali ed il suo principale consigliere politico Mr. Alvaro De Soto. Fondo AV-41. archivi dell‟Unione Europea di Firenze.

404 Questi fatti erano stati fatti presenti in una lettera del 2 aprile 1993, indirizzata al Segretario Generale

delle Nazioni Unite da parte del Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati in Delegation of the Commission of the European Communities to the United Nations, Security Council President‘s statement

on Serbian actions in Bosnia, New York, 3 April 1993, Fondo Av – 20, archivi dell‟unione Europea di

Firenze.

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122 del piano Vance-Owen. Il 17 aprile 1993, il Consiglio di Sicurezza aveva adottato la risoluzione 820 la quale proibiva ogni tipo di commercio o di movimento finanziario con la Serbia-Montenegro, facendo un forte appello all‟influenza positiva di questo stato nelle trattative per l‟accettazione del piano Vance – Owen. La risoluzione 820 prevedeva un più rigoroso controllo del flusso di merci verso la Jugoslavia, autorizzando la NATO e l‟UEO ad usare “tutte le misure necessarie” per bloccarlo. Tutte queste misure avevano un unico scopo: influenzare i serbi bosniaci ad accettare il piano Vance-Owen.

L’attività diplomatica della Comunità/Unione Europea

L‟attività della Comunità Europea in questa direzione era in linea con quella delle Nazioni Unite, ma sempre dal tipo “soft power”. Nella sessione plenaria di Strasburgo del 12 febbraio si era presentata la nuova Commissione e il programma di lavoro per il 1993 e il 1994. Ancora una volta si ribadiva il sostegno al piano di pace