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CoNServazioNe del Suolo

Nel documento istruzioni per la rilevazione (pagine 114-119)

metodi di produzioNe agriCola

25. CoNServazioNe del Suolo

a strisce o a zone, in cui strisce di terreno di 5-20 cm sono lavorate per la

semina, mentre il resto del terreno non è lavorato; ■

lavorazione verticale, in cui gli strati del suolo non vengono invertiti e

l’at-trezzatura non causa un’eccessiva compattazione del suolo. La superficie del terreno in genere rimane con una buona copertura. Tipicamente tale lavora-zione viene realizzata con erpici a dischi, a denti, eccetera;

a porche permanenti, in cui le porche possono essere strette o larghe ed essere

parallele alle linee di livello o avere una leggera pendenza in relazione al motivo della loro realizzazione (mantenimento dell’umidità del terreno o drenaggio). La re-alizzazione di tali strutture può essere annuale o avere carattere semi-permanente.

24.3 nessuna lavorazione, pratica caratterizzata dal fatto di eliminare la

lavora-zione (zero tillage) degli strati superficiali del terreno, come nel caso di semi-na su sodo, pratica in cui il seme è posto nel terreno senza lavorazione, allo scopo di alterare il meno possibile la struttura del terreno conservandone le caratteristiche fisico-chimiche.

25. CoNServazioNe del Suolo

Indicare le pratiche colturali adottate nell’azienda per migliorare la fertilità e la protezione del suolo.

25.1 Copertura invernale del suolo a semInatIvI

Indicare le superfici investite a seminativi su cui vengono realizzate pratiche di copertura mediante colture o residui colturali per proteggere il terreno da diversi processi di degrado nella stagione invernale e quelle sulle quali non viene realiz-zata alcuna copertura.

In particolare si richiede di indicare le seguenti modalità di copertura del suolo: a. Colture invernali (ad esempio frumento autunno-vernino), ossia colture

se-minate in autunno e il cui ciclo colturale si realizza anche durante l’inverno, successivamente raccolte o utilizzate come pascolo;

b. Colture di copertura o intermedie, ossia la pratica che prevede la coltiva-zione successiva o intercalare a rapido sviluppo e seminata a forte densità di specie leguminose, o meno, al fine di ridurre le perdite di terreno e di nutrienti (come l’azoto e altri elementi fertilizzanti). La coltura in genere non ha interes-se economico e può esinteres-sere interrata prima della interes-semina di quella a interesinteres-se economico;

minima del 10% -, ossia paglia, stoppie o altre parti di pianta che creano una buona pacciamatura (come ad esempio le foglie di barbabietola da zucchero), indipendentemente se restano sul terreno dalla raccolta precedente o sono state distribuite appositamente dall’agricoltore. Non si devono includere i re-sidui di patata, in quanto la loro degradazione avviene molto velocemente, mentre vanno inclusi i cereali spontanei cresciuti dopo la lavorazione del ter-reno. Normalmente la lavorazione del terreno è realizzata in primavera, ma si può includere qui anche il caso in cui la lavorazione sia realizzata in autunno, se questa lascia residui in una certa quantità;

d. nessuna copertura, caso in cui il terreno sia stato lavorato in autunno e non seminato o altrimenti coperto in inverno con qualsivoglia residuo colturale, restando nudo fino alla lavorazione successiva realizzata in primavera.

25.2 avvicendamento dei seminativi

Indicare la superficie investita a seminativi secondo la modalità di avvicenda-mento con cui le colture erbacee si alternano nel tempo su uno stesso appezza-mento di terreno. Sono escluse le coltivazioni in orti stabili e industriali, le colture protette e le foraggere avvicendate.

Si distinguono le seguenti tipologie:

a. monosuccessione, quando su uno stesso appezzamento si ripete la coltura di una singola specie nel tempo;

b. avvicendamento libero, quando la successione di colture diverse su uno stesso terreno viene decisa annualmente;

c. piano di rotazione (o avvicendamento a ciclo chiuso), quando la successione di colture diverse segue un piano prestabilito in base al quale esse tornano ciclicamente sugli stessi appezzamenti.

25.3 Inerbimento controllato delle superfici a coltivazioni legnose agrarie

Indicare la superficie investita a coltivazioni legnose agrarie su cui viene prati-cato l’inerbimento controllato. Tale pratica consiste nel mantenere una copertu-ra erbosa, spontanea o seminata, sul suolo al fine di controllare la presenza di erbe infestanti e di assicurarne la protezione da processi erosivi (come quelli provocati dalle piogge su suolo nudo, privo di copertura vegetativa) e la riduzione delle perdite di azoto per dilavamento. Tale pratica può interessare tutta la superficie dell’impianto o una parte, corrispondente a quella tra le file (o interfilare). La su-perficie da indicare al punto 25.3 è pertanto quella effettivamente inerbita. Nel caso in cui l’inerbimento sia gestito nell’arco dell’annata agraria in modalità diffe-rente, per esigenze di gestione della coltivazione (es. inerbimento nell’interfilare in

primavera-estate e su tutta la superficie in inverno), indicare la superficie interessata

CoNtrolli della SezioNe ii del queStioNario metodi di produzioNe

1. Il valore di superficie effettivamente irrigata (punto 22.2) deve essere uguale od inferiore al valore di superficie irrigabile (punto 22.1)

2. Il valore di superficie effettivamente irrigata (punto 22.2) deve essere uguale al totale di superficie irrigata del punto 22.5

3. Il totale della superficie irrigata (punto 22.5) deve essere uguale alla somma delle coltivazioni irrigate di punto 22.4

4. Il totale della superficie irrigata (punto 22.5) deve essere uguale od inferiore alla superficie totale dell’azienda del punto 17 di pagina 5

5. Per ogni coltura irrigata di punto 22.4 deve sempre esistere il codice del siste-ma di irrigazione

6. Se esiste una superficie irrigabile (punto 22.1) allora deve essere sempre indi-cata la fonte di approvvigionamento dell’acqua irrigua (punto 22.6)

7. I valori delle superfici delle colture biologiche devono essere uguali od infe-riori alle rispettive superfici indicate nell’utilizzazione dei terreni di pagina 4 e 5

8. Il totale delle coltivazioni biologiche e delle coltivazioni DOP/IGP deve essere uguale alla somma delle singole coltivazioni biologiche e DOP/IGP

9. La somma delle superfici relative alle lavorazioni del terreno (punti 24.1, 24.2 e 24.3) deve essere uguale od inferiore al totale seminativi indicato al punto 8.13 di pagina 4

10. La somma delle superfici relative alla conservazione del suolo (punti 25.1a, 25.1b e 25.1c) deve essere uguale od inferiore al totale seminativi indicato al punto 8.13 di pagina 4

11. La somma delle superfici relative all’avvicendamento dei seminativi (punti 25.2a, 25.2b e 25.2c) deve essere uguale od inferiore al totale seminativi indi-cato al punto 8.13 di pagina 4

12. Se esiste un valore della superficie relativa all’inerbimento controllato (punto 25.3) deve esisterne almeno una relativa alle coltivazioni legnose agrarie di punto 9 a pagina 5

SezioNe iii – iNformazioNi per azieNde CoN allevameNti

Questa sezione è riservata alle aziende con allevamenti. Ad esse sono richieste informazioni relativamente a:

• ConsIstenza deglI allevamentI al 24 ottobre 2010

• metodI dI gestIone deglI allevamentI (annata agrarIa 2009-2010)

Le aziende agricole che non hanno allevamenti ma che applicano effluenti di origine animale devono compilare le informazioni richieste a pagina 9 ai punti 42.1 e/o 42.2 – Applicazione degli effluenti zootecnici di origine animale.

Le aziende che siano temporaneamente prive di animali alla data del 24 ottobre 2010 (ad esempio a causa di interruzioni nel ciclo di produzione) o che abbiano cessato comple-tamente l’attività zootecnica prima di tale data devono comunque compilare tutte le informazioni relative ai METODI DI GESTIONE DEGLI ALLEVAMENTI richieste a pagina 9 ai punti 39, 40, 41, 42.

CoNSiSteNza degli allevameNti al 24 ottobre 2010

In questa parte della sezione III il rilevatore deve indicare la consistenza degli alle-vamenti, vale a dire il numero complessivo di capi di bestiame, per singola specie allevata, che alla data del censimento si trovano presso l’azienda agricola, sia che si tratti di bestiame di proprietà dell’azienda agricola stessa, sia che si tratti di be-stiame affidato o da essa allevato.

Sono inclusi i capi temporaneamente assenti per transumanza o al pascolo su ter-reni diversi da quelli aziendali.

Sono esclusi gli animali di passaggio (es.: femmine presenti per la monta) e gli animali domestici diversi dai cavalli, non utilizzati per l’agricoltura o per attività redditizie ma solo per attività ricreative.

Per i casi di soccida valgono le norme di compilazione riportate nel capitolo 7.

Qualora l’azienda abbia allevamenti localizzati in più di un Comune, nella successiva sezione IV essi dovranno essere distribuiti per singolo Comune di ubicazione. 26. boviNi

La consistenza dei capi deve essere indicata secondo l’età e il sesso.

Per la categoria di bovini di 2 anni e più (punto 26.3), oltre alla ripartizione per sesso i dati relativi alle femmine devono essere forniti anche secondo la destina-zione economica. In particolare:

da allevamento: giovenche (manze) che non hanno mai partorito anche se

gravide alla data del censimento o che sono allevate per la riproduzione; ■

da macello: giovenche (manze) che non hanno mai partorito e vengono

allevate per essere macellate; ■

da latte: vacche (femmine che hanno partorito almeno una volta) che, per

razza o per qualità, sono adibite esclusivamente o prevalentemente alla produzione del latte destinato al consumo umano o alla trasformazione in prodotti lattiero caseari. Sono comprese le vacche da latte riformate o tolte dalla produzione (indipendentemente dal fatto che siano o meno ingrassate tra l’ultima lattazione e la macellazione);

altre vacche (da carne o da lavoro): femmine che hanno già partorito

alme-no una volta, ma che soalme-no allevate esclusivamente o principalmente per la produzione di vitelli e il cui latte non viene prevalentemente destina-to al consumo umano né alla trasformazione in prodotti lattiero-caseari. Sono comprese le vacche da lavoro e le altre vacche riformate (indipen-dentemente dal fatto che vengano o meno ingrassate prima della macel-lazione).

27. bufaliNi

Per la specie bufalina si richiede distintamente il numero di: ■

annutoli, vitelli bufalini (punto 27.1);

bufale (punto 27.2), femmine destinate alla riproduzione che hanno già

partorito; ■

altri bufalini (punto 27.3) non indicati nelle due precedenti categorie, come ad

esempio i maschi per la riproduzione.

28. equiNi

Per la specie equina si richiede distintamente il numero di: ■

Cavalli (punto 28.1) compresi i cavalli da corsa e da sella nonché i cavalli

utilizzati esclusivamente dalla famiglia del conduttore a scopi ricreativi. ■

Se l’azieNda poSSiede allevameNti diverSi da boviNi,

Nel documento istruzioni per la rilevazione (pagine 114-119)