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Considerazioni sulla replicabilità del modello Albergo diffudo Sextantio in un borgo calabrese

PUNTI DEBOLEZZA AD

2. Considerazioni sulla replicabilità del modello Albergo diffudo Sextantio in un borgo calabrese

2.1 Analisi preliminari sui borghi semi-abbandonati in Calabria

98”È veramente strana questa mia regione, è piccola, limitata [...] ha

dimensioni di una penisoletta […] la penetrazione all'interno è difficile […] proprio per queste dimensioni ideali della Calabria si parla di contrada inaccessibile; il mare non l'ha finita di levorare né le piogge di livellare; la sua struttura è ancora quella delle terre di recente emerse dal mare; è una montagna a grandi terrazze [...]”99

In Calabria esistono 327 Piccoli Comuni –meno di 5.000 abitanti- e il fenomeno dei borghi parzialmente o totalmente abbandonati si presenta in maniera più consistente rispetto alle altre regioni d'Italia ma, come per queste ultime, non esiste ancora oggi uno studio sistematico ne una letteratura specifica. Il gruppo Norman Brian individua per la Calabria un ricco numero di borghi spopolati, ne mappa almeno 30100 ma la ricerca sembrerebbe incompleta. Delle città o meglio dei borghi abbandonati ne

98 Così scriveva Corrado Alvaro in Itinerario Italiano.

99 La Calabria è costituita da una struttura morfologica varia e complessa. È una stretta penisola circondata su tre lati dal mare (780 km di costa): il Tirreno ad ovest, lo Ionio ad est e lo Stretto di Messina a sud. Le coste tirreniche si presentano alte e rocciose, con scoscesi anfratti, promontori accentuati e picchi che scendono in mare quasi verticalmente; le coste ioniche invece sono sabiose e, a volte, paludose. La Regione è attraversata longitudinalmente dal sistema appenninico peninsulare che, essendo di recente formazione geologica, presenta accentuate caratteristiche di instabilità. Procedendo da nord verso sud il primo gruppo montuoso è costituito dal massiccio del Pollino che si protende fino al passo dello Scalone. Tutta la zona è costituita da numerose montagne solcate da corsi d'acqua che scorrono incassate entro gole e pareti ripidissime. A est l'Altopiano della Sila tende a declinare verso i rilievi collinari fino a raggiungere la costa ionica e si divide in Sila Greca, Sila Grande, Sila Piccola. L'estrema punta sud della Calabria è costituita dall'acrocoro dell'Aspromonte che si protende fino allo stretto di Messina.

parlano quasi tutti gli studiosi della Regione, le notizie sono disseminate in tante pubblicazioni appartenenti a settori scientifici diversi ma uno studio sistematico sull'argomento non esiste. Si tratta di un fenomeno complesso perchè tali sono le cause che lo hanno determinato: dalla povertà radicata al fenomeno dell'emigrazione, dalla ciclicità dei terremoti alla particolare idrogeomorfologia del suolo, dal diversificarsi dei fattori di sopravvivenza alle opportunità di sviluppo mai pienamente colte.

“La fondazione, lo sviluppo e l'abbandono di un luogo abitato non sono il frutto di dinamiche lineari […] il territorio è una struttura, è dotato di una tendenza evolutiva determinata dalle sue caratteristiche fisiche e soprattutto dall'intervento dell'uomo […] una città può definirsi tale quando diventa una 'forma', quando viene a strutturarsi in un 'sito'. È il sito che conferisce una identità alla città […].”101 Dunque l'organizzazione dello spazio è conseguente alla configurazione del sito, e l'abbandono di quest'ultimo è dovuto ad un cambiamento nel modo di percepire il territorio. Le scelte fondative sono state spesso dettate da una scarsa conoscenza dei luoghi, da necessità emergenti di nascondersi o di sfruttae i campi per la coltivazione, scelte fatte a dispetto delle catastrofi naturali che in Calabria si ripetono ciclicamente. “Per una terra, dalla struttura orografica sofferta e diversificata, dove cataclismi naturali, invasioni, dominazioni, fenomeni di transumanza, banditismo, regimi fondiari, crisi agrarie e rifeudalizzazioni, hanno sempre costretto gli abitanti a cambiare sito alle proprie residenze ora alla ricerca di un luogo più sicuro ora più produttivo”102.

Osservando le città -ovvero i borghi- abbandonate della Calabria l'immagine che ne ricaviamo è quella di un insieme di 'enclaves' dotate di storie e modalità costitutive autonome, situate a pochi km di distanza ma spesso senza alcun tipo di influenza architettonica reciproca. Modelli 'costitutivi' fortemente condizionati dal contesto fisico in cui si manifestano, centri costruiti apparentemente senza progetto che sembrano sorgere

101F. Fatta, in Le città abbandonate della Calabria, AAVV, p. 8 102S. Nucifora, in Le città abbandonate della Calabria, AAVV, p. 9

spontaneamente dal terreno. Non si ha memoria di sistemi costruttivi complessi o di una cultura architettonica riconoscibile. L'unico criterio di organizzazione dello spazio sembra essere quello funzionale: non esistono spazi di rappresentanza, i materiali utilizzati sono poveri, la trama urbana dei centri ruota intorno ad alcune emergenze architettoniche e allo stesso tempo si forma secondo l'orografia del luogo specifico.103

La più antica organizzazione urbana in Calabria risale all'epoca Magnogreca (secc. VIII - III a. C), le prime città-stato furono edificate nella fascia ionica: Sybaris, Kroton, Lokroi, Rhegion; queste a loro volta fondarono le proprie colonie sulla fascia tirrenica. All'arrivo dei colonizzatori greci la popolazione autoctona era distribuita in piccolissimi nuclei, di origine bruzia104, disseminati nell'entroterra e maggiormente nell'Istmo di Catanzaro con il centro principale a Cosentia -l'attuale città di Cosenza-. I Greci utilizzarono percorrenze antipeninsulari trasversali che attraversavano la Regione da costa a costa, senza creare insediamenti interni capaci di controllare il territorio. Anche questa mancanza di controllo interno, dal V al IV secolo, portò ad un lento processo di decadimento economico e politico che culminerà con la colonizzazione romana del II sec. a. C.105

Con la dominazione romana le città greche si spopolarono rapidamente -inizia la 'Prima epoca di abandono'- e la maggior parte della popolazione si ritirò nell'entroterra affidandosi ad un'economia di sussistenza. La preesistente 'viabilità' trasversale dei Greci fu sostituita dalla via consolare che da Napoli portava a Reggio Calabria, la via Popilia -128 a.C- (sul cui segno insiste oggi gran parte dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria) escludendo in tal modo tutta la fascia est della Regione. Ma fu dopo la caduta dell'Impero d'Occidente (476 d. C) e l'inizio del Medioevo che si

103AAVV, Le città abbandonate della Calabria, pp. 12- 13

104I Bruzi erano una popolazione originaria dei territori montani della Basilicata.

105Le città greche della Calabria, devastate dall'esercito romano e prive di contatti con la Madrepatria, si spopolarono rapidamente, la fascia litoranea si impaludò e divenne malsana, le foreste che ricoprivano la Regione vennero intensamente disboscate causando gravi dissesti idrogeologici. La Calabria fu per i romani semplicemente un territorio da sfruttare per il suo patrimonio boscoso e come avamposto militare

assistette ad un ulteriore indebolimento dei pochi centri esistenti con il conseguente abbandono degli stessi e la tendenza a dislocare gli insediamenti in aree interne, più sicure e lontane dalle incursioni saracene. Possiamo affermare che l'attuale orditura territoriale dei centri calabresi d'entroterra risalga ad epoca medievale e più precisamente tardo-bizantina (finita nel 1060) e normanna (fino al 1194).

Dalla fine del 1300 all'inizio del 1500 almeno il 40% dei centri calabresi fu abbandonato – Seconda epoca di abbandono- per diverse ragioni: pestilenze e carestie, malgoverno, debolezza economica e infrastrutturale. Da questo momento la popolazione riprese la crescita demografica che subì una nuova battuta d'arresto con il tragico terremoto del 1783 -Terza

epoca di abbandono- che distrusse 300 piccoli centri. Ferdinando IV cercò

di avviare in breve tempo la ricostruzione con gli utili della Cassa Sacra106. Ma gli anni a cavallo dell'800 (superato il duro colpo del terremoto) furono anni di tranquillità e di benessere107: incremento demografico, fine delle incursioni saracene, bonifica di alcuni tratti litoranei (che favorì lo sviluppo di colture pregiate come olivi, gelsi, agrumi e altri frutteti), il sorgere di nuovi insediamenti, la realizzazione delle 'Strade delle Calabrie' -1778, 1793 da Ferdinando il Borbone e ristrutturate da Goacchino Murat 1808, 1812-. Questa fase determinò un rapido aumento degli insediamenti sulle fasce litoranee, pur mantendo in vita i centri d'entroterra, ma all'alba dell'Unità d'Italia la situazione infrastutturale era drammatica (371 comuni su 412 non erano raggiunti da alcuna strada). Uno dei primi interventi del governo unitario fu la realizzazione della ferrovia che contribuì a rafforzare il ripopolamento delle fasce litoranee. L'aumento demografico registrato tra

106La Cassa Sacra (o più precisamente Giunta di Cassa Sacra) è un organo governativo istituito nella provincia di Calabria Ulteriore con dispaccio del 4 giugno 1784 dal re di Napoli Ferdinando IV in seguito al disastroso terremoto del 5 febbraio 1783. Lo scopo di questo organo era di amministrare i beni ecclesiastici espropriati da investire nella ricostruzione. In particolare furono aboliti i monasteri e i luoghi pii della provincia. La giunta fu anche investita degli affari contenziosi in primo esame.

107Mongiana (VV), nelle Serre, era la sede del polo siderurgico più importante in quel periodo in Italia: le 'Regie Ferriere'. Il polo fu travolto dalle vicende legate al processo di unificazione politica della penisola italiana, fu messo in secondo piano da parte del governo sabaudo, ed iniziò un rapido declino, che lo portò a cessare le proprie attività nel 1881.

il 1800 e il 1950 ha portato al proliferare di nuovi agglomerati di piccole dimensioni.

Fra gli anni '50 e '60 per la popolazione calabrese iniziò il periodo dell'emigrazione -Quarta epoca di abbandono-. Lo sviluppo industriale del resto d'Italia, che stava determinato la conversione dell'economia dell'intera penisola da agricola ad industrializzata, in Calabria causò il progressivo annientamento dell'identità territoriale favorito dallo spostamento della forza lavoro dal meridione. I successivi interventi di recupero dovuti agli investimenti degli stessi emigrati sono stati funzionali al reinserimento periodico di parte della popolazione. Purtroppo il 'fenomeno di ritorno' degli emigrati ha contribuito ad un parziale, se non spesso totale, stravolgimento dei caratteri originari con il recupero delle case abbandonate mediante la sostituzione degli infissi e coperture, il rifacimento degli intonaci e le pitturazioni delle facciate.108

Visto quanto detto sopra (i numerosi cicli di abbandono e trasferimento dei siti abitativi per ragioni di diversa natura) la Calabria risulta costellata da piccoli insediamenti abbandonati o parzialmente abbandonati. Ciò che non risulta semplice è rintracciare borghi in cui si mantiene ancora integra l'originaria forma e struttura -come richiesto dal modello Sextantio-. La ragione di questa difficoltà risiede sia nalla vetustà dell'abbandono di molti borghi che ha comportato un pessimo stato conservativo (se non l'annientamento totale), sia nelle massiccie urbanizzazioni del secolo appena trascorso e delle ristrutturazioni poco attente ai patrimoni originari. Come già precedentemente detto le maggiori colpe risiedono nel 'fenomeno di ritorno' degli emigrati, portatori 'insani' di ricchezze, che hanno plasmato l'aspetto urbano delle antiche città calabresi con nuovi e moderni materiali e tecniche costruttive.

2.2 Aspetti normativi

La Calabria si occupa di disciplinare la materia turistica con la Legge Regionale 05 aprile 2008, n. 8 “Riordino dell’organizzazione turistica

regionale”. (BUR n. 7 del 01 aprile 2008, supplemento straordinario n. 4 dell’11 aprile 2008). La finalità principale della legge regionale è stata

quella di definire una strategia complessiva dello sviluppo turistico calabrese, al fine di porre rimedio alle criticità rilevate e sviluppare in maniera adeguata le potenzialità economiche del settore. Il principale strumento messo in campo è il Piano di Sviluppo Turistico Sostenibile, con l'obiettivo di aumentare la competitività delle destinazioni turistiche regionali e di promuovere lo sviluppo integrato e sostenibile delle risorse presenti sul territorio.

L'Art. 3 CAPO II Titolo I, della legge 8/2008 stabilisce che il Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile deve contenere la strategia e le azioni per migliorare la competitività e la sostenibilità ambientale delle destinazioni e dei prodotti turistici regionali, stimola quindi la creazione di un Piano di Marketing turistico.

Sempre al Capo II, Titolo I, l'Art.12 ha il titolo “Albergo diffuso”:

1. La Regione, al fine di realizzare un sistema di accoglienza e di permanenza rivolto ad una domanda interessata a soggiornare in un contesto urbano di pregio a contatto con i residenti, assume il modello dell’Albergo diffuso quale strumento di sviluppo basato sulla riqualificazione urbana, sul recupero del patrimonio edilizio esistente e teso a valorizzare la tradizione dell’ospitalità.

2. E’ definito Albergo diffuso una struttura ricettiva unitaria, situata nei centri storici, le cui componenti possono essere dislocate in edifici

diversi, vicini tra loro, e con servizi di bar, ristorazione, sala TV preferibilmente ubicati nello stesso stabile dov’è localizzata la reception. 3. L’albergo diffuso può assumere un tema distintivo che ne caratterizzi la proposta ospitale.

4.La Regione incentiva la realizzazione dell’Albergo diffuso nei centri storici.

5. La Giunta regionale, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con apposito regolamento e previa acquisizione del parere della Commissione permanente, disciplina gli standard qualitativi e quantitativi dell’Albergo diffuso.

2.3 Cleto?

Per individuare un borgo in Calabria da rilanciare dal punto di vista turistico, attraverso la creazione di un Albergo Diffuso con le stesse modalità dell'AD Sextantio, seguiamo le linee dettate dal progetto 'Paesi Fantasma' del gruppo Norman Brian109 che individua i possibili interventi di riqualificazione per le singole realtà sulla base di fattori come la localizzazione, la vocazione territoriale, lo stato di conservazione, oltre che la volontà politica degli amministratori locali.110 La ricerca si concentra su Cleto, un piccolo borgo nella provincia di Cosenza dove, come vedremo, sussistono tutti i fattori che il suddetto progetto ritiene indispensabili e dove ritroviamo le caratteristiche necessarie alla creazione di un Albergo Diffuso -come il caso Sextantio analizzato-.

109Il progetto 'Paesi Fantasma' è finalizzato alla valorizzazione e al recupero dei borghi e frazioni attraverso la creazione di una rete di realtà turistico-residenziali e distretti produttivi, il recupero dei patrimoni storici- architettonici e ambientali e la riattivazione delle dinamiche socio-economiche, da realizzarsi in collaborazione con le istituzioni locali.

Cleto è un piccolo comune della provincia di Cosenza, si sviluppa su un poggio ai piedi del monte S. Angelo ad un'altezza media di 250 metri s.l.m. (dai 300 metri digrada fino ai 200 metri). La sua è una posizione fortunata dal punto di vista dell'accessibilità, infatti anche se apparentemente isolata in realtà dista pochi km dalle principali vie di comunicazioni: soli 16 km dalla stazione ferroviaria di Amantea, 28 km dall'aereoporto 'Sant'Eufemia' di Lamezia Terme e la più vicina uscita dell'autostrada è quella di Falerna (CZ) a ca 30 km da Cleto.

È una terrazza collinare sulla cui sommità dominano i resti dell'antico castello normanno. Si affaccia sul Mar Tirreno, da cui dista solo pochi chilometri, di fronte alle Isole Eolie e alla presila cosentina e funge da spartiacque tra il fiume Savuto e il torrente Torbido. La posizione collinare fa sì che si abbia un clima molto secco, con estati molto calde ed inverni miti. La vegetazione è quella tipica della macchia mediterranea, con una predilezione per gli olivi -una valle di 20 km2, in cui vegetano 130.000 dei 700.000 olivi censiti lungo l’intera costa cosentina (sono piante millenari, veri monumenti della natura)- e nella zona del fiume Savuto abbiamo grandi estensioni di vigneti. Un unico grande frutteto di arance e limoni dai brillanti colori e dai gradevoli odori completa questa pittoresca cornice paesaggistica. La produzione dell'olio è una delle basi dell'economia locale insieme all'agricoltura e alla produzione del vino Savuto Doc111 ottenuto dai vigneti che si estendono dalle rive del Savuto a quelle del Torbido. Di

grande interesse è la fauna del luogo della quale fanno parte varie speci di uccelli rapaci, volpi, cinghiali e nella zona montana anche lupi.

Cleto è un borgo parzialmente abbandonato, molti residenti infatti a partire dagli anni '60 iniziarono ad emigrare verso il nord Italia o la Svizzera se non l'America o l'Australia. Tanti altri invece si trasferirono più in basso, nei dintorni del Paese a causa del progressivo degrado delle abitazioni del centro medievale, divenute ormai inadatte alle esigenze degli abitanti. Il paese conta oggi 1.320 residenti112 di cui solo dieci famiglie vivono nel

111Il riconoscimento Doc gli fu assegnato dall'Unione Europea nel 1995 112Istat 2012

centro storico, il suo territorio infatti è vasto e si articola in più contrade -Contrada Pianta, Contrada Passamorrone, Contrada Gioiosa, Contrada S. Antonio, Contrada Vespano- e in una frazione denominata Savuto113 che sorge sulle sponde dell'omonimo fiume, con la sua contrada Marina di Savuto. L'antico nucleo urbano di Cleto è rimasto imbalsamato in uno stato di abbandono, nessuno ha mai rivendicato la proprietà delle case o è tornato a distruggerne la bellezza. Come a Santo Stefano di Sessanio anche qui si mantiene l'integrità tra paesaggio e costruito e lo stato di conservazione delle abitazioni è discreto se paragonato a moltri altri borghi semi-abbandonati in Calabria. Il borgo si dipana tra stradine strette di impianto medievale percorribili solo a piedi, scavate in modo drammatico nella roccia lavica -uno di questi viottoli conduce ad un antico frantoio dove ancora oggi è visibile la pesante mola-. Si accede al centro storico mediante quattro porte: Porta Pirillo a sud (così chiamata perché la piazzetta antistante aveva ed ha la forma di una pera), Porta Forgia ad ovest (antistante un'altra piazzetta dove i 'forgiari' lavoravano il ferro per costruire le armi), Porta Cafarone ad est (chiamata così dal nome della persona addetta alla sorveglianza della stessa porta) e Porta Timpone (così chiamata perché posta vicino ad un dirupo dal quale era impossibile avventurarsi). Le antiche case disabitate si affacciano tutte sullo splendido e rigoglioso panorama, dove il rumore delle acque del torrente Torbido accompagna lo sguardo di chi lo osserva. Al centro dell'abitato sorge la chiesa della Consolazione, del 1600, con campanile a cuspide ricurva rivestito da maioliche policrome, il pavimento della Chiesa raffigura il Fiore della vita114 a mosaico e in diverse dimensioni, all'interno si trovano affreschi ottocenteschi e un dipinto ad olio su tela dedicato alla Madonna

113Dove troviamo i ruderi dei muri perimetrali e il portale di epoca rinascimentale di un castello.

114Anche detta rosa dei pastori, rosa carolingia, rosa celtica, stella fiore, stella rosetta, fiore a sei petali fiore delle Alpi. È una figura geometrica composta da cerchi multipli sovrapposti e composti in una simmetria esagonale, a formare una figura simile ad un fiore. Il centro di ogni cerchio è posto sulla circonferenza di sei cerchi sovrapposti dello stesso diametro. Nella decorazione architettonica e plastica è nota la presenza di questa figura simbolica in molte parti del mondo, ed in area Italica sin dall'VIII secolo a.C.; successivamente ha avuto larga diffusione dal Medioevo fino ai giorni nostri.

della Consolazione. La punta di diamante di Cleto è l'antico castello di origini medievali che troviamo sulla sommità del colle e di cui rimangono i resti, recentemente restaurati con grande oculatezza ed intelligenza.

Secondo il progetto 'Paesi Fantasma' i fattori importanti per l'individuazione di una realtà da rivitalizzare sono la localizzazione, la vocazione territoriale, lo stato di conservazione e la volontà politica dell'amministrazione comunale. I primi fattori li abbiamo già brevemente visti, per quanto riguarda la volontà dell'amministrazione comunale si ritiene che essa sia molto ben propensa ad accettate simili interventi di miglioria del Paese in quanto soprattutto negli ultimi anni Cleto ha assistito in un primo momento ad una riqualificazione abbastanza appropriata della pavimentazione che attraversa il borgo, e in un secondo momento al recupero e valorizzazione del castello –lavori terminati nel 2010- conseguentemente all'esproprio delle strutture sovrapposte alla roccaforte stessa115. Tutto ciò farebbe ipotizzare una possibile futura sinergia tra il Comune e i promotori di un Albergo Diffuso. A Cleto, però non è solo l'amministrazione che chiede la rinascita, molte sono le associazioni cultuali che si occupano di vivacizzare il Paesa, a cominciare dall'Associazione 'La Piazza'116 che organizza

festival e rappresentazioni culturali di diverso genere all'interno delle strade

di Cleto. Sono state proprio le attività de 'La Piazza', nata nel 2011, che hanno richiamato l'attenzione sul borgo, in un primo momento grazie al

festival estivo auto-finanziato che organizza e poi ha sviluppato anche un

servizio di visite guidate nel centro storico. Ma non si può ancora parlare di sviluppo turistico del borgo in quanto non essendovi strutture ricettive all'interno del centro storico i visitatori non pernottano dunque sono

115Il Comune ha emanato un Decreto di esproprio per le abitazioni costruite all'interno del Castello di Cleto dimostrando in tal modo la ferma volontà di riprendere sotto il suo

controllo le unità abitative abbandonate.