L’entrata dell’Ucraina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio *
CCG 56 Il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) è stato istituito nel 1981
con l’obiettivo di promuovere la cooperazione e l’integrazione negli affari economici, sociali e culturali e favorire la cooperazione nelle politiche estere e di sicurezza tra i sei Stati della Penisola Araba. Per l’Unione europea questa regione è d’importanza strategica, visto che poco meno del 20 per cento del petrolio importato proviene dai questi paesi e che essi rappresentano il sesto mercato di destinazione delle merci euro-pee. Sono proseguite anche nel 2007 le negoziazioni per la creazione di un’Area di libero scambio. Gli Stati del Golfo, dopo 18 anni di trattative, continuano ad avanza-re perplessità sulla possibilità di concludeavanza-re in tempi bavanza-revi le negoziazioni a causa delle divergenze nelle restrizioni imposte al settore dei servizi e agli investimenti. Nel corso dell’ultimo incontro a Bruxelles nel maggio di quest’anno le parti hanno mani-festato il loro interesse a far progredire più rapidamente il dialogo sul fronte dei ser-vizi, delle tariffe per i beni industriali e degli appalti pubblici. L’Unione europea, attra-verso il commissario Mandelson, si è detta pronta a concedere il libero ingresso ai pro-dotti industriali provenienti dai Paesi del Golfo in cambio di maggiori concessioni e diritti per le compagnie europee che investono in quei paesi.
55Costituita da Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù.
Asia
Asean57– Dopo diversi anni di trattative sulle possibili opzioni per le future rela-zioni commerciali fra l’Ue e i Paesi appartenenti all’Asean, corredate da analisi sui possibili effetti derivanti dalla creazione di un accordo preferenziale commerciale, nel 2007 hanno preso avvio i negoziati. L’obiettivo è quello di costituire un ampio accor-do su tutte le possibili questioni collegate al commercio.58
Corea del Sud - I colloqui per creare una zona di libero scambio commerciale, avviati nel maggio del 2007, hanno come obiettivo quello di migliorare l’accesso di beni e servizi ai mercati in modo da intensificare i rapporti economici e commerciali. L’Unione europea è già il secondo partner commerciale, dopo la Cina, e la prima fonte di investimenti esteri; mentre Seul vuole aumentare l’esportazione di auto, prodotti tessili ed elettronici, come pure nei settori chimico e farmaceutico59. Nei primi mesi del 2008 gli incontri per la creazione dell’area di libero commercio tra Unione euro-pea e Corea del Sud sono proseguiti, e il 15 maggio con la conclusione del settimo
round negoziale è stato rinnovato l’impegno da parte dei negoziatori a giungere ad un
accordo definitivo entro l’anno. La necessità di concludere il prima possibile tale inte-sa da parte dell’Unione europea deriva anche dal fatto che un accordo analogo è stato siglato lo scorso aprile tra il paese asiatico e gli Stati Uniti. Nelle intenzioni iniziali dei mediatori si sarebbe dovuto raggiungere un’intesa entro la fine del 2007, ma nono-stante i risultati positivi ottenuti nel settore dei servizi, dei diritti di proprietà intellet-tuale, degli investimenti, e persino in agricoltura, le trattative sono bloccate sul com-mercio di automobili, un settore molto protetto in Corea. L’Ue ha proposto l’elimina-zione, nei prossimi 7 anni, di tutte le tariffe all’importazione sui prodotti coreani, con effetti sull’80 per cento del volume totale degli scambi nei primi 3 anni. Seul ha inve-ce proposto di eliminarne solo il 68 per inve-cento in 3 anni. Per quanto riguarda i prodot-ti agricoli, l’Ue ha accolto la richiesta della Corea di designare riso, aglio e pepe come prodotti sensibili60, ma al tempo stesso chiede concessioni maggiori su vino e carni suine, al pari di quanto realizzato nell’accordo concluso con gli USA. Nel corso del-l’ultimo ciclo di incontri i negoziatori si sono mostrati piuttosto ottimisti riguardo alla possibilità di trovare un compromesso pienamente soddisfacente per ambedue le parti. Il valore del flusso commerciale bilaterale tra Unione europea e Corea è stato stimato intorno ai 90 milioni di dollari per il 2007, e secondo alcuni analisti la stipula di un accordo di libero commercio potrebbe incrementarlo del 50 per cento61.
57Association of South East Asian Nations, istituita nel 1967 da Indonesia, Filippine, Malaysia, Singapore e Thailandia, è stata successivamente estesa a tutti gli altri paesi del Sud-Est asiatico, ad eccezione di Timor Est: Brunei nel 1984, Vietnam nel 1995, Laos e Myanmar (Birmania) nel 1997, Cambogia nel 1999.
58http://www.tni.org/docs/200702091533297605.pdf. Per maggiori informazioni si rimanda al contri-buto di Paladini a fine capitolo.
59Per un ulteriore approfondimento si legga: “Economic Impact of a Potential Free Trade Agreement (FTA) Between the European Union and South Korea”, Short study by Copenhagen Economics & Prof. J. F. Francois March 2007 disponibile sul seguente sito http://trade.ec.europa.eu/doclib/ docs/2007/may/tradoc_134707.pdf.
60In base all’Accordo quadro del 31 luglio 2004 è previsto che i paesi membri dell’OMC possano desi-gnare un numero appropriato di prodotti sensibili, che saranno soggetti a una disciplina tariffaria più flessibile (resta da decidere quanti prodotti esentare dalla regola generale, realizzando riduzioni tarif-farie più piccole di quelle previste da questa ed un aumento delle quote all’importazione a tariffa ridotta).
61Per maggiori informazioni si consulti il sito della commissione europea o http://www.ictsd.org/monthly/index.htm.
India – Procedono a rilento le trattative avviate lo scorso anno per un accordo di libero scambio tra l’Ue e l’India. La possibile conclusione potrebbe slittare al 2009, a causa di alcune divergenze su temi inerenti i servizi, i diritti di proprietà intellettua-le, gli appalti pubblici62. Si tratta di un accordo che potrebbe arrivare a coprire il 90 per cento del commercio dei beni tra i due paesi, il cui il flusso commerciale è cre-sciuto fino a raggiungere i 46 miliardi di euro nel 2006. Il commercio con l’Ue rap-presenta il 20 per cento del totale per l’India, mentre al contrario l’India conta per circa il 2 per cento del totale dell’Ue.