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La posizione dell’Unione europea nel contesto mondiale

Nel documento L’Italia nell’economia internazionale (pagine 94-99)

Seconda parte: la presenza della Cina in Africa

2. SCAMBI CON L’ESTERO DELL’UNIONE EUROPEA *

2.1 La posizione dell’Unione europea nel contesto mondiale

Nel contesto internazionale durante il 2007 è emerso un insieme di fenomeni che ha reso il quadro macroeconomico abbastanza incerto (cfr. Capitolo 1 di questo Rapporto). Nonostante ciò l’Unione europea ha mantenuto un andamento del prodot-to interno lordo (Pil) in linea con il sentiero di crescita di lungo periodo2. Tra i fatto-ri che hanno accresciuto la complessità del contesto economico, un ruolo importante è stato svolto dalla crisi statunitense dei mutui subprime, che ha avuto conseguenze sul sistema finanziario anche dell’Unione europea. Tuttavia, almeno in prima istanza, l’economia europea in termini reali sembra aver subito limitatamente gli effetti di tale

shock. Questo risultato è frutto sia della forte dipendenza dalla domanda interna, che

spiega circa il 90 per cento della variazione del Pil, sia del progressivo processo di

decoupling tra gli andamenti economici statunitensi e quelli dell’Unione europea.

Tuttavia, il persistere di alcune condizioni problematiche, quali gli elevati prezzi delle materie prime, le turbolenze dei mercati finanziari e la debolezza del dollaro porta a non escludere la possibilità che l’economia europea manifesti nel corso del 2008 un rallentamento più accentuato di quello registrato nel 2007.

95 ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2002 2003 2004 2005 2006 2007 UE27 UE27 Unione europea (1) 903,6 882,9 969,3 1.071,9 1.183,0 1.265,4 1.238,2 942,5 940,8 1.032,4 1.183,8 1.354,8 1.422,2 1.423,3 variazione valori - -2,3 9,8 10,6 10,4 7,0 6,8 - -0,2 9,7 14,7 14,4 5,0 5,3 variazione quantità - 1,6 10,0 6,9 6,6 5,3 5,1 - 4,6 7,1 5,2 5,6 4,7 5,2 variazione vmu (2) - -3,8 -0,2 3,4 3,5 1,6 1,6 - -4,6 2,5 9,0 8,4 0,3 0,1 Stati Uniti 733,0 640,7 658,0 726,9 825,6 848,7 1.269,3 1.151,9 1.226,5 1.392,7 1.527,6 1.471,7 variazione valori - -12,6 2,7 10,5 13,6 2,8 - -9,2 6,5 13,6 9,7 -3,7 variazione quantità - 2,9 8,7 7,1 10,7 7,0 - 5,5 10,8 5,6 5,6 0,9 variazione vmu (2) - -15,1 -5,5 3,1 2,6 -3,9 - -14,0 -3,9 7,5 3,9 -4,5 Giappone 440,7 417,1 454,8 478,2 515,3 520,1 356,6 338,5 365,4 413,9 461,6 453,1 variazione valori - -5,4 9,0 5,2 7,8 0,9 - -5,1 7,9 13,3 11,5 -1,8 variazione quantità - 9,2 13,4 5,1 9,9 9,1 - 6,0 6,7 2,4 2,5 0,8 variazione vmu (2) - -13,3 -3,9 0,0 -1,9 -7,5 - -10,4 1,2 10,6 8,8 -2,6 Cina (3) 344,3 387,4 477,0 612,5 771,7 888,7 312,2 364,9 451,2 530,5 630,3 697,4 variazione valori - 12,5 23,1 28,4 26,0 15,2 - 16,9 23,7 17,6 18,8 10,6 variazione quantità - 31,9 24 25,0 22,0 19,5 - 38,2 21,5 11,5 16,5 13,5 variazione vmu (2) - -14,7 -0,7 2,7 3,3 -3,6 - -15,4 1,8 5,4 2,0 -2,5 Mondo (4) 6.863,4 6.702,6 7.410,6 8.425,4 9.643,2 10.140,8 7.130,9 6.949,3 7.689,5 8.723,6 9.897,3 10.369,2 variazione valori - -2,3 10,6 13,7 14,5 5,2 - -2,5 10,7 13,4 13,5 4,8 variazione quantità - 5,4 9,7 6,4 8,4 5,7 - 6,0 10,4 6,7 7,9 5,7 variazione vmu (2) - -7,3 0,8 6,9 5,6 -0,5 - -8,1 0,2 6,3 5,1 -0,9

(1) Esclusi gli scambi intra-Ue. Ove non diversamente indicato, si fa riferimento alla Ue a 25. (2) La variazione dei vmu viene calcolata sulla base della seguente relazione:

(3) Le esportazioni includono le riesportazioni di Hong-Kong di origine cinese.

(4) Il Mondo comprende gli scambi intra-Ue, per dare omogeneità alle variazioni di valori e quantità. Fonte: elaborazioni ICE su dati Omc e Eurostat-Comext.

Tavola 2.1 ) 1 )) 1 100 /( ) 1 100 ((( 1 1 1 = + + ∆+ +va l +qu an vmu t t t t t t

Il clima di incertezza a livello mondiale ha fatto sì che le variazioni degli inter-scambi abbiano mostrato un consistente ridimensionamento sia in valore sia in volu-me rispetto ai periodi precedenti: infatti, dopo tre anni di increvolu-menti del valore degli scambi di merci superiori al 10 per cento, nel 2007 tali aumenti si sono più che dimez-zati (+5,2 per cento per le esportazioni e +4,8 per cento per le importazioni)3. A que-sta frenata hanno contribuito tutti i principali attori internazionali del commercio. L’Unione europea a 25 paesi ha mostrato andamenti a prezzi correnti più dinamici rispetto a quelli mondiali con un incremento delle esportazioni di 7 punti percentuali e delle importazioni di 5 punti percentuali. Molto simili sono risultati anche gli anda-menti dell’Ue a 27 paesi4. Invece, pur non subendo significativi scostamenti rispetto a una tendenza scarsamente dinamica iniziata nel 2005, l’evoluzione degli scambi in volume dell’Ue si è mantenuta al di sotto della media mondiale, mostrando una varia-zione su base annua nell’ordine del +5 per cento.

3I dati commentati in questo capitolo del Rapporto sono misurati in euro. Pertanto, si potranno riscon-trare delle differenze rispetto a quelli in dollari commentati nel Capitolo 1, dovute agli andamenti dei tassi di cambio.

4Si può notare che l’Unione europea a 25 paesi ha mostrato valori delle esportazioni superiori rispet-to all’aggregarispet-to a 27 paesi: ciò è giustificarispet-to dal fatrispet-to che l’export tra i paesi dell’Ue a 25 e i due nuovi stati membri viene registrato come traffico intra-area per l’Ue a 27, determinando una riduzione del traffico extra-Ue.

Quote sull’interscambio mondiale e saldi commerciali (valori in miliardi di ecu/euro)

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Unione europea (1) Esportazioni (%) 19,2 20,1 18,9 17,4 18,6 19,0 19,2 18,0 17,1 16,4 16,5 Importazioni (%) 17,0 18,4 18,2 17,9 18,0 17,7 18,3 18,0 17,8 18,0 18,2 Saldo commerciale 48,6 22,9 -19,6 -91,4 -42,6 8,1 -13,1 -63,1 -111,9 -171,8 -185,1 Saldo commerciale normalizzato (2) 3,5 1,6 -1,3 -4,6 -2,1 0,4 -0,7 -3,2 -5,0 -6,8 -7,0 Stati Uniti Esportazioni (%) 16,1 16,7 16,2 15,6 15,3 14,0 12,6 12,2 11,6 11,5 11,3 Importazioni (%) 20,1 21,8 23,2 23,6 23,0 22,7 21,3 21,4 21,0 20,3 18,9 Saldo commerciale -185,0 -233,9 -341,2 -516,9 -502,5 -536,3 -511,2 -568,5 -665,9 -702,0 -623,0 Saldo commerciale normalizzato (2) -13,2 -16,1 -20,7 -23,4 -23,6 -26,8 -28,5 -30,2 -31,4 -29,8 -26,8 Giappone Esportazioni (%) 9,9 9,5 9,7 9,6 8,5 8,4 8,2 8,4 7,6 7,1 6,9 Importazioni (%) 7,6 6,5 6,8 7,1 6,8 6,4 6,2 6,4 6,2 6,1 5,8 Saldo commerciale 72,5 95,8 101,0 108,0 60,7 84,1 78,6 89,3 64,3 53,7 67,0 Saldo commerciale normalizzato (2) 10,8 16,1 14,8 11,6 7,2 10,5 10,4 10,9 7,2 5,5 6,9 Cina (3) Esportazioni (%) 4,3 4,5 4,6 5,0 5,6 6,6 7,6 8,9 9,8 10,7 11,9 Importazioni (%) 3,2 3,2 3,6 4,2 4,8 5,6 6,7 7,9 8,0 8,4 8,9 Saldo commerciale 35,6 38,8 27,4 26,1 25,2 32,2 22,5 25,8 82,0 141,3 191,2 Saldo commerciale normalizzato (2) 12,4 13,4 8,1 5,1 4,4 4,9 3,0 2,8 7,2 10,1 12,1 Mondo (4) Esportazioni 3.764 3.647 4.019 5.422 5.306 5.253 5.095 5.382 6.261 7.207 7.498 Importazioni 3.951 3.862 4.282 5.787 5.715 5.603 5.419 5.739 6.633 7.539 7.804

(1) Esclusi gli scambi intra-Ue. Fino al 2003 si fa riferimento all’Ue a 15, dal 2004 al 2006 all’Ue a 25, nel 2007 all’Ue a 27. (2) Rapporto percentuale tra saldo commerciale e somma di esportazioni e importazioni.

(3) Sono incluse le riesportazioni di Hong Kong.

(4) La differenza tra esportazioni e importazioni dipende da discrepanze statistiche. Dal mondo sono esclusi gli scambi intra-Ue.

Fonte: elaborazioni ICE su dati Omc e Eurostat-Comext.

I crescenti prezzi delle materie prime hanno influito negativamente sulla bilan-cia commerbilan-ciale dell’Unione europea che, sebbene a un tasso più contenuto rispetto agli anni precedenti, ha riportato un ulteriore aumento del proprio disavanzo. Su tale andamento può anche aver inciso il fatto che la crisi americana non abbia fermato bru-scamente l’economia europea e che, dunque, non si sia verificata una netta riduzione dei consumi né della produzione industriale. Di conseguenza, rispetto alle altre eco-nomie avanzate, come Stati Uniti e Giappone, l’Ue ha mostrato una minore contrazio-ne della domanda di beni finali importati e di materie prime e beni intermedi per l’in-dustria di trasformazione, vedendo salire la propria quota sulle importazioni mondia-li. In ogni caso, in termini di valore delle importazioni, l’Ue rimane in seconda posi-zione, pur approssimandosi agli Stati Uniti.

L’Unione europea si riconferma principale esportatore mondiale con una quota pari al 16,5 per cento. Dopo un calo che si era protratto per tre anni, nel 2007 il peso dell’Ue sulle esportazioni mondiali ha mostrato un lieve segnale di risalita. Questo si è verificato nonostante la perdurante forza dell’euro che tende a ridurre la competiti-vità europea sui mercati internazionali5e nonostante il rallentamento degli Stati Uniti, primo mercato di sbocco dell’Ue, che hanno fatto registrare una contrazione della pro-pria quota sulle importazioni mondiali di circa 1,5 punti percentuali. Una possibile destinazione per le merci europee, alternativa ai tradizionali mercati di sbocco, potreb-be essere rappresentata dai paesi asiatici in rapido sviluppo e, in particolare, dalla Cina, che sta continuando a rafforzare la propria posizione anche tra i principali importatori internazionali.

Gli scambi di servizi, a differenza di quelli di merci, continuano a rappresenta-re una voce positiva all’interno della parte corrappresenta-rente della bilancia dei pagamenti dell’Unione europea. Nel 20066a fronte di una quota stabile sulle vendite di servizi, l’Ue ha visto ridursi la propria quota mondiale sull’acquisto degli stessi, di conseguen-za si è verificato un notevole aumento dell’attivo nel saldo degli scambi. L’Ue conti-nua a mantenersi il primo esportatore e importatore mondiale, seguito dagli Stati Uniti, e nel 2006 il saldo dell’Unione europea è tornato a superare quello del paese nordamericano, come era avvenuto solo nel 2004. L’economia europea e quella statu-nitense da sole rappresentano circa il 50 per cento sul totale dei crediti e circa il 43 per cento sul totale dei debiti relativi agli scambi di servizi mondiali.

Sebbene la quota dei servizi all’interno degli scambi internazionali sia rimasta piuttosto stabile nel tempo, a causa dei vincoli “naturali” che caratterizzano la loro fornitura, il posizionamento dell’Unione europea in questo ambito costituisce un van-taggio rilevante, anche in relazione al fatto che oltre agli Stati Uniti non esistono anco-ra competitors globali di peso compaanco-rabile. Pertanto, le azioni volte a miglioanco-rare effi-cienza, competitività e tradability dei servizi dovrebbero costituire un cardine delle politiche comunitarie.

5E’ necessario ricordare che attualmente l’euro è la moneta adottata solo da 15 su 27 paesi dell’Unione europea, ma sulla scorta di alcune analisi (si veda il “Quarterly Report on the Euro Area IV-2007”, EC-Directorate General for Economic and Financial Affairs) risulta che si sta delineando il suo ruolo come moneta di riferimento per le valute dei paesi geograficamente prossimi all’area euro. Ciò vale, non solo, per quei paesi dell’Ue che fanno già parte del meccanismo monetario europeo (ERM II) o che hanno adottato un regime di fluttuazione amministrata con l’euro come valuta di riferimento: ci sono, infatti, riscontri empirici che nel cambio con il dollaro anche la sterlina inglese segue i movi-menti dell’euro in modo più sistematico di quanto non replicasse in passato quelli del marco tedesco. Sulla base di queste analisi, si potrebbe ritenere, quindi, che l’apprezzamento dell’euro possa esten-dere i propri effetti anche ai paesi dell’Ue non appartenenti all’eurozona.

6Per quanto riguarda i servizi e gli Ide, non si commentano i dati del 2007 ancora incompleti e prov-visori, ma si sospende l’analisi al 2006.

Scambi di servizi dell’Unione europea e principali concorrenti (quote in percentuale sul totale mondiale)

PAESI E AREE 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Unione europea (1) Crediti (%) 26,0 26,3 24,8 25,7 26,1 28,1 28,8 27,9 27,9 Debiti (%) 24,5 25,5 24,0 24,5 24,2 25,8 25,7 25,1 24,7 Saldo (mln di ecu/euro) 11.905 5.839 5.156 7.292 23.930 30.365 44.165 51.592 67.944 Stati Uniti Crediti (%) 25,1 26,0 25,7 24,9 23,7 21,8 21,7 21,3 21,0 Debiti (%) 17,3 18,4 19,1 19,0 18,9 18,3 18,5 18,0 17,9 Saldo (mln di ecu/euro) 71.490 75.442 78.201 68.435 61.061 44.842 43.433 55.446 60.554 Giappone Crediti (%) 6,0 5,7 6,0 5,7 5,4 5,6 6,1 6,1 5,9 Debiti (%) 10,7 10,6 10,0 9,3 8,8 8,1 8,6 7,7 7,1 Saldo (mln di ecu/euro) -44.087 -50.816 -51.566 -48.831 -44.657 -29.975 -30.471 -19.328 -14.541 Cina Crediti (%) 2,3 2,4 2,6 2,9 3,3 3,4 3,9 4,1 4,6 Debiti (%) 2,5 2,9 3,1 3,4 3,8 4,0 4,6 4,8 5,3 Saldo (mln di ecu/euro) -2.477 -5.011 -6.063 -6.625 -7.174 -7.578 -7.797 -7.549 -7.036 Mondo (2) Crediti (md di ecu/euro) 928,1 1.008,0 1.246,4 1.271,4 1.288,5 1.221,1 1.285,7 1.448,9 1.589,6 Debiti (md di ecu/euro) 934,2 1.015,7 1.268,8 1.306,0 1.293,9 1.211,1 1.267,8 1.407,7 1.523,4 (1) Dal 2004 Ue a 25 paesi.

(2) Le quote sono calcolate sul valore del mondo esclusi i flussi intra-Ue.

Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurostat e Fmi.

Tavola 2.3

Stock e Flussi di IDE dell’Unione europea e principali concorrenti (stock in rapporto al Pil e flussi come quote in percentuale sul totale mondiale)

PAESI E AREE 2002 2006 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 STOCK FLUSSI Unione europea (1) In entrata 13,0 17,9 24,6 26,4 39,1 44,7 13,6 40,0 25,5 In uscita 19,6 24,0 67,0 61,7 64,4 59,8 30,3 96,7 50,0 Stati Uniti In entrata 12,6 13,5 44,5 32,5 24,5 17,0 26,2 25,7 22,8 In uscita 15,4 18,0 23,7 26,7 65,7 49,6 43,0 0,0 32,1 Giappone In entrata 2,0 2,5 1,2 1,3 3,0 2,0 1,5 0,7 0,0 In uscita 7,8 10,3 5,2 8,2 15,7 11,0 5,2 14,8 7,4 Cina In entrata 16,6 11,1 5,8 9,6 17,4 17,1 11,7 18,4 9,0 In uscita 2,9 2,8 0,2 1,5 1,2 1,1 0,9 4,0 2,4 Mondo (2) In entrata 20,7 24,8 764,6 547,5 320,8 276,6 417,1 316,3 612,0 In uscita 22,9 26,1 652,6 522,2 217,1 230,6 482,0 248,2 538,2

(1) Dal 2000 al 2002 flussi di Ide sono per la Ue15, mentre dal 2004 in poi sono per la Ue25. Gli stock di Ide sono relativi alla Ue25. (2) Il mondo esclude i flussi intra-Ue. I flussi mondiali sono espressi in miliardi di ecu/euro.

Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurostat e Unctad

Il 2006 è stato un anno di forte crescita dei flussi di investimenti diretti esteri (Ide), in linea con un contesto macroeconomico ancora decisamente positivo. Sia in entrata sia in uscita gli Ide hanno raggiunto i livelli massimi dal 2001 sospinti da mer-cati finanziari in costante ascesa e dalle buone performance delle imprese, che hanno dato luogo a un ulteriore incremento in numero e in valore delle operazioni di fusio-ne e acquisiziofusio-ne. Sebbefusio-ne tutte le aree del mondo abbiano visto aumentare i flussi di investimenti in ingresso, si è registrata una particolare attenzione nei confronti dei paesi relativamente più dotati di materie prime. Infatti, il trend crescente dei prezzi delle commodity, legato anche all’aumento della domanda da parte dei paesi di più recente industrializzazione, ha costituito uno stimolo per le imprese globali a diversi-ficare sia geograficamente sia settorialmente le strategie di internazionalizzazione. Questo processo ha determinato una contrazione delle quote delle aree/paesi più avan-zati come riceventi dei flussi di Ide. Nonostante ciò l’Unione europea rimane nel 20067la principale fonte e destinazione di flussi di Ide, anche se gli Stati Uniti sono tornati su livelli di Ide in uscita più prossimi al proprio trend di lungo periodo. Tra le venti più cospicue operazioni di fusione e acquisizione, cinque hanno coinvolto l’Ue e gli Stati Uniti nei settori dei mezzi di trasporto, delle telecomunicazioni e dei servi-zi finanservi-ziari e alberghieri. Nell’ambito degli investimenti greenfield l’Unione europea mantiene il primato come fonte e destinazione tra i paesi avanzati, mentre i paesi di più recente industrializzazione o in via di sviluppo, in primis quelli dell’area asiatica, risultano i maggiori recettori di tali investimenti.

Nel documento L’Italia nell’economia internazionale (pagine 94-99)