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Scambi di servizi

Nel documento L’Italia nell’economia internazionale (pagine 44-48)

Breve cronistoria della crisi finanziaria dei mutui subprime *

2. L’intervento della Federal Reserve

1.3 Scambi di servizi

Nel 2007 le esportazioni mondiali di servizi commerciali sono cresciute del 17,7 per cento rispetto al valore dell’anno precedente, raggiungendo i 3,2 mila miliardi di dollari: confrontato al biennio 2005-2006, l’incremento è stato superiore di circa 5 punti e, per la prima volta dal 2002, ha superato quello delle esportazioni di merci.

Questa dinamicità si riflette sul peso degli scambi di servizi sul totale del com-mercio mondiale che, nel 2007, si è attestato al 19 per cento, in crescita di circa un punto rispetto all’anno precedente. In questi anni vari studi hanno evidenziato il ruolo dei servizi nella crescita, sia direttamente, attraverso l’aumento dell’occupazione, sia indirettamente, attraverso la diffusione di conoscenza18. Malgrado quanto si è realiz-zato negli ultimi anni, il grado di apertura internazionale del settore terziario rimane modesto, a causa delle caratteristiche economiche di alcune tipologie di servizi (come l’impossibilità di immagazzinarli e la necessaria prossimità fisica produttore-consu-matore) ma anche dei timidi risultati nei processi di rimozione delle barriere commer-ciali in questo settore.

18Hoekman e Mattoo, “Service trade and growth”, WP 4461, World Bank, 2008.

Il commercio mondiale di servizi

(valori in miliardi di dollari a prezzi correnti e pesi percentuali)

12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500

Esportazioni mondiali di servizi commerciali (valori in miliardi di dollari, esclusi i servizi governativi) (scala destra)

Quota dei servizi commerciali sulle esportazioni mondiali di beni e servizi (scala sin.) Fonte: elaborazioni ICE su dati OMC Grafico 1.6

Il commercio mondiale di servizi

(valori miliardi di dollari a prezzi correnti e pesi percentuali)

L’intangibilità, altra caratteristica dei servizi, rende difficile il monitoraggio e la misurazione degli scambi: anche se vari sforzi sono stati fatti nella definizione di statistiche più complete19, ad oggi non vi sono dati sulla dinamica dei prezzi dei flussi scambiati che ci consentano di determinare e, nel caso affermativo di misurare, se il comportamento differente tra merci e servizi sia influenzato dalle dinamiche dei prezzi relativi o dalla quantità dei servizi scambiati.

Disaggregando il dato per grandi categorie, nel 2007 i valori degli scambi delle voci trasporti e viaggi sono cresciuti, rispetto all’anno precedente, del 18 e del 14 per cento, superati dai settori ascrivibili agli “altri servizi commerciali” (+19,4 per cento). Questa tendenza prosegue da diversi anni: dal 2000 infatti, mentre le classi dei traspor-ti e dei viaggi hanno riportato incrementraspor-ti medi annui rispettraspor-tivamente dell’11 e dell’ 8,8 per cento, l’insieme “altri servizi” è cresciuto ad un tasso medio annuo del 14 per cento.

La dinamica relativamente modesta nei viaggi si conferma diffusa in quasi tutte le aree geografiche: rispetto all’anno precedente, il settore cresce di solo 9 punti in Giappone (anche a causa della debolezza della valuta nipponica), di 11 punti nel con-tinente americano e di 13 punti nell’Unione Europea, mentre spicca la crescita del resto dell’Asia (+19 per cento), sollecitata dall’incremento registrato da Cina ed India (entrambi +22 per cento). Si registra una tendenza simile nel settore trasporti che, sempre rispetto all’anno precedente, cresce di soli 11 punti in Giappone e di circa 13 punti nelle Americhe, mentre in Cina l’incremento supera il 44 per cento. Anche negli altri servizi commerciali la Cina cresce molto di più della media mondiale (+50 per cento), ma ad eccezione del Nord America (+13,8 per cento), la crescita nelle altre aree è diffusa ed in linea con il dato totale.

19Giovannini e Cave, “The statistical measurement of services”, OECD WP 2/2005.

20 25 30 35 40 45 50 55 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Trasporti Viaggi Altri servizi commerciali (Totale - trasporti e viaggi)

Composizione settoriale del commercio mondiale di servizi commerciali

(pesi percentuali sulle esportazioni mondiali cui valori in dollari e prezzi correnti)

Fonte: elaborazioni ICE su dati OMC Grafico 1.7

Composizione settoriale del commercio mondiale di servizi commerciali (pesi percentuali sulle esportazioni mondiali sui valori in dollari e prezzi correnti)

Quanto emerge è che sebbene le aree economicamente avanzate (Europa ed America settentrionale) siano le principali protagoniste degli scambi mondiali di ser-vizi, altre aree del globo (in primo luogo l’Asia) si stanno rapidamente integrando, anche per effetto della frammentazione delle attività produttive. Questo è causa di timori per le possibili conseguenze sull’occupazione nei paesi ad alto reddito, come rilevato da vari studi sull’argomento20. I tassi di crescita delle esportazioni registrano, a partire dal 1998, un incremento annuo del 12,3 per cento in Asia, superiore a quello ascrivibile al totale Mondo (+10,3 per cento annuo), mentre nello stesso periodo la crescita in Europa e Nord America si attesta su livelli più bassi (rispettivamente +10,4 e +7,3 per cento): questo si riflette sulla quota calcolata sulle esportazioni mondiali che, nel periodo 1998-2007, cala infatti in Nord America (passando dal 21 al 16 per cento) mentre cresce in Asia (dal 19,5 al 23 per cento). Tra i paesi più dinamici tro-viamo l’India, le cui esportazioni crescono, nello stesso periodo, del 25 per cento annuo e la cui quota sulle esportazioni mondiali, nel 2007, è pari al 2,7 per cento.

Sebbene abbiano mostrato una flessione della propria quota, nel 2007 gli Stati Uniti si confermano al primo posto nella graduatoria dei fornitori di servizi commer-ciali. Nonostante la dinamica in atto, in quest’ultimo anno non si è registrata nessuna modifica di rilievo nella graduatoria dei principali paesi esportatori: i paesi economi-camente avanzati rimangono ai primi posti, anche se la crescita è stata, con alcune eccezioni, inferiore alla media mondiale.

Nel suo complesso l’Unione Europea rappresenta il principale fornitore mondia-le di servizi. Al suo interno si trovano undici dei primi venti esportatori mondiali, per un valore di 1.262 miliardi di dollari e una quota pari al 38,8 per cento sul totale. Rispetto all’anno precedente, anche nel 2007 la quota della Germania continua ad aumentare, mentre quella della Francia continua a ridursi. Anche la quota dell’Italia

20Crinò, “Are U.S. White-Collar really at risk of Service Offshoring?”, Cespri WP 183, 2006 e contri-buto nel Capitolo 4 di questo Rapporto.

-100 -50 0 50 100 150 200 Unione E uropea (a 27)

Altri paesi europei

America settentrionale Com unità degli S tati Indipendenti America centrale e m eridionale Medio O riente Africa Giappone India

Altri paesi asiatici Saldi per aree e paesi di servizi commerciali

(valori in miliardi di dollari)

Fonte: elaborazioni ICE su dati OMC

Grafico 1.8

Saldi per aree e paesi di servizi commerciali (valori in miliardi di dollari)

decresce leggermente, mentre spicca il dinamismo di paesi come l’Irlanda e la Svezia, che hanno migliorato la propria posizione nella graduatoria dei principali esportatori.

Al di fuori dei paesi UE, la crescita delle esportazioni del Giappone è inferiore alla media mondiale, prolungando una tendenza alla riduzione della quota che, nel 2000, era pari al 5 per cento. Dai dati disponibili, la Cina continua a scalare la gradua-toria dei primi dieci esportatori mondiali, mostrando nel settore dei servizi una viva-cità paragonabile a quella osservata nell’ambito del commercio dei beni. Anche in altri paesi emergenti il settore è particolarmente dinamico: in Russia le esportazioni sono cresciute in un anno del 25 per cento, così come in Brasile, che nel 2007 è al trentu-nesimo posto in graduatoria.

Il quadro delle importazioni è simile a quanto descritto in precedenza: rispetto all’anno precedente, l’area più dinamica è ancora l’Asia (con la crescita della Cina del 28,5 per cento e quella dell’India di quasi 24 punti), ma tassi di crescita significativi si hanno anche in Russia e Brasile (+30 e +24 per cento). Dinamiche simili si registra-no in paesi come Spagna, Irlanda ed Italia, mentre i paesi europei al vertice della gra-duatoria mondiale (Germania e Francia) e gli Stati Uniti crescono meno della media mondiale.

La graduatoria delle importazioni segnala la presenza di dieci membri della UE, per un valore pari a 1.124 miliardi di dollari ed una quota del 36,7 per cento sul tota-le, stabile rispetto allo scorso anno.

Negli ultimi anni, la quota dell’Europa e del Nord America sulle importazioni mondiali è diminuita leggermente a vantaggio dell’Asia (la cui quota, escludendo il

I primi venti esportatori mondiali di servizi commerciali (miliardi di dollari)

Graduatorie Paesi Valori Variazioni % Quote%

2007 2006 2007 2006-2007 2007 2006 1 1 Stati Uniti 454,4 14,2 13,9 14,4 2 2 Regno Unito 263,4 16,6 8,1 8,2 3 3 Germania 197,3 18,2 6,1 6,0 4 4 Giappone 135,6 10,6 4,2 4,4 5 5 Francia 130,4 10,9 4,0 4,3 6 6 Spagna 127,5 20,9 3,9 3,8 7 8 Cina 126,7 38,6 3,9 3,3 8 7 Italia 108,9 12,1 3,3 3,5 9 9 Paesi Bassi 90,9 13,4 2,8 2,9 10 12 Irlanda 87,1 26,8 2,7 2,5 11 10 India 86,4 15,1 2,7 2,7 12 11 Hong Kong 81,8 13,2 2,5 2,6 13 15 Belgio 72,9 27,3 2,2 2,1 14 13 Singapore 66,4 12,6 2,0 2,1

15 19 Corea del Sud 64,3 27,6 2,0 1,8

16 20 Svezia 62,7 25,6 1,9 1,8

17 16 Danimarca 61,5 16,7 1,9 1,9

18 14 Canada 61,2 5,9 1,9 2,1

19 17 Svizzera 61,1 20,5 1,9 1,8

20 18 Lussemburgo 60,0 18,3 1,8 1,8

Somma dei 20 paesi 2.400 17,1 73,7 74,1

Mondo 3.257 17,8 100,0 100,0

Nota: per 33 paesi, che rappresentano il 60% del totale modiali di servizi, i dati provvisori sono annuali. Per gli altri paesi le stime si riferiscono ai primi 9 mesi dell'anno (primi 6 per la Cina).

Fonte: elaborazioni ICE su dati OMC

Giappone, è passata dal 15,8 al 20,3 per cento nel periodo 1998-2007), anche grazie alla particolare vivacità delle importazioni indiane, che nello stesso periodo sono cre-sciute di 21 punti all’anno, portando la quota sulle importazioni mondiali dall’1 al 2,6 per cento.

Nel documento L’Italia nell’economia internazionale (pagine 44-48)