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Il consolidamento dell’industria negli anni settanta e la “decade perduta”

CAPITOLO 2. IL CAMBIAMENTO STRUTTURALE DELL’ECONOMIA BRASILIANA:

2.3 Il cambiamento della struttura produttiva brasiliana:1973-2007

2.3.1 Il consolidamento dell’industria negli anni settanta e la “decade perduta”

Sebbene la struttura produttiva brasiliana abbia mostrato una tendenza alla specializzazione negli ultimi venti anni, essa rimane relativamente diversificata. Il valore massimo raggiunto dall‘indice H-H nella serie mostrata in figura 2.4 è pari a 9,84 che indica una non concentrazione settoriale.

La valutazione dei processi avvenuti nel corso del tempo all‘interno della struttura produttiva richiede, quindi, un‘analisi di livello più disaggregato, che consente di evidenziare quali sono i settori che hanno maggior peso nel valore aggiunto industriale (VAI) e come la loro quota è mutata nel tempo. In altre parole, da questa analisi è possibile vedere anche a favore di quali

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settori si è specializzata la produzione industriale brasiliana. Per tale motivo, si è scomposta la struttura produttiva brasiliana in due sub-periodi: il periodo compreso tra il 1973 e il 1989 dove, come chiarito, la struttura produttiva non ha mostrato una tendenza alla specializzazione; il periodo che va dal 1990 al 2007, dove si è intensificato un processo di concentrazione del valore aggiunto industriale.

Nella tabella seguente sono riportate le quote medie settoriali del VAI per il periodo compreso tra il 1973 e il 1989.

Tabella 2.3. Valore Aggiunto Industriale - quote settoriali, 1973-1989 (%, quota media, valori correnti)

Fonte: nostre elaborazioni su dati IBGE-PIA (2009)

La tabella 2.1 mostra che tra il 1973 e il 1989 la struttura produttiva muta lentamente e i settori che ad inizio periodo rappresentavano le quote maggiori del valore aggiunto industriale permangono tali fino al 1989. In particolare, si può osservare che i settori ―alimenti e bevande‖e la ―chimica‖ mantengono per tutto il periodo in esame una quota superiore all‘11%, e rappresentato, insieme alla ―metallurgia‖, i settori con le più alte quote del VAI.

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Tuttavia, occorre evidenziare il ruolo della ―meccanica‖, dei ―materiali di trasporto‖ e del ―materiale elettrico e per le comunicazioni‖, settori che detengono una quota media del VAI pari al 9,2%, 7,4% e 6,5% rispettivamente. Va altresì evidenziata, da un lato, la dinamica del settore tessile e, dall‘altro lato, quella dell‘industria estrattiva e delle attività legate all‘estrazione e lavorazione del petrolio poiché, come si vedrà a breve, esse rappresentano tra le principali differenze tra la struttura produttiva del periodo in esame e quella del periodo compreso tra il 1990 e il 2007. In particolare, il settore tessile è protagonista di una continua riduzione della propria quota sul valore aggiunto industriale, che dall‘8,1% del biennio 1973-1974 passa al 4,9% del biennio 1988-1989. L‘industria estrattiva, tra il 1973 e il 1989, detiene una quota media annua del VAI paria al 2,2%, mentre nello stesso periodo le attività legate al petrolio detengono una quota media annua del VAI del 5%.

La seconda metà degli anni settanta è stata caratterizzata da un forte intervento dello Stato nell‘economia, con un piano di sviluppo industriale – il Secundo Plano Nacional de Desenvolvimento - che si proponeva di consolidare il tessuto produttivo brasiliano e sviluppare la produzione di beni capitali. La strategia seguita, basata anche su un‘intensificazione del processo di sostituzione delle importazioni, è riuscita a consolidare la struttura produttiva brasiliana (Mantega 1997)36. In proposito, Suzigan (1988) osserva che, nonostante la crisi petrolifera del 1973-1974 avesse reso relativamente più care le materie prime, lo Stato ha ulteriormente intensificato i propri sforzi per completare la creazione della struttura industriale brasiliana, proseguendo sulla strada intrapresa nella seconda metà degli anni cinquanta. Tra il 1974 e il 1979, lo Stato ha diretto gli investimenti pubblici e privati verso i settori di base, quali la siderurgia e la metallurgia, la chimica e la petrolchimica, e nei beni capitali come i materiali di trasporto, la meccanica e il materiale elettrico e le comunicazioni. La struttura produttiva brasiliana alla fine degli anni settanta è il risultato degli interventi di politica industriale compiuti dallo Stato che, oltre a consolidare l‘industria, puntavano a diversificare il paniere dei beni esportati a favore di una maggiore quota di beni manufatti. Sebbene la politica industriale sia riuscita a creare una struttura produttiva completa, essa tuttavia ha mostrato delle lacune sia sul piano microeconomico che macroeconomico. Sul piano microeconomico, secondo Suzigan (1988) la politica industriale è stata eccessivamente protezionistica e non è stata accompagnata da un‘adeguata politica di sviluppo tecnologico. Le imprese che operavano sul mercato nazionale, brasiliane e straniere,

36 Le strategie di industrializzazione seguite dai governi brasiliani negli anni settanta saranno analizzate nel

quarto capitolo del presente lavoro, dove verranno anche analizzati gli obiettivi e il contesto politico ed economico che hanno portato all‘elaborazione del Secundo Plano Nacional de Desenvolvimento (II PND, 1974-1979)

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hanno visto nel protezionismo un fine, e non un mezzo per acquisire e incorporare nuove conoscenze nei propri prodotti e rendere le imprese più competitive. In altre parole, la sostituzione delle importazioni avrebbe dovuto rendere più competitiva l‘industria nazionale ma, di fatto, è stata considerata solo un mezzo per la protezione delle attività industriali nazionali. D‘altra parte, sul piano macroeconomico, lo sviluppo industriale degli anni settanta è stato finanziato, in larga parte, dall‘indebitamento estero. La seconda crisi petrolifera del 1979 ha indotto un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti che ha aggravato i problemi del debito del Brasile che sono esplosi nella crisi debitoria dei primi anni ottanta. Negli anni ottanta, secondo Suzigan (1988), l‘atteggiamento dello Sato nei confronti dell‘industria è stato del tutto passivo, con la mancanza di interventi industriali di lungo periodo, essendo il principale obiettivo dei governi l‘aggiustamento dei problemi macroeconomici.

Negli anni ottanta, la congiuntura macroeconomica negativa per un tempo prolungato, marcata dall‘inflazione, dalla stagnazione economica e dalla crisi del settore pubblico, ha avuto importanti ripercussioni sulle determinanti della competitività dell‘industria brasiliana. In questi anni, il tasso di crescita del valore aggiunto industriale è stato ciclico e l‘elevata crescita sperimentata tra il 1984 e il 1986 non è stata sufficiente a controbilanciare le performance negative della prima metà degli anni ottanta e quella dopo il 1986 (vedi figura 2.1). Tuttavia, i problemi strutturali dell‘industria brasiliana erano già presenti all‘inizio della ―decade perduta‖ degli anni ottanta. In proposito, Ferraz et al (1995, p 55) chiariscono che ―la debolezza del mercato interno dopo la conclusione del ciclo di sostituzione delle importazioni, la scarsa integrazione con il mercato internazionale e, soprattutto, la limitata capacità delle imprese nazionali di sviluppare nuovi prodotti e processi costituivano, già a quel tempo, elementi potenzialmente destabilizzanti per il processo di industrializzazione brasiliano‖. In particolare, Ferraz et al (1995) rilevano che negli anni ottanta il mercato interno era molto debole poiché il periodo di crescita sostenuta del decennio precedente non era stato in grado di eliminare il problema della disoccupazione strutturale e, quindi, sviluppare standard di consumi moderni. Al contrario, il periodo del ―miracolo economico‖ (1969-1973) è stato caratterizzato da un aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche che sono state ampliate con la crisi economica degli anni ottanta, indebolendo ulteriormente il mercato interno37.

37 E‘ opportuno ricordare che gli anni del ―miracolo economico‖ sono stati anche quelli più duri della dittatura

militare, in termini di repressione politica e censura dei media. Il governo del generale Ernesto Geisel (1974-1979) ha intrapreso le prime aperture alla società civile e il Brasile si è avviato verso una lenta transizione verso la democrazia, ristabilita nel 1985 con l‘incarico di Presidente della Repubblica a Josè Sarney, il primo presidente civile. Quindi, sebbene negli anni ottanta vi sia stato un aumento delle disuguaglianze economiche, vi sono stati dei miglioramenti dal punto di vista delle disuguaglianze sociali con il ritorno alla democrazia.

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Sul problema della competitività delle imprese, Ferraz et al (1995) evidenziano che, sebbene agli inizi degli anni ottanta l‘industria brasiliana avesse un significativo grado di diversificazione, essa presentava anche grandi eterogeneità strutturali intra e intersettoriali. In altre parole, nell‘industria brasiliana convivevano imprese e rami industriali moderni, in grado di competere sui mercati internazionali, con altri rami industriali molto in ritardo in termini di prodotti, processi e tecniche di gestione della produzione. Il divario tra rami industriali, in termini di competitività, si è poi ampliato con l‘aggravarsi delle condizioni di instabilità macroeconomica. La perdita del dinamismo dell‘industria in questi anni si riflette non solo nei bassi livelli di investimento ma anche in un cambiamento qualitativo delle strategie delle imprese, le quali hanno intrapreso un aggiustamento di natura difensiva. In particolare, proseguono gli autori, nella prima metà degli anni ottanta, le imprese hanno attuato, da un lato, un aggiustamento patrimoniale volto a ridurre l‘indebitamento e, dall‘altro lato, un aggiustamento produttivo, aumentato i coefficienti di esportazione. Tuttavia, questa strategia ha riguardato un limitato numero di rami industriali quali il calzaturiero, l‘automobilistico e la petrolchimica e un ristretto numero di imprese. Nella seconda metà della decade, le strategie delle imprese sono state orientate alla sopravvivenza sul mercato interno, privilegiando gli aumenti di produttività derivanti dall‘utilizzo di nuove tecniche di organizzazione di impresa. Ferraz et al (1995) concludono chiarendo che, di fronte la perdita di dinamismo macroeconomico dell‘economia, le imprese hanno intrapreso delle strategie di tipo difensivo optando per il ridimensionamento della produzione, con abbandono di linee di prodotto di maggior livello tecnologico in favore di prodotti più standardizzati. Al contrario di quanto stava avvenendo in alcuni paesi asiatici che stavano investendo nei segmenti più dinamici e in linea con gli standard di consumo dei paesi industrializzati, in Brasile si è assistito a casi di dismissione di gruppi di ricerca e sviluppo all‘interno delle imprese e interruzione delle attività di ricerca. In altre parole, invece che innovare anche dal punto di vista delle relazioni di lavoro o con i rapporti con i fornitori, l‘atteggiamento difensivo delle imprese brasiliane è stato destrutturante per il tessuto economico brasiliano.

Sugli anni della dittatura militare e il ritorno alla democrazia si veda, tra gli altri, BRASIL (2007)

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2.3.2 La ristrutturazione produttiva degli anni novanta e il “boom” delle