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NOME: INDIRIZZO WEB:

1.3 I contenuti e il pubblico

Riprendendo l’interrogativo iniziale, quale islam?, non soltanto il luogo – reale o virtuale – risponde al quesito, e la ricerca è volta appunto a comprendere l’aspetto qualitativo dell’oggetto di studio.

Vi sono degli aspetti qualitativi che sicuramente discendono dall’influenza geografica o virtuale: si intende qui esplorare quali sono gli ambiti di interesse e quali gli argomenti maggiormente dibattuti. In sostanza quale islam vissuto viene rappresentato in quella parte di mediascape che ci si appresta a descrivere? Quale orientamento viene espresso, il cosiddetto “islam moderato”, o quello tradizionalista? Di cosa si parla, ... diritto, quotidianità, propaganda?

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Nel presente paragrafo si analizza come il medium internet orienti e influenzi i contenuti e a quale pubblico potenziale si rivolga. Si avrà spazio poi nel prossimo capitolo per tentare di offrire una panoramica del fenomeno, senza pretese di esaustività. Mentre nel capitolo finale si entrerà nel vivo dei principali argomenti specifici e ricorrenti trattati all’interno dei vari siti dell’EMIN.

La ragione per cui l’islam europeo è approdato online, si diceva in precedenza, è la necessità di mantenimento, diffusione e condivisione della propria identità. Queste motivazioni sono valide tuttora e coincidono con quelli che possono essere individuati come obiettivi generali dei media islamici europei di cui ci si occupa. Essi sposano perfettamente le due principali funzioni del web in relazione con la società: la centralità dell’informazione propria dell’epoca contemporanea e la funzione di aggregazione.

Con il tempo e lo sviluppo del pensiero e della tecnologia gli scopi non sono mutati, ma hanno aperto più strade, nelle nuove diramazioni della rete. Il web 2.0 ha ampliato il significato dell’obiettivo della condivisione, potendo corrispondere a livelli di interattività inimmaginabili agli esordi di internet. Questo fenomeno ha svincolato l’utente da un ruolo prevalentemente passivo, e si è arrivati a usare nuove espressioni per descriverlo, come

prosumer, ossia contemporaneamente produttore e consumatore91.

Mantenimento, diffusione e condivisione dell’identità islamica sono obiettivi che implicano chiarezza dei contenuti e se coniugati all’uso di internet contribuiscono ad un fenomeno di semplificazione e appiattimento del messaggio. Si pensi alla necessità di spiegare ai non musulmani o ai musulmani appena convertiti con parole semplici che cosa è l’islam, per evitare fraintendimenti, ma in molti casi rispondendo anche al principio della propaganda secondo cui la pratica dell’islam non deve essere resa gravosa per evitare che qualcuno se ne allontani. Più il messaggio è diffuso più se ne perde necessariamente la complessità, anche se d’altra parte il proliferare di

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Il termine fu coniato da Toffler A., The Third Wave, William Morrow, 1980 per teorizzare il comportamento dei consumatori, ed è tornato in uso con l’arrivo dei social network.

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strumenti tecnologici e l’incremento degli utenti di internet possono contribuire ad una complessità di ritorno. Si può affermare che ad ampliamento ed approfondimento della tecnologia e dei prosumer, corrispondono ampliamento e approfondimento della ricerca e di conseguenza dei contenuti.

Su internet si ha il pregio di poter inserire e trovare notizie in tempo reale, di poter fornire infiniti link, ma si possono perdere le sfumature. Internet produce la massificazione dell’informazione, e dal punto di vista islamico si inscrive nel processo già avviato dalla massificazione dell’educazione individuata da Eickelmann nel 199292.

La funzione informativa di internet è una delle sue caratteristiche fondamentali ed è anche quella che viene maggiormente sfruttata dai siti oggetto della presente ricerca, che si tratti di notizie o di dottrina. In quest’ultimo caso l’informazione si accompagna spesso a servizi interattivi Q&A di risposte a quesiti o vere e proprie produzioni di fatwa a richiesta93. Si può parlare di una duplice funzione informativa: la funzione informativa - divulgativa di matrice religiosa, e la funzione informativa generica relativa alle notizie di attualità. In questa duplicità l’islam della vita quotidiana trova spazio in entrambi i fronti: quello della dottrina e quello dell’attualità.

La funzione informativa - divulgativa sull’islam stesso, si potrebbe dire anche informativa - confessionale, è propria di molti siti di centri culturali o associazioni che svolgono attività legate alla fede al di là del virtuale. Vengono riprodotti online gli strumenti religiosi, e poiché l’islam si fonda sulla sacralità del testo, sono riportati online i riferimenti del Corano e parti della Sunna. Del Corano si trovano recitazioni e traduzioni in moltissime lingue. Proliferano i testi divulgativi e, anche se rispetto alle prime produzioni l’islam online ha subito evoluzione, viene conservato il carattere di semplificazione, comune al mezzo internet e agli scopi dei primi musulmani digitali.

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Eickelmann, Dale F., Mass Higher Education and the religious imagination in Contemporary arab society, in

American Ethnologist Vol. 19 n. 4, 1992, pp. 643-655.

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La funzione informativa generica è assolta invece da gruppi editoriali di musulmani. Spesso questi portali informativi non differiscono da altri portali di news non religiosamente caratterizzati, se non per la manifestazione del proprio orientamento, proprio come accade per qualsiasi altro genere di orientamento (religioso, politico, economico, ... ). Si trovano notizie nazionali e internazionali, con sezioni dedicate o con evidente interesse per quelle provenienti dal mondo arabo-islamico, e in particolare al rapporto con gli Stati Uniti. La caratterizzazione di questi media sta nelle dichiarazioni di intenti del comitato editoriale, e si riconosce sia a livello qualitativo che quantitativo, ossia per il numero di notizie dedicato a temi di interesse islamico. Si potrebbe parlare di una funzione informativa generica con taglio identitario.

L’approdo online esprime inoltre l’intenzionalità alla relazione, e questa generale funzione di connessione è stata portata al suo massimo compimento con la nascita dei social network, usati anche dai musulmani europei e non.

Chiaramente si tratta di una schematizzazione, nel vasto panorama online prevale una commistione tra le due funzioni informative e quella di connessione. Sempre più siti hanno un profilo sui più noti social network, o creano un social network degli utenti iscritti al loro interno.

Su quale sia il pubblico a cui si rivolge il cyberislam si possono dunque tentare alcune speculazioni a partire da considerazioni di carattere generale. Dal un pubblico di élite degli esordi, si assiste ad un lento processo di democratizzazione dell’accesso a internet e della diffusione dell’uso del computer. Questo è vero in particolare in Europa, anche nel contesto di immigrazione, dove è ancora difficile che ogni famiglia possieda un pc, ma è molto diffuso andare nei call-center per chiamare verso il paese d’origine, facendo uso anche del pc, e dove non necessariamente il livello di informatizzazione corrisponde al livello di integrazione. Bisogna tenere comunque conto dell’area di analfabetismo, non solo informatico, anche se quest’area può non essere considerata del tutto esclusa dall’influenza di internet sui contenuti islamici, se si considera la forza della trasmissione

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orale. L’effetto moltiplicatore non vale solo per quanti computer, o per quanti accessi al sito, ma per l’interazione, attraverso parole e azioni quotidiane, degli utenti di internet con coloro che non hanno nessun contatto con questo medium.

I contenuti islamici sono apparsi in internet fin dagli esordi del web 1.0, creatori e fruitori erano persone con grande abilità tecnologica, l’islam online era prerogativa di studenti, ingegneri e accademici. Ora invece, dopo l’avvento del web 2.0 non c’è più un ristretto target di riferimento, ma il pubblico potenziale è in continua espansione. Raggiungendo molteplici categorie di utenti internet moltiplica potenzialmente le proprie funzioni di ricaduta sociale. Si pensi a titolo di esempio alle donne e alla funzione, se non di emancipazione, almeno di connessione con il mondo che il web ha rappresentato e rappresenta in alcuni casi94. Questo è vero soprattutto in Europa, ma anche nei paesi musulmani, anche se con diverse modalità, e molto sta cambiando a livello di accessibilità, in particolare per le giovani generazioni, come ci suggeriscono le rivoluzioni nordafricane. Non è da sottovalutare inoltre che ciò che si definisce comunemente giovane generazione, in gran parte del mondo islamico costituisce la maggioranza della popolazione, come nei paesi europei di recente immigrazione costituisce la maggioranza della popolazione immigrata o di seconda generazione.

In quanto utenti di internet i musulmani connettono la realtà online e offline, sia dal punto di vista pratico che concettuale, come parti della propria vita sociale e della propria costruzione identitaria.

Poiché si considerano ormai rari i fenomeni di uso del web per fuggire dalla proprie identità creandone altre95, si può affermare che il coinvolgimento religioso offline non è ridotto né condizionato da quello online più di quanto non lo sia dall’informazione nell’accezione più ampia del termine. Internet non è un sostituto della vita offline, ma ne costituisce se mai un supplemento.

94 Cfr. i numerosi contributi in http://www.muslimwomensdigitalgeographies.blogspot.com/ e Piela A., Beyond

the Traditional-Modern Binary: Faith and Identity in Muslim Women’s Online Matchmaking Profiles, in CyberOrient, Vol. 5, Iss. 1, 2011, http://www.cyberorient.net/article.do?articleId=6219.

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Internet è dunque uno degli strumenti che permettono sia di rappresentare che di costruire identità plurali, a livello individuale e collettivo. È un’infrastruttura globale della comunicazione one-to-one, one-to-many e

many-to-many96 all’interno del quale l’incontro di identità virtuali produce

comunità virtuali, che possono corrispondere a quelle offline, o travalicarne i confini.

Non si può immaginare che internet produca conoscenza di per sé, ma è lo strumento attraverso cui la conoscenza può diffondersi. Internet pertanto riflette ciò che la società produce e ha prodotto, e ciò ha una potenzialità di espansione illimitate, dal momento che internet offre molto più spazio di quanto i musulmani usino al momento. Il web accelera l’interconnessione tra individui e gruppi di individui e dunque potenzialmente accelera ciò che essa può produrre.

Oltre alla diffusione internet produce la semplificazione dei contenuti che porta ad un’azione di livellamento oltre che di egualitarismo. Inoltre duplicazione e moltiplicazione dei contenuti ne penalizzano l’originalità. Ma internet produce anche ibridazione delle forme e dei contenuti e dà spazio a interazioni potenzialmente illimitate.

In ogni caso non tutto ciò che appare come islamicamente connotato online è “islamicamente corretto” secondo i vari punti di vista. Ciò pone la questione della rappresentanza, che su internet si può leggere anche come seguito e fiducia di un pubblico.

Non si può dire che il processo di creazione di una cyber muslim community sia terminato, ma è possibile affermare che sta emergendo una comunità sempre più plurale grazie alla diffusione soprattutto in Europa dell’uso di internet, e in particolare attraverso i giovani.

In questo senso e attraverso la sempre maggiore possibilità di interazione che internet offre, l’islam online non ha solo funzione educativa e divulgativa, ma è espressione del reale, non solo rappresentazione ma anche azione identitaria, individuale o collettiva, non soltanto a livello di comunicazione ma anche di pensiero.

96 Bruhn Jensen K., cit., pp. 43-58.

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