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NOME: INDIRIZZO WEB:

2. Media islamici e network nel web fuori dal mondo islamico: il ruolo di internet

2.2 Web, tradizione e autorità

L’approdo sul web influisce sulla tradizione? Ci si interroga su come interagiscano tre significati di tradizione: la tradizione islamica nelle sue accezioni plurali, l’islam tradizionalista e la tradizione del web.

La tradizione islamica, dai cinque pilastri alle prassi consolidate, trova online un terreno fertile per un universalismo che ingloba il sincretismo fino a renderlo a volte indistinguibile dall’insieme tradizionale originario. L’islam online tende ad un’ortodossia universalizzata e semplificata che nel suo processo di inclusione accoglie anche parti non canonicamente riconosciute. Nel web l’islam si mostra meno etnicamente caratterizzato, si presenta come religione universale attraverso il proprio credo e le proprie prassi condivise, spariscono quasi del tutto le prassi etniche, e si punta sul sistema spirituale e di valori. Ma i diversi modi di vivere e le varie tradizioni di diverse aree geografiche, paesi, città e villaggi, non spariscono, lasciano tracce, anche se difficilmente visibili. Si trovano riferimenti diretti alle scuole dottrinali nei casi dei siti rappresentativi di comunità islamiche nazionali, ma più comunemente le caratteristiche specifiche più conformi all’ortodossia contemporanea vengono inglobate contribuendo alla moltiplicazione delle sfumature.

L’espressione del tradizionalismo islamico con i mezzi moderni, porta ad interrogarsi sull’apparente contraddizione di queste ideologie con la modernità. La questione si può ricondurre al noto esempio dell’uso delle

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http://www.islamophobia-watch.com/.

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http://www.islamic-relief.com/.

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audiocassette da parte di Khomeini127, giustificato dall’affermazione che l’islam non rifiuta ma promuove il progresso tecnologico128. Al di là che la vita online di queste esperienze sia giustificata o meno, e lo sia nei termini descritti, si trovano in internet dai siti di orientamento integralista, a quelli espressione di ideologie islamiste che su queste basi fondano propaganda terroristica.

Il web, anche se è un fenomeno recente e in continua evoluzione, ha dato vita ad una propria tradizione che può contare su decenni di vita di internet, e alcune formule plurisperimentate. Si è già avuto occasione di osservare che una prevalenza di utenti di giovane età è sicuramente una caratteristica del web, a questo si aggiunge la media dei età della popolazione musulmana immigrata in Europa, le seconde generazioni.

L’islam è online di fatto, al di là delle giustificazioni teologiche, ma rimane a da chiedersi se e come l’islam accetti l’uso di internet. Dalle interpretazioni islamiste, con rare eccezioni, a quelle ortodosse, a quelle più progressiste, si tiene a ribadire che l’islam non è in contraddizione con il progresso scientifico e tecnologico, anzi, è pienamente in armonia con esso essendo azione molto meritoria per un musulmano andare alla ricerca della conoscenza, nell’accezione più ampia del termine.

Ciò non significa che non vi sia stato dibattito da parte islamica relativamente alla liceità non tanto dei prodotti dello sviluppo tecnologico, quanto dei suoi usi. Per portare un esempio recente si può citare il dibattito sulla liceità di Facebook. È stata data la notizia che un membro del Consiglio di Al-Azhar avesse emesso una fatwa contro il popolare social network perché causa di tradimenti e divorzi; la notizia è stata poi smentita, ma non lo è stato il principio della presunta fatwa129. Anche in Indonesia il Consiglio degli Ulema ha emesso una fatwa che regolamenta l’uso di Facebook, proibendo gossip e flirt130. Ma la pluralità dell’islam, e la mancanza di

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Eickelman D. F., Anderson J. W., cit.

128 Per un approfondimento si veda Lewis B., Il medio oriente, Mondadori, Milano 1996, p. 359. 129

La fatwa è stata emanata dallo sheykh Abdel Hamid al-Atrash, se ne trova notizia tra gli altri in in Haaretz Service, Top Egyptian cleric issues Facebook fatwa, Haaretz.com, http://www.haaretz.com/news/top-egyptian- cleric-issues-facebook-fatwa-1.262860, 05/02/2010 e in Faruqi F., Facebook Fatwas: Does the Social

Networking Site Really Cause 1 in 5 Divorces?, Huff Post Religion, http://www.huffingtonpost.com/fahad-

faruqui/facebook-causes-1-in-5-di_1_b_693593.html, 09/01/2010.

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un’autorità unica, fa sì che proprio su Facebook esistano servizi di emissione di fatwa131. Le proibizioni vere o presunte sono temi su cui si diffondono facilmente e velocemente false informazioni, così come false notizie possono essere create ad hoc per screditare l’immagine di questo o quel mufti, o dell’islam in generale. Ma è probabile che l’uso e il tempo rendano sempre più ampio il riconoscimento della liceità, anche da parte di chi ora è riluttante ad ammettere che internet in tutte le sue forme può far parte di una vita islamicamente corretta. Come si può notare la tecnologia è svincolata dai contenuti che veicola, i musulmani costruiscono una propria cultura della tecnologia a seconda dell’interpretazione e dell’utilità religiosa e le autorità islamiche che ne discutono l’uso ne sono in ogni caso attori.

Una volta assunta la liceità del mezzo internet, l’intreccio delle tre accezioni di tradizione descritte poco sopra può produrre effetti su questioni rilevanti, come quelle dell’interpretazione del diritto islamico e dell’autorità132. In questo senso internet può rivelarsi un mezzo portatore di cambiamento, riforma e iºtih…d nella Dar al-Cyber Islam133.

Una branca del diritto islamico come il fiqh al-aqalliyy…t, il diritto delle minoranze islamiche134, senza la rete, rimarrebbe materia di nicchia per alcuni studiosi, invece attraverso il web, incontrando un pubblico, trova diffusione, sviluppo, ed eventuale applicazione, aprendo nuove strade di interpretazione del fiqh e offrendo apporti teorici allo sviluppo di un’ortoprassi islamica europea135. In realtà questa branca del diritto, come molte altre interpretazioni della dottrina religiosa è il frutto della combinazione di diaspora e internet, come lo è anche un consistente sviluppo dell’interpretazione individuale, o comunque non mediata, una reminescenza della Riforma protestante in fatto di approccio al testo.

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Ad esempio Islamic Law and Fatwa all’indirizzo http://www.facebook.com/fatwas e London Fatwa Council all’indirizzo http://www.facebook.com/pages/London-Fatwa-Council-LFC/124980330877941?sk=wall.

132 Sisler V., Islamic Jurisprudence in Cyberspace: Construction of Interpretative Authority in Muslim Diaspora, in

Polcak, R., Skop, M., Smahel D., (ed. by), Cyberspace 2005 conference proceedings, Masaryk University, Brno 2006, p. 43 – 50.

133 Kort A., Dar al-Cyber Islam: Women, domestic violence and the Islamic Reformation on the World Wide Web,

in Journal of Muslim Minority Affairs, vol. 25 n. 3, Routledge 2005.

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Per un approfondimento cfr. le due opera fondative: Al-Alwani T. J., Towards a fiqh for minorities – Some

basic reflection, International Institute for Islamic Thought, Londra-Washington 2003 e Al-Qaradawi Y., Fi Fiqh al-Aqalliyyāt al-Muslima, Dār al-Šuruq, Il Cairo 2001.

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Sull’applicazione del diritto islamico al di fuori dei paesi musulmani cfr. Aldeeb Abu-Sahlieh S. A., Il diritto

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La relazione tra internet, contesto occidentale e autorità religiosa136 può condurre anche all’ipotesi di creazione di “chiese islamiche”. Sfruttando lo strumento virtuale ciò che non sarebbe possibile all’interno del mondo islamico diventa persino auspicabile per alcuni – musulmani e autorità statali europee – in contesto “esterno”. È d’obbligo a questo proposito citare Al-Qaradawi e il suo Consiglio Europeo per le Fatwa e le Ricerche, uno degli strumenti che egli usa per la sua conquista di autorità137.

Bisogna comunque distinguere tra popolarità e autorità138, dal momento che autorità musulmane tradizionali riconosciute si trovano a competere con l’audience di predicatori satellitari carismatici e cybermufti, anche se in alcuni casi il confine tra le figure è labile. La rete ha il potere di influenzare, ma ha altrettanta capacità di criticare e di affossare.

Religione online o religione offline? Al contrario di quanto hanno tentato studi agli esordi di internet139, ora anche in questo caso non è più possibile definire un confine, si può solo analizzare lo spazio fluido in cui viaggiano informazioni e partecipazione. Attività online e offline si susseguono in un cerchio che non si chiude, una spirale infinita, o meglio, l’immagine più appropriata è sempre quella che dà il nome al mezzo analizzato, ossia una rete, una ragnatela. Il prossimo paragrafo, attraverso l’analisi del rapporto tra associazionismo e media, darà conto di come questa ragnatela è intessuta e sfruttata dal mondo offline, e come questo stesso mondo vi rimanga intrappolato.