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Distesi sul letto, i simposiasti parlano a turno, l’uno dopo l’altro; il che non manca di creare un certo imbarazzo – sincero o fittizio che sia – in chi si trova a dover parlare quando già qualcun altro si è espresso brillantemente sul tema prefissato: man a mano che gli interventi si susseguono, diventa sempre più difficile sostenere il confronto con i discorsi altrui, parlare meglio, in modo più elegante e originale dei precedenti oratori. Nessuno, tuttavia, si sottrae alla prova, sia pure facendo professione di modestia, ad esporre il proprio parere, nonché a correggere e integrare i discorsi già pronunciati. Gli encomi risultano quindi mirabilmente concatenati l’uno all’altro: a parlare, come già detto, sono, nell’ordine, Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone e Socrate.203 Per

quanto riguarda gli encomi, essi si differenziano da un punto di vista contenutistico, ma anche stilisticamente. Platone infatti caratterizza e individualizza i discorsi dei suoi personaggi, attribuendo a ciascun encomio determinate caratteristiche lessicali, sintattiche e retoriche. Quello che emerge sono molteplici e sempre nuovi spetti di quella complessa realtà che è Eros: dal sommarsi e intersecarsi dei vari contributi scaturisce un’articolata enciclopedia «erotica» che attinge alla sfera delle credenze religiose, alle opinioni dei filosofi, al canto dei poeti, al complesso degli usi e delle pratiche che il costume, a seconda dei casi e dei luoghi, legittima o meno. Nel Simposio ritroviamo anzitutto le due contrastanti forme del dio Eros contemplate nelle cosmogonie greche. Eros è visto da un lato come una figura primordiale, posta alle origini del mondo, come una divinità antichissima senza padre né madre (Fedro); dall’altra come un dio giovane, tenero e delicato, compagno di Afrodite, dea del sesso e della generazione (Agatone, Pausania). Queste due immagini trovano riscontro in Esiodo, ma il

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motivo della universale potenza di Eros si presta tuttavia ad essere approfondito anche in ambiti diversi da quelli della tradizione poetica e mitologica, questo è ad esempio quanto propone un altro dei personaggi del dialogo, Erissimaco, il quale coniugando il corredo terminologico e concettuale di certa fisiologia presocratica con le teorizzazioni della scienza medica, vede in Eros una forza presente nell’intera physis, un principio operante in ogni processo organico, in ogni realtà «somatica»: nella sua valenza positiva Eros è armonica conciliazione di opposti, di quegli opposti di cui la realtà, o meglio, il cosmo di sostanzia.

Di eros viene poi proposta un’eziologia e una fenomenologia dell’amore (Aristofane): Eros trae origine dallo stato di incompletezza cui gli uomini sono stati condannati dopo che Zeus decise in un tempo ormai lontanissimo, di tagliarli a metà: la passione amorosa allora si spiega con l’istintivo e irrefrenabile desiderio che ciascuno ha di trovare la propria metà. Ma ciò è ancora poco rispetto agli innumerevoli aspetti e sfaccettature che l’amore presenta quando si insinua furtivo nell’animo di ciascuno. E gli oratori si impegnano a illustrare i benefici effetti di cui Eros è causa, i doni che il dio offre a chi lo accoglie. Dall’intreccio dei loro discorsi si evince che Eros è una forza che produce strabilianti metamorfosi: trasforma il codardo in un essere capace di gesti di inusitata audacia; perfino la donna che nulla ha a che fare con Ares, sotto l’influsso di Eros, acquista un coraggio virile, un coraggio che permette di andare in contro alla morte (Fedro); Eros trasforma l’ottuso in una persona di vivace intelligenza, e consente, a uomini e dei, di scoprire la sapienza delle arti e delle tecniche; l’uomo rozzo e incolto, sordo ai ritmi e alle seduzioni della parola e del canto, se toccato da Eros, acquista le doti e la sensibilità di un poeta (Agatone). Eros è inoltre la forza civilizzatrice perché è proprio in virtù dell’amore che gli uomini possono intrattenere reciproci e amichevoli rapporti; Eros è garanzia di pace e di mutuo consenso: con la sua presenza ogni dissidio si spegne, ogni azione di brutale violenza viene bandita. Eros stringe le coppie di amanti in legami più forti di quelli creati dal sangue, in vincoli più saldi che ogni legge o norma possa imporre. Ma per i componenti di questo aristocratico simposio parlare di amore si tratta parlare anche di eros

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paidikos, che viene valorizzato e purificato degli aspetti più volgari, e cercando di mostrare come le coppie di amanti siano profondamente utili al vivere sociale. Queste sono alcune delle tematiche che emergono dai primi cinque encomi, che si riconnettono ai dati di una ricca tradizione culturale e a fatti di costume, e il cui comune denominatore è l’aver descritto Eros nei modi più mirabili, senza tuttavia dire cosa egli sia.

Rimasto ultimo a parlare, Socrate si dichiara ironicamente sbigottito, poiché per lui celebrare Eros non significava preferire ampollosi e vani elogi, ma solo dire la verità. Quella che è stata messa in atto nei vari discorsi (nell’ultimo in particolare) è stata una «finzione» di elogio, non un elogio secondo la verità della cosa. Eros è stato presentato in modo da farlo sembrare bellissimo e buonissimo, ma non certo a quelli che lo conoscono veramente. In questo contesto per esprimere il suo sconcerto cita esplicitamente Euripide (198e2-199b1):

προυρρήθη γάρ, ὡς ἔοικεν, ὅπως ἕκαστος ἡμῶν τὸν ἔρωτα ἐγκωμιάζειν δόξει, οὐχ ὅπως ἐγκωμιάσεται. διὰ ταῦτα δὴ οἶμαι πάντα λόγον κινοῦντες ἀνατίθετε τῷ Ἔρωτι, καί φατε αὐτὸν τοιοῦτόν τε εἶναι καὶ τοσούτων αἴτιον, ὅπως ἂν φαίνηται ὡς κάλλιστος καὶ ἄριστος, δῆλον ὅτι τοῖς μὴ γιγνώσκουσιν—οὐ γὰρ δήπου τοῖς γε εἰδόσιν—καὶ καλῶς γ᾽ ἔχει καὶ σεμνῶς ὁ ἔπαινος. ἀλλὰ γὰρ ἐγὼ οὐκ ᾔδη ἄρα τὸν τρόπον τοῦ ἐπαίνου, οὐ δ᾽ εἰδὼς ὑμῖν ὡμολόγησα καὶ αὐτὸς ἐν τῷ μέρει ἐπαινέσεσθαι. “ἡ γλῶσσα” οὖν ὑπέσχετο, “ἡ δὲ φρὴν” οὔ: χαιρέτω δή. οὐ γὰρ ἔτι ἐγκωμιάζω τοῦτον τὸν τρόπον—οὐ γὰρ ἂν δυναίμην—οὐ μέντοι ἀλλὰ τά γε ἀληθῆ, εἰ βούλεσθε, ἐθέλω εἰπεῖν κατ᾽ ἐμαυτόν, οὐ πρὸς τοὺς ὑμετέρους λόγους, ἵνα μὴ γέλωτα ὄφλω.204

204 «Sembra infatti che si sia stabilito non già di encomiare Eros, ma di far finta ciascuno di noi di encomiarlo, ed è per questo, credo che voi, mettendo in moto ogni argomento, riferite tutto ad

Eros, e dite che egli ha una tal natura, ed è causa di tanto grandi beni, per farlo apparire il più

possibile bello e buono; ma a chi non lo conosce, s’intende, non già a chi ne è esperto. Così certo l’encomio viene elegante e solenne. Ma io non conoscevo affatto il tipo dell’elogio, e senza conoscerlo mi misi d’accordo con voi per parteciparvi anche io. “La lingua promise, non

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Ed ecco allora la nuova condizione che viene posta: Fedro come «padre del discorso» su Eros deve stabilire se, dopo le cose che si sono udite, ci sia ancora bisogno che Socrate faccia udire la verità su Eros. La risposta è corale: tutti incitano Socrate a prendere la parola.

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