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Il contributo degli elementi tecnici per la datazione della Porta

Osservazioni sulle tecniche di esecuzione 2.1 Introduzione

Capitolo 3 Porta Appia

3.4 Il contributo degli elementi tecnici per la datazione della Porta

Il riconoscimento di tratti peculiari dell’età onoriana nella muratura degli pseudo-bastioni è un aspetto fondamentale per la nuova proposta di datazione. Tali caratteristiche, peraltro condivise da Dey, meritano pertanto un breve approfondimento.

Lo studio delle tecniche costruttive del periodo di Onorio è favorito dalla grande quantità di scritti dedicati all'architettura paleocristiana, e, benché in un certo senso “marginale” rispetto ai grandi temi architettonici, stilistici e storico-artistici, esso ci permette di accedere ad una ulteriore categoria di informazioni che, come evidenziato da Heres, caratterizzano le pratiche edilizie nelle diverse epoche342. Tali elementi forniscono quindi possibilità di comparazione con fabbriche di datazione certa343. Sorvolando circa le varie sfumature interpretative che si colgono nei diversi studiosi, in parte circoscritte a scelte terminologiche344, si ritiene che uno degli accorgimenti tecnici più rappresentativi di quest’epoca sia uno specifico trattamento del giunto di malta tra i mattoni, ovvero la sua costipazione non già eseguita per motivi estetici quanto per motivi strutturali. I notevoli spessori dei letti di malta, derivanti dalla necessità di bilanciare le diverse altezze dei mattoni di reimpiego disponibili, hanno richiesto l’uso di cariche a granulometria elevata, imponendo una energica compattazione. Come si è detto nei paragrafi 2.4 e 2.5, la padronanza di questo procedimento richiama in superficie le particelle più fini della malta, sigillandola e favorendo la formazione di una patina ocracea (dall’aspetto dorato) che non

341 GALLI-MOLIN-SCAROINA 2013. 342 HERES 1982, p. VI.

343 APOLLONJ-GHETTI

et al.1945, pp. 223-248; BERTELLI et al. 1977, pp. 95-172; paragrafi 2.4 e 2.5.

344 In MARTA 1989siparla di lisciatura laddove, per lo stesso termine, in LUGLI 1957,p.573si indica tutt’altra

pratica, ovvero l’uso di rivestire la superficie con un leggero strato di malta liquida detta “colla. Per un approfondimento sull’allisciatura e la stilatura si veda il capitolo 2.

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sempre si riesce a conservare nel tempo. Quando ciò avviene, tuttavia, si ha una riprova metodologica indiscussa che denuncia anche l’azione di una mano d’opera esperta.

L’individuazione di questa patina non è sempre possibile, e nel caso di porta San Sebastiano la lettura della struttura muraria interna è molto penalizzata a causa delle notevoli alterazioni richieste dall'adattamento della struttura ad ambiente abitativo nel periodo fascista. Quella esterna invece, per quanto anch’essa soggetta a riprese e restauri a fini conservativi ed esposta a più intensi fattori ambientali di deterioramento, quando occasionalmente si mantiene in buono stato di conservazione offre più facilmente tratti completamente esenti da rimaneggiamenti. Nel caso della camera del primo piano della torre est, ad esempio, la muratura interna non espone più neanche un centimetro di superficie dell'originaria malta stesa al momento dell’allettamento dei mattoni perché un'abbondante “ristilatura” ha ricoperto gli antichi giunti, concedendoci esclusivamente, per quanto riguarda le modalità di posa in opera dei mattoni, la parziale informazione della misura del modulo345.

Data la stuccatura dei giunti verticali e l’impregnazione superficiale con malta cementizia che altera dimensione e colore dei mattoni, risulta allora importare cercare di valutare al meglio gli elementi rilevabili e in grado di orientare nella determinazione della datazione delle murature. In tutta la camera del primo piano il valore del modulo oscilla tra 32 e 36 centimetri, e in particolare, in corrispondenza della parete est, ricorre più frequentemente una misura di cm 33- 34.5. Analogo risultato si ottiene con le misure della camera del secondo piano nella stessa esposizione, e altrettanto con quelle di una speciale zona particolarmente ben conservata del secondo piano della torre ovest, dove su 11 misurazioni del modulo 9 sono superiori a 33 cm. Inoltre, concentrando l’attenzione sul lato est della torre orientale, l’imposta delle ghiere dei due archi sopra le finestre ha un arretramento rispetto al filo del piedritto di circa 7 cm346, utile, oltre che a dare sostegno alla centina temporanea, anche per l’appoggio delle estremità degli architravi in travertino su cui si addossa, all’interno, la tamponatura della semicalotta delle finestre e che in facciata esterna coronano le feritoie. Le ghiere delle finestre/feritoie interne sono formate da mattoni disposti con una lieve tendenza alla verticalizzazione e hanno uno spessore piuttosto regolare, intorno a 34 cm.

Per quanto riguarda la parete esterna est del bastione quadrangolare, ovvero un tratto che

345 Nell'attuale lessico edilizio per “ristilatura” si intende la pratica di ricoprire con uno strato di malta i giunti di una

muratura già in opera e per “stilatura” la sigillatura dei mattoni effettuata al momento della costruzione tramite uno strato di malta sottile. E' necessario sottolineare che tali termini non hanno nulla a che vedere con il significato storico del termine “stilatura”, così come illustrato nel capitolo 2.

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secondo le argomentazioni di Dey potrebbe essere riconducibile all’opera di Narsete, è possibile constatare che risultano confermate invece tutte le caratteristiche delle muarture onoriane (figura 2.2). In estesi tratti il modulo è molto elevato con valori che oscillano da cm 33 a cm 36 circa, e si riscontra sporadicamente la presenza di ricorsi speciali costituiti di bipedali, frammenti di bipedali, sesquipedali e tegole dallo spessore pronunciato, memoria dei ricorsi di bipedali che caratterizzavano le murature di Aureliano e indice, forse, di una relativa vicinanza ai tempi in cui essi si utilizzavano347. Anche Cozza aveva notato la loro sporadica presenza nelle murature di Onorio348, forse come accorgimento tecnico per meglio ancorare la cortina al nucleo cementizio.

Nella stessa zona, laddove la tessitura risulta meglio conservata, si individuano inoltre numerose buche pontaie disposte regolarmente, analogamente a quanto visibile in molti altri tratti del circuito in corrispondenza della soprelevazione di Onorio, con la cadenza di circa un metro in senso verticale e due in quello orizzontale. Nella torre est, anche la tipologia della finestra collocata al centro della parete est, alla quale indiscutibilmente si lega, trova riscontro formale con quelle di epoca onoriana per la ghiera in sesquipedali e laterizi di diversa misura (compare anche un bipedale) e per il giro non troppo accurato con tendenza alla verticalizzazione349 (vedi figura 3.9).

Ma la particolarità che più si impone come caratterizzante è la presenza dell’allisciatura del tipo descritto da Heres come “negative struck joint”, cioè con i giunti inclinati verso il basso; Heres ne propone un esempio proprio a porta Appia350. Anche questa caratteristica non è sfuggita a Cozza, il quale scrive che «(a)ltra particolarità tecnica della muratura onoriana è la rifinitura

347 CECCHERELLI-D’IPPOLITO 2006, pp. 88-90, figura 2. 348 Cfr. COZZA 1955, cap. II, p. 14.

349 Tali caratteristiche tecniche fanno parte di quelle individuate da Heres come prova dell'impossibilità di attribuire

a Massenzio la grande sopraelevazione del circuito murario. Esse comprendono l’arretramento dell’imposta degli archi delle finestre rispetto ai piedritti, l’estradosso della ghiera sfrangiato per l’utilizzo di mattoni di diversa lunghezza, e la perdita della posizione radiale di questi rispetto all’arco. E si sarebbero diffuse a Roma solo in un periodo successivo a quello massenziano. Cfr. HERES 1982, p. 104.

350 Cfr. HERES 1982, p. 51, tav. VIII, fig. 4). Purtroppo Heres non specifica il punto esatto della ripresa fotografica.

Figura 3.9 Porta Appia, torre orientale, bastione laterizio quadrangolare, lato est. Dettaglio della finestra tra primo e secondo piano e di una buca pontaia, entrambe in fase con la muratura circostante. Foto D’Ippolito.

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dei letti fatta in due tempi: prima con la cazzuola, quando la malta era ancora fresca, e poi con il “cucchiarotto” (cazzuola più piccola), con il quale si distribuiva e si allisciava una malta più fina (“colla”). L’inclinazione della “allisciatura” tende decisamente verso il basso»351. Sebbene non si condivida la ricostruzione esposta da Cozza circa la doppia lavorazione del giunto di malta per ottenere l’allisciatura, va comunque sottolineato il fatto che anche lui aveva riconosciuto questo elemento come connotativo della muratura di Onorio.

Il trattamento dell'allisciatura (figura 3.10), che come si è detto in casi di maggior conservazione mantiene la presenza della patina in superficie, si riscontra più volte nei tratti della sopraelevazione del camminamento di certa attribuzione ad Onorio, in numerose zone nelle diverse esposizioni dei bastioni quadrangolari e delle pareti circolari delle due torri, e, all'interno della torre ovest, in rarissimi lacerti scampati alle massicce manomissioni, in particolare nella camera del secondo piano e in numerosi tratti delle pareti pertinenti alla fabbrica del corpo scale352. La compresenza di queste caratteristiche accertate come onoriane è rilevabile anche in

351 COZZA 1955, capitolo II, p. 16. In questo passaggio Cozza sembra condividere l'interpretazione di Lugli che

prevedeva una lavorazione complessa. Cfr.anche supra, paragrafo 2.5, nota 232.

352 Vedi anche CECCHERELLI-D’IPPOLITO 2006, p. 90. Cfr anche, nel presente elaborato, le figure 7.31, 7.15.

Figura 3.10 Porta Appia, torre orientale, bastione laterizio quadrangolare, lato est, esterno. La muratura è in corrispondenza del primo piano, verso sud. La foto evidenzia la tipica muratura onoriana con allisciatura inclinata verso il basso ( a scivolo) e presenza di patina ocracea. Foto D’Ippolito.

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altri tratti del circuito come ad esempio nel settore tra Porta Appia e il Bastione Ardeatino dove oltre all’elevato valore del modulo, che raggiunge anche 37 cm, è stata notata la presenza dell’allisciatura inclinata verso il basso (a scivolo) dei giunti di malta, con consistenti tracce di patina ocracea353.

Un'altra muratura certamente ascrivibile all’epoca onoriana per la specificità dell’addossamento architettonico e per il riscontro stratigrafico dei rapporti con le altre unità, è collocata nel settore tra Porta Ostiense e il Tevere (figura 3.11). Non si tratta in questo caso della muratura di soprelevazione, ma della cortina con la quale le maestranze di Onorio rifoderavano all’interno delle torri le pareti preesistenti col fine di ispessirle adeguatamente in modo che potessero sopportare l’incremento di peso che la soprelevazione avrebbe comportato. La torre M7 e la torre M13 (cfr. capitolo 8), con il loro stato di conservazione particolarmente compromesso e con le loro sezioni a vista, offrono uno speciale punto di osservazione per cogliere la dinamica strutturale degli addossamenti, certificando al contempo in modo eccezionale la stratigrafia. Le misurazioni del modulo hanno anche qui confermato il passo onoriano di circa 30 – 36,5 cm e, anche in questo caso, è visibile l’allisciatura a scivolo con estese tracce di patina dal tono brunastro (figura 8.13).

353 CECCHERELLI-VANNICOLA 2006, p. 38, fig. 6.

Figura 3.11 Settore Porta Ostiense – Tevere, torre M13, parete primo piano, esposizione sud-est.

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Ci si trova quindi a rilevare caratteristiche onoriane sia nelle murature delle torri circolari che in murature che, almeno in parte, come avviene con l'obliterazione delle finestre delle torri stesse, sembrano rinnegarne il progetto originario. Una tale anomalia, come già evidenziato, potrebbe spiegarsi immaginando un intervento avvenuto probabilmente sotto Valentiniano III, dopo il terremoto del 443, che ben potrebbe giustificare i crolli e le successive ricostruzioni e modifiche ben deducibili dall'analisi della torre est e di alcune foto storiche. Non sembra inverosimile, in effetti, trovare accorgimenti tecnici tipici dell'età onoriana ad appena 20 anni dalla morte di questo imperatore.

Certamente problemi statici devono avere condizionato i cambiamenti strutturali che hanno interessato l’impianto originario della porta, come giustamente ha dedotto anche Richmond osservando il permanere delle grosse fessurazioni lungo la linea di giunzione tra entrambe le torri cilindriche e i rispettivi corpi retrostanti dei corridoi con i vani scale, con una tendenza al distacco e ribaltamento delle torri che doveva essersi manifestata già in tempi antichi354. La speculare comparsa di questo fenomeno nelle due torri in effetti potrebbe indicare cedimenti delle fondazioni della nuova struttura soprattutto in corrispondenza del punto di giunzione con i resti aurelianei e dell'aggancio tra il corpo scale e la parte cilindrica della torre.