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La fotografia dell’Istituto Luce databile tra fine Ottocento e

Osservazioni sulle tecniche di esecuzione 2.1 Introduzione

Capitolo 3 Porta Appia

3.5 La fotografia dell’Istituto Luce databile tra fine Ottocento e

La riproduzione digitale in alta risoluzione di una fotografia dell’Istituto Luce (figura

3.12) che ritrae il fianco orientale della torre est di Porta San Sebastiano tra la fine dell'Ottocento

e il 1911 fornisce importanti informazioni sulla porta. A questa foto, che fissa una situazione risalente ad un’epoca precedente rispetto a quella dei sopralluoghi di Richmond si può riconoscere un valore di fonte primaria, quasi come si trattasse di un sondaggio archeologico effettuato senza ricorrere allo scavo vero e proprio. Essa infatti, oltre a confermare i gravi problemi statici che hanno comportato continue modifiche e restauri all’assetto della porta, offre dettagli che hanno permesso di mettere in discussione alcuni aspetti della fondazione di questo complesso architettonico fin dal suo primitivo impianto. Nell'immagine si nota l’accostamento di due differenti apparecchi murari: verso sud e nella parte alta del bastione quadrangolare, dove chi scrive ha potuto effettuare un'analisi diretta e ravvicinata, è individuabile una muratura che presenta quelle che sono state già indicate come caratteristiche di epoca onoriana (cfr. paragrafo 2.4 e allegato 2, scheda tipologica n. 2), mentre verso nord essa si appoggia su una diversa unità

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muraria il cui paramento è molto più regolare e utilizza laterizi mediamente più lunghi e più sottili, di spessore piuttosto omogeneo e con tessitura più serrata.

Figura 3.12 Porta Appia, torre orientale, lato est. Foto tra il 1870 e il 1911. Le sagome bianche poste in corrispondenza di vistose fessurazioni sono spie per il controllo del progredire o meno del distacco. Foto Istituto Luce L00007859.

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Qui l'allisciatura tra i giunti non è presente e (figura 3.13) il modulo, facendo una proporzione approssimativa, risulterebbe essere di circa 30 cm. Tutte queste caratteristiche sembrano indicare l'esistenza, in questo punto, di una struttura precedente ad Onorio, della quale purtroppo non rimangono altre evidenze, e che Onorio sembra aver incluso nella sua fabbrica355.

Anche i fori da ponte, presenti solo nella muratura con aspetto onoriano, si interrompono proprio in corrispondenza del palese cambio di tessitura. Questa seconda muratura si stende nella zona più a nord del lato est della torre, per l’intera altezza del primo e del secondo piano dello pseudo-bastione quadrangolare in laterizio, fino a incontrare la parete ortogonale del camminamento, mentre in basso i limiti non sono distinguibili. Al momento dei sopralluoghi

355 Le caratteristiche di tale tessitura sono coerenti con quelle dell'età di Aureliano, ma esistono casi in cui anche le

tessiture onoriane somigliano molto a quelle aurelianee. Per fare ipotesi credibili in tal senso risulterebbero indispensabili studi approfonditi e specifici anche sulla torre est della porta. In questa sede ci si limita pertanto a mettere in evidenza ciò che è possibile evincere dalla testimonianza storica rappresentata dalla fotografia.

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ravvicinati effettuati durante i restauri per il Giubileo del 2000 la parete appariva già molto diversa da quanto rappresentato nella foto, tanto che il deciso stacco fra i due apparecchi murari non è stato rilevato e, addirittura, non è stato individuato nemmeno il profilo parziale di una finestra ad arco, che nella foto appare invece molto ben delineato.

Ancora una volta si ha la riprova di quanto l'impiego di pratiche di restauro troppo invadenti, pur ottenendo il risultato di ridurre l’impatto dei fattori di deterioramento sui manufatti, rischi di commettere l’altrettanto grave danno di cancellare testimonianze importanti della loro storia (figura 3.14)356.

La traccia fornita dalla finestra risulta molto importante per ricostruire le fasi edilizie della torre. Essa testimonia un evidente contrasto di livelli con la finestra attualmente ancora visibile al centro della parete, indicando il susseguirsi di diverse scansioni dei piani interni e di diverse fasi. La torre circolare di Onorio, nella parte che ora appare foderata dallo pseudo- bastione laterizio, era divisa in due piani, separati da una volta. La finestra parzialmente visibile nella foto era pertinente al secondo piano e testimonierebbe quindi una piccola parte superstite della muratura propriamente onoriana.

La parte nord della parete infatti, come abbiamo visto, era esternamente già rettilinea, vista la conformazione esterna a U della torre stessa. La struttura di Onorio subì però un pesante crollo che interessò quasi tutto il suo lato sud e gran parte dei lati est e ovest, con l'esclusione del primo piano; essa venne ricostruita senza la volta che in origine divideva il primo piano dal secondo e creando esternamente anche verso sud, fino all'altezza in cui ancora la vediamo, una parete rettilinea in laterizi. Senza più la volta, i primi due piani furono ricostruiti come un nuovo ambiente unico, con una finestra al centro dei lati est e ovest.

Anche la tessitura della ricostruzione presenta tutte le tipiche peculiarità onoriane, e si ritiene quindi, per i motivi già esposti, ascrivibile all'epoca di Valentiniano III, poco dopo il terremoto del 443 che potrebbe rappresentare un' importante concausa dell'imponente crollo.

Osservando le piante di Richmond del primo e del secondo piano, risulta chiaro che egli aveva ben rilevato questa differenza di tessitura lungo il fianco est della torre orientale, caratterizzato infatti come riferibile a diversi periodi (figura 3.3). Richmond però, come visto, assegnò a Massenzio il tratto più a nord della parete est e il paramento interno della torre

356 Pur avendo colto già in precedenza i margini delle tessiture relative ai restauri più recenti, ed aver rilevato i due

apparecchi murari come entrambi antichi registrando anche la differenza più vistosa tra essi relativa al trattamento superficiale dei giunti di malta completamente assente nella stesura di destra, rinzaffi, rabbocchi e ristilature hanno nascosto (vedi figura 3.12) la presenza di quella finestra del secondo piano posta in un punto così nevralgico della struttura, e che sembrerebbe appartenere alla fase onoriana in base alla scansione di finestre visibile simmetricamente nella torre ovest e miracolosamente salvatesi dal crollo.

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Figura 3.14 Porta Appia, torre orientale, lato est. Foto D’Ippolito.

circolare, ormai attribuibile con certezza ad Onorio. Anche lui comunque ritenne il risarcimento opera di Valentiniano III in seguito al terremoto, legandolo sempre alla rimozione delle volte interne e alla costruzione delle due nuove finestre centrali sui lati est e ovest. Egli sottolineò anche che il confine della ricostruzione è rimarcato dall’utilizzo, sul bastione, di una cornice in marmo con decorazioni floreali ancora visibile.

La presenza di una volta che divideva il primo dal secondo piano, evidentemente connessa al momento della realizzazione della torre cilindrica e quindi di II periodo, è certificata da un’altra foto dell’interno della torre orientale datata dalla Sovrintendenza Capitolina agli anni

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Figura 3.15 Porta Appia, torre orientale, ripresa dal primo piano verso l’alto e verso nord-ovest (1940). La foto è stata scattata

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'40 del Novecento (figura 3.15). Qui è evidente l’imposta di una grande volta a calotta che richiama quella ancora visibile nella torre orientale di Porta Ostiense. Il tratto residuo è collocato verso nord-nord-ovest, a sostegno di un piano pavimentale alla base di una porta di ingresso arcuata, attualmente tamponata357. In tempi recenti la divisione tra i piani è stata ripristinata, coprendo quindi un'ampia porzione delle finestre pertinenti al risarcimento di Valentiniano III, delle quali emergono solo la parte superiore tamponata e la ghiera. Nella foto si vede chiaramente una fascia verticale di cortina laterizia recente che risarcisce la parete lungo l’accostamento a un pilastro in opera listata. Oltre il pilastro, procedendo verso sud, sembra visibile una lieve traccia della struttura della volta, come se la parete fosse stata regolarizzata con una muratura apparentemente antica, sia per il tipo di mattoni irregolari che per la tessitura ad alti giunti.

Attualmente la torre orientale presenta, già nel secondo piano, vaste aree della superficie ricoperte da intonaco, e nei livelli superiori ne è rivestita quasi integralmente. Risulta però ugualmente rilevabile, alla base del giro più alto di finestre, il residuo dell'imposta di una seconda volta a calotta, morfologicamente simile a quella individuata tra primo e secondo piano.

Anche questi resti si trovano nella parte nord della camera circolare e la loro assenza in tutta la zona sud costituisce un'ulteriore conferma del fatto che tutta

la parte meridionale della torre subì un imponente crollo e fu ricostruita eliminando almeno in parte le pesanti volte interne (vedi figura 3.16).

Il sussistere della volta alla base dell’ultimo piano si troverebbe invece in contraddizione con la convinzione di Richmond che lo sviluppo complessivo della torre cilindrica di secondo periodo non avrebbe superato i settanta piedi (cioè fino al culmine del terzo piano).

357 La pianta di Richmond del secondo piano riporta quest’apertura oggi chiusa, mentre l’accesso alla camera

circolare è stato ottenuto con un taglio della parete circolare a nord.

Figura 3.16 Porta Appia, torre orientale, ripresa dal secondo piano verso l’alto e verso nord-est. Si nota un tratto residuale dell’imposta della volta a calotta dell’ultimo piano. Foto da Google maps.

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