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Corridoio trasversale D (pareti Dx, Dy, Dz)

Descrizione del paramento lapideo e delle strutture d’ingresso alla torre occidentale

5.5 Corridoio trasversale D (pareti Dx, Dy, Dz)

Il corridoio trasversale nel prospetto Dx (figura 5.31) ha la muratura a vista (USM 5004 e

USM 5005) fino all‟altezza di cm 311,

corrispondente all‟imposta delle volta intonacata con tinta gialla (USM 5006); la parete mostra, fino all‟altezza di 126 cm da terra e per tutta la sua estensione (USM 5004) una tessitura abbastanza serrata con mattoni nuovi, omogenei e sabbiati con misure massime di cm 3 x 13 x 26.5, con un modulo di circa 24 -25 cm, giunto piatto e posati di testa e di taglio (cfr. figura 5.32). Questo passo dura fino all‟altezza della soglia dell‟apertura in esposizione nord (Dz) dove il muro al di sotto ha caratteristiche analoghe per il modulo che è di 24-

25 cm, per il giunto piatto (anche se in questa parete Figura 5.32 Corridoio D nel braccio ovest della

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più eroso) e per il tipo di tessitura di testa e taglio fino a 123-126 cm da terra (cfr. anche figura

5.25).

Oltre questa quota, nella parete Dx l‟apparecchio è un po‟ più disordinato (USM 5005), ci sono varie “toppe” localizzate (figura 5.32) e i mattoni sono più alti (mediamente, 3.5 cm) e sempre nuovi e sabbiati, con giunto decisamente allisciato a sottosquadro. Il modulo raggiunge 28-31 cm. I giunti verticali sono molto impastati per cui non è facile individuare le misure della larghezza dei mattoni (13 x 26-28). Nella zona alta della USM 5005 fino all‟imposta della volta, partendo dalla ghiera già esaminata per un‟altezza di massimo un metro fino a circa un metro dall‟apertura a nord, si nota la comparsa di mattoni diversi, meno omogenei e con superficie più mossa e irregolare, dal fianco più stretto, sebbene montati con lo stesso passo a giunto alto analogo alla tessitura appena sottostante. Per quanto una patina di incrostazione più o meno spessa si sovrapponga alla superficie si direbbe che il colore dei mattoni di questa zona superiore sia più chiaro e rosaceo, richiamando i mattoni incontrati nella parte alta interna della torre occidentale attribuibili a Pio IX (cfr. allegati 4.3, 6.1).

La parete Dy (figura 5.29, USM 5007 e USM 5008) mostra le stesse caratteristiche con lievi differenze, ma, nonostante la omogenea posa in opera dei mattoni di testa e di taglio, ha un aspetto molto discontinuo a causa di numerosi isolati risarcimenti, di una diffusa ulteriore ripresa delle stilature e di un pronunciato sviluppo di efflorescenze saline che chiazzano con macchie biancastre soprattutto la superficie prossima alla finestra e verso l‟alto. Caratteristica è anche la comparsa di micro e macro sollevamenti degli strati superficiali con tipico aspetto di piccoli crateri legati alla presenza di sali. Anche in questa parete la fascia inferiore (USM 5007) fino all‟altezza della soglia della apertura a nord presenta una certa uniformità, con un modulo più stretto (27-28 cm) rispetto alla tessitura soprastante (USM 5008 con modulo di circa 30 cm), e con lo spessore dei mattoni che subisce un incremento in altezza da meno di 3 a 3,5 cm. L‟incidenza di criticità conservative in questa parete è da mettere in relazione con il suo contatto più o meno diretto con il terrapieno retrostante e con infiltrazioni di acqua nelle coperture e in prossimità dei lucernai. L‟alterazione della superficie per i fenomeni suddetti ostacola il rilevamento delle caratteristiche dei materiali costitutivi ma si direbbero ricorrenti, in alcune zone sommitali della parete, laterizi differenti con una superficie più irregolare rispetto a quelli sottostanti.

La volta (USM 5006) di questo ambiente accoglie tre lucernai rimaneggiati in fase recente che raggiungono la quota del piano di campagna del terrapieno (circa 7 metri più alta del piano terreno dell‟ingresso) che si trova tra la parete ovest di questo corridoio ed il primo tratto del camminamento del settore L.

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5.6 Esedra C

La superficie completamente intonacata della nicchia semicircolare mette in risalto alcuni frammenti erratici di marmo che, in uno degli ultimi interventi di restauro della porta, sono stati ancorati alla parete seguendo un discutibile criterio estetico (figura 5.29) che si manifesterà nella sistemazione di tutti gli ambienti del complesso. Anche la scelta di lasciare emergere la ghiera (USM 5009) risparmiandola dalla stesura dell‟intonaco, più che a un criterio filologico sembra rispondere al una logica di questo tipo.

La ghiera è costituita da finti bipedali che arrivano a misurare cm 66 (figura 5.33). Un velo diffuso di incrostazione e di invadenti stilature dei giunti con allisciatura inclinata rendono poco definita la muratura e

impastati i margini dei mattoni che si direbbero anche vari e antichi ma in alcuni casi sono riconoscibili elementi sabbiati e recenti. I giunti in chiave sono molto larghi, mentre per quanto riguarda gli stipiti, quello a sud (USM 5010) presenta un livello di rilavorazione che ottunde

Figura 5.33 Particolare della ghiera di

accesso all‟esedra C (USM 5009). Foto D‟Ippolito.

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decisamente la morfologia della tessitura muraria sottostante, mentre quello a nord (USM 5011), sebbene con chiari segni di rimaneggiamenti, lascia individuare più facilmente i bordi inferiori dei mattoni con una netta allisciatura a sottosquadro. Il modulo rilevabile con un certa approssimazione nello stipite sud e in basso (USM 10, figura 5.34a) è di 28-30 cm e lo spessore dei mattoni varia da 2,7 a 3,5 cm. Nello stipite nord il modulo è misurabile con maggior precisione e risulta di 27-28 cm, con un‟altezza dei mattoni che da più bassa nel livello inferiore (2,5 cm) aumenta nei filari più alti fino a 3 – 3,5 cm (USM 5011, figura 5.34b).

5.7 Sotterranei

Sulla parete Bx (figura 5.12), la cui struttura muraria è coperta da uno spesso strato di intonaco giallo, si apre una porta che conduce in ambienti sotterranei ad una profondità di - 2.90 m sotto l‟attuale piano di calpestio dell‟ingresso della porta. Si tratta del rifugio antiaereo costruito per il gerarca fascista Ettore Muti nel 1943 (figura 5.35).

Il muro sul quale è ricavato l‟accesso appartiene alla originaria parete nord della porta di Aureliano, che rispetto al paramento lapideo è arretrata di alcune decine di centimetri, mentre probabilmente mantiene lo stesso allineamento

della muratura in laterizi del circuito come succede anche a Porta Latina e a Porta Ostiense. Le scale, della larghezza di circa un metro (figura 5.12a), discendono in un ambiente semicircolare a forma di quarto di sfera posto concentricamente rispetto alla torre semicircolare di Aureliano ricostruita da Richmond (figura 5.23b)465. Prima di giungere in questo

465 Mentre a est Richmond trova chiare tracce della originaria torre semicircolare, ad ovest ne ricostruisce la pianta

verificandone il rapporto con il corpo scale centrale e riproponendo le proporzioni di quella orientale. (Richmond 1930: pp. 123-124 e 132).

Figura 5.35 Pianta del sotterraneo e della torre occidentale di Porta Appia. Elaborazione grafica D‟Ippolito.

184 ambiente, sulla parete che affianca le scale sulla sinistra, alla quota di – 2.04 m, è stato aperto un altro vano di circa 2 mq, il cui limite est coincide con la parete di un “pozzo” che sale verticalmente per 9,5 m (figura 5.36). La parte inferiore di questa parete, fino ad un‟altezza di 3,30 m è composta da grandi blocchi di travertino e tufo, mentre il resto delle superfici dell‟ambiente risulta coperto da uno strato di malta cementizia (figura 5.37). La verifica delle corrispondenze in pianta legittima l'interpretazione di questa muratura come parte della fondazione della zona centrale della porta di Aureliano. Infine, alla base di questo pozzo sulla parete sud è stato aperto un cunicolo con pianta ad L con iniziale sviluppo verso sud e in seguito, con angolo a 90 gradi, verso ovest (cfr.

figura 5.35).

Nella parete in fondo a questo primo tratto nord/sud è possibile distinguere, in un‟area ristretta, alcune bozze lapidee disposte per filari sub orizzontali, mentre l‟ultimo tratto est/ovest si conclude con una cavità per l‟alloggiamento di una cassaforte in pessimo stato di conservazione. Che l‟iniziativa di questa impresa sia da considerare recente è certificato da due documenti: il primo è un rapporto in un Registro di Zona del 5 giugno del 1943466 nel quale, tra l‟altro, dando la notizia dei lavori, si precisa che è stata “rinvenuta una piccola grotta” che non viene descritta “perché piena di terra”; il secondo, del 25 giugno 1943 e proveniente dalla Conservatoria, è un resoconto sullo stato dell‟intervento:

I lavori per la costruzione del ricovero antiaereo alla porta Appia sono quasi ultimati e consistono nel taglio in breccia del blocco di murature costituenti la base della torre di destra uscendo, con formazione di una scaletta con cui si raggiunge la base della torre, dove si è creata una cella a forma di calotta sferica, di modeste dimensioni. Inoltre

466SBCAS, RDZ 64, p. 58 del 5 - 6 – 1943: “Porta San Sebastiano, nella torre di destra si eseguisce uno scavo per

rifugio da utilizzare dall‟Eccellenza Muti. Nello scavo si è rinvenuta una piccola grotta, non ho potuto vedere di che si tratta perché piena di terra”.

Figura 5.37 Grossi blocchi delle fondazioni di Aureliano nel sotterraneo. Foto D‟Ippolito.

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lateralmente alla scaletta si è scavato, sempre nel blocco di muratura, uno stretto cunicolo. (…)467.

Mentre sembra chiaro che il pozzo tra la cella a semicalotta sferica e il cunicolo ad L sia frutto di un intervento successivo ai lavori eseguiti per Muti e probabilmente finalizzato alla creazione di un ascensore, non è altrettanto certo che un cunicolo non fosse già stato aperto in precedenza. L‟utilizzo, in riferimento alla “piccola grotta”, del termine “rinvenuta” da parte del relatore del primo documento induce a credere al fatto che possa trattarsi di uno dei saggi conoscitivi di Richmond, come sembra documentare il grafico della pianta del piano terra della porta (figura 5.23b) da lui pubblicato nel 1930468. Sebbene il sopralluogo diretto non possa svolgersi in una situazione ottimale per gli spazi angusti e per la mancanza di corrente elettrica, è comunque possibile notare quanto scarsa sia stata l‟attenzione ai ruoli specifici delle murature interessate da questi lavori, tanto che sono state indifferentemente coperte con malte cementizie o intonaci a grana fine, sia che fossero strutture appena costruite per l‟articolazione dei nuovi spazi, sia che fossero le superfici di conglomerato di età aurelianea esposto dopo la sua riduzione meccanica. Le superfici a vista del nucleo sono state trattate con una “sbruffatura” di cemento e improvvisati interventi di consolidamento hanno interessato il paramento di grossi blocchi in tufo e travertino ostacolandone la stessa individuazione. Ma in particolar modo colpisce la disinvoltura, per non dire la spregiudicatezza, con la quale sono stati fatti lavori di questa portata in corrispondenza delle fondazioni di una struttura architettonica che aveva già mostrato in passato gravi criticità.

Dal punto di vista tecnico merita attenzione il fatto che la muratura a grossi blocchi oggi visibile, pur essendo stata quasi certamente realizzata per rimanere nascosta e accostata saldamente al conglomerato cementizio pertinente al resto della costruzione, sia stata assemblata con estrema precisione469. A circa 3.30 m verso l‟alto dal piano di calpestio si nota un leggero

467 Comune di Roma, II Ripartizione, Demanio e Patrimonio, Conservatoria, Fondo Mura Urbane e Pomerio pos.

518 doc datato 25-6-1943. Il documento contiene il rapporto di “sopraluogo” che il direttore capo dei SS TT del Governatorato ripartizione V invia all‟Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti e per conoscenza alla Ripartizione II (Patrimonio) in risposta ad una lettera del 2 giugno 43 e si conclude con interessanti considerazioni: “Date le modeste dimensioni dei tagli effettuati, non si ritiene che possa essere pregiudicata la stabilità del monumento; non altrettanto può dirsi per la sua integrità evidentemente manomessa”.

468 Cfr. RICHMOND 1930, p. 123. Dal grafico, in verità, sembra che l‟area esplorata interessi anche la zona in

corrispondenza del “pozzo” a fianco del plinto del fornice e sebbene il preciso livello della pianta di Richmond non possa essere stabilito perché nonostante lo indichi come piano terra disegna ben quattro rampe di scale, è certo che se l‟area irregolare che delinea corrisponde all‟intercapedine utilizzata per la sua ricognizione avrebbe dovuto comunque intercettare una parte almeno di fondazione o di parete in grossi blocchi. L‟unica spiegazione, mantenendo ferma l‟interpretazione della suddetta sagoma bianca nella pianta di Richmond come di una cavità di perlustrazione, è che si collochi al di sopra dei grossi blocchi oggi visibili fino all‟altezza di m 1,30 dal pian terra dell‟ingresso.

469 La successione delle assise più chiaramente distinguibili riporta queste misure partendo dall‟alto: cm 73, 62, 30,

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aggetto delle pareti intonacate, e a circa m 7.70 è visibile una tavola che attraversa la cavità per il lato breve. Per le partiture necessarie alla suddivisione dei nuovi spazi sono stati impiegati mattoni zoccoli rossastri alti cm 5.