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CAPITOLO SECONDO – REDAZIONE E TRADIZIONE

II.1 Controversie inerenti alla datazione dell’opera

Sulla data di composizione dell’opera si è propensi a credere che la Vita nova sia stata redatta negli anni 1291-1292 ma la questione è assai controversa. Sebbene risulti più probabile ipotizzare una stesura delle liriche anteriore a quella della prosa (che le correda), sappiamo in realtà che alcune furono scritte contemporaneamente alla loro spiegazione o modificate dopo una prima scrittura per farle meglio aderire alla trama. La prova più esplicita delle riscritture e revisioni eseguite dall’autore è quella del sonetto al quale fu aggiunto un secondo inizio e per questo ribattezzato sonetto con il secondo ‛cominciamento’, ma anche la tradizione extravagante delle Rime conferma che la genesi dell’opera subì alterazioni successive, probabilmente perché quando Dante iniziò a scrivere poesie non aveva ancora in mente il progetto della Vita nova e, una volta maturatolo, volle accordare le liriche già scritte alla storia che andava via via tracciando.

Sicuramente databili sono: A ciascun'alma che, per ammissione di Dante, è del 1283; Voi

che portate e Sè tu colui che sono dell'inizio del 1290 e infine Era venuta, scritta

nell'anniversario della morte di Beatrice, e quindi nel giugno del 1291, che resta il terminus

post quem della Vita nova. L'ordine in cui le liriche sono presentate riflette per lo più la

loro successione cronologica. Secondo la testimonianza di Boccaccio, Dante «primieramente, duranti ancora le lagrime della sua morta Beatrice, quasi nel suo vigesimo sesto anno compose in un suo volumetto, il quale egli intitolò Vita Nuova, certe operette, siccome sonetti e canzoni, in diversi tempi davanti in rima fatte da lui»39 o, detto in altri termini, scrisse il libello all’incirca nel 1292.

A questa data si è affidata la maggioranza dei critici, spostandola tutt’al più all'inizio del 1293 (Zingarelli, Shaw, Barbi), del 1294 (Cosmo, Montanari, De Robertis) o del 1295

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DANTE ALIGHIERI, Introduzione, La Vita Nuova, Commento e glossario di Tommaso Casini, Firenze, Sansoni, 1962, XVII

(Santangelo, Foster e Boyde). L’altra ipotesi, che posticipava la stesura della Vita nova all’anno 1300 (per il riferimento ai peregrini), è stata confutata così come quella di una data ancor più vicina alla Commedia, di cui si vedeva un presupposto immediato nella mirabile visione finale. Le maggiori difficoltà nascono dall'interpretazione dei passi del

Convivio poiché, nella canzone Voi che 'ntendendo, Dante identifica la «gentile donna»

menzionata nella fine della Vita nova con la «Donna gentile» o Filosofia. Solo che mentre l'amore per lei è presentato nel libello come un desiderio malvagio che ostacola la ragione, presto debellato col ritorno a Beatrice, nel Convivio il poeta celebra la vittoria conclusiva dell'amore per la «Donna gentile». Ciò, al di là delle ripercussioni che tale oscillazione ha significato per la storia d’amore, ha conseguenze anche sulla genesi e la datazione dell’opera.

Pietrobono sostiene una doppia redazione della Vita nova: Dante, cioè, avrebbe potuto nella prima redazione intendere la «gentile donna» come la Filosofia, opinione che avrebbe reiterato nel Convivio per poi modificare il finale nel libello col trionfo e l'esaltazione di Beatrice, che sarebbero stati aggiunti dopo il 1312 a chiarimento e correzione del Convivio, per meglio allineare la Vita nova alla Commedia che Dante stava allora componendo o anche per adeguarsi ai nuovi ideali etico-culturali dell’opera dottrinale (la scoperta della filosofia e la volontà di essere maestro di virtù). Tuttavia, la tesi non gode di alcuna prova, mancando di fatto testimonianza di una seconda redazione della Vita nova. Barbi, infatti, discorda con la posizione di Pietrobono, ritenendo l’opera unitaria e non riconoscendo il carattere allegorico della «Donna gentile».

Nardi riprende parte dell’argomentazione di Pietrobono, modificandola. Secondo lo studioso, la Vita nova sarebbe terminata con il contrasto tra Beatrice e Filosofia e solo dopo la stesura del Convivio Dante avrebbe modificato la conclusione della Vita nova con l’aggiunta della mirabile visione. Tale ipotesi viene approvata da Branca nonostante le

nuove prove portate da Marti a sostegno della tesi di Barbi. Altro punto controverso è l'interpretazione della cronologia di Voi che 'ntendendo (che simboleggia l’inizio della più matura fase poetica di Dante) in relazione alla figura della «gentile donna». Il poeta ne parla in due passi del Convivio. Nel primo racconta l’incontro con la «gentile donna» dopo la morte di Beatrice e spiega come è stata concepita la canzone:

Cominciando adunque, dico che la stella di Venere due fiate rivolta era in quello suo cerchio che la fa parere serotina e matutina [dopo 1168 giorni, cioè alla fine di agosto 1293], secondo diversi tempi, appresso lo trapassamento di quella Beatrice beata che vive in cielo con li angeli e in terra con la mia anima, quando quella gentile donna, cui feci menzione ne la fine de la Vita Nuova, parve primamente, accompagnata d’Amore, a li occhi miei e prese luogo alcuno ne la mia mente. E sì come è ragionato per me ne lo allegato libello, più da sua gentilezza che da mia elezione venne ch’io ad essere suo consentisse; ché passionata di tanta misericordia si dimostrava sopra la mia vedovata vita, che li spiriti de li occhi miei a lei si fero massimamente amici. E così fatti, dentro [me] lei poi fero tale, che lo mio beneplacito fu contento a disposarsi a quella imagine. Ma però che non subitamente nasce amore e fassi grande e viene perfetto, ma vuole tempo alcuno e nutrimento di pensieri, massimamente là dove sono pensieri contrari che lo ’mpediscano, convenne, prima che questo nuovo amore fosse perfetto, molta battaglia intra lo pensiero del suo nutrimento e quello che li era contraro, lo quale per quella gloriosa Beatrice tenea ancora la rocca de la mia mente. Però che l’uno era soccorso de la parte [de la vista] dinanzi continuamente, e l’altro de la parte de la memoria di dietro. E lo soccorso dinanzi ciascuno die crescea, che far non potea l’altro, [te]men[d]o quello, che impediva in alcuno modo, a dare indietro, il volto; per che a me parve sì mirabile, e anche duro a sofferire, che io nol potei sostenere. E quasi esclamando, e per iscusare me de la varietade, ne la quale parea me avere manco di fortezza, dirizzai la voce mia in quella parte onde procedeva la vittoria del nuovo pensiero, ch’era virtuosissimo sì come vertù celestiale; e cominciai a dire: Voi che ’ntendendo il terzo ciel movete.40

Nel secondo passo Dante afferma di aver letto la Consolatio di Boezio e il Laelius di Cicerone per trovar conforto all'angoscia conseguente alla morte di Beatrice, e di aver concepito, in seguito a quelle letture e alla frequentazione delle scuole dei religiosi, l’amore per la filosofia (immaginata come una donna gentile e misericordiosa),

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perfezionato, dopo trenta mesi, in un sentimento esclusivo per lei, espresso appunto nella canzone. Riportiamo il passo:

E imaginava lei fatta come una donna gentile, e non la poteva imaginare in atto alcuno se non misericordioso; per che sì volentieri lo senso di vero la mirava, che appena lo potea volgere da quella. E da questo imaginare cominciai ad andare là dov'ella si dimostrava veracemente, cioè ne le scuole de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti. Sì che in picciol tempo, forse di trenta mesi, cominciai tanto a sentire de la sua dolcezza, che lo suo amore cacciava e distruggeva ogni altro pensiero.41

Le due indicazioni non parvero a Barbi né parallele né successive: esse indicherebbero soltanto che l'interesse di Dante per la filosofia cominciò nell'agosto del 1293, termine invalicabile per la composizione della Vita nova, mentre la canzone risalirebbe alla primavera seguente. Per altri (ad esempio per Foster e Boyde), i due passi alluderebbero invece a due momenti successivi, il che sposterebbe il compimento del libro al 1295. L'ipotesi di Barbi, anche se suscettibile di qualche ritocco, vale soprattutto per l'implicito invito a interpretare la Vita nova indipendentemente dalla storia successiva del Convivio e dai nuovi paradigmi sui quali Dante avrebbe poi voluto creare la propria biografia esemplare. Sembrano da respingere, comunque sia, gli accostamenti cronologici alla

Commedia e la conseguente lettura della Vita nova sulla falsariga del poema, con

un'interpretazione allegorico-mistica che non pare la più soddisfacente per una corretta interpretazione.

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