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Cooperazione

Nel documento Rapporto 2013 (.pdf 3.4mb) (pagine 193-196)

Smail Emilia-Romagna, il sistema di monitoraggio delle imprese e del lavoro realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna e dalle Camere di commercio della regione in collaborazione con Gruppo Clas, permette di avere una prima fotografia dell’andamento del settore cooperativo al giugno 2013 in termini di sedi locali attive in regione (che abbiano almeno un addetto) e relativi addetti. Rispetto al giugno 2012, l’occupazione complessiva risulta sostanzialmente stabile (-0,5 per cento, passando da 175.687 a 174.797) mentre le unità locali sono in leggero aumento (+0,7 per cento, aumentando da 11.042 a 11.116). Ne risulta, quindi, una limitata contrazione della dimensione media delle unità locali di imprese cooperative in regione.

I dati di Smail Emilia-Romagna ci permettono di gettare lo sguardo nel medio periodo in modo da verificare l’andamento del mondo cooperativo dal giugno 2008. Questo ci consente di verificare quale sia stato l’impatto della lunga crisi che stiamo vivendo sul comparto delle cooperative. Per quel che riguarda il numero di addetti, in 6 anni si registra un aumento del 3,1 per cento (che equivale a oltre 5.200 addetti in più). Il numero delle unità locali riporta un aumento anche più consistente e pari all’8,7 per cento (ed equivalente a quasi 900 sedi locali in più). La diminuzione del numero medio di addetti per unità locale si conferma una tendenza di medio periodo: nel periodo in analisi il numero medio di dipendenti è diminuito di circa una unità, passando da 16,6 a 15,7.

Il sistema della Camere di commercio è stato intensamente coinvolto nel processo di rilevazione censuaria relativo al Censimento dell’industria e dei servizi. Le rilevazioni sul campo per le imprese ed i soggetti del terzo settore, infatti, sono stati materialmente svolti dalle Camere di commercio. Istat sta progressivamente rendendo noti i dati derivanti dalle rielaborazioni di queste rilevazioni ma, al momento in cui il presente rapporto va in stampa, i dati a livello regionale per le cooperative non sono ancora disponibili. Questi avrebbe permesso di ampliare l’orizzonte dell’analisi al lungo periodo tramite un confronto col 2001, precedente annata censuaria.

Per quanto concerne l’andamento economico delle imprese cooperative per l’anno 2013 in Emilia-Romagna, è possibile fare riferimento ai dati preconsuntivi forniti dalle centrali regionali di AGCI, Confcooperative e Legacooperative.

I dati forniti da Legacooperative consentono un’analisi preventiva di quello che sarà il valore della produzione, della marginalità e dei livelli di occupazione a fine 2013.

A livello dei singoli settori di attività, il valore della produzione è previsto in diminuzione per il comparto dell’abitazione, del turismo e delle attività culturali. Le cooperative di servizi, quelle sociali e quelle di dettaglianti prevedono di chiudere il 2013 con un aumento di questo parametro, mentre agroindustria, pesca e consumo prevedono una stabilità. I dati relativi all’anno passato mostravano una maggiore uniformità nell’andamento del valore della produzione tra i diversi settori di attività delle cooperative. Da questo punto di vista, quindi, si potrebbe dire che le cooperative stanno uscendo dalla crisi con velocità differenziate in base al settore.

La situazione si presenta molto più uniforme per quel che riguarda le previsioni di chiusura dei margini aziendali. Tutti i settori prevedono una contrazione degli stessi, fatta eccezione per le cooperative di servizi. Com’è noto, la capacità di una impresa di produrre margini è fondamentale per il suo sviluppo poiché dai margini derivano, direttamente o indirettamente (tramite la capacità di accesso al credito), le risorse per gli investimenti sul futuro. Data la situazione descritta, appare chiaro come la congiuntura generale dell’economia stia gravando anche sull’economicità del settore cooperativo, anche se questo ha, storicamente, sempre fatto fronte meglio di altri alle avverse condizioni generali dell’economia.

Un altro parametro per il quale la Lega ha fornito la previsioni sull’andamento a fine 2013 è quello dell’occupazione. In un momento di forti tensioni sul mercato del lavoro come quello che stiamo vivendo, questo è uno dei parametri a cui si guarda con maggiore attenzione. L’occupazione è prevista in calo per il settore dell’abitazione e della pesca ed in aumento per servizi e consumo. Stabile in tutti gli altri casi.

Anche nel caso dell’occupazione, si nota l’aumentare del divario tra i diversi settori del mondo cooperativo rispetto all’anno precedente.

Una ulteriore grandezza che è possibile analizzare è il numero dei soci aderenti. Due settori, servizi e consumo, prevedono un aumento a fronte di altri due settori, pesca ed abitazione, che prevedono una contrazione. Stabilità è prevista negli altri casi.

Per tirare le file di quanto detto sinora possiamo dire che, tra le cooperative aderenti alla Lega, quelle che si difendono meglio dalla crisi sembrano essere quelle dei servizi, quelle sociali e quelle dei dettaglianti. Le più penalizzate, invece, appaiono quelle dell’abitazione, del turismo e quelle culturali.

I dati in possesso non permettono di trarre conclusioni definitive a riguardo ma sembra di poter dire che a fronte di una stabilità od un aumento del valore della produzione, in molti casi si assista ad un ristagno dei margini. Per fronteggiare la recessione e cercare di uscirne con una posizione competitiva promettente le cooperative stanno quindi sacrificando i margini.

I dati messi a diposizione permettono di gettare un primo sguardo sul 2014. Gli unici due settori che prevedono un valore della produzione in calo sono quello del turismo e quello delle attività culturali che ripropongono sul 2014 le criticità dell’anno che sta per concludersi. Le cooperative attive nella grande distribuzione (quelle di dettaglianti e quelle di consumo) prevedono un valore della produzione in crescita, parallelamente ad un aumento dell’occupazione e ad una stabilità dei margini. Nessuna tipologia di cooperativa prevede margini in aumento, a conferma di quanto ipotizzato più sopra in termini di marginalità.

I dati di preconsuntivo 2013 di Confcooperative, supportati anche dall’indagine congiunturale, confermano che, nel quadro di incertezza che da molti anni sta caratterizzando l’economia nazionale e regionale, le imprese cooperative che hanno tenuto ed hanno resistito meglio di altre alla crisi si trovano ora ad un bivio: pronte a ripartire se ci sarà una ripresa in tempi brevi; a rischio di perdere fatturato ed occupazione se l’uscita dal tunnel dovesse essere ancora lontana.

A fine 2013 si dovrebbe registrare un leggerissimo incremento del fatturato (+ 1,5%) ed un sostanziale consolidamento dell’occupazione (+0,4%). Il modesto incremento sul versante occupazionale è conseguenza anche del fatto che la scelta di tutelare i posti di lavoro a scapito della redditività non trova più alcun margine di manovra a fronte dell’eccessiva diminuzione della stessa.

Il comparto agroindustriale consolida il discreto risultato raggiunto nella precedente annata. Nel settore ortofrutticolo i prezzi di vendita della frutta estiva sono risultati in ripresa fino alla metà di luglio per poi scendere al di sotto delle quotazioni dell’esercizio precedente. Le liquidazioni della frutta estiva che verranno riconosciute ai soci produttori, in alcuni casi, riusciranno a fatica a coprire i costi di produzione sostenuti dagli stessi. E’ calato ulteriormente il consumo della frutta estiva, sia per la ristrettezza economica che ha portato il consumatore ad una maggior oculatezza negli acquisti anche di prodotti alimentari e sia per lo sfavorevole andamento meteorologico nei paesi del nord Europa, principali mercati del prodotto estivo. La produzione di frutta invernale risulta quantitativamente in linea con quella del precedente esercizio soprattutto per quanto riguarda le pere ed il Kiwi ed anche i prezzi attesi per la commercializzazione non dovrebbero subire scostamenti rilevanti. L’ulteriore incremento delle quotazioni del vino ha portato ad un’ottima liquidazione dell’uva conferita. La vendemmia 2013 registra un notevole incremento delle quantità conferite ed una rilevante diminuzione della gradazione alcolica media. Si nutrono dubbi sulle prospettive di collocamento del vino stante le quantità prodotte ed il calo generalizzato dei consumi.

Nel settore lattiero-caseario il programmato decremento della produzione del parmigiano reggiano ed il buon andamento delle esportazioni hanno consentito di mantenere stabili le quotazioni rispetto all’esercizio precedente.

Il fatturato del settore avicolo risulterà in linea con quello del precedente esercizio in quanto nella seconda metà dell’anno si dovrebbe recuperare quanto perso nei primi mesi.

L’occupazione nel settore agroindustriale risulta sostanzialmente stabile anche se continua la tendenza a non rimpiazzare i dipendenti che lasciano le azienda, privilegiando il ricorso all’occupazione avventizia.

Segnali decisamente positivi sul fronte dell’export dei prodotti agroalimentari che anche quest’anno registra un incremento di oltre il 10% rispetto all’esercizio precedente.

Positiva un po’ in tutti i settore la ricerca di nuovi mercati, non esclusi quelli oltre oceano, su cui collocare i prodotti agricoli sia freschi che trasformati. Sono mercati che anche se, al momento, assorbono modeste quantità possono avere buone prospettive.

In forte diminuzione il fatturato delle cooperative di abitazione. In lieve calo il volume d’affari delle cooperative di produzione e lavoro con una sostanziale tenuta dell’occupazione.

Anche il settore solidarietà sociale ha consolidato la propria posizione sia in termini di fatturato che sul versante occupazionale anche se diverse cooperative cominciano a mostrare segnali di difficoltà legate soprattutto ai tagli al Welfare operati dal settore pubblico. Le cooperative sociali risentono inoltre, ancor più delle altre, dei lunghi tempi di pagamento da parte degli Enti pubblici e della minor redditività dovuta

all’aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso ed alla sempre più pressante richiesta di figure professionali più qualificate senza il riconoscimento di adeguati incrementi sul valore dell’appalto.

All’interno di questo settore risulta ancora particolarmente difficile la situazione delle cooperative di inserimento lavorativo che, quando operano nel mercato privato, sommano le difficoltà tipiche delle imprese di servizi a quelle di imprese dagli equilibri delicati.

Nonostante tutto la cooperazione continua ad investire anche se, in diversi casi, si tratta di investimenti di modesta entità. L’elevata percentuale di imprese che investono sottolinea comunque la vivacità della cooperazione ed il tentativo di reagire proattivamente ai cambiamenti imposti dal contesto economico generale. Sotto questo punto di vista è da rilevare che diverse cooperative di solidarietà sociale stanno investendo in misura maggiore rispetto al passato, dato che può essere letto come indice di un processo di trasformazione in atto per poter assicurare gli stessi servizi senza ridurre l’occupazione a fronte di una contrazione delle entrate.

Continua a crescere il fabbisogno finanziario delle imprese cooperative, una necessità che si scontra con le note difficoltà che le imprese incontrano per accedere al credito. Per la maggioranza delle imprese continua ad essere un fattore di difficoltà il ritardo nei tempi di pagamento del settore privato e del settore pubblico che, rispettivamente, hanno raggiunto gli 84 giorni e i 109 giorni.

I dati forniti da AGCI Emilia-Romagna consentono un confronto della situazione a fine 2013 con quella relativa alla fine dell’anno precedente. Il primo dato che è necessario mettere in evidenza è che ben 72 cooperative, su un totale di 507 aderenti a questa associazione, risultano in liquidazione. Questo dato da solo spiega bene di che intensità e portata sia la crisi che stiamo attraversando. Per quel che riguarda il complesso delle cooperative aderenti, si ha che fatturato ed addetti (sia soci lavoratori, sia lavoratori non soci) risultano in aumento mentre il numero dei soci e delle cooperative aderenti risultano in contrazione.

Rispetto all’andamento registrato per il fatturato, va però fatto notare che i dati del 2012 erano relativi alla situazione a fine ottobre, mentre quelli del 2013 sono relativi a fine novembre. Questo potrebbe spiegare, almeno in parte, l’andamento riportato del fatturato, rendendo il dato più coerente con la situazione delle altre grandezze socio economiche appena messe in luce.

L’articolazione settoriale presenta qualche discontinuità rispetto all’anno passato, tuttavia ci sembra di poter concludere che non tutti i settori mostrano lo stesso tipo di andamento. In particolare, il fatturato risulta in aumento per tutte le tipologie di cooperative (ma vale l’avvertenza già fatta per quel che riguarda le differenze dei periodo di riferimento) ad eccezione di quelle di abitazione, il numero dei dipendenti non soci risulta in calo per le cooperative culturali, di solidarietà ed abitazione. In controtendenza le cooperative di agricoltura e pesca. La consistenza dei soci lavoratori risulta in aumento per tutti i comparti ad eccezione di agricoltura e pesca (in calo) e credito (stabile). Gli unici due settori per i quali il numero delle cooperative aderenti è in aumento sono quello della cultura e quello della solidarietà.

Nel documento Rapporto 2013 (.pdf 3.4mb) (pagine 193-196)