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Industria delle costruzioni

Nel documento Rapporto 2013 (.pdf 3.4mb) (pagine 127-144)

2.6.1 L’evoluzione del reddito nel 2013 e previsione per il 2014-2015

Lo scenario economico redatto nello scorso novembre da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia ha previsto per il 2013 una flessione reale del valore aggiunto delle costruzioni dell’Emilia-Romagna pari al 5,4 per cento, che ha consolidato la fase negativa in atto dal 2008. Il perdurare della crisi traspare ancora di più se si considera che in rapporto al 2007, cioè alla vigilia della crisi nata dall’insolvenza dei mutui statunitensi ad alto rischio, il 2013 accusa una flessione del 34,6 per cento.

La crisi le cui avvisaglie hanno cominciato a manifestarsi nella seconda metà del 2007 ha segnato profondamente il settore. Per l’Ance1 si prospetta in regione per il 2013 una diminuzione reale degli investimenti in costruzioni pari al 3,6 per cento (-5,6 per cento in Italia). Si prevedono segni negativi per le nuove costruzioni (-9,3 per cento) e per le costruzioni non residenziali sia pubbliche (-9,3 per cento) che private (-5,3 per cento). L’unico segno positivo dovrebbe riguardare il segmento delle manutenzioni straordinarie e recupero (+3,5 per cento), che con tutta probabilità si è valso delle agevolazioni fiscali destinate alle ristrutturazioni edilizie2.

La nuova flessione degli investimenti in nuove costruzioni trae origine dalla generale prosecuzione della recessione e dalla stretta creditizia effettuata dagli istituti di credito nei confronti di imprese e famiglie e a tale proposito si registra il riflusso dei prestiti destinati alla costruzione di abitazioni e al relativo acquisto, come descritto nel paragrafo dedicato al credito. Occorre inoltre considerare che la ulteriore crescita dei senza lavoro e delle persone assistite dagli ammortizzatori sociali sono fattori che, generando incertezza, non inducono certamente ad accendere mutui. E’ semmai da sottolineare che le previsioni dell’Ance non hanno riflesso l’impatto delle opportunità offerte dalla ricostruzione post terremoto, tanto che anche per il 2014 viene prospettata una diminuzione reale degli investimenti in costruzioni pari al 2,6 per cento, con una punta del 5,1 per cento relativa alle nuove costruzioni di abitazioni e alle costruzioni non residenziali pubbliche.

Quanto alle previsioni, secondo lo scenario di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia dello scorso novembre, nel 2014 il valore aggiunto del’industria delle costruzioni dell’Emilia-Romagna dovrebbe assestarsi (-0,1 per cento) per poi risalire timidamente nell’anno successivo (+1,6 per cento). Si prospetta nella sostanza una crescita ancora debole, che raggiungerà nel 2015 volumi comunque inferiori del 33,7 per cento a quelli pre-crisi.

Per il 2013 si attende una forte diminuzione delle unità di lavoro nei confronti dell’anno precedente (-13,7 per cento), che sale al 20,0 per cento per i soli dipendenti. Questo crollo trae origine dall’aumentato ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Nel 2014 si profila un’altra diminuzione delle unità di lavoro, relativamente più contenuta (-1,5 per cento), che dovrebbe tuttavia preludere, nel 2015, a una leggera crescita (+0,6 per cento). Nei prossimi due anni si avrà in sostanza uno scenario non privo di ombre, che riflette gli effetti della lunga crisi.

2.6.2 L’evoluzione congiunturale

L’indagine trimestrale avviata dal 2003 dal sistema camerale dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con Unioncamere nazionale, ha messo in evidenza, nelle imprese fino a 500 dipendenti, una situazione dai connotati nuovamente negativi, in termini più accentuati rispetto all’anno precedente. Non c’è stato pertanto alcun impatto delle opportunità offerte dalla ricostruzione post terremoto e dagli incentivi alle

1 Il rapporto Ance è stato redatto nel mese di giugno 2013.

2 Tra le misure della Legge di Stabilità c'è la proroga dell'ecobonus, ovvero delle detrazioni fiscali per i lavori di rinnovamento energetico, nonchè la proroga per le detrazioni fiscali per i lavori di ristrutturazione edilizia: l'ammontare totale per questi sconti fiscali è previsto di un miliardo di euro.

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ristrutturazioni. In ambito nazionale, l’indagine Istat sulla produzione edile ha registrato per tutti i primi nove mesi del 2013 indici3 tendenzialmente in calo, con una flessione media dell’11,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012.

Nei primi nove mesi del 2013 il volume di affari è mediamente diminuito del 5,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012 (-11,2 per cento in Italia), consolidando la tendenza negativa in atto dall’estate del 2008. A questo ulteriore deludente risultato hanno contribuito tutti i trimestri, in particolare il primo, che si è chiuso con un calo tendenziale del 6,8 per cento. Nei sei mesi successivi la caduta si è un po’ attenuata, ma su livelli comunque importanti, superiori al 5 per cento.

Il ridimensionamento del fatturato non ha risparmiato alcuna classe dimensionale. La diminuzione più marcata ha riguardato le piccole imprese da 1 a 9 dipendenti, dove è maggiore la presenza dell’artigianato, il cui volume d’affari è diminuito del 6,4 per cento, annullando il timido aumento dello 0,4 per cento registrato un anno prima. Nelle imprese intermedie, da 10 a 49 dipendenti, la riduzione ha sfiorato il 6 per cento, in peggioramento rispetto all’andamento dei primi nove mesi del 2012, segnati da un calo del 3,6 per cento. Nelle imprese più strutturate, da 50 a 500 dipendenti, più orientate all’acquisizione di commesse pubbliche, la diminuzione si è attestata al 3,2 per cento, in misura più contenuta rispetto a quanto emerso nei primi nove mesi del 2012 (-6,9 per cento).

Fig. 2.6.1. Volume d’affari dell’industria edile dell’Emilia-Romagna. Variazioni percentuali sullo stesso trimestre dell’anno precedente. Periodo primo trimestre 2003 – terzo trimestre 2013.

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia e statistica Unioncamere Emilia-Romagna su dati dell’indagine congiunturale del sistema camerale dell’Emilia-Romagna.

Secondo l’indagine qualitativa del sistema camerale, le indicazioni delle imprese in merito all’andamento del settore edile rispetto a un anno prima sono risultate di segno ampiamente negativo. I giudizi negativi sono andati tuttavia attenuandosi con il trascorrere dei mesi, mentre è aumentata nel terzo trimestre la platea di imprese che ha indicato un miglioramento. Parlare di preludio a una ripresa del settore può apparire azzardato, ma resta pur sempre un segnale timidamente positivo, pur permanendo un quadro di fondo comunque negativo.

La percentuale di imprese edili che ha indicato un peggioramento del settore si è mediamente attestata, nei primi nove mesi del 2013, al 56 per cento, prevalendo nettamente su chi, al contrario, ha indicato un miglioramento (5 per cento). Ne è disceso un saldo negativo di 51 punti percentuali, che ha rispecchiato esattamente la situazione dei primi nove mesi del 2012. Tra le classi dimensionali, il giudizio più negativo è venuto dalle imprese più strutturate, da 50 a 500 dipendenti (-62 punti percentuali), in misura più accentuata rispetto a quanto rilevato un anno prima (-59 punti percentuali). Nella fascia da 1 a 9 dipendenti le imprese che hanno espresso un giudizio negativo si sono mediamente attestate al 55 per cento, contro il 7 per cento che ha invece indicato un miglioramento. Praticamente dello stesso tenore è

3 Dati corretti per gli effetti del calendario.

-10,0

stato l’andamento della classe intermedia da 10 a 49 dipendenti. E’ da sottolineare che in tutte le classi dimensionali il trimestre estivo ha registrato un miglioramento dei giudizi rispetto ai decisamente depressi sei mesi precedenti,

Il sondaggio eseguito dalla Banca d’Italia tra settembre e ottobre 2013, su un campione di circa 50 imprese edili con sede in regione e con almeno venti addetti, ha registrato una situazione sfavorevole.

Per metà degli intervistati, il valore totale della produzione si sarebbe collocato al di sotto del livello raggiunto nel 2012, nonostante la ripresa emersa nella seconda metà dell’anno rispetto alla prima. Circa il 40 per cento del campione ha dichiarato che chiuderà l’esercizio 2013 in perdita, confermando la situazione emersa nell’anno precedente. Una quota analoga ha dichiarato un utile. Le attese per il 2014 non indicano sostanziali miglioramenti. Un terzo delle imprese intervistate ha previsto un ulteriore riduzione del valore della produzione a fronte di una quota dello stesso tenore che invece prospetta un aumento.

Quanto al clima delle imprese, i dati nazionali destagionalizzati hanno evidenziato nel bimestre ottobre-novembre un timido miglioramento rispetto al clima dello stesso periodo dell’anno precedente. Al di là di questi segnali positivi, restano tuttavia livelli di ottimismo che nel corso del 2013 sono apparsi più bassi in rapporto al passato.

Nell’ambito della piccola impresa, un ulteriore contributo all’analisi congiunturale è offerto dall’indagine, limitata al primo semestre, effettuata dall’Osservatorio congiunturale sulla micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti) promosso da Cna e Federazione Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia Romagna. Nelle oltre mille imprese intervistate è emersa una situazione negativa. La ripresa emersa nella seconda metà del 2012 si è rivelata effimera. Nel primo semestre 2013 il fatturato totale valutato in termini reali4 è diminuito del 10,6 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Segnali poco incoraggianti sono inoltre venuti dagli investimenti totali, che sono apparsi in flessione del 15,3 per cento, consolidando la tendenza negativa in atto dalla primavera del 2011. Per le sole immobilizzazioni materiali la diminuzione è stata del 14,9 per cento.

Il calo del fatturato registrato nelle micro-imprese edili è stato tuttavia mitigato dalla flessione del 22,5 per cento della spesa destinata ai consumi (materiali, energia, ecc.), che ha consolidato la fase di riflusso emersa nella seconda metà del 2012. Altri spiragli positivi sono inoltre venuti dalle spese destinate alle retribuzioni e assicurazioni, che nel primo semestre 2013 sono apparse in calo rispettivamente del 7,8 per cento e 14,9 per cento. Nell’ambito del costo di costruzione di un fabbricato residenziale, l’indice nazionale calcolato da Istat ha registrato nei primi dieci mesi del 2013 una moderata crescita media nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente (+0,7 per cento), in rallentamento rispetto all’aumento del 2,3 per cento riscontrato un anno prima.

Le prospettive a breve termine relative all’evoluzione del quarto trimestre 2013 rispetto al terzo - siamo tornati all’indagine del sistema camerale – sono apparse meglio intonate rispetto al clima emerso un anno prima. La quota di imprese che nel terzo trimestre 2013 ha prospettato incrementi del volume d’affari è stata del 21 per cento, rispetto al 9 per cento di un anno prima. La percentuale di imprese che ha invece prospettato una diminuzione è risultata maggiore (30 per cento), ma in termini più contenuti rispetto alla situazione registrata nel terzo trimestre 2012 (38 per cento). Questa tendenza ha riguardato le imprese meno strutturate, da 1 a 9 e da 10 a 49 dipendenti. Nelle grandi imprese da 50 a 500 dipendenti c’è stato invece un peggioramento delle aspettative.

2.6.3 L’occupazione. Primo consuntivo

L’occupazione è apparsa in calo, riprendendo la tendenza negativa avviata nel 2008.

Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nei primi nove mesi del 2013 la consistenza degli occupati, pari a circa 122.000 unità, è diminuita mediamente in Emilia-Romagna del 2,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012, in misura tuttavia molto più contenuta rispetto a quanto avvenuto sia in Italia (-10,4 per cento), che nella ripartizione Nord-orientale (-8,5 per cento). La diminuzione è dipesa dalla pronunciata flessione tendenziale del secondo trimestre (-14,5 per cento), che ha annullato i progressi registrati nei primi tre mesi e nel terzo trimestre. E’ da sottolineare che il livello dell’occupazione dei primi nove mesi del 2013 è risultato nettamente inferiore (-17,8 per cento) a quello dell’analogo periodo del 2008, quando la crisi innescata dai mutui subprime non si era ancora manifestata in tutta la sua gravità.

Il calo che in termini assoluti è equivalso a circa 3.000 addetti, è stato determinato dagli occupati alle dipendenze (-11,7 per cento), a fronte della crescita del 9,7 per cento degli autonomi, ma questo

4 I dati vengono deflazionati utilizzando l’indice del costo di costruzione di un fabbricato residenziale.

andamento spiccatamente positivo non ha trovato eco nella compagine imprenditoriale, che a fine settembre 2013 è apparsa in diminuzione tendenziale del 2,8 per cento, per un totale, in termini assoluti, di oltre 2.000 imprese attive.

I primi nove mesi del 2013 hanno confermato la netta prevalenza degli occupati maschi, che hanno inciso per circa il 92 per cento del totale dell’occupazione. Nei primi nove mesi la componente maschile ha fatto registrare una diminuzione del 2,6 per cento superiore a quella rilevata per le femmine (-1,7 per cento).

La tendenza negativa emersa dalle indagini Istat sulle forze di lavoro è emersa anche dalle rilevazioni di Smail (Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro) riferite a giugno 2013.

Nell’arco di un anno gli addetti sono passati in Emilia-Romagna da 151.600 a 146.891, per una diminuzione percentuale del 3,1 per cento, che sale al 13,4 per cento se il confronto viene effettuato con la situazione di cinque anni prima. Dal lato della posizione professionale, è stata l’occupazione alle dipendenze a patire il calo più accentuato (-4,6 per cento), a fronte della riduzione dell’1,7 per cento rilevata per gli imprenditori. Se il confronto viene fatto con la situazione di giugno 2008, si ha un andamento della stessa portata: -20,5 per cento i dipendenti; -5,7 per cento gli imprenditori.

Ogni comparto che costituisce il settore delle costruzioni ha evidenziato cali su base annua, in particolare l’ingegneria civile (-4.3 per cento) e la costruzione di edifici (-3,5 per cento). Nei lavori di costruzione specializzati, che hanno inciso per il 65,0 per cento del settore, la diminuzione è apparsa più contenuta, ma comunque pesante (-2,8 per cento). Nel medio periodo il comparto più penalizzato è stato quello della costruzione di edifici, la cui flessione del 22,5 per cento è equivalsa a 12.546 addetti in meno.

La relativa migliore tenuta è venuta dall’ingegneria civile: -7,2 per cento per un totale di 635 addetti. Per i lavori di costruzione specializzati il calo si è attestato al 9,1 per cento, equivalente a circa 9.500 addetti.

2.6.4 Le previsioni occupazionali. La sedicesima indagine Excelsior

Tale indagine, giunta alla sedicesima edizione, viene svolta tradizionalmente nei primi mesi dell’anno, valutando le intenzioni di assunzione delle imprese edili con almeno un dipendente. Si tratta di previsioni che sono ovviamente influenzate dal clima congiunturale del momento nel quale cade l’intervista.

Possono pertanto essere suscettibili, in un secondo tempo, di cambiamenti in positivo o in negativo. Nel settore edile, la vincita di un appalto oppure l’acquisizione di una grossa commessa, magari imprevista, può mutare in positivo il quadro di previsioni prima improntate al pessimismo.

2.6.4.1. Il movimento occupazionale

Per il 2013 la sedicesima indagine Excelsior ha registrato una tendenza decisamente negativa, frutto di un clima influenzato da una crisi che ha radici lontane nel tempo, in pratica dalla seconda metà del 2007.

Le opportunità offerte dai lavori legati alla ricostruzione post terremoto e dagli incentivi fiscali collegati alle ristrutturazioni non hanno avuto pertanto alcun effetto positivo sulle previsioni formulate dalle imprese edili nei primi mesi del 2013.

Secondo le intenzioni delle imprese, il settore delle costruzioni dovrebbe chiudere il 2013 con una flessione degli occupati alle dipendenze pari al 4,7 per cento (la stessa proposta per il 2012), in termini decisamente più accentuati rispetto a quanto previsto per le attività industriali 1,5 per cento) e i servizi (-1,8 per cento). Nessun comparto dell’industria e del terziario ha evidenziato una previsione più negativa.

A 2.410 assunzioni, compresi gli stagionali, dovrebbero corrispondere 5.860 uscite, per un saldo negativo di 3.450 unità, tuttavia inferiore a quello di 3.620 prospettato per il 2012.

Dal lato della dimensione, è da sottolineare che le aspettative negative hanno riguardato ogni classe dimensionale, con una accentuazione particolare per la piccola impresa da 1 a 9 dipendenti, nella quale è preponderante l’artigianato (-6,1 per cento) e la grande dimensione, con almeno 250 dipendenti, più orientata all’acquisizione dei lavori del Genio civile (-6,0 per cento).

2.6.4.2 Le assunzioni per tipo di contratto

Il 23,4 per cento degli assunti dovrebbe venire inquadrato con contratto a tempo indeterminato, in misura più contenuta rispetto al 26,3 per cento dell’industria e al 23,8 per cento del totale di industria e servizi. Se guardiamo al passato, le assunzioni stabili previste per il 2013 hanno ridotto il loro peso (nel 2012 la quota era attestata al 27,8 per cento) in contro tendenza rispetto all’andamento generale.

L’occupazione precaria, escluso quella a carattere stagionale, ha rappresentato il 52,0 per cento delle assunzioni (era il 50,9 per cento nel 2012 e 46,2 per cento nel 2011), in misura largamente superiore sia al totale dell’industria (41,9 per cento) che a quello generale (33,0 per cento). Il perdurare della crisi non ha certo invogliato a impegnarsi in assunzioni stabili, atteggiamento questo comune a tante imprese, ma che nell’edilizia, come visto, ha assunto una maggiore rilevanza.

La percentuale più elevata di assunzioni a tempo determinato, pari al 32,1 per cento delle assunzioni, è stata destinata alla copertura di picchi di attività, in misura largamente superiore sia alla corrispondente quota del 20,6 per cento relativa all’industria che a quella generale del 14,0 per cento. In un momento di forte crisi, l’edilizia manifesta un bisogno di flessibilità superiore a quello di altri settori. Il concomitante aumento del peso dei contratti a termine non è andato a scapito dell’apprendistato, che è apparso più diffuso rispetto al 2012 (7,6 per cento contro 3,3 per cento), ma inferiore alla quota del 9,5 per cento dell’industria (7,0 per cento la media generale). Il maggiore peso di questi contratti potrebbe essere il frutto delle agevolazioni previste dalla Legge5.

Rispetto ad altre attività, l’edilizia si caratterizza per la minore incidenza di lavoro stagionale rappresentato da una percentuale del 16,3 per cento, a fronte della media industriale del 21,3 per cento e generale del 33,2 per cento. Rispetto alle previsioni per il 2012 (17,6 per cento), c’è stato un moderato riflusso.

2.6.4.3 Le assunzioni totali e non stagionali per qualifica, esperienza e titolo di studio

Le assunzioni non stagionali sono per lo più costituite da maestranze specializzate (66,2 per cento), in misura largamente superiore alla media dell’industria (35,4 per cento) e generale (13,1 per cento). Ne discende coerentemente che il settore edile ha necessità di reperire personale qualificato in misura maggiore rispetto al resto dell’industria. Il 60,2 per cento delle 2.020 assunzioni non stagionali previste nel 2013 è stato infatti rappresentato da figure professionali con specifica esperienza, rispetto alla media delle attività industriali (55,8 per cento) e dell’insieme di industria e servizi (53,6 per cento).

Se si analizza il livello di istruzione richiesto agli occupati non stagionali, si ha una percentuale del livello universitario assai contenuta (5,2 per cento), specie se raffrontata alla media delle attività industriali (18,2 per cento) e generale (16,9 per cento). Questa forbice è abbastanza comprensibile dato che nell’edilizia il lavoro manuale è predominante. Di contro si ha una quota più ampia di assunti con qualifica professionale (38,1 per cento) rispetto alla media industriale (24,7 per cento) e generale (22,7 per cento) e questa situazione è coerente con la maggiore esigenza, descritta precedentemente, di disporre di personale specializzato.

La quota di assunzioni non stagionali senza una specifica formazione è risultata di conseguenza abbastanza limitata (12,3 per cento), rispecchiando nella sostanza la media delle attività industriali (12,7 per cento), a fronte di quella generale del 17,5 per cento.

Se si guarda alla totalità delle assunzioni previste per il 2013 (stagionali e non), si hanno dati coerenti con quelli appena descritti. La percentuale di assunzioni di laureati si è infatti attestata ad appena il 2,2 per cento, ben al di sotto della media industriale (14,2 per cento) e generale (15,7 per cento). Nelle imprese più piccole da 1 a 49 dipendenti, meno orientate, per ovvi motivi, all’acquisizione di grandi appalti, la percentuale di laureati scende ai minimi termini (0,2 per cento) per salire al 33,7 per cento nelle imprese più strutturate nelle quali dovrebbe essere maggiore l’esigenza di assumere ingegneri. Il discorso cambia aspetto per quanto concerne le assunzioni di diplomati (50,1 per cento). In questo caso non si registrano grosse differenze rispetto ai valori medi, mentre emerge un maggiore equilibrio tra le classi dimensionali: 49,5 per cento da 1 a 49 dipendenti; 59,2 per cento da 50 e oltre.

2.6.4.4. Il part-time nelle assunzioni non stagionali

Le assunzioni part-time hanno inciso per il 15,2 per cento del totale di quelle non stagionali, evidenziando un peso minore rispetto alla quota del 19,4 per cento prospettata per il 2012. Il settore edile

5 In tema di agevolazioni fiscali, il costo degli apprendisti è escluso dalla base per il calcolo dell’IRAP (Dlgs 446/97 art. 11 c. 1 lett. a) n. 5). Per quanto riguarda le agevolazioni contributive, nelle aziende con più di 9 dipendenti la contribuzione a carico del datore di lavoro è pari al 10 per cento della retribuzione imponibile ai fini previdenziali (11,31 per cento dal 1° gennaio 2013). In quelle con meno di 10 dipendenti la contribuzione a carico del datore di lavoro è pari a zero per i primi tre anni a decorrere dal 1°

gennaio 2012 (1,31 per cento a decorrere dal 1° gennaio 2013) fino al 31/12/2016 (art. 22 della Legge di stabilità n. 183/2011).

ha tuttavia manifestato una propensione maggiore rispetto a quanto registrato nelle attività industriali (8,7 per cento), ma inferiore nei confronti dell’insieme di industria e servizi (30,0 per cento), confermando la situazione dell’anno precedente. In termini assoluti si tratta di 310 persone, in gran parte destinate alle imprese più piccole, fino a 49 dipendenti (91,8 per cento), mentre circa la metà di esse non prevede alcuna esperienza specifica, in misura maggiore rispetto al totale dell’industria (40,1 per cento) e generale (46,4 per cento).

Al di là del minore peso riscontrato rispetto al 2012, resta tuttavia una percentuale di part-time nell’edilizia superiore a quella prevista per il 2011 (5,5 per cento) e questa situazione può essere interpretata come una conseguenza del perdurare della crisi e del minore volume di lavoro che ne è derivato.

2.6.4.5 Le difficoltà di reperimento della manodopera non stagionale

Il reperimento di manodopera può, a volte, rappresentare un problema per le imprese e l’industria edile non fa eccezione. La sedicesima indagine Excelsior ha registrato una situazione in leggero

Il reperimento di manodopera può, a volte, rappresentare un problema per le imprese e l’industria edile non fa eccezione. La sedicesima indagine Excelsior ha registrato una situazione in leggero

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